Le Carte Parlanti

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sabato 14 agosto 2010

VERITA' SULLA VILLA DI ARCORE ??????

Era una domenica di fine agosto del 1970 quando il marchese Camillo Casati Stampa, 43 anni, uccise con un fucile da caccia la moglie Anna: Fallarino e il suo giovane amante, lo studente Massimo Minorenti, per poi uccidere se stesso.

Fosse stato l'onore offeso, il caldo estivo o la impossibilita? (allora) di divorziare, quale che sia stata insomma la causa scatenante del delitto, fatto sta che il mito di Arcore, dei luoghi sacri dell'era berlusconiana, nasce in quel mattino di sangue: a dimostrazione ancora una volta che cia? che da? fortuna a Silvio Berlusconi coincide sempre con una tragedia altrui.

I1 marchese infatti aveva proprieta immense,il cui valore venne stimato dai giornali intorno ai tre-quattrocento miliardi del tempo. E aveva una sola erede, la marchesina Annamaria, nata dal primo matrimonio: la sorella della signora Fallarino cerca? di conquistare quel bendiddio per il proprio ramo, sperando di riuscire a dimostrare che la marchesa avesse esalato l'ultimo respiro dopo il marito omicida.

Benche patrocinata in questo nobile tentativo da un giovane e valente avocato calabrese, di nome Cesare Previti, ella non riusci nel proprio intento. Poco male.
Il giovane avvocato, dopo avere patrocinato le ragioni della parte rimasta a bocca asciutta, si offri in soccorso alla parte vincente, ossia alla marchesina, appena 19enne. Che accetta?. In parallelo pera? il Tribunale dei minori(allora essendo fissata la maggiore eta? ai 21anni) affida? la giovane a un vecchio amico dei Casati, un senatore liberale di professione avvocato e di nome Giorgio Bergamasco.

Costui, sul piano culturale, non a? un alieno nella stona che stiamo raccontando. Si era distinto infatti per avere presentato piu disegni di legge in materia finanziaria, tra cui uno sulle successioni e uno di amnistia per i reati finanziari.

Fu lui a stendere la denuncia di successione. E lo fece coerentemente con lo spirito delle sue fatiche legislative: 231pagine per descrivere immobili e terreni, titoli e gioielli, per un controvalore inferiore ai due miliardi. Lo stesso ministro delle finanze lo giudica? risibile.

E aveva ragione se si pensa che alcuni piccoli lotti di terra nel comune di Cusago, nemmeno dettagliati in quella denuncia, sarebbero poi stati venduti a sei miliardi, ossia per un valore triplo dell'intero patrimonio. Tuttavia per rispetto dei morti e di una vicenda cosi dolorosa, non successe nulla.

La marchesina rimase, con quel patrimonio a lei intestato, affidata alle sapienti mani del senatore Bergamasco e dell'avvocato Previti. Lo avrebbe ella gestito al meglio o lo avrebbe venduto (e forse svenduto) pezzo a pezzo!C'era nelle vicinanze una societa? interessata alle attivita? immobiliari e che brillava per dinamismo e trasparenza.

La possedeva una delle primissime manager italiane, una signora tutta Bocconi e Boston, tale Maria Borsani, zia di Silvio Berlusconi, affiancata da un brillante finanziere di nome Giorgio Dell'0glio, cognato dello stesso Berlusconi.

Si chiamava Edilnord Centri Residenziali sas, la societa?. La quale mise gli occhi anche sulla tenuta di Arcore e sulla villa di San Martino. Venne cosi stipulata una convenzione di compravendita che fu stesa pero in due successive versioni. Nella prima versione comprava la Edilnord.

Nella seconda versione,invece, chissa perche, comprava la Soneta?GeneraIe Attrezzature, che era guidata da Walter Donati, altro prestanome di prestigio di Silvio Berlusconi, e che come la Edilnord era collegata indovina indovinello con una finanziaria svizzera, la Cofinvest di Lugano.

Prezzo di vendita: 750 milioni. Un valore reale o solo un po' più modesto del reale!Forse basta dire che poco tempo dopo la Cariplo erogherà, avendo tali beni in garanzia, un finanziamento per un valore dieci volte piu alto.
Vale a dire che la villa costava sette miliardi e mezzo (7.500.000.000 e non 750.000.000)

E d'altronde, giusto per soddisfare i piu curiosi, si trattava di una tenuta di un milione di metri quadrati in cui sorgevano un edificio settecentesco con annesso parco, villa San Martino appunto, di circa 3.500metn quadri, 147 stanze e contenente, oltre a una biblioteca da antiquariato, un bel po'di quadri del Quattrocento e del Cinquecento, tra cui dei Tiepolo e Tintoretto.

Da qui la domanda che torna nella leggenda. La marchesina, incapace di intendere e di volere, fu forse indotta a vendere? Venne cioè, professionalmente, sedotta e bidonata e se si, perchè e da chi? Oppure venne condotta una straordinaria operazione di compravendita in nero per realizzare una gigantesca evasione fiscale da una parte e dall'altra!Gli storici di quella speciale e moderna disciplina detta "economia politica dei misteri" si sono a lungo arrabattati intorno a queste diverse interpretazioni, in genere con punte di malizia francamente illiberali nei confronti dell'avvocato Cesare Previti e del "Dottore" (Silvio Berlusconi).

Converrà dunque non cedere alle suggestioni e ai pregiudizi e attenersi il più possibile ai fatti effettivamente accaduti. Soprattutto sarà giusto riandare alle condizioni di compravendita. La proprietà, cosi si prevedeva, sarebbe stata acquistata in più rate, l'ultima delle quali(250 milioni) entro sei mesi dalla stipulazione del contratto, la cui data non era indicata;e comunque senza decorrenza di interessi.

In compenso il possesso e il godimento di quanto promesso in vendita si trasferiscono alla parte acquirente con effetto dalla data odierna. Insomma, ad Arcore dallo stesso giorno sarebbe stato di casa il vero referente di
quell' incredibile coacervo di sigle e prestanomi acquirenti. Coacervo reso ancora più incredibile dal fatto che il rogito verrà finalmente firmato molti anni dopo, nel 1980,dal signor Giovanni Del Santo (siciliano poi indicato dalle forze dell'ordine in contatto con ambienti mafiosi), altro prestanome di Berlusconi.

E non sarà firmato ne per la Edilnord ne per la Societa Generale Attrezzature,ma per la Immobiliare Idra srl. Se il nome Idra, denso di evocazioni mitologiche, voglia essere una forma di rappresentazione programmatica della società, questo non lo si può sapere. Un fatto è che da essa restarono esclusi alcuni terreni del marchese, quelli dal quale dovevano essere sloggiati i contadini residenti al fine di realizzare nuove aree speculative. Quei terreni andarono infatti alla Immobiliare Briantea srl.

Che sarebbe poi confluita nella Immobiliare Idra nel 1988,una volta compiuto l'ingrato compito di sloggiare i contadini. Dunque Silvio Berlusconi si installò nella villa di Arcore immediatamente, prima ancora di averla comprata. A sollecitarlo all'acquisto era stato proprio il giovane avvocato,Cesare Previti, il fiduciario della marchesina. Vediamo come le biografie autorizzate raccontano quel rapporto preferenziale attraverso le parole dell'avvocato calabrese, diventato romano di adozione: "Anna Maria Casati non voleva stare in quella villa dalle tragiche memorie, volle che la vendessi.
Provai con dei brianzoli, degli speculatori che prima o poi l'avrebbero lottizzata. In quei giorni avevo avuto un lavoro dalla Edilnord di Silvio cosi dissi: Berlusconi, lei deve farmi un grande piacere, mi comperi la villa San Martino dei Casati Stampa, ad Arcore. Andammo a vederla e alla fine lui mi fece una proposta tipicamente sua: me la lasci provare, ci sono le vacanze di Pasqua, ci vado per qualche giorno e la provo. La provo e non se n'è più andato.

Come sempre, dalle tragedie altrui alla propria felicità: ovvero dalle "tragiche memorie" a una Pasqua da urlo. Le fonti dicono che ciò accadde nel 1973 (qualcuno insinua anche prima). Quanto alla marchesina, spari letteralmente: nello stesso '73 si trasferì in Brasile con il marito e da lì non avrebbe mai voluto parlare di quella vicenda Fu intimidita da qualcuno, da qualcosa, si turbò per qualche notizia o parola? Supposizioni malevole,spazzatura.

Forse, d'altronde, non lo sapeva nemmeno, al momento della partenza, che in quella villa di "tragiche memorie" si era installato o si stava installando (le fonti sono discordi) anche Vittorio Mangano, boss emergente di Cosa Nostra.
Lei partì e basta.

. - -
 LA STORIA DI VITTORIO MANGANO 
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La contessa Rangoni Machiavelli: «Così Berlusconi ha truffato mia cognata»
.È stata una doppia rapina. Consumata alle spalle di una ragazzina minorenne, choccata dalla morte del padre, fuggita dall'Italia per sfuggire alla curiosità di giornalisti e paparazzi e raggirata da quel professionista che si chiama Cesare Previti al servizio di Silvio Berlusconi». Beatrice Rangoni Machiavelli è una nobile signora di ferme tradizioni liberali, illustre casato, impegnata nel sociale, ex deputato del parlamento europeo. E' anche la cognata di Anna Maria Casati Stampa di Soncino, la ragazza che nel 1970 resta orfana all'improvviso e tragicamente ed eredita tutto il patrimonio del casato tra cui villa San Martino ad Arcore. La stessa villa in cui dieci anni dopo si trasferisce Il Cavaliere già Re del mattone e in procinto di diventare anche Signor Tv.

Cosa intende per "doppia rapina"?
«Dal 1974 vado denunciando il furto perpetrato ai danni di mia cognata Annamaria Casati Stampa di Soncino, per le modalità dell’acquisto della Villa di Arcore e dei terreni, centinaia di ettari, su cui è stata fatta la speculazione di Milano 2».

Non ci sono sentenze che lo dimostrano.
«Siamo arrivati tardi, quando ci siamo accorti del raggiro erano già passati dieci anni ed era scattata la prescrizione. Ma quelle due acquisizioni restano comunque due rapine».

Chi è Annamaria? E dove vive oggi?
«È una signora di 59 anni, vive all'estero con la sua meravigliosa famiglia e ogni volta che si parla di questa storia per lei sono solo dolori e incubi. La famiglia, i marchesi Casati Stampa di Soncino, sono uno dei più illustri casati milanesi proprietari in Brianza e a Milano di terreni e palazzi».

Cosa succede il 30 agosto 1970?

«Annamaria arriva a Fiumicino da un viaggio con alcuni amici. Chiama il padre, il marchese Camillo che dopo la morte della mamma di Annamaria si era sposato con Anna Fallarino, per farsi venire a prendere. Camillo la rassicura ma le dice restare ancora qualche giorno con gli amici. Il marchese in realtà, depresso e in pessimi rapporti con la signora Fallarino, aveva già pianificato di suicidarsi. Solo che nelle stesse ore in quella casa arrivano la moglie e il suo amante Massimo Minorenti, lo ricattano, gli chiedono un miliardo di lire per ritirare alcune foto compromettenti già consegnate ai giornali. Lui perde la testa, ammazza e si ammazza. Fu Annamaria a dover riconoscere i corpi sfigurati del padre e della matrigna. Del caso parlò tutta Italia, per mesi. Potete immaginare lo choc di quella ragazza».

Come entra in scena Cesare Previti?

«Il padre Umberto è un noto fiscalista calabrese che nei primi anni settanta sta architettando la complessa struttura societaria della Fininvest. Cesare è un giovane avvocato che ha una relazione con la sorella di Anna Fallarino. La prima cosa che fa è cercare di dimostrare che la famiglia Fallarino è l’unica erede del patrimonio Casati Stampa perchè la donna è morta dopo il marito. L’autopsia gli dà torto: la giovane e minorenne Annamaria è l’unica erede. Il padre, Camillo, è morto due minuti e trenta secondi dopo».

Poi però il giovane Previti diventa tutore della ragazza e amministratore del suo patrimonio.

«Eh, già, si vede che questo era il piano B... Annamaria, minorenne, è affidata a un avvocato amico di famiglia Giorgio Bergamasco il quale però diventa senatore e poi ministro in uno dei governi Andreotti. In un modo o nell’altro rispunta fuori Previti che piano piano diventa l’unico responsabile del patrimonio di Annamaria. La quale si ritrova titolare di beni mobili e immobili per circa tre miliardi di lire ma anche un sacco di debiti per via della tasse di successione con rate da 400 milioni».

E Annamaria decide di vendere...
«Non è così. Qui comincia il raggiro. La ragazza non ha soldi, non ha potere di firma e ogni decisione è delegata a Bergamasco-Previti. Fatto sta che un giorno, siamo nel 1973, Previti dice ad Annamaria: “Ma come sei fortunata, c’è un certo Berlusconi che vuole comprare, 500 milioni...”. Annamaria replica che è un po’ poco, e Previti la rassicura: “Mavalà, in fondo gli diamo solo la villa nuda, la cappella e un po’ di giardino intorno...”. Previti lascia intendere che arredi, pinacoteche, biblioteche, il parco, tutto sarebbe rimasto a lei mentre invece stava vendendo tutto».

Nessuno si accorge di nulla?
«Il fatto è che Annamaria, esausta, nel 1973, appena maggiorenne si sposa quasi di nascosto, una notte, e va a vivere in una fazenda in Brasile, con la sua famiglia, felice e lontana dalla sua prima vita di cui vuol sapere poco o nulla. Il curatore ha campo libero. Io me ne accorgo solo nel 1980, dopo che è stata completata la vendita di villa San Martino. Avverto Previti che avrei raccontato tutto a Anna Maria. Lui mi risponde, ancora lo ricordo, che mai sarei riuscita a portare un pezzo di carta ad Annamaria in Brasile con delle prove. Invece ce l’ ho fatta: avevo nascosto il dossier con la documentazione in un biliardino. Ricordo anche che a Fiumicino ci perquisirono con molta accuratezza. Per andare in Brasile, strano no...».

Che succede poi?

«Annamaria ritira deleghe e procure e le affida a me. Lì comincia la mia battaglia. Abbiamo provato negli anni a riprendere almeno qualche quadro, un Annigoni, ad esempio. Mio fratello andò di persona ad Arcore, fu la volta che si trovò davanti Mangano con tanto di fucile. Berlusconi ci chiese quanto volevamo per venderlo a lui. Ma noi non volevamo venderlo. Non ce l’ha mai reso. Così come le 14 stazioni della via Crucis di Bernardino Luini, nella cappella di famiglia».

All’inizio parlava di due truffe...

«Così come si sono presi il parco e la villa, si sono presi anche tutti i terreni dove poi è sorta Milano 2, terreni agricoli della famiglia Casati Stampa».

In che modo?

«Avevano frazionato i terreni in tante srl e poi li hanno resi edificabili. Quando ce ne siamo accorti, abbiamo scoperto che ogni srl era intestata a vecchini con l’Alzheimer pensionati all’ospizio della Baggina. “Lei non mi può denunciare, io conosco tutti» ci disse Berlusconi. E aggiunse: “E poi domani scioglierò tutte le srl». Ci riuscì, tranne che per poche pezzature di terreni di cui ci fece avere in tre giorni i soldi. Oltre al danno anche la beffa: la speculatrice, la palazzinara, quella che aveva trasformato i terreni da agricoli in edificabili, risultava essere Annamaria Casati Stampa. Il colmo, no? ».

Annamaria?

«Non ne vuole sapere più nulla e nesuno ha mai pensato che potesse essere risarcita. Io però continuo da allora la mia battaglia a tutti i livelli perchè credo sia giusto che si conosca la qualità delle persone che ci governano. Sotto il profilo penale, purtroppo, non è mai stato possibile fare nulla».

Qualche volta ne parlate tra di voi?
«Mia cognata ha un’altra vita, vive lontana, non è affatto legata ai soldi. In quei pochi giorni in cui Previti è stato in carcere mi disse solo: “Chissà, Magari stavolta potrò riavere il mio quadro...”».

di Claudia Fusani





Ghedini contro l'Unità: diffamatorio l'articolo sulla villa di Arcore

ROMA (13 agosto) - «L'articolo pubblicato su l'Unità di oggi, in relazione all'acquisto della casa di Arcore da parte del presidente Berlusconi, è palesemente diffamatorio sia per i contenuti, sia per i toni usati. Le dichiarazioni di Beatrice Rangoni Machiavelli, le cui posizioni di aspro contrasto politico nei confronti del centrodestra e in particolare del presidente Berlusconi sono ben note, sono destituite di ogni fondamento». Lo afferma Niccolò Ghedini, avvocato del premier Silvio Berlusconi riferendosi ad un articolo apparso oggi sull'Unità dal titolo "L'Acquisto di Arcore? un raggiro del Cavaliere". Ghedini annuncia che saranno avviate azioni giudiziarie.

«Il prezzo pagato per l'immobile - prosegue - è stato esattamente quello prefissato e richiesto dalla proprietà, non è stato oggetto di alcuna trattativa ed era assolutamente congruo anche in relazione all'epoca della vendita e allo stato dell'immobile. L'esecutore testamentario e unico soggetto abilitato alla vendita era l'avvocato Giorgio Bergamasco, che è stato l'unico interlocutore accreditato dalla proprietà. L'avvocato Cesare Previti non ha avuto alcun ruolo nella vicenda. Ma - sottolinea ancora - per meglio comprendere l'assoluta sconnessione
dell'articolo in discussione con la realtà fattuale, si deve rimarcare che i terreni di Milano 2 non erano affatto in proprietà dei Casati, ma sono stati tutti regolarmente acquistati dal Conte Leonardo Bonzi e
dalla sua famiglia, che ne aveva notoriamente la legittima proprietà da tempo immemorabile. È evidente che saranno esperite tutte le azioni giudiziarie del caso».

LA MARCHESA CASATI, L’ANTESIGNANA DELLE VELINE. 

ANCHE LEI CON IL SUO BEL CROCIFISSO.


 .

Casati era il proprietario della Villa di Arcore,
 quella che Berlusconi con l’aiuto di Previti
 ha zanzato all’unica erede per una scodella di farina.
Oggi, in occasione dell’anniversario della strage a fucilate,
 il Corriere pubblica un articolo sull’isola dei festini proibiti, 
il Palazzo Grazioli di allora.

LEGGI TUTTO QUI'
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3 commenti:

  1. Da come si è impossessato della villa abbiamo capito il personaggio, grazie ciaoooo

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  2. Anonimo6/7/13

    La storia e' perfetta, identica l'ho vissuta io a Roma, dopo il suicidio di mio marito, gia malato da tre anni, l'Avv.to di famiglia tramite un suo complice mi fece lasciare il libro soci in casa del complice che doveva ripianare alcune passivita', ma fu un inganno mi avevavo fatto firmare il registro stupidamente non in fronte ad un notaio ma in buona fede aiutata dall'avvocato Antonio Canale di Roma, la cessione avvenne senza alcun corrispettivo, la firma messa in garanzia era invece iper cessione delle quote e fui spoliata di ogni bene.- A nulla e' servito mettermi con la giustizia penale, ho finite di ammalarmi spendendo cifre iperboliche, la unica soddisfazione molto magra che il complice usuraio e' morto subito dopo la sentenza della Cassazione. Comprendo la lacerazione e insieme la rabbia, siamo emigrati anche noi ma la truffa ci ha distrutto, ma piu' di tutto la giustizia che non esiste e non riconosce le incapacita' che sopraggiungono dopo tragedie di questo tipo. ivana Pellegrini

    RispondiElimina
  3. Ho letto.. Ed è interessante... Ma forse, dipingere in un modo proprio e differente dal dipingere il reale... La verità la sanno loro.. Noi possiamo leggere la storia e farci i nostri pensieri... Ma a volte la verità se la si sa davvero... E ci accorgiamo che è stato pagato tutto. ma non ci si voleva esporre... Qui non avremmo oggi discusso... G razie ma è un mio pensiero

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