Le Carte Parlanti

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Mundimago

martedì 30 novembre 2010

Mario Monicelli : una bella rivoluzione




"Quello che in Italia non c'è mai stato, una bella botta, una bella rivoluzione, Rivoluzione che non c'è mai stata in Italia... c'è stata in Inghilterra, c'è stata in Francia, c'è stata in Russia, c'è stata in Germania, dappertutto meno che in Italia. Quindi ci vuole qualcosa che riscatti veramente questo popolo che è sempre stato sottoposto, 300 anni che è schiavo di tutti" (Mario Monicelli)


EuroNews- Intervista - Mario Monicelli

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Ha passato gli ultimi 60 anni a prendere le miserie degli italiani e trasformarle in risata. Le battute dei suoi film sono come modi di dire, parte del linguaggio anche per chi non conosce il regista. Mario Monicelli, padre della commedia all'italiana, Leone d'oro per la Grande Guerra e Leone d'Oro alla carriera. Ultimo grande del cinema del Novecento, ha appena compiuto 93 anni. Lucido e feroce non ha mai fatto sconti alla società e alla politica del Bel Paese. Adesso meno che mai. Lo abbiamo incontrato nel suo appartamento di Roma, città nella quale vive da più di 70 anni.

http://www.mariomonicelli.it/

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lunedì 29 novembre 2010

familiari Vittime di Via dei Georgofili


 http://www.strageviadeigeorgofili.org/immagini/foto_ff.php?ngall=agenderosse&gr=3&vc=0&sel=vari&m=and




« Si è svolta questa mattina a Firenze la manifestazione indetta dal movimento delle Agende Rosse, fondato da Salvatore Borsellino, per esprimere sostegno ai magistrati che indagano sulle stragi del '92-'93.
Circa un'ottantina i partecipanti, che si sono radunati di fronte al tribunale, in piazza San Firenze.
Tra i presenti anche la presidente dell'associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili Giovanna Maggiani Chelli e rappresentanti del Popolo Viola.
Nel corso della manifestazione, diffusa anche su internet, sono stati letti passi del testo 'Paolo Borsellino e l'agenda rossa'. »


.Piazza San Firenze

Siamo qui a sostegno della Magistratura che indaga sui mandanti esterni a cosa nostra per le stragi del 1993.
Siamo qui perché non possiamo più non esserci, e ringraziamo Salvatore Borsellino di aver avuto questa idea della "scorta ai magistrati".

Un periodo terrificante quello di questi ultimi due anni, non è passato quasi un giorno che non siano arrivate minacce ai Magistrati di ogni tipo, è sembrato che la magistratura avesse qualcosa da pagare rispetto ad altri .

Giorno dopo giorno, ci siamo convinti che il prezzo che in questo Paese si vuole far pagare alla Magistratura sono le indagini in corso rispetto alle stragi , noi parliamo di quelle del 1993, non perché non vogliamo parlare di quelle del 1992 , perché di quelle vi parlerà Salvatore Borsellino.

Le stragi del 1993, mai nominate nel modo giusto. sono passate per anni in sordina, il 12 novembre scorso siamo andati alla new york university con sede a Firenze. Ebbene, mentre gli studenti americani qualcosa sulle stragi del 1993 sapevano, i loro colleghi italiani invitati quel giorno non ne sapevano nulla. Forse sapevano qualcosa in più su quelle di Falcone e Borsellino, ma sulle stragi del 1993 il buio era pressoché totale.

Questo forse è un esempio banale, forse è un discorso ripetitivo da parte nostra , ma può realmente fornirci l'unità di misura dell'ignoranza da parte dei cittadini italiani sulle stragi del 1993. Se non sanno nulla i ragazzi di 20 anni di oggi è semplicemente perché non sanno nulla i padri e le madri che hanno 40 anni, quelli che al tempo delle stragi ne avevano 20, esattamente come alcune delle vittime di via dei Georgofili del 27 Maggio 1993.

Se la gente in questo Paese crede che le stragi del 1993 siano una specie di invenzione di pochi, e non sanno nulla o poco, è colpa (o merito, decidete voi) di chi le stragi insieme alla mafia le ha volute.

Ed è questa la ragione per qui noi, oggi, siamo qui.
Noi siamo qui per spingere a chiuderla, questa partita, portando in un'aula di giustizia la verità che deve emergere da un dibattimento attraverso un rinvio o più rinvii a giudizio.

Solo il processo penale può sistemare questa cosa incredibile che sono state le stragi del 1993.

Avrete sicuramente visto e sentito cosa esce dalla commissione antimafia in questi giorni. Ci sono alcuni cosiddetti uomini dello Sato che, all'improvviso, ricordano. Come se si svegliassero da un lungo sonno. Improvvisamente, ricordano. Almeno ricordassero bene, dopo tutti questi anni. Invece ricordano male, ricordano a pezzi, hanno ricordi quantomeno confusi, non completi.

Solo un passaggio di tutto ciò che si detto in questi giorni sul 41 bis, quella legge emergenziale per i mafiosi rei di strage che è in grado di fare cadere i governi si dice, e certo che lo è ,visto come la maneggiano .

Sanno solo difendersi , sia chi il 41 bis lo ha inasprito sia chi il 41 bis lo ha ammorbidito: tutti vogliono ragione sui nostri morti e sui nostri invalidi, Dio solo sa se abbiamo sempre avuto grande rispetto delle istituzioni,e sempre ne avremmo , ma quando non se ne può più non se ne può più e basta, la misura è colma.

Ora serve solo la verità.

Noi rivolgiamo una sola domanda da giorni. E continuiamo a porgerla, anche se nessuno ci risponde.
Infatti, fra conferme e smentite sul "41 bis" circa l'inasprimento o l'ammorbidimento ai tempi delle stragi, una cosa si evita sempre e comunque di affrontarla in modo diretto: le stragi del 1993.

Quei massacri ci sono stati, noi ne siamo l'emblema vivente.

Noi rivolgiamo da giorni una sola domanda, sempre la solita: come sono potute avvenire le stragi del 1993 dopo quelle del 1992, se il lavoro delle istituzioni era così fattivo e mirato per evitare altri morti, come gli attori istituzionali di allora pretendono di affermare oggi?

Da sempre sappiamo bene che quelle stragi vennero fatte per spingere lo Stato ad abolire il 41 bis. Alla luce di ciò che si sta scoprendo in questi giorni, la nostra domanda è sempre più pressante. Se il 15 maggio 1993 a ben centoquaranta mafiosi fu tolto il regime di 41 bis, perché la strage di via dei Georgofili fu fatta lo stesso? Questo implica che sul piatto della bilancia non c'era solo il papello di Riina con il 41 bis e gli altri 11 punti, ma forse altro? E cosa?

Con parole più dirette: perché le stragi del maggio e luglio 1993 sono avvenute mentre quella di ottobre 1993 o gennaio del 1994 no? Come del resto non è avvenuta quella del 14 Aprile del 1994, la strage del fallito attentato a Contorno, il collaboratore di giustizia per eccellenza.

E' inutile girare in tondo.
I morti di via dei Georgofili, piaccia o no, ci sono stati.
Qualcuno, oltre alla mafia, ne dovrà rispondere.
Per quello che ci riguarda, continueremo a fare la stessa domanda, non ci stancheremo mai di farla, oggi, qui, in questa piazza, domani in un'altra piazza, strada, via, o scuola. Perché quello che stiamo cercando non sono ricordi parziali, smentite, ricostruzioni: quello che chiediamo, che chiedono i nostri morti, che chiediamo noi tutti, è solo una cosa: la verità.

Giovanna Maggiani Chelli
Presidente Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili   .

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sabato 27 novembre 2010

La crisi spalanca le porte alla mafia



Costruttori veneti, l'allarme dell'Ance

«La crisi spalanca le porte alla mafia»


Pelliciari: «Decine di segnalazioni alle autorità competenti». Mercoledì 300 costruttori a Roma per chiedere la deroga al patto di stabilità

Stefano Pelliciari
Presidente ANCE Veneto
VENEZIA — Sono nel cemento, nella calce, nel bitume, nei mattoni, nel ferro e nelle tegole. Le infiltrazioni mafiose sono dappertutto. Soprattutto nel bisogno disperato di finanziamenti delle imprese edili venete. «La crisi ha ormai spalancato le porte delle nostre aziende alla mafia», lancia l’allarme il presidente dei costruttori veneti Stefano Pelliciari, convinto che la logica del massimo ribasso negli appalti e il blocco dei pagamenti dovuto al patto di stabilità stiano favorendo le aziende che fanno quadrare il bilancio con fondi neri. «Se il governo e la Regione non interverranno a breve — continua il numero uno dell’Ance — ci troveremo con tanti Totò Riina in giro per la nostra regione. Ci sono già decine di segnalazioni alle autorità competenti». Le imprese edili infatti pur di non perdere gli appalti hanno iniziato a lavorare sottocosto, offrendo prestazioni a prezzi di costo o anche inferiori. «Ma la crisi continua e adesso queste aziende che non hanno più soldi si sono dovute rivolgere alle organizzazioni mafiose», aggiunge preoccupato il segretario della Filca-Cisl, Salvatore Federico.
D’altro canto la fotografia del settore edile in Veneto è drammatica: in due anni sono fallite quasi 2500 attività del settore delle costruzioni, per un totale di 50 mila disoccupati. «E’ come se in Veneto si fossero abbattute 35 Termini Imerese», sbotta Pelliciari, che ha chiamato a raccolta le imprese venete e i sindacati per dare il via «alla marcia su Roma». Martedì 1 dicembre infatti 300 imprese edili, 200 artigiani e 60 cooperative andranno a manifestare insieme agli operai e ai sindacati proprio sotto Montecitorio, per esigere una deroga immediata al patto di stabilità che il prossimo anno, secondo l’Anci, porterà al blocco di circa 300 milioni di euro di investimenti da parte dei Comuni. «Abbiamo raggiunto il limite — denuncia Franco Mognato di Legacoop — le aziende e le cooperative stanno di fatto sostenendo il disavanzo degli enti pubblici e adesso non ce la fanno più. I soldi del Fas e del Cipe sono rimasti sulla carta».

Il timore è che le grandi opere infrastrutturali come la Tav siano rimandate in un futuro troppo lontano e il problema è che in Veneto ormai ci vogliono mediamente due anni per ottenere un pagamento da parte della pubblica amministrazione. A questo si aggiunge il fatto che da oltre un anno giace in Regione oltre un miliardo di euro, inutilizzato. «E invece Palazzo Balbi dovrebbe almeno anticipare i soldi per i Comuni che hanno sforato il patto di stabilità e non possono più pagare », insiste Pelliciari, proponendo di regionalizzare il patto e trasferire la capacità di spesa dalla Regione ai Comuni. «Anche il piano casa è stato purtroppo solo uno spot del governo», aggiunge il presidente di Confartigianato edilizia Paolo Fagherazzi, spiegando che «le domande ci sono state ma le aziende venete non hanno visto ancora un solo euro». A sentire i costruttori infatti, mentre la Germania e altri Paesi europei hanno immediatamente adottato misure congiunturali adeguate, il governo e la Regione hanno abbandonato gli artigiani a se stessi, lasciando scomparire nel nulla 2 mila partite Iva e 3 mila posti di lavoro.

Alessio Antonini  
27 novembre 2010

Fonte: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneziamestre/notizie/economia/2010/27-novembre-2010/costruttori-veneti-allarme-ance-la-crisi-spalanca-porte-mafia-1804257833909.shtml

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venerdì 26 novembre 2010

NOI CON GLI STUDENTI

COMUNICATO DAL COORDINAMENTO STUDENTI E RICERCATORI DELLA FACOLTA' DI FISICA, LA SAPIENZA ROMA, OCCU...PATA E MATEMATICA, TORINO, OCCUPATA - parte terza -
I TG NAZIONALI E LA CARTA STAMPATA DEVONO DIRE LA VERITA': LA PROTESTA DEGLI STUDENTI E DEI DOCENTI/RICERCATORI ITALIANI NON E' SOSPESA.
DOMANI 27 NOVEMBRE SAREMO NUOVAMENTE ALL'ATTACCO IN TUTTA ITALIA, SOPRATTUTTO A ROMA DAVANTI ALLE SEDI DEL POTERE.
NON CI FERMEREMO!


. Anche le cose sognano.. Regenesi .

La Galassia degli atenei ribelli
"E' protesta in tempo reale"

Usano internet per tenersi in contatto, le web radio per comunicare le iniziative. Sul tetto portano i pc. Ecco chi sono i protagonisti della lotta alla riforma

di CARMINE SAVIANO
ROMA - In comune hanno le richieste. Dare soldi alla ricerca. Stabilizzare i precari. Non scalfire il carattere pubblico della scuola e dell'università italiana. E per questo scendono in piazza, salgono sui tetti, rivestono di slogan e colori i monumenti del Belpaese. Ma dietro quest'unità d'intenti c'è una galassia multiforme. I nomi della rivolta universitaria sono tanti: Link 1, Rete 29 aprile 2,Rete degli studenti 3, Andu 4, Unione degli Universitari 5, Unione degli Studenti 6, Ateneinrivolta 7, Rete Universitaria Nazionale 8, Uniriot 9, Federazione lavoratori della conoscenza - Cgil 10

Professori, ricercatori e studenti. Che mettono in rete informazioni e conoscenze per pensare una scuola diversa, altra. Utilizzando il web per raccontare le loro storie, diffondere analisi e progetti, organizzare manifestazioni e occupazioni. Per passare al setaccio ogni virgola della riforma Gelmini. Ecco nomi e metodi di chi anima l'autunno caldo dell'Università italiana.

IL NOSTRO SPECIALE SULLE PROTESTE CITTA' PER CITTA' 11

“Ladri di futuro”. “Mentre studi la tua facoltà potrebbe scomparire”. Sono solo due degli slogan di Link, uno dei coordinamenti universitari più diffusi negli atenei italiani. Che mette al centro una semplice rivendicazione: “un dibattito collettivo che coinvolga studenti, dottorandi, le altre componenti accademiche per proporre un'idea di università alternativa alle riforme passate e all'attuale disegno di legge Gelmini”. E la necessità di una discussione dal basso viene condivisa anche da tante altre realtà universitarie. Come la Run, la Rete Universitaria Nazionale, vicina al Pd. Poi c'è l'Unione degli Studenti, il sindacato degli universitari, che con Link ha dato vita alla Rete della Conoscenza 12, una piattaforma dove l'analisi degli scenari, lo scambio di informazioni e l'elaborazione di proposte alternative è continuo. Grazie a internet tutto avviene velocemente. E sempre grazie al web, i resoconti e le storie della protesta di questi giorni vengono postati praticamente in diretta.

La connessione non viene mai staccata. Lo spazio virtuale del web entra nelle piazze, sui tetti, sui monumenti. C'è sempre un pc acceso. C'è sempre la possibilità di condividere i racconti e le immagini. Un esempio? Basta andare sul sito della Rete 29 Aprile, l'associazione dei ricercatori universitari che sul tetto della Sapienza ha ospitato Pierluigi Bersani, Nichi Vendola, Antonio Di Pietro, Paolo Ferrero e Angelo Bonelli. Sul sito della Rete è possibile seguire la 'diretta dal tetto' o ascoltare Radio L'Ond(r)a, la web radio che diffonde i motivi della protesta: un mantra sul carattere pubblico dell'Università, l'abolizione dei tagli alla ricerca, il piano straordinario di assunzioni. Altra associazione impegnata è l'Adi, l'associazione dei dottorandi e dei dottori di ricerca italiani. E ancora il Cpu, il gruppo che mette insieme i precari dell'Università, il Coordinamento Nazionale dei Professori Associati, e l'Andu, l'associazione dei professori ordinari. Ognuna presente sul web con decine di ricerche, petizioni ed elaborazioni collettive di riforme alternative.

Una protesta intergenerazionale, multiforme, che mette insieme tutte le figure della scuola pubblica e dell'Università. E la parte del leone la fanno gli studenti. Molto attiva in questi giorni è l'Udu, l'Unione degli Universitari, che come le altre associazioni studentesche, sta preparando la propria partecipazione alla manifestazione nazionale della CGIL prevista per sabato 27 novembre. E sul sito dell'Udu è pubblicata un'indagine di Eurostudent, che dimostra, quanto a diritto e a possibilità di acesso alla studio, l'unicità del caso italiano in Europa. La voglia di protestare è pari a quella di essere informati. Sul web girano centinaia di dossier, di analisi, di studi. Come quello preparato dal Coordinamento dei ricercatori di Pisa, un kit che da un lato spiega ai non addetti ai lavori cause e motivi della protesta contro la riforma Gelmini e dall'altro cerca di far piazza pulita di alcune leggende metropolitane che riguardano l'Università Italiana. Molto scaricati i Vademecum della Rete Degli Studenti: prontuari per svolgere al meglio manifestazioni, occupazione, assemblee e dibattiti.


L'universo dei collettivi. Perennemente in espansione, liquido, sfuggente. Disobbedienti, resistenti. Gruppi non molto numerosi, presenti in ogni dipartimento, in ogni facoltà. On line il punto di riferimento è Uniriot, il network delle università ribelli. Aggiornamenti minuto per minuto, interviste ai protagonisti delle mobilitazioni, foto e video dei momenti più caldi delle proteste. Le sigle sono tante: a Roma Resistenza Universitaria, a Napoli il Cau, Collettivo Autorganizzato Universitario, e così via, città per città. Qui la rete diventa una necessità, l'unico canale di comunicazione. All'interno, tra i membri del collettivo e all'esterno con le altre organizzazioni. E per scendere in strada o annunciare un'occupazione basta un post su Facebook.



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MILANO , Il Comune dà una sede a Forza Nuova




Il Comune dà una sede a Forza Nuova
il Pd: insulto alla città della Resistenza
L'organizzazione neofascista ha partecipato a un bando e ha ottenuto uno spazio in Buenos Aires
Immediate le reazioni dall'opposizione, che chiede di togliere agli estremisti anche l'altra sede in città


Associazione culturale e sociale senza scopo di lucro: a Forza Nuova è bastato definirsi così per ottenere dal Comune una nuova sede aggiuntiva, in pieno corso Buenos Aires: il movimento neofascista si è visto così assegnare dalla giunta Moratti un immobile per un importo di 19.250 euro, ben più grande e più centrale della vecchia sede storica di Fn in piazza Aspromonte. Il movimento xenofobo e omofobo di estrema destra, nato nel '97 tra gli scissionisti della Fiamma Tricolore, esulta e sul suo sito invita i "camerati", come esplicitamente definisce i propri adepti, all'inaugurazione, il prossimo 18 dicembre "per una festa dalle 15 fino a notte fonda".


Tra i primi a indignarsi per la concessione di uno spazio comunale a Forza Nuova è stato il capogruppo Pd a Palazzo Marino, Pierfrancesco Majorino, che ha chiesto al sindaco Letizia Moratti di rescindere immediatamente il contratto d'affitto "anzi, si dovrebbero togliere a Fn anche le sedi che ha già", dice Majorino precisando anche che il gesto del Comune "è un insulto a tutte le associazioni di volontariato". Incredula Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di concentramento di Auschwitz: "I neonazisti avrebbero dovuto sparire dalla storia e invece si riciclano, tornando fuori puliti e lavati - ha detto Segre intervistata da Radio Popolare - come quando la mafia lava i soldi e apre un'attività commerciale".

Il portavoce di Forza Nuova, Marco Mantovani, si difende: "Al contrario di altri noi non abbiamo l'abitudine di occupare illegalmente gli spazi", puntualizza in polemica con i centri sociali che, nel frattempo, hanno promesso per i prossimi giorni battaglia contro l'iniziativa del Comune. Marco Osnato, consigliere comunale Pdl, ex An e un passato tra le file del Fronte della Gioventù, difende la scelta dell'amministrazione: "L'istruttoria per l'assegnazione è stata gestita in sede tecnica, e non politica, dagli esperti indicati dalla commissione consiliare Demanio - dice - dunque si vede che Fn aveva i requisiti. In fondo Fn si presenta anche alle elezioni, anche se con poco successo. E poi Milano è già piena di sedi concesse a chi inneggia alla lotta violenta del proletariato contro il capitalismo, non penso che la nuova sede di Forza Nuova costituirà un pericolo per la democrazia".

di LAURA FuGNOLI

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giovedì 25 novembre 2010

NAPOLI , Casal di Principe è Cosentino-city

Tra topi e montagne di monnezza



Tra topi e montagne di monnezza
Casal di Principe è Cosentino-city

Ecco l'impero affaristico del boss del Pdl campano, oggi composto da Aversana gas, Aversana Petroli, Ip service, Immobiliare 6 C e Agripoint. Sul decreto del governo sono attive le manine camorriste: discariche e termovalorizzatori sono affari miliardari

di ALBERTO STATERA




CASAL DI PRINCIPE - Passi il checkpoint Charlie, che non è sulla berlinese Friedrichstrasse, ma è qui sulla cosiddetta via americana del casertano, e ti trovi finalmente a Cosentino-City dopo aver costeggiato, tra Succivo e Gricignano d'Aversa, la U. S. Navy Support City, dove stazionano i marines. Eccolo, sotto un cielo plumbeo di pioggia e di miasmi, il cuore, o meglio la testa, dei rifiuti napoletani, padani e forse europei, dove il percolato fu trasformato in oro, le discariche in business miliardari, gli orti di carciofi, finocchi e cavolfiori, i frutteti e le vigne, in un'anticamera dell'inferno.

Quasi tutto questo, dicono le inchieste, avvenne ad opera di Nicola Cosentino, detto Nick 'o americano, ex sottosegretario all'Economia tuttora supremo coordinatore berlusconiano in Campania e inventore del modulo aureo terra-rifiuti-soldi-politica-potere.

Quando gli americani sbarcarono qui, trovarono abilissimo a trafficare non Nicola, nato nel 1959, ma suo padre Silvio, detto 'o americano, che con gli alleati e i traffici di tutti i tipi del dopoguerra nella patria dell'arrangiarsi, s'intese con loro alla grande. Furono i socialdemocratici ai tempi di Saragat, quando i finanziamenti americani transitanti per Giulio Andreotti passavano pro quota al partito più filoamericano d'Italia, che lanciarono negli affari e in politica la dinastia dei Cosentino, oggi capace di condizionare le sorti del governo Berlusconi. Altro che Mara Carfagna e Italo Bocchino, sodali politici. Le chiavi del vero potere bisogna venire a cercarle
qui nell'umido autunno partenopeo, dove un imprenditore in odore di affari e di camorra può condizionare con le sue manine romane i decreti decisi in Consiglio dei ministri, come quello sui rifiuti campani che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dovuto dichiarare di non aver mai visto, dopo che per alcuni giorni il testo fu bloccato in una copertina lasciata per giorni interi alla decisiva delibazione dei plenipotenziari locali delle cosche camorriste.

Per capire dove nasce l'economia del percolato e delle discariche a cielo aperto occorre seguire per pochi chilometri dalle periferie napoletane coperte di sacchetti immondi e purulenti, l'autostrada Roma-Napoli, fino a questo paesone di 21 mila abitanti che sembra un serpente senza testa. Un checkpoint di guerra. Entri nel territorio comunale e t'imbatti in un posto di blocco di polizia ed esercito munito di blindato. Dicono che si tratta del cosiddetto modello-Caserta del ministro dell'Interno Bobo Maroni: polizia più esercito coadiuvanti in funzione deterrrente. Le truppe maroniane, stancamente, controllano qualche trasportatore di latte o mozzarelle e lasciano sfrecciare nugoli di Porsche 911 che si avventano sicure nel degrado di centinaia di scheletri di cemento armato. Del resto i casalesi, oltre la camorra, hanno l'oscar del calcestruzzo, i muratori di qui vanno a lavorare, richiestissimi, in ogni parte d'Italia. Qui, case costruite senza alcuna regola e mai terminate, forse sequestrate a capetti camorristi, avvolte in una calda coperta di munnezza organica e disorganica. Un cimitero che non ha forse l'eguale neanche nell'Africa del nord, fatto di plastica, di odori che ti prendono quasi materiali, di cadaveri animali, compresi cani morti da trenta chili, che giacciono a sfaldarsi sotto la pioggia in un turbinio di zoccole festanti, nel senso proprio del termine, non in quello che le gentili lady della Casa delle libertà hanno tradotto negli ultimi giorni, rivolgendoselo, con il sinonimo campano di vajassa, che se si declina in vajassona e che si traduce in troiona. A cotè, nell'ingresso alla Cosentino-City, a guardia di improbabili rotonde per regolare il traffico di Porsche camorriste e di trasporti di latte e mozzarelle di bufale cresciute su terreni che la regione ha recintato perché intrise di rifiuti tossici, un crescendo di santità.

Santi e martiri ritratti scultoreamente in dimensioni reali. Tolto Gesù, ci imbattiamo, alla seconda rotonda, nel papa tedesco Ratzinger e - non poteva mancare - in Padre Pio. Devozione dovuta. A chi si doveva rivolgere il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, quando doveva sistemare una paio di nipoti disoccupati? Naturalmente al satrapo di Casal di Principe, ai suoi accoliti e all'antico sodale Guido Bertolaso, l'uomo di tutte le emergenze che qui evitò rigorosamente di certificare una sola emergenza: quella rappresentata dal sistema camorrista dei rifiuti come grande affare campano e nazionale del secolo.

Lo stato maggiore dell'ex sottosegretario Nicola Cosentino, dimissionario dopo la richiesta di arresto per camorra, ma tuttora ineludibile boss campano del partito di Berlusconi che con la rivendicazione dei suoi diritti elettorali ha provocato la crisi delle vajasse animata dal ministro Mara Carfagna, ex showgirl amata dal capo, e Alessandra Mussolini, vajassa di antica nomina, è all'inizio di via Umberto primo. È proprio l'inizio di un serpentone di chilometri e chilometri, dove ha sede la sua società AP, Aversana Petroli, capofila di un gruppo ormai da centinaia di milioni di euro.

Bombole di gas, lubrificanti, simpatie dell'Eni berlusconizzata con la direzione di Paolo Scaroni, che ha ceduto centinaia di punti vendita superando agevolmente lo scoglio dell'antitrust: è qui che nidifica il business dei rifiuti. Nella putrefazione morale e non solo mondezzaia (copyright Piero Calamandrei e "La Peste", il libro di Sodano e Trocchia che giustamente cita il detto). È qui che Cosentino ha scoperto l'oro del percolato e delle discariche come veri strumenti di potere.

Correranno forse cinquecento metri tra lo stato maggiore dell'ex sottosegretario berlusconiano, dimissionario dopo aver rischiato l'arresto per camorra, e il bar dove fu trucidato da un commando camorrista Michele Orsi, imprenditore dei rifiuti che aveva dichiarato come suoi veri padroni Cosentino e l'ex leader di An Mario Landolfi. Aveva confermato il camorrista Gaetano Vassallo: "Ho agito per conto della famiglia Bidognetti quale loro referente nella società Euro 4 gestita dai fratelli Orsi. Posso dire che la società Euro 4 era controllata dall'onorevole Nicola Cosentino e anche l'onorevole Mario Landolfi vi aveva svariarti interessi".

Testimoni dicono che in un'occasione pubblica questo Cosentino esclamò: "Eco 4 song'io!". E Eco 4 significa il consorzio per la raccolta dei rifiuti controllato dalla camorra.

Tra Giggino 'o drink, Giggino a Purpetta (l'attuale presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro, della cordata Cosentino), Peppe 'o Padrino, confessiamo che è difficile identificare questa nuova classe dirigente campana, rispetto ai tempi pur turpi dei Gava, dei Di Donato e dei Cirino Pomicino. Questi, rispetto ai capiscuola di una repubblica fa, sono come dire?, ben oltre.

L'impero Cosentino, salvo errore o omissione, è oggi composto da Aversana Gas, Aversana Petroli, Ip Service, Immobiliare 6 C, Agripoint e chissà che altro, in un turbinio di affari opachi che qui a Cosentino-City, tra le statue del Papa germanico e di Padre Pio, confondono tutto. Salvo una sorta di una holding che sul decreto governativo rimasto incerto tra le azioni delle manine camorriste per alcuni giorni, tratta un affare miliardario di discariche e termovalorizzatori. Prima l'affare era non farli, i termovalorizzatori. Oggi può diventare un grande affare farli.

Cos'è il genio imprenditoriale se non quello di sfruttare le occasioni che periodicamente mutano? E alla cupola camorrista tutto mancherà, ma non la capacità di subodorare gli affari in fieri, come quelli delle nuove discariche e dei nuovi termovalorizzatori, centinaia di milioni di euro, che alla vecchia maniera possono essere assegnati agli amici e agli amici degli amici. Capite ora perché la crisi Carfagna, prodotto berlusconiano che minaccia di abbandonare il berlusconismo, entra come un coltello nella carne stessa del sistema di potere berlusconiano ?

Per la prima volta gli affari senza controllo che hanno segnato tre lustri di berlusconismo senza regole, appaltati alle mafie locali a onore del motto "andate e arricchitevi", incontrano all'interno stesso del moloch di potere qualche inceppo.

A Santa Lucia, il presidente della regione Stefano Caldoro, un ex socialista sul quale Cosentino preparò i dossier per distruggerlo, ci confessa: "Saviano, diciamolo, non fa che fotografare la realtà. Questa è una terra invasa per decenni dai veleni provenienti da tutta l'Italia e da mezza Europa e nessuno può negarlo. La camorra ci sta sempre, soprattutto quando l'emergenza diventa lucro, come accade sempre a Napoli e in Campania. Noi non siamo in Trentino e giorno dopo giorno dobbiamo subire la controspinta camorristica. Ci vorranno tanti anni e centinaia di milioni. Ma giuro che ce la faremo".

Mentre il giovane governatore Caldoro, figlio di un socialista di quelli che all'etica ci tenevano, ci diceva a Napoli queste parole, a Roma il sottosegretario Gianni Letta, stretto tra la Carfagna, la Mussolini e il suo padrone, trattava con Nick 'o Americano le deleghe per le operazioni antirifiuti in onore a Casal di Principe. Vince Cosentino-City.
a.statera@repubblica.it

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mercoledì 24 novembre 2010

Uno sciopero del panino per salvare la nostra cultura.



Uno sciopero del panino per salvare la nostra cultura.


“Fatevi un bel panino con la Divina Commedia“, aveva detto Giulio Tremonti tra il serio e il faceto. Adesso si scopre che la questione era molto più seria di quanto si potesse pensare. La Società Dante Alighieri, che promuove la lingua e la cultura italiana nel mondo, rischia di chiudere dopo 121 anni di gloriosa e prestigiosa attività. Infatti, per risparmiare 648 mila euro la forbice del Ministero del Tesoro si è accanita sull’ente fondato nel 1889 da Giosuè Carducci.

Praticamente il colpo di grazia, e proprio mentre l’Italia si appresta a celebrare i 150 anni dall’Unità. Perché se il British Council ha a disposizione 220 milioni di euro, il Goethe Institute 218, lo spagnolo Cervantes 90, il portoghese Camoes 13 e Alliance Fracaise 10,6, la Dante prima tirava avanti con uno stanziamento pubblico di un milione 700 mila euro, poi ridotto a un milione 248 mila euro l’anno, e adesso dovrà cavarsela con 600 mila euro, il 53,5 per cento in meno rispetto al 2009. Che vuol dire chiudere.

La Dante Alighieri ha 423 comitati in tutto il mondo, dall’Argentina fino all’estremo oriente della Russia, che organizzano migliaia di corsi di lingua italiana frequentati da circa 200 mila persone e questo lo fa soprattutto attraverso il volontariato e i corsi a pagamento che servono a mantenere la sede centrale di Roma. Per salvare l’Istituto, quindi, partono due distinte iniziative di protesta e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

Sul sito del magazine femminile Io Donna, il primo organo di informazione ad attivarsi, è stata lanciata la campagna “S.O.S. per l’italiano. Vogliono chiudere la Dante Alighieri. Fermiamoli“, per chiedere ai lettori di manifestare il proprio disappunto nel tentativo di preservare uno dei fiori all’occhiello dell’italianità nel mondo. Inoltre, sul numero di Io Donna in edicola questa settimana, il noto giornalista e scrittore Sergio Rizzo ipotizza quali sarebbero le possibili alternative per recuperare senza sforzo 648 mila euro nel bilancio dello Stato: “Per esempio – spiega Rizzo - rinunciando a una decina di auto blu tipo Audi quattromiladuecento di cilindrata, che vanno tanto di moda adesso per le trasferte di ministri e sottosegretari; per esempio, con una microscopica puntatina alle spese voluttuarie della Camera e del Senato, dove si è arrivati a spendere 4.400 euro per l’acquisto di 50 asciugamani di lino destinati al bagno degli ospiti dell’appartamento presidenziale; per esempio, evitando di utilizzare gli aerei della presidenza del Consiglio come taxi…“.

“Senza la sede centrale della Dante Alighieri - nota ancora Rizzo – sarebbe difficile tenere in piedi il resto dell’Istituto sparso per il mondo. A meno che… Volendo pensare male, si potrebbe immaginare che l’obiettivo sia proprio quello. Il clima politico, del resto, non sembra molto favorevole a rilanciare i valori nazionali“. Insomma, nel colpo finanziario inflitto alla Dante Alighieri è insito il forte rischio che l’italianità nel mondo, già fortemente provata a livello di immagine per le responsabilità della nostra classe politica e istituzionale, si riduca a una mera e isolata nicchia di testimonianza. Una vera beffa per il Paese che vanta il più vasto patrimonio artistico e culturale del pianeta.

Il webmagazine della Fondazione Fare Futuro inoltre, aderendo con convinzione all’appello di Io Donna per la sopravvivenza della nostra lingua, propone addirittura di più. Nel sottolineare come sia semplicemente folle che un Paese come l’Italia non investa sulla propria cultura e sulla propria storia, rinunciando di fatto a difendere un valore così grande come l’identità nazionale, lancia provocatoriamente uno sciopero della fame ‘a staffetta’: rinunciare per 24 ore a mangiare, secondo turni concordati, per dimostrare che gli italiani, pur di difendere la loro cultura, sono ben disposti a fare a meno di quel famoso ‘panino’ di cui parlava il Ministro Tremonti. Tutti gli interessati alla singolare iniziativa, possono inviare una mail a redazione@ffwebmagazine.it. Verranno successivamente contattati per definire il giorno in cui dovranno partecipare alla protesta.

In questa fase di grave crisi sociale ed economica, nell’epoca del multiculturalismo, la nostra cultura e identità sono forse gli unici beni che ci sono rimasti. Ed è un dovere di ogni persona responsabile, a prescindere dalle singole iniziative di protesta, mobilitarsi e far sentire la propria voce. Affinchè la ricchezza dei Padri sia anche quella dei figli, e per stimolare quel meccanismo di virtuosa condivisione della nostra storia con i tanti ‘nuovi italiani‘ che chiedono di compartecipare all’avvenire della nostra Nazione. Alla vigilia del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, si tratta del miglior modo di riscoprirci patrioti.

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SCRITTO DA : David Incamicia

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lunedì 22 novembre 2010

Rifiuti a Napoli, Napolitano gela il governo: “Mai ricevuto il decreto legge”




Rifiuti a Napoli, Napolitano gela il governo: “Mai ricevuto il decreto legge” e l’Ue: “Situazione come due anni fa”



Misteri sul decreto legge rifiuti: in un comunicato il Quirinale ha fatto sapere  di non aver ricevuto il decreto legge per affrontare l’emergenza rifiuti. Nella nota si sottolinea che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “non ha ricevuto e non ha quindi potuto esaminare, né prima né dopo la riunione del Consiglio dei Ministri di giovedì 18 novembre, il testo del decreto-legge sulla raccolta dei rifiuti e la realizzazione di termovalorizzatori in Campania, che sarebbe stato definito dal Governo”. Intanto gli ispettori dell’Ue arrivati a Napoli dicono: la situazione dei rifiuti è rimasta invariata rispetto a due anni fa. Quirinale: mai ricevuto decreto legge sull’emergenza. “Il Capo dello Stato – dice la nota del Quirinale – si riserva pertanto ogni valutazione sui contenuti del testo quando gli verrà trasmesso”.
Il decreto legge per l’emergenza rifiuti aveva ricevuto il via libera dal Consiglio dei ministri nella riunione del 18 novembre scorso. Il testo introduceva ”misure volte ad accelerare la realizzazione di termovalorizzatori” in Campania, attribuendo al presidente della Regione Stefano Caldoro ”poteri commissariali”, così come si leggeva nel comunicato di palazzo Chigi diffuso al termine della riunione.
Il dl si propone di ”assicurare il superamento della criticità rifiuti in Campania”. Tra l’altro il decreto contiene ”la cancellazione delle discariche di Terzigno-Cava Vitiello, Andretta, Serre-Valle della Masseria”.
Per i lavoratori dei Consorzi in esubero, veniva ”autorizzato l’accesso alle procedure di mobilità presso gli impianti provinciali”. E verranno ”stanziati fondi a valere sul Fas per la copertura degli oneri per l’impiantistica e le misure di compensazione ambientale”.
Intanto Napoli restra sommersa dei rifiuti, sempre di più. Nella mattinata di lunedì 22 novembre, il giorno dell’arrivo degli ispettori della commissione Ue, lungo le strade della città, ci sono 2900 tonnellate e domani la situazione potrebbe nettamente peggiorare: se oggi non si riuscirà a conferire, si arriverà ad una quantità  di 3600 tonnellate di immondizia non raccolta.
Nel centro storico, come nei quartieri Posillipo e Chiaia, la scena non cambia: cumuli, enormi, dovunque. L’assessore all’Igiene Urbana del Comune di Napoli, Paolo Giacomelli, parla di una ”situazione molto, molto grave”. ”Al momento da parte degli organi preposti, vale a dire l’Asl e l’Arpac, non è pervenuta alcuna comunicazione relativa a casi di emergenza sanitaria – spiega – ma è un dato che, se non saranno previsti nuovi conferimenti, l’immondizia resterà in strada”.
Il punto è sempre lo stesso: assenza di discariche – a Napoli c’è solo quella di Chiaiano dove il conferimento è di circa 700 tonnellate al giorno – e, di conseguenza, la saturazione degli impianti Stir di Giugliano e Tufino dove sversa Napoli. Un dato su tutti: lunedì mattina all’impianto Stir di Giugliano si è riusciti a scaricare un solo mezzo proveniente da Napoli, vale a dire circa 12 tonnellate; sei, complessivamente i mezzi a Tufino.
”Gli Stir stanno lavorando a ritmo molto, molto ridotto – ribadisce Giacomelli – questo vuol dire che entro oggi riusciremo a togliere dalle strade di Napoli un centinaio di tonnellate, vale a dire quasi nulla”. Centrale, a questo punto, la possibilita’ di sversare in altre discariche della Campania o d’Italia. Intanto, la scorsa notte, 41 mezzi hanno regolarmente sversato alla discarica Cava Sari di Terzigno.
Ispettori Ue: situazione come due anni fa. La situazione dei rifiuti a Napoli è esattamente come due anni fa. A dirlo è il capo degli ispettori Ue, Pia Bucella, che è da oggi a Napoli per fare il punto sulla gestione del ciclo dei rifiuti.”Dopo due anni la situazione non e’ molto diversa. I rifiuti sono per le strade, non c’e’ ancora un piano di trattamento e gestione della differenziata”. Eppure Silvio Berlusconi di quella “risoluzione” del problema ha fatto uno degli sponsor del “governo del fare”.
”Abbiamo parlato per tre ore della problematica relativa alla sentenza della Commissione europea del 4 marzo che ha condannato l’Italia per non aver realizzato una rete integrata di trattamento dei rifiuti in Campania – ha aggiunto Pia Bucella – per non aver avviato lo smaltimento del pregresso, le cosiddette ecoballe gli ispettori hanno pero’ ribadito che questa volta non si accontenteranno solo della presentazione del piano ma vogliono che sia implementato”.
Gli ispettori dell’Unione Europea, intanto, saranno nel pomeriggio di oggi in visita al termovalorizzatore di Acerra. Domani mattina incontreranno la commissione ambiente del Consiglio regionale della Campania, poi ultimeranno il lavoro nel pomeriggio. Mercoledi’ mattina rientreranno a Bruxelles, dove verranno saranno tratte le conclusioni della due giorni di missione in Campania. Lo ha detto il capo degli ispettori Pia Bucella parlando con i giornalisti dopo aver incontrato l’assessore all’Ambiente della Regione Campania, Giovanni Romano.


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FREE - WEB: GIAPPONE, MINISTRO GIUSTIZIA SI DIMETTE PER UNA BA...




FREE - WEB: GIAPPONE, MINISTRO GIUSTIZIA SI DIMETTE PER UNA BA...: "GIAPPONE, MINISTRO GIUSTIZIA SI DIMETTE PER UNA BATTUTA IN ITALIA CE LO SOGNAMO , AHAHAHAHAH . . . Il ministro della Giustizia nipp..."

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Lo spettacolo in sciopero



Lo spettacolo in sciopero
"No al cinecidio premeditato"
Quasi tutti gli oltre 250 mila lavoratori del settore aderiscono all'agitazione indetta dai sindacati contro i tagli. In oltre 1.500 si radunano al cinema Adriano di Roma: "Non siamo debosciati che sperperano, combattiamo per le nuove generazioni".


Cinema chiusi, teatri su cui non si alzerà il sipario e centinaia di eventi annullati in tutta Italia. È l’effetto dello sciopero indetto da vari sindacati come Slc-CGIL, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil contro i tagli previsti nella Finanziaria 2011.

Giù il sipario sul mondo dello spettacolo: la quasi totalità dei 250 mila lavoratori del settore aderisce infatti allo sciopero generale organizzato da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil contro i tagli previsti nella Finanziaria 2011. Una protesta per chiedere il reintegro del Fus, il contributo statale, attualmente ridotto al minimo storico di 288 milioni di euro, il ripristino delle agevolazioni fiscali, la legge dello spettacolo dal vivo e lo stop alla delocalizzazione delle produzioni cineaudiovisive. Nella capitale, l'appuntamento è alle 10,30 al cinema Adriano, per fare il punto della situazione: ci sono almeno 1.500 persone, troppe per la sala che è stata loro concessa, e così la manifestazione comincia in ritardo. Tanti i volti noti, tra cui Marco Tullio Giordana, Paolo Sorrentino, Giulio Scarpati, Caterina Guzzanti, Giorgio Tirabassi, Fabrizio Gifuni, Mimmo Calopresti, Marco Risi, Fabrizio Bentivoglio, Giuseppe Piccioni, Paola Pitagora, Maria Rosaria Omaggio.

Un'atmosfera caldissima, quella che si respira. Giovanni Veronesi spiega che ''il danno fatto in questi anni dai governanti alle nuove generazioni è incalcolabile: la cultura come peso della società, come fardello inutile da evitare. I ragazzi finiranno per crederci, prima o poi". "C'è rimasto
solo il tubo del gas - dice ironicamente Ennio Fantastichini, poco prima dell'inizio - questo governo ha deciso di distruggere la cultura mentre rimangono i fondi per le cerimonie istituzionali. Che poi, cosa sono queste cerimonie? Portare in giro le pischelle con l'auto blu?". Poi dal palco parla Fabrizio Gifuni: "A questo punto manifestazioni come queste dovrebbero diventare sempre più frequenti, quasi con una scadenza settimanale. Ma sono convinto che i primi risultati significativi ci saranno quando queste manifestazioni vedranno la partecipazione anche di cittadini comuni che cominceranno a sentirsi privati di qualcosa che gli appartiene". Rincara Massimo Ghini: "Si parla di Fus come di soldi tolti agli italiani e sperperati da quattro buffoni. Il senso di queste manifestazioni è spiegare alla gente chi siamo realmente: non siamo un gruppo di debosciati che sperpera. E' l'ennesima macchina del fango gettata ". Ma il più esplicito è Ettore Scola: "Continua il 'cinecidio' premeditato contro cui si tenta di resistere".

Per il resto, per l'agitazione di oggi restano chiuse e sale da concerto, i cinema, i teatri - che cancellano anche le prove - e i set cinematografici. Al teatro Carlo Felice di Genova, in programma un concerto di Zubin Mehta in sostegno della protesta. A Milano organizzato un convegno dove sono previsti gli interventi del direttore del Piccolo, Sergio Escobar, del sovrintendente alla Scala, Strephane Lissner e dell'attore Toni Servillo. A Bari, presidio davanti al Teatro Petruzzelli. Alla giornata aderisce anche l'Enc, l'Ente nazionale circhi.

E in mattinata anche il ministro della Cultura Sandro Bondi (che in presenza di altre manifestazioni, come l'occupazione del red carpet al Festival di Roma, aveva usato toni molto duri) ammette che l'iniziativa di oggi parte da presupposti giusti: "Non posso non comprendere le ragioni della protesta del mondo dello spettacolo che, nonostante certe strumentalizzazioni politiche, pongono problemi reali. Ribadisco il mio impegno a ottenere la proroga degli incentivi fiscali a favore del cinema, una misura liberale che senza gravare sulle casse dell'erario ha un effetto positivo per lo sviluppo dell'economia, e di un necessario reintegro del fondo unico per lo spettacolo". Alla protesta invece aderisce ufficialmente il centrosinistra: Pd, Idv, Sinistra e libertà.

"Le promesse non ci bastano, non possiamo più stare appesi", dice il presidente dell'associazione Centoautori 1, Andrea Purgatori. "Giovedì sera Bondi continuava a promettere e intanto al mattino c'era stato un Consiglio dei ministri dal quale lui è uscito senza una briciola". Resta la possibilità che il rinnovo degli sgravi arrivi a fine anno con il decreto Milleproroghe: "Ma per noi sarebbe comunque tardi - ribatte Purgatori - se la certezza del rifinanziamento arriva a fine dicembre, la conseguenza è che a gennaio, febbraio e marzo le produzioni stanno ferme. Per questo cominciamo a pensare che lo scontro sul cinema sia politico".
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sabato 20 novembre 2010

SAVIANO non ha detto tutta la verita' su Bossi e Berlusconi



SAVIANO non ha detto tutta la verita'...


La LEGA NORD non e' in associazione solo con la NDRANGHETA...ha dimenticato di dire che la LEGA NORD campa da anni con l'estorsione rimborsi elettorali che campano da pappone sulle spalle di noi cittadini che da anni paghiamo mesate vergogna ai parlamentari della LEGA NORD...la LEGA NORD e' in associazione con la MAFIA come loro stessi hanno ammesso anni fa...oggi la LEGA NORD e' la migliore partner della MAFIA...

Ecco cosa diceva Bossi di Berlusconi tra il 94 e il 99.


L'Uomo di Arcore mostra le stesse caratteristiche dei dittatori, perché insiste nella sua volontà di non ritirare l'infame decreto Biondi che mette in libertà i peggiori ladri, concussori, corrotti, ricettatori (Umbero Bossi, 18 luglio 1994)


Berlusconi, uomo di Cosa Nostra, non poteva che essere di pasta profondamente antidemocratica. (...) Il Polo per le origini mafiose della ricchezza di Berlusconi gravita su Palermo (…) Berlusconi che è il capo di Forza Italia, un partito creato da Dell'Utri inquisito per mafia che con i suoi mezzi senza limiti tiene in vita tutti i partiti del Polo. (Umberto Bossi, Intervento al Congresso Federale Straordinario della Lega Nord, 24/25 Ottobre 1998 Brescia)


L'Uomo di Arcore mostra le stesse caratteristiche dei dittatori, perché insiste nella sua volontà di non ritirare l'infame decreto Biondi che mette in libertà i peggiori ladri, concussori, corrotti, ricettatori (Umberto Bossi, 18 luglio 1994)


Un Governo che ha inteso la governabilità come fine a se stessa, il potere per il potere, la governabilità per la governabilità, la vecchia e collaudata massima di Bettino Craxi !(Umberto Bossi, discorso in parlamento, 21 dicembre 94)


Fu allora che si decise di buttare in campo Berlusconi e le sue televisioni, che sono molto più di tre, nascoste dietro vari prestanome. Un uomo dal passato impresentabile e con un patrimonio costruito grazie ad oscuri finanziamenti di società anonime: Cosa Nostra, Craxi, Andreotti, P2. (Umberto Bossi, congresso Lega Nord, 10/12 febbraio)


La caduta del suo governo? Berlusconi venga da me, che gliela spiego io...! Sono stato io a metter giu' il partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l'ho abbattuto (Umberto Bossi, 21 Luglio 1998)


Il dramma di Berlusconi - aggiunge il leader leghista - e' che e' un palermitano che parla in meneghino, mandato apposta per fregare il Nord. Io questo lo compresi subito, compresi che bisognava evitare l'annientamento della Lega e mi comportai di conseguenza (Umberto Bossi, 21 Luglio 1998)


C'e' qualche differenza tra noi e lui... Peccato che lui sia un mafioso. Il problema e' che al Nord la gente e' ancora divisa tra chi sa che Berlusconi e' un mafioso e chi non lo sa ancora (Umberto Bossi, 12 Settembre 1998)


"E' un palermitano che parla meneghino, e' il meno adatto a parlare di riforme. L'unica riforma che veramente sta a cuore a Berlusconi e' che non vengano toccate le sue televisioni. Invece io dico che bisogna portargliele via, perche' le sue televisioni sono contro la Costituzione. La prima riforma da attuare e' quella di mettere in circolazione l'informazione. Berlusconi e' tutto tranne che un democratico" (Umberto Bossi, 12 Settembre 1998)


"Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Ce lo spieghi, il Cavaliere. Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani al Nord che sono morti a causa della droga". (Umberto Bossi, 12 Settembre 1998)


La Fininvest ha qualcosa come trentotto holding, di cui sedici occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano (Intervento di Umberto Bossi al Congresso Federale della Lega, Brescia, 27 Ottobre 1998)


"Silvio e' uomo della P2, cioe' del progetto Italia (Intervento di Umberto Bossi al Congresso Federale della Lega, Brescia, 27 Ottobre 1998)


Berlusconi ha fatto cio' che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge Mammi'(Intervento di Umberto Bossi al Congresso Federale della Lega, Brescia, 27 Ottobre 1998)


"Berlusconi è l'uomo di Cosa Nostra" (Intervento di Umberto Bossi al Congresso Federale della Lega, Brescia, 27 Ottobre 1998)


"Molte ricchezze sono vergognose, perche' vengono da decine di migliaia di morti. Non e' vero che "pecunia non olet". C'e' denaro buono che ha odore di sudore, e c'e' denaro che ha odore di mafia. Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore. Ecco il punto". (Intervento di Umberto Bossi al Congresso Federale della Lega, Brescia, 27 Ottobre 1998)


Un massone piduista come l'arcorista non poteva che usare quel linguaggio. In fondo Berlusconi e' sempre stato un problema di "cosa sua" o "cosa nostra". Ma ne' mafia, ne' P2, ne' America riusciranno a distruggere la nostra societa". (Umberto Bossi, 24 Febbraio 1999)


Berlusconi ha avuto una fortuna straordinaria nel fare tanti soldi in cosi' poco tempo. E per di piu', passando dalla tessera 1816 della P2 e dai salvataggi che il suo amico Bettino Craxi ha piu' volte fatto al suo impero televisivo. A me personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano venuti dalla Banca Rasini. Quella fondata anche da un certo Giuseppe Azzaretto, di Palermo, che alla fine riusci' a mettere le mani su tutto l'istituto di credito. E in quella stessa Banca, dove lavorava anche il padre di Silvio, c'erano i conti di numerosi esponenti di Cosa Nostra". (Umberto Bossi, 2 Ottobre 1999)

la LEGA NORD oggi e' la migliore alleata della camorra tramite COSENTINO e' la migliore alleata della SACRA CORONA UNITA tramite FITTO...e' alleata con il piu' grande truffatore della storia italiana cioe' TREMONTI che in poco piu' di due anni e' mezzo di governo ha sperperato piu' di 200miliardi di euro che sono aumentati di debito pubblico...e' alleato con SACCONI che la moglie truffaldina ha venduto il pacco vaccini per la febbre suina al governo italiano e' alleato con GIANNI LETTA il ruffiano stato vaticano mafia mantiene i collegamenti in modo eccellenti e la sorella di LETTA ha anche truffato la croce rossa italiana...SCAJOLA quello dell'aeroporto personale ad albenga ed le case che non ricorda chi gliele ha regalate...quindi ROBERTO SAVIANO non ha detto la verita' dimenticandosi parecchi particolari...Petrus-Unicum stava osservandoalcune immagine registrate quando ha inseguito il Berlucifero che poi la perso nella nebbia come il capo ed alcuni membri della delegazione meta’porci e meta’ piovre trasformati dal berlucifero con un colpetto da70 MILIARDI DATI DAL Berlucifero A BOSSI…LEGA LADRONA E ROMA MAFIOSA…in quel periodo pignorata per debitila casa di Bossi… Tra gli appunti trovati nell’agenda sequestratale annotazioni di Sasini riportano schematicamente il presunto «accordo»…oggi la LEGA NORD bossi insieme ai suoi soci quello con la maglietta con le vignette di maometto…quello con la maglietta con scritto sopra i gay vanno deportato l’altro con la maglietta scritto sopra bruciare gli stranieri ei bambini dei rom e l’altro condannato per aver morso un polpaccio ad un poliziotto usano l’ammorbidente per la lingua per leccare il berlucifero in modo soave…SAVIANO non si capisce perche' deve essere crocifisso dai servi del giornale appartenente ad una famiglia di delinquenti che hanno commesso tutti ireati possibili ed immaginari...

Paolo Berlusconi, fratello del presidente del Consiglio, patteggia per chiudere il processo per l'ex discarica di Milano52 milioni di euro per evitare il carcereFondi neri, corruzione e politici compiacenti



Grazie all'immondizia la Simec, già di proprietà del fratello del premier, ha guadagnato 243 miliardi di lire. Pagati dalla Regione, con i soldi dei contribuenti.Nel '96 Formigoni ordina il recupero ambientale della discarica. Le spese, a carico di Berlusconi e soci, sono invece scaricate sul gruppo Auchan, in cambio di un centro commerciale.



La storia è quella solita di tutte le Tangentopoli. Fondi neri, corruzione, fiumi di denaro pubblico che svaniscono nel nulla, politici compiacenti.



Questa volta però la vicenda potrebbe chiudersi ancor prima dell'inizio del processo, grazie a un maxirisarcimento: 52 milioni di euro, pari a quasi 101 miliardi delle vecchie lire.



Una somma - la più grossa mai recuperata da un'inchiesta penale su reati di pubblica amministrazione - che sono pronti a sborsare Paolo Berlusconi e un'altra trentina di imputati pur di chiudere definitivamente la faccenda della discarica di Cerro Maggiore, la più grande pattumiera d'Europa a due passi da Legnano, tra Milano e Varese.



Un intrigo da 150 miliardi di lire di fondi neri, al centro del quale c'è una società, la Simec spa, all'epoca dei fatti di proprietà del fratello del presidente del Consiglio e di Giovanni Butti, commercialista a Como.



Una società privata autorizzata dalla Regione Lombardia a costruire e a gestire, in quello che gli economisti definiscono regime di monopolio, “l'impianto di emergenza” ricavato da una ex cava.



Dove, tra il 1990 e il 1996, sono stati accumulati più di un milione di tonnellate di sacchi neri che in soli cinque anni e mezzo hanno fruttato alla Simec 243 miliardi di ricavi lordi. A pagare i quali è stata la Regione Lombardia. Ma con i soldi dei contribuenti.All'inizio fu un suicidio



L'inchiesta sulla più grande pattumiera d'Europa ha inizio il 13 maggio del 1997. Con un suicidio.



Quello di Luigi Ciapparelli, un italiano residente in Svizzera, amministratore delegato della Simec spa. Un anno e mezzo prima, Ciapparelli è diventato socio della Simec rilevando la quota del 50 per cento appartenente a Paolo Berlusconi. Un passaggio provvidenziale per il fratello del premier che doveva servire - preciserà - a far cessare quelli che considerava “attacchi continui e gratuiti” nei suoi confronti.



La discarica è in quel momento al centro di violentissime polemiche.



La Giunta regionale guidata da Roberto Formigoni (Forza Italia) ha infatti deciso di allargare l'area della discarica, per consentire lo sgombro delle migliaia di tonnellate di rifiuti provenienti ogni giorno dal capoluogo lombardo che, ancora privo di inceneritore, non sa dove collocarli.



Una decisione che scatena la protesta dei cittadini della zona, che decidono di formare un Comitato antidiscarica, capeggiato dal sindaco di Cerro Maggiore, Marina Lazzati.



I cittadini, esasperati, pur di impedire alla pattumiera a cielo aperto di rendere l'aria della zona ancora più irrespirabile di quanto già non lo sia, arrivano persino a fare lo sciopero della fame e, con tende e barricate, a bloccare i camion con l'immondizia.



Vengono anche denunciati per blocco stradale, ma poi tutti assolti dal giudice Renato Bricchetti, difficilmente etichettabile come “toga rossa”, visto che nel '94 si era candidato alle politiche per Forza Italia.



Il pacchetto azionario di Berlusconi jr finisce così a Ciapparelli, già presente nella Simec come socio di altri proprietari raccolti nella “Fideco”.



Ma la mattina del 13 maggio '97 il ragionier Ciapparelli decide di uscire per sempre di scena. E lo fa sparandosi un colpo alla testa con la sua Beretta 7.65 mentre è alla scrivania del suo ufficio, all'interno dell'impianto di smaltimento.



Quella mattina era giunto alla discarica visibilmente alterato o, come alcuni dipendenti raccontarono agli inquirenti, addirittura “infuriato”.



Un gigantesco muro di cemento, che avrebbe dovuto contenere la montagna di rifiuti e difendere la salute dei cittadini di Cerro e della vicina Rescaldina, stava cedendo. Scatenando ancora una volta l'ira dei cittadini della zona.



Da qui, forse, il gesto disperato di un imprenditore incapace di far fronte ai numerosi problemi della discarica.



Ma l'autopsia al ragioniere dà un risultato sorprendente: il proiettile non ha colpito la tempia dell'imprenditore, ma la sua nuca. E sulla pelle manca il classico alone dei colpi sparati a bruciapelo. Il ragioniere, insomma, si sarebbe sparato da qualche centimetro di distanza dietro la nuca. Una manovra - spiegano i medici legali - anatomicamente possibile, ma sicuramente inconsueta.Berlusconi jr indagato


Il pubblico ministero Margherita Taddei, di turno alla Procura di Milano la mattina del 13 febbraio '97, anziché chiudere il caso Ciapparelli (per il quale è stata poi ipotizzata l'“istigazione al suicidio”), incarica la Guardia di finanza di ricostruire la situazione economica e amministrativa della maxidiscarica.
Il 22 ottobre del '98 Paolo Berlusconi, fino al '95 socio di maggioranza della Simec, insieme ad altre venticinque persone, viene indagato per truffa ai danni della Regione Lombardia, falso in bilancio e appropriazione indebita.

Vengono sequestrati anche una trentina di miliardi di lire a lui “riferibili”.

Secondo l'accusa, con la prospettiva di maggiori costi, attraverso conti ritenuti irregolari, sarebbero state formulate tariffe superiori a quelle congrue, applicate poi alla Regione Lombardia e all'Amsa, la municipalizzata milanese che si occupa della nettezza urbana.


Tra le persone indagate di riciclaggio, per aver fatto da prestanome dei conti bancari, c'è anche l'ex moglie di Paolo Berlusconi, Mariella Bocciardo, alla quale alla fine del '98 la procura di Milano sequestra un conto di 43 miliardi di lire. “A pochi giorni dall'assoluzione completa per gli immobili della Cariplo - commentò all'epoca Berlusconi jr - il mio nome viene nuovamente tirato in ballo in modo pretestuoso”.Il trucco delle tariffe gonfiate


Molti miliardi sarebbero quindi finiti nelle tasche degli amministratori della Simec grazie alle tariffe gonfiate, coperte da una semplice operazione di bilancio: se da una parte ci sono ricavi lordi per 243 miliardi di lire, dall'altra siamo in presenza di pesanti “costi di smaltimento”.


Costi che la Procura non considera veri, ma frutto di “spese fittizie per almeno 150 miliardi di lire”, ad esempio per l'acquisto di macchinari, per consulenze amministrative e pubblicitarie.


O, il caso più eclatante, per l'acquisto avvenuto nel luglio del '94 dell'immobiliare “La Beffa”, costata alla Simec 30 miliardi di lire e rivenduta sei mesi dopo a soli 2 miliardi.


Una vera beffa, se si pensa che i 28 miliardi di perdita fittizia sarebbero tornati a nero sui conti di parenti, dipendenti e prestanome.


Ma l'indagine penale scatena l'interesse anche del fisco. Si apre per il fratello del Cavaliere un procedimento per evasione fiscale che, grazie al pagamento di 76 miliardi di lire all'ufficio Imposte di Milano, viene anche rapidamente archiviato.In scena il “governatore”


Il 28 marzo 2001, alle quattro di pomeriggio, il “governatore” lombardo Roberto Formigoni convoca una conferenza stampa per divulgare la notizia che nel giro di qualche giorno finirebbe ugualmente sulle pagine dei giornali: “Sono indagato per corruzione, ma di corruzione non c'è traccia, non si parla di una sola lira che mi sarebbe stata versata. Potremmo definirla una corruzione per conto terzi”.


Quello che il presidente della Regione non sa, o che dimentica di dire, è che il codice penale (articolo 319), prevede la punizione per corruzione del pubblico ufficiale che per compiere un atto contrario ai doveri di ufficio “riceve per sé, o per un terzo, denaro o altra utilità”.


In sostanza, Formigoni avrebbe dato una robusta mano a Berlusconi jr per cavarsi dall'impaccio gigantesco in cui si era trasformata la discarica di Cerro, sommersa dai debiti, contestata dagli abitanti della zona e dagli ambientalisti.

Ma veniamo ai fatti.

La discarica non è sicura. La Regione sa che potrebbe diventare da un momento all'altro una bomba ecologica.

Così nel febbraio del '96 Formigoni decreta la chiusura della discarica e ordina alle Simec di avvia re la bonifica, garantita da circa trenta miliardi di fideiussioni depositate da Paolo Berlusconi e soci.


Dopo un anno di lavori, però, il comune di Certo scopre che il muro di cemento che con tiene le tonnellate di rifiuti si è clamorosamente crepato, provocando una nuova rivolta popola re.


Per placare gli animi, la Simec non può che promettere di ricostruire il muraglione e di tener fede al suo impegno, sancito sette anni prima dalla convenzione con la Regione, e cioè la completa “messa in sicurezza” della discarica.


Per farlo, però, servono soldi, e le casse della società sono vuote.


A quel punto sarebbero dovuti intervenire a proprie spese i soci (ricordate le fideiussioni di trenta miliardi?).


Ed è qui che entra in ballo Formigoni.


Le spese del recupero ambientale, che dovevano esse re tutte a carico di Berlusconi e soci, sono invece scaricate sul gruppo Auchan-Rinascente (11 miliardi e 300 milioni di lire).


In sostanza il “governatore” lombardo, firmando nel '99 un nuovo accordo di programma “sul risanamento e la messa in sicurezza della discarica”, avrebbe permesso a Berlusconi jr di scaricare i costi del risanamento e di lasciare intatto il suo capi tale e quello del fratello maggiore Silvio, posti a garanzia.


La Fininvest infatti si era esposta direttamente nell'affare, firmando fideiussioni per 19 miliardi, che la Regione evitò di mettere all'incasso.


Nel ricevere l'avviso di garanzia, Formigoni ha commentato: “Chi non fa nulla campa tranquillo, chi si rimbocca le maniche e cerca soluzioni trova sempre un pubblico ministero pronto a sparargli addosso”.Il colosso francese


Da una parte la Simec, che deve pagare il risanamento, ma ha le casse vuote, dall'altra, l'Auchan, il colosso francese della grande distribuzione, che da anni attende di aprire un centro commerciale a ridosso della discarica, senz'altro con le casse piene. La soluzione non può che essere vicina.


Auchan prende su di sé i costi della messa in sicurezza della discarica e, come contropartita, la Regione avrebbe garantito il via libera all'apertura del grande magazzino.


Detto, fatto. Auchan dà un finanziamento di sei miliardi, si legge nell'ordinanza, “subordinato all'apertura del centro commerciale”.


Oltretutto, la cifra versata dai francesi alla Simec è assai più consistente del costo totale del risanamento della zona.


Grazie alle perizie dell'ingegner Mario Catania, docente universitario del Politecnico e braccio destro di Formigoni per i problemi ambientali, già arrestato per gli appalti sulle alluvioni, i sei miliardi di costo effettivo vengono raddoppiati. E la “cresta” sarebbe stata utilizzata per sistemare i bilanci della Simec.


Una soluzione perfetta per salvare capra e cavoli, deve aver pensato Formigoni. Una soluzione, diranno gli investigatori, che ha consentito “al presidente della Regione di uscire da una situazione in grado di comprometterne la propria futura credibilità politica senza recare dispiaceri di sorta alle società del gruppo Fininvest che avevano prestato le fideiussioni”.Maxitruffa, maximulta


Il 20 maggio prossimo il giudice Luca Pistorelli scioglierà la riserva. Se la proposta delle difese verrà accolta, Paolo Berlusconi e gli altri indagati, accusati di corruzione, bilanci falsi, appropriazioni indebite e peculato, dovranno versare 101 miliardi di vecchie lire di risarcimento, che andranno a rimpinguare le casse del comune di Milano, a cui andrà la fetta più consistente (95 miliardi), dei comuni di Ceno e di Rescaldina, della Regione e della Provincia di Milano.

Una strada, quella del patteggiamento, scelta dal fratello del presidente del Consiglio perché è a rischio carcerazione.


È già stato condannato a 13 mesi di reclusione per la vicenda giudizia ria del Golf club Tolcinasco, una storia di corruzione nell'hinterland milanese.


Gli avvocati, se il risarcimento offerto sarà accettato, chiederanno per il loro cliente una condanna complessiva, cumulativa con altre vicende processuali, pari a un anno e nove mesi. Tale dunque da poter rientrare nella sospensione condizionale. Per le tasche di Berlusconi jr significherà rinunciare ai 43 miliardi di lire già sequestrati in questi anni a sue società o asseriti “presta nome”, e metterne un'altra sessantina in denaro fresco.

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venerdì 19 novembre 2010

Non toccate il 5 per 1.000,Le organizzazioni no-profit lanciano un appello al Parlamento




Non toccate il 5 per 1.000.
Le organizzazioni no-profit lanciano un appello al Parlamento


Al Parlamento Italiano

Al presidente della Camera dei Deputati, Onorevole Gianfranco Fini
Al presidente del Senato della Repubblica Italiana, Onorevole Renato Schifani

Negli scorsi giorni, gli organi di stampa hanno riportato la notizia che la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha esaminato il testo della nuova "legge per la stabilità" di prossima discussione e approvazione in Parlamento, legge che limiterebbe a 100 milioni di euro i fondi da destinare al "5 x 1.000" per l'anno 2011. Questo significherebbe non rispettare la volontà dei cittadini che liberamente decideranno di versare alle associazioni destinatarie la loro quota del 5 x 1.000 con la prossima dichiarazione dei redditi: solo 100 milioni, rispetto all'intero ammontare del 5 x 1.000, verranno infatti distribuiti alle associazioni, mentre il resto verrà trattenuto dallo Stato.

Si tratterebbe, se la notizia fosse confermata e tale tetto fosse effettivamente approvato, di una riduzione del 75% rispetto all'importo destinato nell'anno precedente (peraltro già oggetto di una limitazione rispetto al totale dei fondi raccolti). Tale ulteriore taglio si aggiunge a quelli effettuati al bilancio della cooperazione internazionale italiana, ai contributi alle istituzioni internazionali che si occupano di aiuti ai paesi in via di sviluppo e a quelli per la ricerca scientifica, universitaria e sanitaria.

Questi tagli si ripercuotono significativamente sull'operatività delle organizzazioni del terzo settore, che hanno dimostrato, negli ultimi anni in modo ancora più evidente, una professionalità molto elevata, oggetto di apprezzamento in Italia e all'estero e dunque motivo di orgoglio per il nostro Paese. Tali organizzazioni, non diversamente da altre realtà sociali ed economiche, basano la loro attività sulla programmazione finanziaria degli impegni attuali e futuri per rendere sostenibile il proprio agire nei diversi settori di riferimento.

Non è la prima volta, purtroppo, che si interviene, con tetti massimi di impegno, per limitare l'operatività del "5 x 1.000”, uno strumento che, come poche altre misure di natura fiscale, ha dimostrato di riscuotere un gradimento molto alto dei cittadini italiani sin dalla sua prima applicazione.

Tagliare i fondi a disposizione del "5 x 1.000" significherebbe quindi limitare drasticamente la libertà dei cittadini di decidere come destinare la propria quota dell'imposta sui redditi direttamente a sostegno degli operatori del terzo settore.

Per queste ragioni chiediamo al Parlamento Italiano di intervenire per eliminare, nel testo della "legge per la stabilità" di prossima discussione, il tetto di 100 milioni di euro da destinare al "5 x 1.000" per l'anno 2011, ripristinando quanto meno l'importo dei fondi previsti nell'anno 2010.

Primi firmatari: Emergency, Libera, Gruppo Abele, Greenpeace, Coordinamento Italiano Network Internazionali (ActionAid, AMREF, Save the Children, Terre des hommes, VIS, World Vision e WWF), Medici Senza Frontiere, Amnesty International - Sezione Italiana, Mani Tese, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori Sezione Provinciale di Milano, UNICEF Italia, Comunità Nuova, Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus, Centro Nazionale per il Volontariato, Albero della vita, Volontariato Oggi, Bambini Onlus, UILDM Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare, Fondazione Serena Onlus, Intervita Onlus, Fratelli dell’Uomo, Fondazione Roberto Franceschi Onlus, Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson, Associazione Italiana Parkinsoniani, FIAGOP Onlus, Associazione Dianova Onlus, Associazione Risveglio Onlus, Lav, Parada Italia, Fondazione Operation Smile Italia Onlus, Fondazione Ivo de Carneri Onlus, Global Humanitaria Italia Onlus, ACRA, Seacoop Società Cooperativa Sociale Onlus, FIAB Onlus Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Più Vita Onlus, CAF Onlus, Associazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi, CCS Italia, La Quercia Millenaria Onlus, Fund-raising.it, Scuole di Fund Raising di Roma, Insieme nelle Terre di Mezzo Onlus, Ai. Bi. Associazione Amici dei Bambini.

  
Nel ringraziare per l'attenzione, porgiamo i
migliori saluti.
______________________________________
FONDAZIONE ROBERTO FRANCESCHI o.n.l.u.s.
Via E. De Marchi 8 - 20125 Milano
sito www.fondfranceschi.it
e-mail info@fondfranceschi.it
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Io sto con Saviano firma contro quelle del Giornale




Io sto con Saviano - Le nostre firme contro quelle del Giornale

. Anche le cose sognano.. Regenesi .

( Il Giornale ) fa partire una campagna contro l'autore di Gomorra "che dà del mafioso al Nord". Noi non ci stiamo. Difendiamo tutti insieme lo scrittore. Dopo le critiche del ministro Maroni, puntuale è partito il battage di Vittorio Feltri contro "il predicatore star", ovvero un uomo che vive sotto scorta ed è stato condAnnato a morte dalla camorra. Non lasciamolo solo.

FIRMA E FAI PASSAPAROLA: http://www.unita.it/firme_saviano/

La tua firma per Saviano

TOTALE ADESIONI PERVENUTE: 29420
Il Giornale fa partire una campagna contro l'autore di Gomorra "che dà del mafioso al Nord". Noi non ci stiamo. Difendiamo tutti insieme lo scrittore. Dopo le critiche del ministro Maroni, puntuale è partito il battage di Vittorio Feltri contro "il predicatore star", ovvero un uomo che vive sotto scorta ed è stato condannato a morte dalla camorra. Non lasciamolo solo. Firma anche tu: io sto con Saviano.

Nel caso di adesione di gruppi, associazioni o circoli vi preghiamo
di inviare l'elenco completo dei nominativi e delle e-mail all'indirizzo unisciti@unita.it

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giovedì 18 novembre 2010

Formigoni : marcia indietro alla megadiscarica di Cappella Cantone



Comunicato stampa
Cremona, 18 novembre 2010
OGGETTO: STOP alla megadiscarica di Cappella Cantone: la giunta regionale di Formigoni costretta a fare marcia indietro.
Dopo tre anni di battaglie di una parte della popolazione e dei Comuni del territorio, ieri la Giunta regionale lombarda ha deciso lo stop al progetto di Cavenord di realizzare una megadiscarica di amianto a Cappella Cantone (Cremona).
Le principali motivazioni addotte sono le stesse che andiamo ripetendo e denunciando da tempo, ossia che non si possono realizzare discariche in presenza di falde affioranti perché è pericoloso per l’ambiente circostante.
A questo punto, anche se la parola definitiva non è ancora stata detta (la ditta ha ancora dieci giorni di tempo per  contro dedurre e poi arriverà il parere negativo di Autorizzazione Integrata Ambientale), restano da fare alcune considerazioni:
a) perché solo ora la Regione Lombardia si è decisa a fermare la realizzazione della megadiscarica visto che nulla é cambiato rispetto alla situazione idrogeologica di tre anni fa?
b) qualcuno dovrà pur giustificare, spiegare e - se fossero documentate negligenze, omissioni e clientelismi – pagare politicamente e legalmente la superficialità con cui i vari livelli competenti si erano affrettati a dare le autorizzazioni previste, parliamo degli uffici tecnici regionali della Valutazione di Impatto Ambientale, dell’ assessore regionale al Territorio , dell’assessore ai servizi di pubblica utilità della scorsa legislatura, dell’assessore all’ambiente e all’agricoltura della Provincia di Cremona e del presidente della Provincia di Cremona Massimiliano Salini, nominato “commissario ad acta” per la realizzazione della discarica di amianto,che ha adottato due pesi e due misure dando parere favorevole al progetto di Cappella Cantone e respingendo quello di Cingia de’Botti dove vi erano le medesime criticità,  e del sindaco di Cappella Cantone, Pierluigi Tadi che ha portato in sede di conferenza dei servizi un parere tecnico NON ESCLUDENTE.
Che cosa hanno da dire ora chi seminava fino a ieri sfiducia e scetticismo e disfattismo sulla battaglia che è stata condotta, giustificando la loro posizione con l’impossibilità e l’inefficacia di contrapporsi ai poteri forti economici e politici, nella fattispecie Cavenord e vari esponenti politici. Si sosteneva che questi erano intoccabili e che avrebbero comunque vinto. Abbiamo dimostrato che alzando la testa e con la determinazione e l’intelligenza  non solo della denuncia, ma anche dell’informazione e delle controproposte alternative, è possibile ottenere risultati e dare smacco ai potentati economici e politici intrecciati con settori malavitosi e mafiosi che spesso sono come una tigre di carta.
Diventa a questo punto sempre più importante partecipare alla conferenza  di  venerdì 19 novembre  a San Bassano, in sala banda, piazza Frosi, inizio ore 20.45, perché il dott. Paolo Plescia, ricercatore del CNR, tra i massimi esperti sullo smaltimento dell’amianto, documenterà perché la discarica di Cappella Cantone non si aveva da fare e non s’avrà da fare.
d.ssa Mariella Megna
Cittadini contro l’amianto
Per  info 3389875898
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Comunicato stampa
Cremona, 15 novembre 2010

OGGETTO: perché è importante la Conferenza del dott. Paolo Plescia " Pregi e difetti delle tecnologie per lo smaltimento o la trasformazione dei manufatti con amianto" a San Bassano venerdì 19 novembre 2010 presso Sala Banda in piazza M. Frosi, inizio ore 20.45

Dopo tre anni di impegno contro la megadiscarica di amianto a Cappella Cantone un primo parziale risultato è stato raggiunto. Il 27 ottobre scorso il TAR ha rinviato per l’ennesima volta la decisione sulla realizzazione della discarica di Cappella Cantone (CR). Questa decisione è comunque il frutto di tre anni di battaglia che hanno saputo sapientemente intrecciare la mobilitazione di una parte della cittadinanza con quella delle istituzioni. Chi sosteneva l’inevitabilità di questo impianto di smaltimento è stato smentito. La realizzazione di questa discarica non è un’attività per il "bene comune", è l’ennesimo risultato di una politica ambientale corrotta ed inefficace ed è ora di dire BASTA!
Contro le esigenze dei cittadini si sono mossi e si muovono interessi privati e pubblici che hanno come unico obiettivo la realizzazione di profitti a scapito della vita e della salute dei cittadini.
Non è vero che la responsabilità della mancanza di impianti di smaltimento dell’amianto è dei cittadini che non li vogliono vicino a casa.
Il problema reale dello smaltimento è che si vogliono realizzare discariche in luoghi e situazioni pericolose ed in contrasto con la stessa normativa.
Tutte le discariche che si vogliono realizzare in Lombardia, a Cappella Cantone (CR), Treviglio (BG), Brescia, quartiere San Polino, Travagliato (BS), Cava Manara (PV) sono troppo vicine ai centri abitati ed in presenza di falde acquifere affioranti. Addirittura i sindaci di Ferrera Erbognone e Gambolò, sempre in provincia di Pavia, hanno dato la disponibilità ad accogliere sul proprio territorio discariche di amianto senza la presenza di un progetto concreto e senza consultare preventivamente i cittadini. Per finire a Montichiari (BS), che ha il record europeo per discariche esaurite ed attive, ben 10 milioni di metri cubi di rifiuti inerti o pericolosi stoccati sul territorio, avevano presentato addirittura sia un progetto di discarica che di impianto di inertizzazione. Da notare che l’area dove deve sorgere la discarica è ancora sotto sequestro perché si smaltivano illecitamente rifiuti inerti prima di avere l'autorizzazione.
Ribadiamo che attorno alla ex cava di Cappella Cantone vi sono interessi economici privati enormi che vanno ad intrecciarsi inevitabilmente con le istituzioni e con mafie economiche di varia natura. Le discariche sono l’affare del secolo.
Ricordiamo che la Locatelli, nuova proprietaria della Cavenord, che aveva presentato il progetto della discarica di Cappella Cantone in Regione dopo aver acquistato il terreno ad un prezzo sei volte superiore al valore di mercato, ha dato lavori in subappalto alla Perego General Contractor srl, tra le più importanti imprese lombarde del movimento terra, ora fallita, che era finita nelle mani della n’drangheta. Nell’indagine che ha portato all’arresto del proprietario della ditta, Ivan Perego, si fa anche riferimento all’acquisizione di una cava nel comune di Agnadello ( e delle relative autorizzazioni non ancora in possesso di Perego) da utilizzare per la movimentazione terra necessaria in relazione ai lavori per la Paullese e al coinvolgimento di alcuni politici anche della provincia di Cremona.
Non vogliamo che dopo anni di dimenticanze e di latitanza delle istituzioni nell’affrontare il problema dello smaltimento dell’amianto questo diventi strumentalmente un’emergenza, nel senso di deroghe alle normative per trasformare il territorio in zona di interesse strategico e militare come si è fatto in Campania.
Bisogna continuare la mobilitazione, insieme a tutti gli altri comitati della Lombardia e in Italia che si oppongono alla realizzazione delle discariche di amianto, perché si arrivi ad una moratoria di tutte le autorizzazioni in corso e si rivedano le regole vigenti che non sono sufficienti a garantire che lo smaltimento dell’amianto non provochi ancora morti come ha fatto l’uso scorretto e criminale dell’amianto stesso. L’amianto non deve essere smaltito seguendo il principio dell’economicità e del profitto, ma solo perseguendo la tutela della salute dei cittadini. La salute non ha prezzo.
La conferenza che il dott. Paolo Plescia, ricercatore del CNR, e tra i massimi esperti sullo smaltimento degli amianti, terrà a San Bassano in Sala Banda il prossimo venerdì 19 novembre alle ore 20.45 cercherà di mettere in evidenza pregi e difetti delle tecnologie per lo smaltimento o la trasformazione dei manufatti con amianto alla luce della nuovissima normativa europea.
Invitiamo i cittadini alla massima partecipazione
Mariella Megna
Cittadini contro l’amianto
Per info 3389875898
*************************************************************************+
DOVE SI TROVA LA SALA BANDA A SAN BASSANO
E’ nel centro del paese, dietro la sede del Municipio, dove ci sono le scuole
COME RAGGIUNGERE SAN BASSANO
Da Cremona
Percorrere la statale Paullese in direzione Milano
Dopo circa 15 uscita a destra in direzione Cappella Cantone – San Bassano
Da Milano - Crema
Percorrere la statale Paullese in direzione Cremona
Passare Castelleone, e dopo circa 10 km girare a destra per San Bassano
Da Treviglio
Raggiungere la Paullese, direzione Cremona
Passare Castelleone, e dopo circa 10 km girare a destra per San Bassano
Da Pavia – Lomellina
- autostrada
prendere A21 direzione Piacenza
uscita Piacenza Nord
All'uscita dal casello svoltare a destra, direzione Milano.
Dopo poche centinaia di metri, subito dopo il distributore IP, svoltare a destra direzione Fombio
Seguire indicazioni Fombio - Codogno
A Codogno seguire indicazioni Cremona
Passare Maleo, seguire sempre indicazioni Cremona
Dopo il ponte sull'ADDA a Pizzighettone svoltare a sinistra direzione FORMIGARA, Soresina ecc..
Si attraversa un passaggio a livello, al semaforo subito dopo il passaggio a livello si prosegue sempre dritto. Al primo bivio svoltare a sinistra direzione FORMIGARA
Si arriva ad un rondo', svoltare a destra direzione San Bassano, dopo circa 3 km sulla destra si trova la deviazione per entrare in paese.
  • strada normale
Belgioioso – Casalpusterlengo
Proseguire per Codogno
A Codogno seguire indicazioni Cremona
Passare Maleo, seguire sempre indicazioni Cremona
Dopo il ponte sull'ADDA a Pizzighettone svoltare a sinistra direzione FORMIGARA, Soresina ecc..
Si attraversa un passaggio a livello, al semaforo subito dopo il passaggio a livello si prosegue sempre dritto. Al primo bivio svoltare a sinistra direzione FORMIGARA
Si arriva ad un rondo', svoltare a destra direzione San Bassano, dopo circa 3 km sulla destra si trova la deviazione per entrare in paese.
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Paolo Plescia, nato a Roma nel 1963, Ricercatore del CNR dal 1989. Ha collaborato alla realizzazione di alcune delle normative nazionali sulla dismissione e smaltimento dei manufatti con amianto; ha realizzato studi sugli effetti ambientali delle discariche, su processi di trattamento applicati a diversi rifiuti urbani, speciali non pericolosi e pericolosi ed ha una decina di brevetti di processi industriali. Collabora con Enti e Istituzioni nazionali e internazionali sui processi di recupero dei rifiuti e sulla cattura di CO2 e gas serra. Al suo attivo ha 130 pubblicazioni scientifiche. Dirige vari laboratori pubblico-privati in Toscana, Lazio e Sicilia mirati alla ricerca industriale nel settore del recupero dei rifiuti.
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  Cittadini contro l’amianto
presenta l’incontro dibattito:
LO SMALTIMENTO DEGLI AMIANTI
discariche, impianti di inertizzazione e la nuovissima legislazione europea
con il dott. Paolo Plescia
ricercatore del CNR
presso l’ Istituto di Studi sui Materiali Nanostrutturati (Ismn)
Venerdì 19 novembre 2010 – ore 20.45
San Bassano (Cremona)
Sala Banda - Piazza M. Frosi
Programma
20.45 presentazione dei lavori
20.50 introduzione della d.ssa Mariella Megna di Cittadini contro l’amianto
21.00 relazione del dott. Paolo Plescia: " Pregi e difetti delle tecnologie per lo smaltimento o la trasformazione dei manufatti con amianto"
22.30 domande del pubblico
23.30 conclusioni
Presiede e coordina i lavori Giorgio Riboldi di SU LA TESTA l’altra Lombardia
I cittadini sono invitati a partecipare
Sono stati invitati i consiglieri ed assessori della Regione Lombardia e dell’amministrazione provinciale di Cremona, le amministrazioni comunali della provincia di Cremona, i direttori e operatori di ARPA e ASL di Cremona, le organizzazioni sindacali e le organizzazioni di categoria di Cremona
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Cittadini contro l'amianto
per informazioni scrivi a nodiscaricadiamianto@yahoo.it
o telefona a: 3389875898
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