Le Carte Parlanti

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Mundimago

lunedì 30 marzo 2009

Singapore via libera alla compravendita di organi

Anche gli stranieri potranno acquistare nella città-stato asiatica
Trapianti, da Singapore via libera
alla compravendita di organi tra vivi
Autorizzato il pagamento al donatore di una cifra a titolo di rimborso. Prezzi determinati in base alle richieste

Singapore (Reuters)
SINGAPORE - Il parlamento di Singapore ha approvato una legge che legalizza il mercato degli organi tra vivi. In pratica, il parlamento della città-Stato asiatica ha autorizzato il pagamento al donatore di una cifra a titolo di rimborso. I prezzi saranno determinati in base alle richieste. Probabilmente per un rene, l'organo più richiesto, si parla già di prezzi intorno ai 5 mila euro. Inoltre, la nuova legge potrebbe favorire il turismo sanitario a Singapore, in quanto anche gli stranieri avranno la possibilità di acquistare un organo da donatore vivo. Lo riferisce Asianews che riporta come la quasi totalità dei parlamentari, 79 su 84, abbia votato a favore.

IL MINISTRO - Secondo il ministro della salute di Singapore Khaw Boon Wan, non si tratta propriamente di una legalizzazione delle vendite di organi, «ma è intesa a correggere la posizione estrema che criminalizza tutti i tipi di pagamenti per chi decide di donare». La proposta del Governo della città-stato è arrivata in seguito all'arresto, lo scorso giugno, del miliardario Tang Wee Sung che aveva cercato di comprare un rene da un donatore indonesiano. In seguito all'accaduto, il Governo ha deciso di regolamentare le donazioni, consentendo ai donatori di ricevere un pagamento per vie legali. Halimah Yacob, uno dei parlamentari dissidenti, è però convinto che molti lavoratori in questo periodo di crisi potrebbero essere indotti a donare gli organi. «Per chi viene licenziato - ha dichiarato Halimah Yacob - anche un rimborso di 6,600 dollari sarebbe meglio che tornare a casa senza lavoro e a mani vuote».

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venerdì 27 marzo 2009

PARCO LAMBRO ( FIUME LAMBRO )

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27 - 03 - 2009
OGGI ALLE 18.00 HO FATTO UN GIRO IN BICICLETTA X SGRANKIRMI UN PO' ,
ED ECCO COSA HO NOTATO SUL FIUME LAMBRO , TANTA SKIUMA COME SE A MONTE QUALKUNO STESSE LAVANDO I PANNI ,,,,,,,,,,,,,



MA NON C'ERA IL DEPURATORE ???????????????'''




MI SEMBRA KE IL SINDACO DI MILANO ' QUELLO IN MUTANDE ' FOSSE STATO PAGATO COME COMMISSARIO X I DEPURATORI ,
SOB ,,,,,,,,,,,,,,, ALTRI SOLDI RUBATI ..........

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 02 - 2011


ECCO LE FOTO :
TENTATIVO DI BONIFICA , DOPO 36 ORE DAL DISASTRO ECOLOGICO ,,,,
QUI SIAMO ALL'INTERNO DEL PARCO LAMBRO ,
ORMAI LA CHIAZZA PIU GRANDE DI PETROLIO AVRA' RAGGIUNTO IL FIUME PO ,,,,,

AI LATI DEL FIUME SI VEDE BENISSIMO LA RIGA NERA LASCIATA DAL PETROLIO ,,,,

PUZZA DIFFUSA PER TUTTOIL PARCO .......... SOB




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. altre info qui
http://cipiri6.blogspot.it/2011/02/onda-nera-nel-lambro-indagati-i.html
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Concita De Gregorio ; Giornalista dell'anno 2009




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Giornalista dell'anno 2009: a Concita De Gregorio il premio
Il direttore de l'Unità, Concita De Gregorio, è la Giornalista dell'anno 2009. le è stato infatti consegnato oggi a Bologna il Premio Ornella Geraldini - Donne per il giornalismo.

Prima di lei, nelle tredici passate edizioni del premio che rende merito alla professionalità delle giornaliste, si ricordano i nomi di Natalia Aspesi, Maria Grazia Cutuli, Camilla Cederna, Miriam Mafai, Renata Pisu, Fernanda Pivano.

«Sono molto felice di questo riconoscimento – ha commentato Concita De Gregorio – perché premia gli sforzi di tutta la redazione de l'Unità, che negli ultimi mesi si è impegnata a fondo per dar vita ad un giornale nuovo».
26 marzo 2009

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Concita De Gregorio: non basta essere donne per essere in gamba
La cosa più difficile è strapparle un sorriso. Preferisce cantarle chiare: «In Italia nessuna ministra mi convince». La prima "direttora" de l'Unità non fa sconti alle donne: il valore di una persona non dipende dal sesso, dice. Lavora fino a notte e a casa ha quattro figli. Il segreto per conciliare tutto? Alzarsi alle 6,30. «E come trucco solo un filo di rimmel»
Antonella Trentin
17/09/2008
credits: OlycomFinalmente l’abbiamo vista tutti. Da meno di un mese Concita De Gregorio, 44 anni e quattro figli, è il primo direttore donna de l’Unità. Ma che questa signora che guida un giornale “pesante” fosse così graziosa (avete notato che somiglia un po’ a Scarlett Johansson?) lo abbiamo visto la settimana scorsa in tv a Ballarò, al fianco di volpi della politica come D’Alema e Tremonti. Avvolta in un castigato abitino nero con un paio di sandaletti frou frou, non le è scappato un sorriso nemmeno per sbaglio, ma non ha deluso. Sarà lei, come scrive il critico Aldo Grasso sul Corriere della Sera “la fata turchina o castana o bionda, insomma l’icona femminile” dell’opposizione? È presto per dirlo. Noi intanto siamo andati a conoscerla.

Qual è il bilancio dei primi 20 giorni all’Unità?
«Ottimo. Ho appena ricevuto un sms di un caporedattore che mi scrive: “Erano anni che non si respirava un clima così ricco d’energia”».

Come si sente nei panni di primo direttore donna del giornale?
«È un onore e una sfida. Ma il fatto di essere donna non c’entra. So che vorreste sentirmi dire che è una conquista per il sesso femminile. In parte lo è. Ma io non lo vivrei in maniera diversa se fossi un uomo, se fossi ebrea, cattolica o gay. Sono una persona, con la propria storia, che si misura con un lavoro».

Eppure ne l’Unità dell’11 settembre ha dedicato una pagina alla novità dirompente delle donne in politica, come fenomeno di tendenza.
«Sul piano dell’immagine non c’è dubbio. Ma il senso di quella pagina era un altro: non basta essere donne per essere in gamba, intelligenti, avere qualcosa da dire. Tra Condoleezza Rice, segretaria di Stato Usa, e Madeleine Albright, con lo stesso incarico ai tempi di Clinton, c’è un abisso a tutto vantaggio della seconda. Stiamo attenti, dunque, alla sostanza delle persone».

C’è una donna al governo che le piace?
«Confesso: nessuna. Apprezzo molto, invece, Anna Finocchiaro del Pd, è seria, competente, quando parla si fa silenzio intorno. E mi piace Hillary Clinton, perché ha una bella testa e un programma vero, come la riforma della sanità. Ci siamo appiattiti tutti su Obama perché è giovane e nero, ma lei è una gran donna».

Concita De Gregorio cura il suo lato femminile? Si trucca? Sceglie il vestito giusto?
«No, non ho tempo. Solo se i miei figli mi dicono “Mamma hai una faccia da spavento”, mi metto un po’ di rimmel. Quanto ai vestiti, sono così pigra che se ne trovo uno in cui mi sento comoda ne compro tre o quattro pezzi identici».

Le dà fastidio vedersi definita “la direttrice mamma” de l’Unità?
«Avverto una discriminazione. Possibile che una madre, magari buona cuoca, competa con i maschi nei ruoli decisionali? Che stia al suo posto!».

Però che lei sia anche una mamma è vero.
«Con quattro figli sarebbe difficile negarlo. Non solo: i miei ragazzi - il più grande ha 24 anni - sono per me la prima fonte di emozioni, di contatto con la realtà, lo sguardo fresco sulla vita. Senza di loro non sarei quella che sono. Infatti passiamo molto tempo insieme».

Come fate?
«Basta dormire un po’ meno. Ci alziamo alle 6 e mezzo. Vesto il più piccolo, di 5 anni, e sorveglio l’abbigliamento dei due di 11 e 15: che non si mettano i calzoni gialli e la maglietta verde. Poi li accompagno a scuola. Sono anche presidente dell’Associazione genitori, stamattina ho discusso per mezz’ora con la preside prima di andare al lavoro. Ma a pranzo torno a casa, per stare con loro. Se poi nel pomeriggio qualcuno ha bisogno della mamma o ha dei compiti difficili, viene a farli qui, a l’Unità, così si sente protetto».

Avranno anche un papà…
«Un papà molto presente, ma anche un giornalista economico che purtroppo adesso è a un convegno all’estero».

Perché purtroppo?
«Ci dividiamo tutto: la spesa, l’accudimento dei figli, le bollette da pagare. Non abbiamo un aiuto fisso in casa, quindi quando lui non c’è, mi sento soverchiata».

Farà degli orari bestiali…
«Per ora sì, finisco alle 11 di sera, ma quando l’ingranaggio sarà a punto, spero di uscire prima!». -

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martedì 24 marzo 2009

Iran, pugno del regime su Internet



Omid Mirsayafi era accusato di aver offeso i leader della rivoluzione
Per le autorità è suicidio. Tolta la censura su Facebook
Iran, pugno del regime su Internet
muore in cella il blogger ribelle

di VANNA VANNUCCINI
La rivoluzione khomeinista ha appena celebrato i suoi trent'anni, ma i giovani iraniani sono su internet più che nelle moschee. Il governo di Ahmadinejad ha presentato nel luglio scorso al parlamento un progetto di legge che prevede la pena di morte per i blogger e per coloro nei cui siti web "viene propagandata la corruzione, la prostituzione e l'apostasia". Il parlamento non l'ha ancora approvato, ma nel frattempo la repressione sui blogger si è inasprita ed è culminata ieri con la morte nel carcere di Evin - per suicidio, secondo i responsabili della prigone - di un giovane blogger di Teheran, Omid Mirsayafi.

Allo stesso tempo, con tipica mossa del regime che reprime in modo selettivo, in modo da non provocare una reazione generale e apparire tollerabile alla maggioranza, è stata tolta la censura su Facebook che da mesi era oscurato.

La notizia della morte di Omidreza Mirsayafi, 29 anni, è stata data dall'avvocato del giovane, Mohammad Ali Dadkhak, il quale è stato informato da un medico, compagno di prigionia del suo cliente. "Ancora la difesa non ha ricevuto una notifica ufficiale dalla prigione di Evin", ha detto il legale, che ha chiesto l'apertura di un'indagine sul decesso. Il medico gli ha detto di aver inutilmente e ripetutamente avvertito le autorità carcerarie del grave stato di salute in cui si trovava il giovane.

"Riteniamo le autortà iraniane interamente responsabili per la sua morte. Omidreza era stato ingiustamente arrestato e in carcere non ha avuto le cure necessarie", ha detto Dadkhak. Il blogger era stato processato nel novembre scorso con l'accusa di aver insultato i leader della Repubblica islamica e di aver fatto propaganda contro lo Stato.

L'Iran ha arrestato in questi mesi diverse decine di persone (le ultime 26 nei giorni scorsi) con l'accusa di complotto contro la Repubblica islamica. Rimandato a casa dopo il processo, Mirsayafi era stato poi convocato di nuovo il 7 febbraio dal Tribunale della Rivoluzione e incarcerato. Poche settimane prima era stato arrestato, durante una visita a Teheran, anche Ali Derakhshani, che è considerato il padre dei blogger iraniani, il primo che sul suo blog aveva insegnato a usare un software in persiano invece che in inglese, provocando così un'esplosione di bloggers.

Il persiano è oggi la quarta lingua del mondo su internet, sette milioni di iraniani sono regolarmente su internet e solo a Teheran ci sono più di 5.000 internet point. Aveva fatto scalpore qualche mese fa un blogger che aveva inviato una lettera aperta a Khamenei chiedendo: "Sua Santità, si è mai innamorato? Ha mai guardato il rosso di un bicchiere di vino?" Mentre un altro diceva: "La benedizione che ci ha portato la Repubblica islamica è che oggi da noi non c'è più nulla di sacro".
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venerdì 20 marzo 2009

LA BOZZA ORSI (caccia)

LA BOZZA ORSI DIVENTA DISEGNO DI LEGGE

Conclusi i lavori del Comitato ristretto, costituito nella seduta del 28 ottobre 2008, sono stati assegnati alla Commissione i disegni di legge nn. 1104, 1122, 1224, tutti relativi alla materia del prelievo venatorio. In considerazione dell'identità dell'oggetto, si è proceduto alla discussione congiunta dei disegni di legge nn. 276, 330, 397, 398, 480, 510, 1029, 1104, 1122 e 1224 e della attinente petizione n. 273.

Pertanto, la bozza Orsi è diventata DDL a tutti gli effetti ed ha accorpato tutti gli altri DDL in materia di caccia.

A tal fine come azione conseguente all'operazione di lifting messa in atto, abbiamo preparato un nuovo appello.

NUOVO APPELLO PER FERMARE LA LIBERALIZZAZIONE DELLA CACCIA:

Appello contro la riforma della legge sulla caccia
Cosa puo' fare ogni singolo cittadino per esprimere democraticamente il proprio dissenso verso questa devastante, antistorica e ignorante proposta di liberalizzazione estremista della caccia.

La materia della conservazione della fauna selvatica è troppo delicata per essere lasciata in appannaggio a parlamentari che si riconoscono solo nelle istanze della più retriva lobby "calibro 12", e che strizzano l'occhio verso forme di caccia che sinora sono considerate dalla legge come atti di bracconaggio.

Chiediamo dunque a tutti coloro cui sta a cuore la difesa degli animali di mandare una nota (sotto) esprimendo il proprio fermo ma garbato dissenso:

al Presidente della Commissione Ambiente del Senato, Senatore Antonio D'Alì
al Vice-presidente della Commissione Ambiente del Senato, Senatore Cesarino Monti
al Presidente del Gruppo PDL al Senato, Senatore Maurizio Gasparri

Indirizzo:

c/o Senato della Repubblica
Palazzo Madama
00186 Roma

oppure via fax:

Gruppo Parlamentare Il Popolo della Libertà - Senato della Repubblica
Palazzo Madama
via della Dogana Vecchia, 27
00186 - Roma
Fax 0667063585

Esempio di testo:

Egregio Senatore………

vorrei esprimere il mio netto dissenso circa i contenuti del testo unificato delle proposte di legge in materia di esercizio della caccia, adottato come base di discussione dalla XIII Commissione Territorio/Ambiente del Senato in data 11/3/2009, perché -tra l’altro- ritengo assolutamente incompatibile con la necessaria tutela del nostro patrimonio faunistico:

L'estensione degli orari di caccia per mezzora dopo il tramonto (art.18), la rimozione del divieto di caccia nelle aree incendiate (art. 34), la possibilità di cacciare nelle foreste demaniali (art. 9), l’introduzione della caccia da natanti (art. 20) attualmente vietata, il nomadismo sul territorio nazionale dei cacciatori di fauna migratrice, l’aumento delle specie utilizzabili in numero illimitato -e senza anellini identificativi della legittima provenienza- nell'odiosa pratica dell'impiego dei richiami vivi (art. 4), la riduzione delle modalità di caccia praticabili con opzione in via esclusiva (art. 11), la mancata limitazione del numero di colpi per le carabine in violazione della legge 503/81 che ratifica la convenzione di Berna (art. 13), l’uso di civette vive come zimbelli (art. 22), la caccia alla fauna stanziale nei valichi montani che agevolerebbe spari illeciti contro i migratori (art. 22), l’esclusione dei guardiaparco dai soggetti attualmente preposti al rispetto della legge (art. 28), nonchè l’introduzione dell’attestato di tirocinio che consentirebbe ai sedicenni accompagnati di esercitare la caccia con un fucile (art. 11).

Chiedo che il testo in oggetto non venga posto in votazione perché gravemente pericoloso per la salvaguardia del nostro patrimonio faunistico.

nome, cognome, indirizzo
Firma

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giovedì 19 marzo 2009

MARCO BIAGI - LEGGE 30



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Il racconto «Si sentiva al posto giusto nel momento giusto»
La vedova Biagi: io, Marco
e la lotta per i disoccupati
«La sera prima mi disse: non posso smettere»
Dopo 7 anni di silenzio la vedova di Marco Biagi parla del marito nell'aula del consiglio comunale di San Lazzaro di Savena




BOLOGNA — Le prime parole in pubblico. Dopo sette anni. Un ricordo privato. Lui preoccupato per quella scorta che il ministero gli aveva tolto. Lei che lo incoraggia a tenere duro. Lui che la guarda, le dà ragione, mai immaginando che solo 24 ore dopo sarebbe morto sotto i colpi di un commando di brigatisti rossi. La tragedia di Marco Biagi, giuslavorista e consulente di vari ministri (l'ultimo fu Roberto Maroni), padre del Libro Bianco e tra gli autori del Patto sul Lavoro, trucidato dalle Brigate rosse il 19 marzo del 2002 all'età di 51 anni, si è materializzata ieri sera nell'aula di un piccolo consiglio comunale alle porte di Bologna, San Lazzaro di Savena.

All'improvviso, sfuggendo a qualsiasi copione, la vedova Marina Orlandi ha ricordato uno degli ultimi episodi della vita del marito e, forse, della loro stessa vita matrimoniale. Era il 18 marzo 2002. Marco Biagi, come tutti i giorni, era rientrato a Bologna, nella casa di via Valdonica 14, nell'ex ghetto ebraico, poco lontano dalle Due Torri, dopo essere sceso dal treno che lo riportava da Modena, dove insegnava all'Università, e dopo aver percorso in sella alla sua bicicletta vicoli e portici del centro storico. Non sapeva che occhi nemici lo controllavano da tempo. Non sapeva che la sua sorte era segnata. Era un uomo turbato. Che aveva ricevuto minacce. Si occupava di lavoro, di precariato: temi delicatissimi, potenzialmente mortali, come aveva tragicamente confermato l'omicidio di Massimo D'Antona, anche lui consulente di governo. Eppure a Biagi, in un terribile mix di ottusità burocratica e negligenze amministrative, era stata tolta la scorta. «Quella sera— ha ricordato ieri Marina Orlandi nel silenzio quasi solido dell'aula consiliare — Marco mi riferì la sua preoccupazione e la sua amarezza per il fatto di non aver più alcuna difesa. Eppure, disse, tratto questioni cruciali».

La moglie lo ascoltò in silenzio. E lui, quasi parlando a se stesso: «Eppure non posso smettere. No, proprio ora che mi trovo al momento giusto e nel posto giusto per riuscire a fare qualcosa che aiuti i disabili, le donne e chi perde il lavoro a 40 anni... No, non posso smettere». La risposta di Marina fu la sola possibile: «Lo incoraggiai ad andare avanti... ». Poi, di un fiato: «Il giorno dopo mio marito non sarebbe riuscito a salire le scale...». Gli spararono sei colpi, alle 20 e 10, davanti a casa. Quello mortale gli bucò il collo. Marina e i due figli erano in casa. Sentirono gli spari. Gli assassini sono stati presi e condannati all'ergastolo. Nel nome di Biagi ora ci sono strade, piazze e facoltà universitarie. Poi c'è una Fondazione che opera nel campo del diritto del lavoro. La signora Orlandi ne è il motore. E forse tutto parte da quella frase: «No, non posso smettere ».

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RISPETTO X LA FAMIGLIA .
HANNO DEDICATO UNA LEGGE AL GIUSLAVORISTA OMETTENDO PERO' GLI STUDI DEDICATI AGLI AMORTIZZATORI SOCIALI , QUINDI E' UN ERRORE CHIAMARLA LEGGE BIAGI , E' LA LEGGE 30,
SEMPRE TANTO RISPETTO X LA MEMORIA ............

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mercoledì 18 marzo 2009

Papa: Aids





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.Papa: Aids, non si supera con preservativi


(ANSA) - A BORDO DEL VOLO PAPALE, 17 MAR - L'epidemia di Aids 'non si supera con la distribuzione dei preservativi che, anzi aumentano i problemi'.
Lo dice il Papa, Benedetto XVI ,
per il Pontefice, in viaggio verso il Camerun, l'unica strada efficace e' quella di un rinnovo spirituale e umano nella sessualita'.

.................RIDICOLO............

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lunedì 16 marzo 2009

Davide "Dax" Cesare

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Davide "Dax" Cesare
scheda a cura di Francesco "baro" Barilli

Nella notte fra il 16 e il 17 marzo 2003 moriva Davide “Dax” Cesare, militante del Centro Sociale O.R.So (“Officina di Resistenza Sociale”) di Milano. Era da poco uscito, assieme ad alcuni compagni, da un bar del quartiere ticinese. Fuori, ad aspettare i ragazzi, un paio di neofascisti armati di coltelli, spalleggiati da un terzo elemento più anziano. Si scoprirà solo in seguito che i due giovani sono fratelli e che l’uomo è il loro padre; si tratta rispettivamente di Federico, Mattia e Giorgio Morbi (28,17 e 54 anni all’epoca del fatto). L’aggressione dei neofascisti è rapida e particolarmente violenta. Numerose coltellate vengono inferte in punti vitali: Davide non giungerà vivo all’ospedale; altri due ragazzi sono feriti (uno in modo grave, ma si salverà).

Alla tragedia di Dax seguono altri fatti a dir poco inquietanti. Prima il ritardo nei soccorsi; sul luogo del delitto arrivano per prime numerose pattuglie di polizia e carabinieri, che rendono ancora più difficoltoso l’arrivo del personale medico. Poi al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo, gli amici dei feriti (sconvolti dalla notizia che per Davide non c’è più nulla da fare) vengono brutalmente picchiati dalle forze dell’ordine. Uno scenario che ricorda tristemente le cronache di Genova e Napoli 2001; con la differenza che, stavolta, la brutalità della polizia non ha neppure la debole scusa delle tensioni di piazza. Una brutalità che finirà col coinvolgere anche personale di assistenza medica e pazienti dell’ospedale: in seguito alle cariche il pronto soccorso dovrà cessare il servizio fino alle sette del mattino seguente, e numerosi pazienti finiranno con l’essere trasferiti in altre strutture.

Infine giunge l’ultima vergogna, quasi un marchio di fabbrica delle vicende di cui abbiamo parlato finora: le menzogne degli apparati dello Stato, assecondati da organi di stampa sempre compiacenti e aiutati a posteriori dalla copertura morale prontamente offerta da certi politici. L’omicidio viene spiegato con il degenerare di una “rissa tra balordi”. Il pestaggio dei giovani al San Paolo viene giustificato con la reazione delle forze dell’ordine alle intemperanze dei compagni di Dax, ed in special modo alla loro richiesta di “trafugare” dall’ospedale la salma. Per fortuna le testimonianze dei giovani presenti all’ospedale, assieme alle dichiarazioni coraggiose di elementi del personale medico del San Paolo, hanno in seguito smentito quelle prime ricostruzioni (senza che, purtroppo, la stampa nazionale si sia affannata troppo nel concedere a tali smentite uno spazio uguale a quello che ebbero le prime, false versioni).

Dal punto di vista processuale la vicenda è tuttora aperta su più fronti: per la morte di Davide, Giorgio Morbi è stato già prosciolto (non ci sarebbero prove della sua partecipazione diretta all’agguato mortale); al giovane Mattia è stata riconosciuta quella che giuridicamente si chiama “messa in prova” (tre anni sotto il controllo di una comunità, al termine dei quali sarà valutato il suo “percorso di recupero”); a rispondere dell’omicidio resta dunque il solo Federico Morbi. Per quanto concerne i fatti del San Paolo, sono ancora aperte le indagini; presto si dovrebbe arrivare ai processi, sia a carico di alcuni giovani, sia a carico di alcuni fra gli agenti colpevoli dei pestaggi.

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sabato 14 marzo 2009

Alitalia, azionisti di minoranza citano in giudizio Berlusconi

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Alitalia, azionisti di minoranza citano in giudizio Berlusconi
Prima udienza a luglio al tribunale di Lecce

Milano, 14 mar. (Apcom) - Gli azionisti di minoranza di Alitalia, che si dichiarano pesantemente danneggiati dalla operazione di cessione della ex Compagnia di bandiera, hanno dato formale avvio all'azione legale contro Silvio Berlusconi.
Lo comunica in una nota Giovanni D'Agata, componente del dipartimento tematico "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori, a cui gli azionisti si sono rivolti per la loro tutela, specificando che la prima udienza innanzi al tribunale civile di Lecce è fissata a luglio. L'avvocato Francesco Toto, si legge nella nota, ha provveduto a notificare a Silvio Berlusconi un atto di citazione in giudizio a comparire innanzi al Tribunale Civile di Lecce, al fine di ottenere la condanna al risarcimento del danno subito. Per l'avvocato Toto si configura la responsabilità ex art. 2043 c.c. (per la tutela in via extracontrattuale del diritto di credito) di Berlusconi per illecita interferenza nell'altrui relazione commerciale. In particolare le esternazioni del presidente Berlusconi orientate alla censura della convenienza economica del piano di acquisto proposto da Air France, hanno dato vita ad una indebita interferenza nella relazione contrattuale in fieri tra Air France Klm ed Alitalia.
Secondo l'avvocato Toto, lo smembramento di quella che dallo stesso Berlusconi ha definito "bad company" ha procurato agli azionisti di minoranza un danno pari al totale azzeramento del capitale azionario, lasciando come unica ed estrema alternativa quella del ricorso alla giustizia civile ordinaria al fine di ottenere la riparazione dei danni subiti.

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giovedì 12 marzo 2009

Medicina Democratica, Politiche Antidroga




5° Conferenza Nazionale sulle Politiche Antidroga 12-14 marzo 2009 Trieste

Sessione su “ Aspetti etici e antropologici nelle dipendenze”

“ DALLE DIPENDENZE PATOLOGICHE ALLA PARTECIPAZIONE: come rompere con l’ipocrisia”

a cura del dr. Fernando Antonio (Tonino) d’Angelo Regione Puglia



Intervento di Tonino D’Angelo, Presidente di Medicina Democratica, alla 5° Conferenza Nazionale sulle Politiche Antidroga 12-14 marzo 2009 Trieste


“ Fare i cittadini è il modo migliore di esserlo. Non sudditi ,ma padroni di casa della Repubblica”

DALLE DIPENDENZE PATOLOGICHE ALLA PARTECIPAZIONE”

Occorre rispondere alle seguenti domande:
Quale è oggi lo “Statuto” giuridico delle persone con dipendenza patologica ?
Quale è il rapporto tra Medicina ufficiale e riduzione del danno ?
Quale Etica del quotidiano in un progetto di vita, che non consente deleghe?
Quale modo strategico per una società solidale per una convivenza civile tra le diversità?

...PER UN APPROCCIO STORICO-ANTROPOLOGICO che ci faccia almeno rompere con alcune “certezze” ....



LE TUE....LE MIE DROGHE? Le droghe sono, in genere, intrinsecamente funzionali a una delle più profonde esigenze umane, quella di sperimentare stati diversi e più allargati di coscienza;in virtù di questa loro valenza e potenzialità, esse sono presenti all’interno di tutte le culture umane. Se il loro consumo non è mai liberalizzato, è perché il “Potere” non può mai liberalizzare l’accesso alla dimensione del “meraviglioso”, potenzialmente eversiva di qualsiasi ordine costituito . Inoltre le droghe si prestano ottimamente a tutta una serie di strumentalizzazioni gestite dai gruppi dominanti:possono diventare funzionali alle esigenze della produttività e del controllo sociale;possono essere vietate e servire da pretesto per criminalizzare il gruppo sociale che le consuma;possono servire a costruire operazioni di imperialismo economico e culturale. Il rapporto con le droghe vissuto dalla nostra società è altamente drammatico:adoperiamo, in genere, le droghe più pericolose-superalcolici, droghe di sintesi-secondo le modalità di consumo più compulsive, degradate ed umilianti. Questo dipende semplicemente dal fatto che siamo la società più contraddittoria e violenta che sia mai comparsa sulla scena di questo Pianeta..... E quindi abbiamo le droghe e le modalità di consumo delle droghe che ci meritiamo.....

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martedì 10 marzo 2009

FREE TIBET



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Nel 1950 la Repubblica Popolare Cinese invase il Tibet. L’invasione e l’occupazione del Tibet costituirono un inequivocabile atto di aggressione e violazione della legge internazionale. Il Dalai Lama, capo politico e spirituale del Tibet, tentò una pacifica convivenza con i cinesi, ma le mire colonialiste della Cina diventarono sempre più evidenti. La sistematica politica di sinizzazione e sottomissione del popolo tibetano segnò l’inizio della repressione cinese cui si contrappose l’insorgere della resistenza popolare.

Il 10 Marzo 1959 il risentimento dei tibetani sfociò in un’aperta rivolta nazionale. L’Esercito di Liberazione Popolare stroncò l’insurrezione con estrema brutalità uccidendo, tra il marzo e l’ottobre di quell’anno, nel solo Tibet centrale, più di 87.000 civili. Il Dalai Lama, seguito da circa 100.000 tibetani, fu costretto a fuggire dal Tibet e chiese asilo politico in India dove fu costituito un governo tibetano in esilio fondato su principi democratici. Attualmente, il numero dei rifugiati supera le 135.000 unità e l’afflusso dei profughi che lasciano il paese per sfuggire alle persecuzioni cinesi non conosce sosta. In Tibet, a dispetto delle severe punizioni, la resistenza continua.

Dominio cinese in Tibet L’occupazione cinese presenta tutte le caratteristiche del dominio coloniale: - Oltre 1.000.000 Tibetani sono morti a causa dell’occupazione. - Il 90% del patrimonio artistico e architettonico tibetano, inclusi circa seimila monumenti tra templi, monasteri e stupa, è stato distrutto. - La Cina ha depredato il Tibet delle sue enormi ricchezze naturali. Lo scarico dei rifiuti nucleari e la massiccia deforestazione hanno danneggiato in modo irreversibile l’ambiente e il fragile ecosistema del paese.
- In Tibet sono di stanza 500.000 soldati della Repubblica Popolare.
- Il massiccio afflusso di immigrati cinesi sta minacciando la sopravvivenza dell’identità tibetana e ha ridotto la popolazione autoctona a una minoranza all’interno del proprio paese.

Mentre prosegue la pratica della sterilizzazione e degli aborti forzati delle donne tibetane, la sistematica politica di discriminazione attuata dalle autorità cinesi ha emarginato la popolazione tibetana in tutti i settori, da quello scolastico a quello religioso e lavorativo.
- Lo sviluppo economico in atto in Tibet arreca benefici quasi esclusivamente ai coloni cinesi e non ai Tibetani. La violazione dei Diritti Umani Nel 1959, 1961 e 1965, le Nazioni Unite approvarono tre risoluzioni a favore del Tibet in cui si esprimeva preoccupazione circa la violazione dei diritti umani e si chiedeva “la cessazione di tutto ciò che priva il popolo tibetano dei suoi fondamentali diritti umani e delle libertà, incluso il diritto all’autodeterminazione”.

A partire dal 1986, numerose risoluzioni del Congresso degli Stati Uniti, del Parlamento Europeo e di molti parlamenti nazionali hanno deplorato la situazione esistente in Tibet e all’interno della stessa Cina ed esortato il governo cinese al rispetto dei diritti umani e delle libertà democratiche. Malgrado gli incessanti appelli della comunita internazionale: il diritto del popolo tibetano alla libertà di parola è sistematicamente violato. Miglialia di tibetani sono tuttora impriogionati, torturati e condannati senza processo.

Le condizioni carcerarie sono disumane. Le donne tibetane sono costrette a subire involontariamente la sterilizzazione e l’aborto.

I tibetani sono perseguitati per il loro credo religioso.

Monaci e monache sono costretti a sottostare a sessioni di rieducazione patriottica, a denunciare il Dalai Lama e a dichiarare obbedienza al Partito comunista.

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Paradisi Fiscali Extraeuropei






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Paradisi Fiscali Extraeuropei

Anguilla - Antigua - Aruba - Bahamas - Barbados -
Belize - Bermuda - Cayman - Domenica - Isole Cook -
Isola Marshall - Isole Verg. UK - Isole Verg.USA - Isole man - Liberia -
Maldive - Monserrat - Nauru - Niue - Panama -
Saint Kitts - Samoa - Seychelles - Tonga - Turks-Cairos -
Vanautu -


SOFFRIRANNO ANKE LORO LA KRISI ?

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lunedì 9 marzo 2009

GIORNATA MONDIALE DELLA LENTEZZA





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TERZA GIORNATA MONDIALE DELLA LENTEZZA - 9 MARZO 2009 -
PARTECIPA ALLA GIORNATA MONDIALE DELLA LENTEZZA organizzando questo piccolo grande evento (a casa tua o nella tua città) creativo, silenzioso, coraggioso, allegro, condiviso con gli amici, grandioso o minimale, legato al territorio, che rompa l'isolamento, la solitudine, l'indifferenza e la tristezza per arrivare al nuovo miracolo di una rivoluzione sociale. Mille piccole azioni come mille splendidi soli.

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www.vivereconlentezza.it

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