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lunedì 5 ottobre 2009

Messina, le bugie sul Ponte e sul territorio

Messina, le bugie sul Ponte e sul territorio

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Se si fossero avviate le opere collaterali al Ponte, forse il disastro sarebbe stato inferiore, dice il ministro delle infrastrutture. Il Ponte sarà realizzato dai privati, fa eco il presidente della Regione Siciliana. Dunque il Ponte si fa e i soldi per la messa in sicurezza del territorio vanno cercati altrove.

In pochi mesi saranno pronte le case per tutti gli sfollati di Messina, con la celerità e la meticolosità riservate a L’Aquila. Case pronte per essere abitate, dotate di tutto, dai mobili alle pentole alle lenzuola. Ma addirittura più semplici da realizzare, visto che non sono richiesti i costosi e complessi criteri anti sismici necessari in Abruzzo. Tutto questo lo ha detto e promesso il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, come al solito incontinente in annunci, numeri e cifre. «Sono 520 le persone che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni e per loro prevediamo che, con l’intervento della Regione e del governo, si possa avviare un’attività di costruzione di quartieri in cui queste comunità possano riformarsi. L’esperienza dell’Aquila, unica al mondo, ci offre la possibilità di prevedere che questi quartieri potranno essere realizzati in quattro o cinque mesi – ha detto il premier, che ha promesso anche – uno stop al pagamento di imposte e tasse e dei mutui: nessun cittadino colpito da queste tragedie naturali può dire di essere stato abbandonato». E’ l’aggettivo «naturale», aggiunto per qualificare la tragedia, che dà il segno della colpevole irresponsabilità di Berlusconi e del suo governo, insieme alle amministrazioni regionali e locali.
«Un disastro», ha detto il ministro delle infrastrutture, Altero Matteoli, che ha raccontato di aver fatto il punto della situazione con il sottosegretario Bertolaso, il sindaco di Messina Buzzanca e il presidente della Regione Siciliana, Lombardo. «Ma poteva andare molto, molto peggio, come ha detto il presidente del consiglio, perché la montagna poteva smottare ancora di più di quello che è accaduto, travolgendo centinaia e centinaia di persone», ha aggiunto Matteoli. Al di là della leggerezza di una tale affermazione, il ministro ha subito rilanciato il Ponte sullo stretto di Messina, sostenendo l’insostenibile: cioè che, se si fossero avviate le opere collaterali al Ponte, forse il disastro sarebbe stato inferiore. «Migliorie al territorio» che quindi, sostiene il ministro, non mettono assolutamente in discussione il Ponte. E riguardo all’affermazione del presidente della repubblica, che ha invocato maggiore sicurezza per il paese e meno opere faraoniche, Matteoli dice di non essere sicuro che Napolitano si riferisse esattamente al Ponte, e che comunque il Ponte non c’entra con quello che è accaduto a Messina: non è stato ancora costruito, non si è posata nemmeno la prima pietra, come si può mettere sotto accusa quest’opera? In merito poi alle risorse, Matteoli, così come il presidente della Regione Lombardo, sostiene che non potrebbero essere dirottate per mettere in sicurezza il territorio, perché il Ponte lo costruiscono i privati. «Tanto per essere chiari, i soldi del Ponte di Messina non potranno essere spesi né su Scaletta Zanclea né su Giampilieri, perché si tratta in gran parte di progetto di finanza, quindi chi parla d’altro dice sciocchezze senza sapere di dirle – bacchetta Lombardo – Il motivo per cui si fa il Ponte è proprio quello che ci sono altre infrastrutture da realizzare. Non è una cattedrale nel deserto perché ci auguriamo di percorrerlo e di inaugurarlo».
Quindi, ci dicono che il Ponte verrà costruito con soldi privati: questa è un’ottima notizia, perché vuol dire che non si farà mai. Insieme all’arroganza delle affermazioni, dovrebbero infatti spiegare quali sarebbero i privati disposti a investire i 4,4 miliardi di euro che mancano per coprire il costo previsto dell’opera, valutabile in oltre 6 miliardi di euro ma certamente suscettibile di aumenti. Per ora, gli unici fondi di cui si ha notizia sono quelli pubblici: si tratta di 1,3 miliardi di euro, resi teoricamente disponibili dal Cipe per la società Stretto di Messina. Siamo sicuri che neppure questi potrebbero essere dirottati alla messa in sicurezza del territorio?

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8 commenti:

  1. Anonimo3/11/09

    good start

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  2. AHAHAHA YES , IS THE STUPID OPERA ,,,,,,,,,,,BYE BYE

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  3. Anonimo10/11/09

    necessita di verificare:)

    RispondiElimina
  4. Anonimo15/11/09

    leggere l'intero blog, pretty good

    RispondiElimina
  5. Anonimo16/11/09

    necessita di verificare:)

    RispondiElimina
  6. Anonimo16/11/09

    good start

    RispondiElimina
  7. Anonimo30/11/09

    La ringrazio per Blog intiresny

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  8. Anonimo30/11/09

    Perche non:)

    RispondiElimina

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