Le Carte Parlanti

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Mundimago

mercoledì 21 gennaio 2009

OBAMA PRESIDENTE



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Obama presidente, primo messaggio
«Una nuova era per rifare l'America»
Cerimonia a Washington, giuramento con la Bibbia di Lincoln davanti a 2 milioni di persone. Apertura all'Islam.....



Gli Stati Uniti hanno un nuovo presidente e il Mondo ha un nuovo leader: nel discorso d'insediamento, Barack Obama chiama l'America "a una nuova era di responsabilità" che poggi su valori antichi, come la speranza e la virtù, e trasforma la promessa del cambiamento della campagna elettorale nell'affermazione "il mondo è cambiato, noi dobbiamo cambiare". Il nuovo presidente, giovane, nero, figlio di un immigrato, interprete del sogno di ogni americano e di quello del profeta dell'integrazione razziale Martin Luther King, dichiara l'America "di nuovo pronta a guidare il Mondo" ed afferma: "Io sono qui perché" la più antica democrazia dei tempi moderni ha saputo fare prevalere "la speranza sulla paura". Quello pronunciato subito dopo avere giurato e avere invocato l'aiuto di Dio è un discorso conciso, scandito, concreto, che non ha l'oratoria evocatrice di quello di Denver, quando Obama accettò la nomination democratica alla Casa Bianca. Qui, c'é la compostezza e la fermezza di un leader che ha ormai assunto le sue funzioni e che non formula promesse, ma prende impegni e antepone il pragmatismo all'ideologia: "Non importa se il governo è grande o piccolo, importa che funzioni".

E' un messaggio ai suoi concittadini, che con lui devono "mettersi al lavoro per rifare l'America", e ai cittadini del Mondo: il presidente tende la mano ai musulmani e ai partner degli Stati Uniti "perché chi vuole la pace è amico degli Usa". Ma Obama non ha i toni e non veste i panni del pacifista: ai nemici, ai terroristi, dice "Vi sconfiggeremo". Non mancano elementi di critica all'Amministrazione uscente, come quando il presidente denuncia come "falsa" la scelta tra la tutela della sicurezza del Paese, cioé la lotta al terrorismo, e il rispetto degli ideali e dei principi americani e dei diritti umani. E vi sono elementi di orgoglio, coma quando Obama ricorda il cammino percorso dagli afro-americani dalla segregazione di meno di 60 anni or sono alla sua elezione, lui primo nero alla Casa Bianca. Ma su tutto prevalgono la fiducia e la speranza e il senso dell'unità della Nazione: doti essenziali per un cammino che comincia nel buio e nella tempesta della recessione economica e che deve condurre a superare la crisi, a esorcizzare "lo spettro ambientale" e ad affermare i valori dell'uomo.

Obama è l'immagine di una Nazione ancora giovane, ma ormai capace di tradurre in pratica il verbo di Dio, e dei Padri fondatori, che tutti gli uomini nascono uguali, sono liberi e possono perseguire la felicità. Impossibile leggere, nel primo atto della presidenza Obama, percorsi di politica estera, perché non vi sono citazioni di Paesi, di alleanze, di organizzazioni, tranne l'apertura con monito al mondo dell'Islam "i vostri popoli vi giudicheranno per quello che costruite, non per quello che distruggete" e un riferimento a Iraq e Afghanistan, le guerre da chiudere. Chi s'aspettava nel discorso citazioni o accenti di Lincoln, di Roosevelt, di Kennedy, forse di Reagan, certo di Clinton, resta deluso: Obama cita solo Washington, il primo presidente, in un quadretto da scuola media. Ma i due milioni e passa di persone sul mall di Washington, le centinaia di milioni in tv in America e nel Mondo sono lì non per un clone dei presidenti del passato, ma per la speranza e l'attesa che il nuovo presidente ispira. Buon Lavoro, presidente Obama!


Le frasi chiave del discorso d'insediamento:

- LE SFIDE - Vi dico oggi che le sfide che abbiamo di fronte sono reali, che sono gravi e sono molte. Non saranno superate facilmente o in un breve arco di tempo, ma vi prometto che le supereremo.

- LE ORIGINI - Nel nostro viaggio non abbiamo mai scelto scorciatoie né ci siamo accontentati. Non è stato il viaggio di chi preferisce lo svago al lavoro o persegue solo i piaceri dei ricchi e famosi. E' stato piuttosto il viaggio di chi corre rischi, di uomini e donne che hanno lavorato, spesso senza fama, e che ci hanno portati verso la prosperità e la libertà. Hanno viaggiato attraverso oceani alla ricerca di una nuova vita. Hanno lavorato, hanno combattuto e sono morti, a Concord e Gettysburg, in Normandia e a Khe Sahn.

- ORGOGLIO - Rimaniamo la più prospera e potente nazione in Terra. I nostri lavoratori non sono meno produttivi di quando questa crisi è iniziata. Le mostre menti non sono meno ingegnose... Ma é finito il tempo di proteggere interessi limitati e di rimandare le decisioni scomode. A partire da oggi dobbiamo rialzarci, scrollarci la polvere di dosso e ricominciare il lavoro per rifare l'America.

- ECONOMIA - Ovunque si guardi c'é del lavoro da fare. Lo stato della nostra economia ci chiama all'azione, coraggiosa e rapida. E noi agiremo, non solo per creare nuovi posti di lavoro, ma per gettare le nuove fondamenta della crescita.

- FALSE SCELTE - Quel che i cinici non hanno ancora capito è che il terreno é franato sotto i loro piedi. Che gli argomenti politici stantii che ci hanno consumato tanto a lungo non valgono più. La domanda da farsi oggi non è se il governo è troppo grande o troppo piccolo ma se funziona. Né la domanda deve essere se il mercato sia una forza buona o cattiva: il suo potere di generare ricchezza e espandere la libertà è senza rivali, ma questa crisi ci ha ricordato che senza un occhio attento i mercati possono perdere il controllo e una nazione non può prosperare quando favorisce solo chi è prospero.

- IRAQ E AFGHANISTAN - Inizieremo a lasciare responsabilmente l'Iraq alla sua gente, a forgiare la pace in Afghanistan. Con vecchi amici e ex nemici, lavoreremo instancabilmente per contenere la minaccia nucleare. Non ci scuseremo per il nostro modo di vita e non esiteremo nel difenderlo. E a coloro che vogliono avanzare inducendo il terrore e massacrando innocenti, diciamo che il nostro spirito é più forte e non può essere spezzato; non potete batterci, noi vi sconfiggeremo.

- UNA NAZIONE PATCHWORK - Sappiamo che la nostra eredità patchwork è forza e non debolezza. Siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei, indù e non credenti. Siamo formati da ogni lingua e cultura, provenienti da ogni angolo della Terra; e siccome abbiamo sentito il sapore amaro della guerra civile e della segregazione e siamo emersi da quel buio capitolo più forti e più uniti, non possiamo che credere che vecchi odi un giorno passeranno... che l'America deve giocare il suo ruolo nell'avviare una nuova era di pace.

- MANO TESA ALL'ISLAM - Al mondo islamico: noi cerchiamo una nuova strada basata sul mutuo interesse e sul mutuo rispetto. A coloro che si aggrappano al potere con la corruzione e con l'inganno e che reprimono il dissenso, sappiate che siete dalla parte sbagliata della storia, ma che noi vi tendiamo la mano se siete disposti ad aprire il vostro pugno.

- POVERTA' E AMBIENTE - Ai popoli delle nazioni povere: ci impegniamo a lavorare al vostro fianco per far prosperare le vostre fattorie e far scorrere acqua pulita, per nutrire corpi e menti. E a quelle nazioni che come noi godono di benessere diciamo che non possiamo più guardare con indifferenza chi soffre fuori dai nostri confini, così come non possiamo consumare le risorse del mondo senza considerarne gli effetti. Perché il mondo è cambiato e noi cambieremo con lui.

- VALORI E RESPONSABILITA' - Le nostre sfide possono essere nuove, ma i valori dai quali dipende il nostro successo - lavoro duro e onestà, coraggio e correttezza, tolleranza e curiosità, lealtà e patriottismo - queste cose sono antiche . Quel che ci viene richiesto è una nuova era di responsabilità, un riconoscimento da parte di ogni americano che abbiamo doveri verso noi stessi, verso la nazione e verso il mondo, doveri che non accettiamo a malincuore ma che abbracciamo di buon grado . Questo è il prezzo e la promessa dell'essere cittadino, questa è la forza della nostra fiducia, la consapevolezza che Dio ci chiama a dar forma a un futuro incerto.

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