QUESTO POST E' DEDICATO A TUTTE LE DONNE MA NE CONSIGLIO UNA ATTENTA LETTURA ANCHE AD UNA IMPRECISATA PLETORA DI IPOCRITI CHE ULTIMAMENTE PUBBLICANO POST PALESEMENTE FAZIOSI ED IDEOLOGICAMENTE ORIENTATI AI QUALI AUGURO DI TUTTO CUORE DI ESSERE GIUDICATI UN GIORNO DA UN TRIBUNALE ISLAMICO!!!
L'articolo riportato è reperibile sotto forma di file di testo scaricabile presso il link
http://www.cepic-psicologia.it/contributi/noemi%20articolo%20diritto%20islamico2.doc
LE NOZIONI DI DIRITTO IN ESSO PRESENTI SONO CORRETTE!!!
Come premessa è necessario sapere che il DIRITTO CORANICO (più corretto terminologicamente di diritto islamico) NON E' UN VERO DIRITTO PERCHE' NON FORMATO DA LEGGI MA BASATO SULLA INTERPRETAZIONE DEL CORANO ! BUONA LETTURA!!!
Cenni di Diritto Islamico
Per capire la condizione della donna ed i diritti dell'uomo nel contesto islamico è necessario avere alcune nozioni di diritto islamico. Quando vivevo in Egitto oltre a frequentare un corso di diritto tenuto da un noto studioso dell'islam, con la testa scrupolosamente coperta mi sono recata da diversi "ulama" (figure che identificano i teologi-giuristi, non esistono negli stati islamici facoltà di giurisprudenza simili a quelle occidentali) per chiedere loro di spiegarmi le applicazioni della giustizia derivanti dagli insegnamenti del profeta...
Infatti nel mondo mussulmano la fonte del diritto è Dio. Mentre in Occidente l'individuo viene posto al centro del sistema giuridico (noi votiamo le leggi, possiamo cambiarle con un referendum eccetera) nell'Islam la scienza giuridica è subordinata alla religione.
Il Corano, il libro sacro dell'Islam, rappresenta la legge.
In realtà come fonte giuridica offre poco materiale; dei 6237 versetti che lo compongono, solo il dieci per cento si riferiscono a temi giuridici. E' necessario poi considerare che le interpretazioni dei versetti sacri (l'ho constatato io stessa durante la mia ricerca, dialogando con gli ulema) sono molteplici e spesso si verifica una manipolazione da parte dei settori della comunità che mirano ad un rafforzamento della natura patriarcale ed al conseguente controllo sulla donna.
Pochi sanno, ad esempio, che la disobbedienza al marito è un vero e proprio reato ( per l'esattezza è un reato tazir -reati minori- insieme all'evasione fiscale, alla falsa testimonianza, usura corruzione, sodomia, produzione e vendita di vino).
Denunciare un marito per una donna è praticamente impossibile, anche se ha subito violenza e le ferite sono ben visibili la polizia tende a scoraggiare le azioni di denunzia. "Rispedendo" la donna a casa le consiglia di tacere e di interrogarsi sulla sua "buona condotta" (come a farle intendere che in un modo o nell'altro le percosse del marito se le è meritate) e di cercare di riconcigliarsi con il coniuge.
C'è da considerare inoltre che la testimonianza di una donna per la shari'a ha metà valore rispetto a quella di un uomo (in un processo quindi saranno ritenute attendibili le testimonianze di due donne contro quella di un uomo)
Le donne che subiscono uno stupro generalmente non lo denunciano ed il colpevole rimane impunito. Il codice penale islamico sembra basarsi infatti sul presupposto che "la donna in qualsiasi caso è colpevole".
E' accaduto spesso che l'avvocato dell'imputato sia riuscito scaltramente ad impostare la linea di difesa, cercando di dimostrare il consenso della donna al momento dell'atto sessuale.
Ed ecco che rigirando abilmente la frittata la donna da vittima si trasforma in colpevole: la diabolica tentatrice che ha sedotto il pover'uomo viene accusata di Zina ( ovvero rapporti sessuali illeciti di qualsiasi natura essi siano perchè extra-coniugali) : reato gravissimo che prevede la flagellazione o la lapidazione pubblica. Ciò basta per scoraggiare qualsiasi donna a denunciare una violenza sessuale subita.
Alcuni teologi-giuristi egiziani ai quali ho chiesto spiegazioni riguardo al reato di Zina ed alla relativa condanna a morte hanno voluto sciogliere i miei dubbi narrandomi un sogno del profeta Maometto.
"Sentivamo in lontananza delle grida strazianti. Volendo capire la provenienza di quei lamenti ci siamo incamminati e siamo giunti davanti ad un pozzo. Guardando all'interno abbiamo scorto uomini e donne nudi che bruciavano tra le fiamme. Chiesi all'angelo Gabriele- Chi sono questi Gabriele? Mi rispose "Maschi e femmine colpevoli di fornicazione"
"Ecco ya benti (figliola mia) -continuava il teologo-giurista- se non li puniamo in questo modo (con la lapidazione o flagellazione) sulla terra, anche se lo facciamo con rammarico, bruceranno per l'eternità con il fuoco. Vogliamo risparmiare loro l'inferno con una punizione terrena."
Il delitto d'onore od "il falso delitto d'onore" lo tratteremo in un capitolo a parte. A quest'ultima ricerca ho dedicato tre mesi del mio soggiorno in Egitto, raccogliendo i racconti delle anziane donne dei villaggi nella provincia di Alessandria (da Kafr-el-Dawar a Damanhour).
L'Egitto (considerato liberale sotto tanti aspetti), pare essere invece uno di quei paesi, in cui le donne vengono uccise e sepolte ancora oggi nelle comunità rurali, senza che se ne sappia niente poichè le nascite e le morti non vengono registrate.
"Il delitto d'onore" raramente viene punito ed il massimo della pena va da sei mesi ad un anno di reclusione; inferiore a quella relativa al furto di qualche cesto di frutta al mercato, che come vedremo comporta il "taglio delle mani". Il 70% delle vittime ha un'età compresa tra i 15 ed i 27 anni.
Perchè tanto accanimento nei riguardi della donna?
In questi anni in Italia ed in Europa si è dibattuto molto riguardo alla condizione della donna ed ai diritti dell'uomo nel contesto islamico. Le nostre riflessioni e sopratutto i nostri interrogativi derivano dalla piaga dell'integralismo che affligge odiernamente anche il mondo occidentale, ma anche dai romanzi pubblicati, dalle storie autentiche di donne rese schiave da mariti, padri e fratelli e che rifugiandosi nel nostro paese possono narrare liberamente e con parole autentiche le torture a cui sono state sottoposte.
"Schiave" "Murata viva" "Bruciata viva" "Senza volto" "Non sottomessa" "Vendute" "Mai senza mia figlia" "Camminando nel fuoco" ; sono alcuni dei titoli così efficaci da permetterci di intendere i contenuti dei testi citati, senza averli letti.
Una principessa saudita così scrive "Ero nata libera ed ora sono in catene. Anche se invisibili, mi circondavano ma non le notai finchè non giunsi all'età della ragione, quando si fecero più strette fino a ridurre la mia vita ad un angusto sentiero di terrore. Non ricordo nulla dei miei primi quattro anni. Suppongo d'aver riso e giocato come tutti i bambini, beatamente inconsapevolmente che il mio valore, mancandomi l'organo maschile, non aveva alcun senso nella terra in cui ero nata." La principessa che ha scritto il romanzo da cui è tratto questo brano si firma Sultana Saud per nascondere la sua vera identità.
E' normale chiedersi il motivo di tanto accanimento nei riguardi della donna da parte della religione islamica (la parola stessa può significare pace o la retta via da seguire) In realtà, non solo l'Islam posiziona la donna in condizione di svantaggio; le scritture sacre per il cristianesimo, infatti non la favoriscono affatto ( di seguito ne citerò alcune ). La tutela sacra del corpo della donna è sempre stata ferrea in ogni religione.La figura femminile è disprezzata nell'ebraismo, nell'islam e nel cristianesimo. La vergine è oggetto di un culto eccezionale. Ma la perdita della verginità in alcuni paesi islamici è considerato reato e punita con la condanna a morte (secondo la scuola coranica più integralistica) o con la prigione o l'allontanamento e l'emarginazione da parte della comunità.
Ecco perchè in Egitto ed in altri paesi, dove i rapporti sessuali pre-matrimoniali spesso si consumano le ragazze "colpevoli" di aver perduto la verginità ricorrono segretamente alla ricostruzione chirurgica dell'imene, operazione molto semplice che alcuni medici eseguono in ambulatori clandestini (poichè illegale, come l'aborto).
Per il cristianesimo:
dal Nuovo Testamento- Lettera di San Paolo apostolo
"...La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare o di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perchè prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna ad ingannare si rese colpevole di trasgessione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di preservare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia..."
"...Come in tutte le comunità di fedeli, le donne nelle assemblee restino in silenzio perchè non è loro permesso di parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.Se vogliono imparare qualcosa, debbono chiederlo a casa ai loro mariti, perchè è sconveniente per una donna parlare in assemblea..." (I Corinzi 14,34-35)
Il Corano
Argomento:
Il numero di donne che un uomo può sposare e le istruzioni riguardo alla dote.
Sura 4,3
"Se non avete paura di non trattare con equità gli orfanelli, sposate pure due, tre o anche quattro donne di cui siate innamorati: ma se temete di diventare ingiusti, sposatene una sola, o ricorrete alle vostre schiave, possesso delle vostre mani destre. Sarà la maniera migliore per non allontanarvi dal giusto."
Sura 4,4
"Date spontaneamente alle mogli il loro sadugat, ma se esse rinunziano volontariamente a qualcosa dei loro beni in vostro favore, mangiatene tranquillamente, ed alla salute!"
Argomento:
L'eredità da lasciare ai figli. I figli maschi debbano ricevere il doppio di ciò che viene dato alle femmine.
Sura 4,11
"Il Dio vi dà questi precetti riguardo ai figli: lasciate al figlio maschio una porzione uguale a quella di due femmine."
Argomento:
Istruzioni specifiche sulle misure da prendere nei confronti di una donna colpevole di reati sessuali. Un secondo versetto si riferisce agli uomini colpevoli degli stessi reati.
Sura 4, 15
"Se ci sono femmine vostre che si rendono colpevoli di scandalo, cercate quattro testimoni contro di esse. Se in realtà la loro testimonianza è vera, tappatele in casa, nei recessi segreti, fino a che morte non sopravvenga o che Dio porga loro una via d'uscita."
Sura 4, 22
"Se si tratta di due maschi che si lasciano andare alla gravità di uno scandalo, sotto con la tortura!"
Argomento:
Un musulmano non può pregare Dio se ha toccato o sfiorato una donna. Un versetto del Corano spiega che cosa fare quando dopo aver toccato una donna non vi sia acqua per lavarsi.
Sura C, 43
"Se siete ammalati, o in viaggio, o avete toccato una donna, se non trovate acqua, cercate sabbia pulita e passatevela su viso e mani."
Argomento:
Rapporti sessuali durante il mese di Ramadam, quando ogni fedele musulmano digiuna
Sura 2, 187
"Leciti sono i rapporti sessuali con le vostre donne la notte del digiuno. Esse sono come un vestito per voi, voi siete come un vestito per loro. Il Dio sapeva bene che vi stavate rovinando da soli, vi venne ugualmente in soccorso e vi ha perdonato. Dormite con le vostre donne, cercate ciò che il Dio ha ordinato per voi, mangiate e bevete fino a che non distinguerete, al sorgere dell'aurora un filo bianco da quello nero. Poi digiunerete fino alla notte successiva: mentre siete in ritiro non avrete rapporti sessuali con le vostre donne. Questi sono i limiti che il Dio ha posto: non andate oltre."
Argomento:
I reati sessuali sono reati contro Dio. A chi commette azioni del genere sono riservate punizioni severissime (che variano a seconda delle scuole sunnite, il diritto coranico non è unitario, ne parlerò in seguito)
Sura 24,2
"Dovete flagellare l'adultero e l'adultera. Non abbiate nei loro confronti il minimo riguardo nell'eseguire il comandamento di Dio."
Argomento:
Le donne in alcuni paesi musulmani sono costrette a coprirsi integralmente compreso il volto e le mani per non subire maltrattamenti da parte della polizia religiosa. In alcuni paesi arabi la segragazione tra i sessi è assoluta.
Sura 24,31
"L'avvertimento per le donne: sguardi modesti, castità conservata e difesa. Non mostrino i loro ornamenti se non quel tanto che non possono nascondere. Si coprono con i veli del capo entrambi i seni, non facciano mostra di ornamenti femminili che ai mariti, ai padri o ai suoceri, oppure ai figli ed ai figli dei mariti, o ai fratelli loro, o ai figli dei loro fratelli, o alle loro schiave (leggittimo possesso delle loro mani) o ai servi maschi che non han bisogno di donne, o ai ragazzi impuberi che non hanno ancora, maliziosamente, a notare la nudità delle donne."
La diversità tra occidente e mondo islamico sta nella fonte giuridica. Come accennavo nell'introduzione, in Europa abbiamo una fonte ereditata dall'illuminismo, dove l'individuo viene posto al centro del sistema giuridico (indipendente dalla religione) nel mondo musulmano non c'è una netta distinzione tra "peccato" e reato, non esiste separazione tra religione e stato.
SHARI'A (_Letteralmente la strada da seguire) ovvero LEGGE CORANICA
Le fonti della Shari'a cioè del diritto islamico coincidono con le fonti teologiche e sono tre:
1) Il Corano (libro sacro rivelato al profeta Mometto contenente il volere di Dio)
2) gli "Hadid" ( i consigli e gli insegnamenti del profeta Maometto)
3) la "Sunna" (i commenti e le interpretazioni dei teologi nei secoli successivi alla morte del profeta)
Esistono quattro scuole coraniche sunnite (il diritto islamico non è quindi unitario) Ciò è dovuto al fatto che dopo la morte del profeta Maometto ci sono stati forti contrasti e dissenzi teologici riguardo all'interpretazione del Corano. Il movimento islamico si divise in varie sette. Limitiamoci ad elencare le principali:
La scuola Hanafita (diffusa in Egitto, Turchia, India, Pakistan, nell'ex Urss) è la meno integralista e la più liberale.
La scuola Malikita (diffusa nel Magreb) è rigida e proebizionista.
La scuola Shafita (diffusa in Indonesia, Siria ed Africa Orientale) occupa una posizione intermedia tra le precedenti.
La scuola Hanbabita (diffusa in Arabia Saudita) è la più tradizionalista.
I reati vengono suddivisi in tre categorie:
1) Reati hudud:
Sono i più gravi. Sono i reati contro Allah; quali l'apostasia ( molti personaggi del mondo della cultura, della letteratura e del giornalismo arabo vengono ai giorni nostri accusati e condannati per apostasia; è il caso della famosa psichiatra e scrittrice egiziana Nawal Saadawi colpevole di aver "criticato" attraverso i suoi libri l 'Islam), la bestemmia e l'adulterio, puniti con la pena di morte e la flagellazione.
Reati come il furto ed il brigantaggio vengono punite con pene corporali severe e con il taglio della mano.
Adulterio, diffamazione.apostasia, brigantaggio, uso di bevande alcoliche( l'alcool è proebito dall'Islam) ,furto.
2) Reati Qisas:
Sono i reati di sangue. Puniti con la legge del taglione o con il perdono per decisione della famiglia della vittima. I giuristi occidentali trovano eccessivo oscillare tra una pena durissima come il taglione od il perdono che prevede la liberazione immediata del colpevole.
Omicidio volontario, omicidio involontario (incidenti ad esempio), lesione corporale volontaria, lesione corporale involontaria.
3) Reati Tazir:
Comprendono tutti quei comportamenti che sono considerati nocivi alla buona convivenza sociale.
Sodomia, importazione, esportazione, trasporto e vendita di vino, disobbedienza al marito, falsa testimonianza, evasione fiscale, usura, corruzione ed altri reati minori.
Amputazione di entrambe le mani allo stadio di kabul: avevano rubato 15 teiere, 18 ciotole di frutta e una casetta musicale.
Cabul - E' Venerdì, poco prima della partita di calcio un mullah locale annuncia ai 500 uomini che popolano lo stadio che assisteranno al taglio delle mani previsto dalla legge per il reato di furto. I colpevoli hanno poco più che vent'anni; sono Abdul Ahmad e Wali Ahmad. Coplevoli di aver rubato 15 teiere, 18 ciotole di frutta e una casetta musicale alla periferia della capitale. Fanno ingresso anche i due medici( che amputeranno loro le mani) mascherati, con un cappuccio blu....
Le esecuzioni e le amputazioni vengono effettuate generalmente di Venerdì, giorno di riposo settimanale per i musulmani (coincide con la nostra Domenica).
Le mani amputate ai colpevoli di furto, fino a qualche anno fa, (al tempo del regime talebano), venivono appese ai pali della luce. Adesso questa usanza (che a parer loro poteva servire da deterrente e scoraggiare coloro che spesso spinti dalla fame rubano al mercato frutta o polli) sta scomparendo.
In afghanistan sotto il regime talebano ( e tutt'ora in molte località rurali) e nei paesi dove si applica la sharia interpretata secondo la scuola coranica più integralistica, per le strade si respira aria di morte, si percepisce il terrore nei movimenti e negli occhi velati delle donne, i bambini camminando per le vie del centro possono scorgere mani o arti amputati ed appesi ai lampioni. Questo ci fa pensare a tutti i giornalisti, gli operatori, i ricercatori che sono stati in quelle zone e sono tornati in Italia amando ancor di più la vita ( guardare in faccia la morte forse ti preserva da essa )
Tutti coloro che con estremo coraggio hanno partecipato da spettatori a questi orrori sono tornati con il desiderio di cambiare qualcosa o almeno di far conoscere al mondo questa realtà attraverso libri, articoli, sceneggiature...
"Dalle sette di sera ( il coprifuoco entrava in vigore alle nove, ma per il personale delle Nazioni unite era anticipato di due ore ) alle sette del mattino ero prigioniera dell'hotel Incontinental...ero l'unica ospite dell'albergo circondata solo dagli inservienti e dai talebani...torvi barbuti...mangiavo nascosta dietro un paravento...in camera cercavo di proteggermi spingendo quel poco di mobilio che c'era contro la porta. Una protezione inutile contro un nemico invisibile...su quella collina, tagliata fuori dal resto di Kabul , senza elettricità, senza telefono, senza tv, con una sola radiolina da cui riuscivo ad avere qualche notizia, ma che spegnevo appena risuonava una canzone perchè anche la musica era fuori legge
Il terrore era così penetrante da non lasciare scampo...Le donne non potevano prendere un taxi o un bus se non accompagnate da un parente...le donne rimanevano il grande pericolo da fronteggiare con la cancellazione della loro presenza." Ciò racconta Giuliana Sgrena, attraverso il suo libro "Alla scuola dei taleban" riferendosi ad una delle sue permanenze in Afghanistan.
Ed ancora Stella Pende mischiandosi tra la folla di uomini, allo stadio di Cabul riesce ad assistere alla lapidazione di una ragazza di 19 anni e la racconta attaverso le pagine di Panorama.
"Una piccola testa sola, che esce dalla terra. Due occhi terrificanti. Una bocca che prega un Dio che non ascolta. Lo stadio di Kabul è un carnaio di barbe nere. Quando il circo della morte è pieno, un ululato dà inizio all'inferno: i sassi bucano il cielo come proiettili, para l'attacco di uno sciame di insetti alieni. La piccola testa barcolla da una parte all'altra. E' ormai uno straccio imbrattato di sangue, si piega. L' ululato di prima ritorna. Purtroppo la piccola testa si muove in un sussulto. Allora il marito tradito raccoglie il sasso più grosso e guarda per l'ultima volta la sua sposa. Sferra il colpo di grazia." Panorama 11/10/01
Così Dehjad, adultera di 19 anni è stata giustiziata dalla polizia religiosa dei talebani e dal marito.
Anche se l'ingresso allo stadio è vietato alle donne, non è poi così difficile assistere ad un esecuzione, per i giornalisti e giornaliste italiane ed europee che hanno documentato questi momenti con una crudezza reale e scioccante. Io non ne sono stata capace. Di quell'unico viaggio in Afghanistan la cosa che ricordo più nitidamente a distanza di anni è l'ingresso dello stadio, la folla di uomini vestiti di lunghe kalabeje ed il mancamento che mi prese; un malore fisico...non sono svenuta, ma è come se mi fosse mancata improvvisamente l'aria e il terreno sotto i piedi. Anche se fino all'ultimo momento ero decisa ad entrare sono stata costretta a desistere.
A distanza di sei anni sono riuscita però a vedere la video-cassetta di quel giorno....ho lasciato scorrere il nastro velocemente e mi sono fermata a pochi minuti dalla fine ...quando la donna avvolta in un lenzuolo bianco, macchiato di sangue, ormai priva di vita veniva estratta dalla fossa scavata a terra...per avere il coraggio di vederla tutta la cassetta chissà quanti anni ancora dovranno passare, spero che quando lo farò il movimento internazionale per i diritti umani sarà riuscito ad abolire queste atrocità.
La Guida ti consiglia di leggere il libro:
EMPIETA' di TEHMINA DURRANI
Non troverai nel testo nozioni di diritto islamico. E' una storia vera ed è sufficente per comprendere che la religione qualsiasi essa sia divene spesso monopolio dell'uomo.
E' un romanzo coraggioso; non è contro l'Islam ma contro il suo uso blasfemo. E' ambientato in Pakistan, dove vive la protagonista costretta dalla famiglia a sposare in giovane età Pir Sain "il Santo" uno dei capi religiosi più eminenti della comunità. E lui che controlla la vita sociale della città attraverso i suoi insegnamenti religiosi e la sua virtù...troppo onore suscita nella famiglia della ragazza quella proposta di matrimonio per poterla rifiutare.
Anzichè onore e liberazione, umiliazione e dolore. Anzichè la sorte benigna di giovane sposa dell'uomo di Allah, del Santo che può salvare la comunità, l'orrore e la crudeltà dell'impostura. Pier Sain si svelerà infatti come un "demonio che si nutre di deboli", un parassita che "si pasce del Libro Sacro" "un violentatore ed assassino di creature innocenti".
. .
E' un libro da leggere perchè dimostra quanto gli uomini attraverso lo scudo del potere religioso arrogano a sè il delitto di vita e di morte di persone inermi. La protagonista, che ha vissuto realmente le vicende narrate ci conduce nel cuore di tenebra che si cela puntualmente dietro ogni "santuario" del potere.
IO, SAFIYA autore: Raffaele Masto Editore: Sperling & Kupfer
Safya Hussein racconta la sua storia, attraverso la piacevole narrazione dell'autore.
Raffaele Masto ha intervistato a lungo colei che è sfuggita alla condanna a morte per lapidazione, colei che accusata di adulerio per aver dato alla luce una bambina dopo la sua separazione si è salvata grazie al movimento internazionale per i diritti umani.
Ho seguito il caso di Safya esaminando come consulente di diritto islamico la sua posizione giuridica. Non ho avuto occasione di conoscerla personalmente anche se sò che si è recata a Roma per alcuni giorni ed ha ricevuto la cittadinanza onoraria.
Ho studiato questa vicenda giudiziaria insieme ad alcuni avvocati italiani, ma osservandola attraverso un'ottica diversa dalla loro (oltre alla conoscenza delle varie applicazioni della sharia, per trarre delle conclusioni mi è stata d'aiuto l'esperienza derivata dalla mia permanenza in un paese islamico) Ricordo che i giuristi italiani si accingevano a scrivere lettere e fax proponendo linee di difese usuali in Occidente ma ridicole se usate in un contesto dove si applica l'interpretazione più integralista del codice islamico, senza scordare che ormai Safhya era diventata un simbolo-ideologico per la Nigeria del Nord e la sua sorte se la stavano giocando a dadi le due correnti politiche -religiose in disputa tra loro in quella regione del paese, noncuranti del tormento della donna la cui vita rimaneva da mesi appesa ad un filo e del nostro affanno (cioè di tutto il movimento internazionale per i diritti umani) migliaia di rappresentanti di enti umanitari, avvocati, politici, alla ricerca del "cavillo" che potesse strapparla alla morte.
Infine per fortuna è scampata per un soffio ad un destino atroce, come quello di centinaia di donne vittime di una legge vincolata da una religione aracaica e spietata.
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