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sabato 2 ottobre 2010

IL CAIMANO PIDUISTA E GLI INTRECCI SEGRETI



Il Caimano piduista. Viene da lontano l’oscuro potere del premier: lo sostiene “Il Fatto Quotidiano”, che all’indomani dello scatenato attacco di Antonio Di Pietro alla Camera nel dibattito sulla fiducia, fa propria la tesi dell’ex pm di “Mani Pulite”. Il giornale di Marco Travaglio, letteralmente sulle barricate contro il Cavaliere, si lancia in un affondo frontale, cercando di documentare le proprie accuse. Il berlusconismo? Nasce nel lontano 1977, quando Berlusconi – che sta per diventare editore televisivo – entra nell’azionariato del “Giornale” «per contrastare la sinistra» e l’anno seguente si affilia alla Loggia P2 di Licio Gelli. «Poi ha direttamente fondato una sua loggia, di cui fanno parte i suoi collaboratori più stretti», dice Gioele Magaldi, capo della massoneria ufficiale italiana.
Per la prima volta, in un’intervista a “Repubblica” del 15 luglio 1977 – ricorda Gianni Barbacetto – Berlusconi enuncia il suo programma politico: il Berlusconi“fare” contro il “parlare” in cui affondano i politici di mestiere, come Aldo Moro: «Ogni volta che apre bocca ci vuole un esercito di esegeti per interpretarlo: questi capi storici hanno il culo per terra ma ingombrano la porta». Con la nascita di TeleMilano, l’allora dinamico palazzinaro intende mettere i mass media a disposizione dei politici che gli piacciono: la destra Dc e il Psi di Bettino Craxi. «L’ingresso nella P2 – continua Barbacetto – non sarà altro che la realizzazione del programma politico enunciato in quell’intervista».
La loggia di Gelli era diventata centrale, nel sistema dei poteri segreti in Italia, dopo la “svolta del 1974”. Fino a quell’anno, la destra oltranzista italiana, nutrita di rapporti con ambienti dell’amministrazione repubblicana Usa, era impegnata nella strategia anticomunista del muro contro muro, della lotta senza esclusione di colpi: fino alla strage, se necessario, fino al golpe. Nel 1974 la svolta: in Usa il presidente Richard Nixon si dimette e l’amministrazione americana ritira il sostegno, in Europa, alla strategia apertamente eversiva. In Grecia finisce il regime dei colonnelli e in Portogallo si sbriciola la dittatura salazarista. In Italia, il fronte oltranzista si riorganizza e cambia tattica: non più lo scontro diretto con il nemico Licio Gellicomunista, ma l’occupazione sotterranea dei centri di potere del paese, da sottrarre al “nemico”. La P2 diventa il club atlantico che organizza questa occupazione delle istituzioni e dei gangli dell’economia.
Politica, certo, ma anche affari. Sicuramente, aggiunge sempre Barbacetto, dall’adesione alla P2 Berlusconi ottiene consistenti benefici economici: concorso nell’acquisto di lotti di “Milano 2”, il calcio nella televisione privata col “Mundialito”, accesso a finanziamenti e credito bancario. «Lo documenta la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi, facendo riferimento alla Banca Nazionale del Lavoro, che alla fine degli anni Settanta è controllata dalla P2, con ben nove alti dirigenti affiliati (tra cui Gianfranco Graziadei, amministratore delegato di Servizio Italia, una delle due fiduciarie che fondano la Fininvest) e al Berlusconi costruttoreMonte dei Paschi di Siena, che aveva come direttore generale il piduista Giovanni Cresti».
La posizione di rischio verso il gruppo Berlusconi ha dimensioni e caratteristiche «del tutto eccezionali», si legge in una relazione del collegio sindacale del Montepaschi nel 1981, con «un comportamento preferenziale accentuato». Tra il 1974 e il 1981, prosegue Barbacetto, il sistema creditizio italiano ha messo a disposizione di Berlusconi poco meno di 199 miliardi di lire in fidi e oltre 150 miliardi per fideiussioni. «La Commissione Anselmi sulla P2 conclude che Berlusconi, come altri affiliati, ha trovato “appoggi e finanziamenti al di là di ogni merito creditizio”. Oltre a questi benefici materiali – conclude Barbacetto – la P2 permette a Berlusconi, ignoto palazzinaro milanese e “nuovo ricco” tenuto fuori dai salotti che contano, il suo primo ingresso in società: a partire dal 10 aprile 1978 (tre mesi dopo l’affiliazione alla loggia di Gelli) diventa, a sorpresa, commentatore di fatti economici sulle autorevoli pagine del “Corriere”, ormai nelle mani della P2. Denis VerdiniLa sua corsa politica, con fasi alterne e salti improvvisi, è arrivata fino a oggi».
Silvio il Venerabile? Giusy Arena e Filippo Barone, autori del libro “P3: tutta la verità” (Editori Riuniti, 2010), interpellano il capo ufficiale della massoneria italiana, Gioele Magaldi, che il 26 luglio ha rivolto al “fratello Berlusconi”, via Internet, una clamorosa lettera aperta invitandolo a ritirare alcuni provvedimenti, in particolare il Lodo Alfano e il disegno di legge sulle intercettazioni. «Un terremoto silenzioso», scrivono Arena e Barone sul “Fatto”: e dal premier, nessuna risposta o smentita. Secondo Magaldi, i rapporti tra Berlusconi e la massoneria non sono mai cessati, e la P3 non è certo composta da “quattro sfigati”. Quello che fu scoperto nella casa di Gelli, l’elenco di 962 nomi più documenti, è solo una parte del materiale sulla P2. Il resto – secondo Magaldi la parte più scottante – non è stato Flavio Carbonidivulgato: materiale custodito in almeno quattro parti diverse, tenuto segreto perché avrebbe potuto avere «conseguenze piuttosto traumatiche».
Ma la P3 è una diretta emanazione della P2? «Formalmente è un’invenzione della stampa, non è una loggia regolarmente costituita. Ma sostanzialmente esiste, eccome», sostiene Magaldi. E chi sta in cima? «Si dice ci sia Berlusconi, più giù Dell’Utri e ancora Verdini, Carboni, e poi gli altri, i Martino, i Lombardi. La manovalanza». Non fu un fatto superficiale l’adesione di Berlusconi alla P2 di Gelli, come tante volte si è sentito dire: «Non è finita lì. Il suo interesse al mondo dell’esoterismo e dell’iniziazione lo coinvolge da sempre in modo significativo». Berlusconi fu “iniziato” da Giordano Gamberini e Licio Gelli, «entrambi in rapporti organici con la Cia», continua Magaldi. «Tramite Flavio Carboni e Giuseppe Pisanu», avrebbe mantenuto saldi rapporti con Armando Corona, “gran maestro” fino al 1990, Marcello Dell'Utrie con Francesco Cossiga. Poi? «Non ha fatto vita di loggia: cessata la P2 non si è iscritto altrove, ne ha fatta direttamente una sua».
Sempre secondo Magaldi, Berlusconi avrebbe ritenuto di aver compiuto il proprio percorso di formazione massonica in modo così adeguato da poter costituire un gruppo autonomo, ben collegato con la massoneria internazionale. «Il problema è che oggi questi rapporti sono in crisi», perché «la parte maggioritaria» dei “confratelli” «ritiene che Berlusconi sia diventato un problema per l’Italia e non una soluzione», visto che «non offre un progetto strategico in linea con l’idea massonica della società» e inoltre «non ha fatto le riforme strutturali e Gioele Magaldiha attentato alle libertà fondamentali di uno Stato democratico e occidentale».
E quali sarebbero i nomi della Loggia Berlusconi, a parte Previti? Carboni e Confalonieri, Letta e Verdini? «Magaldi sorride, non si esprime ma sembra annuire», scrivono Arena e Barone. Tremonti e Bossi? «No». Capitolo Lega: «Molti leghisti hanno il dente avvelenato perché sono stati rifiutati. La massoneria ha molto caro il processo risorgimentale che ha portato all’Unità d’Italia. È interessante notare quanti leghisti di giorno suonano contro la massoneria e l’Unità e di notte vengono a chiederci di poter aderire». Altri possibili affiliati: Sandro Bondi? «Lo escludo categoricamente». Fabrizio Cicchitto? «Ho commesso l’errore di sottoscrivere una domanda di adesione alla massoneria attraverso la loggia P2», ammise all’epoca l’interessato. E Dell’Utri? Lui, con Berlusconi, potrebbe far parte di un «ambito riservato», Fabrizio Cicchittoinsieme a Verdini. Un team che prende decisioni «nelle varie case del premier», che poi il vertice ufficiale del Pdl si limiterebbe a ratificare.
Le case del premier: da Arcore a Villa Certosa, compaiono labirinti, cerchi concentrici, dolmen. Sia il giardino di Villa Certosa che il mausoleo fatto costruire dal presidente del Consiglio ad Arcore si ispirano alla simbologia esoterica e massonica. C’è una tomba progettata da Pietro Cascella, con un sarcofago per Berlusconi e un “dormitorio” per un’altra trentina di persone, all’interno della famosa tenuta brianzola. Ma non si tratta di una cappella di famiglia, bensì di un luogo di sepoltura per lui e i suoi collaboratori più stretti, proprio come previsto dalle regole di una setta. Tra le 12 colonne alla cui sommità si stagliano cubi, sfere e piramidi, e poi ancora compassi e squadre, villa Certosa dolmentradizionali simboli massonici, si riconosce anche una svastica, che nel paganesimo ricopre molteplici significati.
«Ma il punto più alto delle rappresentazioni di origine massonica si raggiunge in Sardegna, grazie alle opere dell’architetto Gianni Gamondi», scrive sempre “Il Fatto”. «È lì che si è sfogata tutta la passione esoterica di Berlusconi: dall’anfiteatro all’orto botanico fino al lago-vulcano, che evoca il tema del battesimo del fuoco». L’orto botanico ha una pianta quadrata ispirata a quella del Tempio di Salomone a Gerusalemme, importante per la tradizione massonica perché sarebbe stato progettato da Hiram Abif, figura allegorica di architetto, fondamentale per tutta la loggia mondiale. E intorno al pozzo di pietra dell’Agorà, ci sono 12 dolmen disposti a raggiera e 8 pezzi, scolpiti e levigati, Roberto Calvidi un meteorite caduto in India nel 2003: insieme formano “la piazza dell’altro mondo”.
Simbologie a parte, le ombre si allungano sugli ultimi anni: «Per arrivare al grande gioco politico non è necessario diventare parlamentare, ma pilotare i parlamentari. Occorre una riscrittura della Costituzione», dichiara il “maestro” Salvatore Spinello, intercettato dalla direzione antimafia di Napoli nel 1999. Spinello, scrive “Il Fatto” è «amico» di Vittorio Mathieu, «stimato filosofo e figura di spicco della commissione dei probiviri», la tribuna interna del Pdl chiamata a giudicare il “ribelle” finiano Fabio Granata. I pm sospettarono Spinello di coordinare una sorta di “nuova P2”, con familiari di ministri e ambasciatori stranieri; secondo il mafioso pentito Angelo Siino, sempre Spinello gli avrebbe chiesto voti per far eleggere un democristiano e gli avrebbe presentato Flavio Carboni, massoneriasostenendo inoltre di conoscere il camorrista Vincenzo Casillo, accusato dell’omicidio Calvi e poi ucciso da un’autobomba.
Spinello fu arrestato nel 2000, ma gli elementi raccolti non bastarono a sostenere l’accusa di violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Nel ’92 aveva fondato il centro studi Cisr di Torino, attraverso il quale animò convegni insieme a Mathieu. Obiettivo: corsi post-universitari «per creare una classe politica», anche attraverso «un network di società amiche che si aiutino sul mercato». Ma non c’è soltanto Mathieu, continua “Il Fatto” in un Gianni Lettaservizio di Marco Lillo e Ferruccio Sansa: sottoposto ai probiviri del Pdl, Fabio Granata sarà giudicato anche da Sergio Gallo: lo stesso Gallo di cui parlano Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi nelle intercettazioni della P3?
Nel nuovo, fantomatico gruppo di potere comparirebbe anche Gianni Letta? «All’interno del partito, a fare da tramite con Berlusconi erano Marcello Dell’Utri e Denis Verdini, in stretti rapporti soprattutto con Flavio Carboni», mentre Pasquale Lombardo «faceva riferimento a Gianni Letta, cui si rivolgeva spesso per ogni questione di suo interesse, per telefono o anche a Palazzo Chigi su appuntamento», dichiara Arcangelo Martino, interrogato il 24 settembre 2010 a Regina Coeli dai pm Giancarlo Capaldo e Rodolfo Sabelli. Martino, il “pentito della P3”, sempre secondo “Il Fatto” si riferisce «a quel groviglio di affari, raccomandazioni, Arcangelo Martinoaggiustamenti giudiziari che per la P3 erano pane quotidiano», anche se «non sempre la sua testimonianza segue un filo logico».
Dopo aver tentato il suicidio in carcere il 22 agosto ed aver perso la moglie il 2 settembre, Martino è profondamente prostrato e gli sono stati concessi gli arresti domiciliari anche se i magistrati non gli credono del tutto: secondo i pm, Martino «ha reso dichiarazioni che lumeggiano alcuni fatti delittuosi in contestazione, ma ha eluso il proprio effettivo ruolo», mentre non ha esitato a delineare la funzione di vertice che avrebbe nella cosiddetta P3 nientemeno che il premier, Silvio Berlusconi, l’uomo che Antonio Di Pietro nell’aula di Montecitorio il 29 settembre 2010 ha dipinto come il male assoluto, l’eterno piduista corruttore che trama nell’ombra per piegare la Repubblica ai suoi esclusivi interessi (info: www.ilfattoquotidiano.it).

Fonte : LibreIdee

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