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sabato 3 ottobre 2009

Il governo israeliano progetta un mega-insediamento

Il governo israeliano progetta un mega-insediamento

Gioia Negroni

Si chiamerà Givat Yael, e potrebbe essere il più grande insediamento ebraico attorno a Gerusalemme Est. Lo ha annunciato il quotidiano israeliano Ma'ariv. Il villaggio arabo di Al-Walajeh rischia di essere demolito per far posto a 40 mila coloni.

Non saranno villette con piscina, ma grandi palazzoni come quelli che si incontrano alle periferie delle nostre città metropolitane. O, meglio, come le soluzioni abitative multifamigliari che sorgono nelle cosiddette città satellite italiane. Una sorta di Milano Due, o Milano Tre, le minicittà identiche costruite a est e a sud di Milano da Silvio Berlusconi nei favolosi anni ottanta. Solo, con un po’ di alberi in meno. Questo lo stile del nuovo insediamento ebraico che potrebbe sorgere al sud est di Gerusalemme se il progetto venisse approvato. È in cantiere infatti il progetto di una nuova colonia, la più grande mai costruita finora, nello spazio di terra che separa Betlemme da Gerusalemme. A dire il vero non è un’idea nuovissima: i primi progetti erano stati messi a punto già sei anni fa, con tanto di aree commerciali e club sportivi, ma poi furono congelati perchè la zona venne dichiarata area verde.
E’ notizia di questi giorni che il progetto verrà di nuovo sottoposto al Comitato di Pianificazione del Ministero degli Interni e ai vari organismi comunali che si occupano di urbanistica. Ne ha riferito il quotidiano il lingua ebraica Ma’ariv. Se verrà approvato, nella zona a sud est di Gerusalemme, nei pressi del villaggio arabo di Al-Walajeh, che fa parte del governatorato di Betlemme e del distretto municipale di Gerusalemme, verranno costruite in una sola volta 14 mila unità abitative. Si prevede che vi andranno ad abitare 40 mila coloni ebrei, su un’area di 3 mila ettari. Si chiamerà Givat Yael, dal nome della società che recentemente ha acquistato i terreni in zona. Sarà il più grande quartiere ebraico a Gerusalemme Est mai costruito dai tempi di Gilo, Pisgat Zeev, e Har Homa. E potrebbe diventare la colonia più popolosa mai vista finora.
In quello che viene chiamato il Governatorato di Betlemme ci sono circa 20 insediamenti ebraici abitati da oltre 47 mila coloni, che si sono appropriati di una superficie pari al 33 per cento delle terre della regione. Il più imponente blocco di insediamenti è chiamato Gush Etzion, che comprende una dozzina di insediamenti religiosi e si sviluppa a ovest e sud ovest di Betlemme, lungo la strada principale che collega Gerusalemme a Hebron. Con la costruzione di Givat Yael, Gush Etzion e Gilo di fatto verranno unite. Una imponente perdita di terre per i palestinesi che si unisce a quelle già perse con la costruzione di Muro di Separazione.
Il villaggio di Al-Walajeh, situato 4 chilometri a nordovest di Betlemme, ha una storia di resistenza non violenta e si oppone alla confisca delle terre da parte di Israele, con manifestazioni pacifiche e cause ben organizzate e documentate presentate presso i tribunali, sia israeliani sia internazionali.
Nelle immediate vicinanze si trova Cremisan, una piccola casa vinicola gestita dai salesiani. Qui da oltre un secolo i sacerdoti della famiglia di Don Bosco si dedicano alla produzione di un vino piuttosto conosciuto tra i cristiani che vivono tra Palestina e Israele.
Ad Al-Walajeh, stando a quanto dice il quotidiano Ma’ariv, le autorità israeliane hanno previsto per la realizzazione dell’imponente progetto l’abbattimento di un gran numero di case palestinesi, considerate abusive. Già lo scorso febbraio era stata presentata una proposta di abbattimento delle costruzioni abusive da parte degli stessi abitanti ai Al-Walajeh, ma è stata rifiutata dal comitato di pianificazione distrettuale. Ora l’intero villaggio rischia di essere cancellato.
L’idea della costruzione di questo enorme insediamento è sostenuta da una gran parte dei dirigenti dei partiti di estrema destra e dal Likud, il partito che detiene la maggioranza al governo di Israele. Lo scopo è quello di ampliare e consolidare la presenza degli insediamenti attorno a Gerusalemme, in modo da creare una sorta di anello abitato da coloni attorno alla città per evitare, in futuro, qualsiasi ipotesi di resistuzione di Gerusalemme Est allo stato palestinese, ma anche per impedire eventuali piani per fare della città una sorta di «città internazionale».
Ad attenuare le possibilità di realizzazione di Givat Yael, oltre alla questione dell’abbattimento delle case palestinesi, saranno le forze politiche dell’opposizione. La sinistra israeliana, infatti, appoggia la commissione di difesa delle terre di Al-Walajeh, che sta cercando di fermare le confische e le demolizioni. A unirsi a tutto ciò, ci sono poi le pressioni della comunità internazionale, in primo luogo degli Stati Uniti. Il presidente Barack Obama, anche la scorsa settimana, davanti all’assemblea generale dell’Onu, ha ribadito come gli Stati uniti non possano accettare la legittimità dei continui insediamenti ebraici, illegali per il diritto internazionale. Ma probabilmente il governo israeliano pensa di poter presentare anche un progetto enorme come Givat Yael come un fenomeno di «crescita naturale» delle colonie presenti in Cisgiordania.


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