Le Carte Parlanti

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Mundimago

lunedì 28 febbraio 2011

Venezuela, Chavez si schiera con Gheddafi


Venezuela, Chavez si schiera con Gheddafi

"Viva la Libia e la sua indipendenza! Gheddafi deve affrontare una guerra civile": il presidente venezuelano Hugo Chavez - principale alleato latinoamericano di Tripoli - rompe il silenzio per schierarsi a fianco del rais con un messaggio diffuso sul social network Twitter.

"Noi condanniamo la violenza, ma occorre analizzare il conflitto libico con obbiettività: si vogliono creare le condizioni per un’invasione della Libia il cui obbiettivo principale è impadronirsi del petrolio libico", ha commentato il ministro degli Esteri venezuelano, Carlos Maduro.
Oltre a Chavez anche il presidente nicaraguense Daniel Ortega e il leader cubano Fidel Castro hanno espresso la propria solidarietà a Gheddafi.

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Giornata della Lentezza - Lunedì 28 Febbraio 2011


5^ Giornata della Lentezza a New York


La Giornata Mondiale della Lentezza è una manifestazione che nasce da un'idea della Onlus L'Arte del Vivere con Lentezza per riflettere sui danni economici, ambientali, sociali e culturali del vivere a folle velocità. Ognuno di noi è chiamato a cambiare il suo pezzettino di mondo con le proprie idee e il proprio entusiasmo.
 http://www.vivereconlentezza.it/


All'insegna del motto "Go Slow, Be Happy" le idee promosse dagli amici di "Vivere con Lentezza" sbarcano a New York. Si tratta di un gruppo di pesone riuniti in una Onlus che, dopo aver rivoluzionato la propria esistenza, progetta e organizza campagne di comunicazione sociale per riflettere sui duraturi cambiamenti di stili di vita, in armonia con gli altri e l'ambiente promuovendo nel mondo la "Giornata della Lentezza". Eventi che coniugano aggregazione sociale e cultura, ambiente e natura, micro interventi a sostegno del lavoro nei Paesi poveri. In un mondo sempre più votato alla velocità e alla complessità, rallentare a livello individuale è dunque il primo passo per poter vivere meglio, superare le difficoltà, vincere la paura dell'incertezza, trovare soluzioni e recuperare la fiducia nel futuro, anche in momenti di grave crisi economica come quelli che stiamo vivendo.
Il prossimo miracolo economico e sociale sarà frutto di mille piccole azioni di mille piccole persone che si moltiplicheranno all'infinito.
Il loro presidente è Bruno Contigiani, giornalista e scrittore ed ex manager IBM e Telecom Italia che, in testa al gruppo, incoraggia la fiducia nel futuro sostenendo l'impegno di ogni singola persona nella costruzione di un tessuto sociale in accordo con le diverse esigenze e latitudini.
Il 28 febbraio 2011 è la 5^ Giornata Mondiale della Lentezza, una manifestazione che nasce per riflettere sui danni economici, ambientali, sociali e culturali del vivere a folle velocità. Ognuno di noi è chiamato a cambiare il suo pezzettino di mondo con le proprie idee e il proprio entusiasmo.
Il tema della giornata è: "Ambiziosi e Altruisti - Slow life, green life, better life."
Di seguito il programma della manifestazione che prevede una serie di appuntamenti durante il corso di tutta la settimana:
Lunedì 28 Febbraio 2011
Ore 11:00
- Multe e video interviste ai passanti frettolosi in Union Square per chiedere loro se tutto questo correre li rende felici
- Opera in strada con giovani cantanti d'Opera italiani (Veronica Giorgetti, soprano; Stefano Ranzi, basso; Creusa Suardi, soprano; Tamura Suardi, mezzo soprano); in collaborazione con il Conservatorio Vittadini di Pavia, Union Square
- performance dell'artista Liuba: The Slowly Project - Take your time, Union Square
Martedì 1 Marzo 2011
Ore 10:00
- Incontro con gli studenti universitari della New York University: Ambitions and Altruism - People, Profit, Planet. Three Ps for a weconomy. Interventi del Prof. Alberto Bisin (Università di New York), Bruno Contigiani (presidente dell'associazione Arte di Vivere con Lentezza), Prof. Claudio Baccarani (Università di Verona), Enrico Castrovilli (presidente di EAEE-Italia). Performance di giovani cantanti d'Opera.
Ore 19:00
- Cena con l'Accademia Italiana della Cucina in collaborazione con Berardo Paradiso (presidente di IACE) - Jolly Madison Hotel. Speech di Bruno Contigiani. Performance di giovani cantanti d'Opera.
Mercoledì 2 Marzo 2011
Performance dell'artista Liuba - The Slowly Project - Take your time:
- Museum Mile 9:30 - 11:30 - di giovani cantanti d'Opera al Metropolitan Museum
- Times Square 12:00 - 14:30
- Armory Show Opening 15:00 - 18:00
Giovedì 3 Marzo 2011
Ore 17:00
- Milux Cafe, Maria Teresa Cometto and Glauco Maggi, giornalisti: Speaking about their New York. Performance di giovani cantanti d'Opera.
Venerdì 4 Marzo 2011
Ore 11:00
- Fiorello LaGuardia High School - incontro con studenti e insegnanti: speech di Bruno Contigiani Fare voto di vastità. Performance di giovani cantanti d'Opera
Ore 18:00
- Incontro in Madison Square con Shore Walkers (associazione di New York, famosa per il suo Great Saunter, una passeggiata di 32 miglia lungo i canali della città), terrazza di fronte al Flatiron Building. Performance di giovani cantanti d'Opera.
Sabato 5 Marzo 2011
- Share&Shore Walk passeggiata di 8 miglia con gli Shore Walkers, di cui Cy Adler è il presidente, lungo l'Hudson River da South Street Seaport to 72nd Street. Partenza da Heartland Brewery alle 10:30 am. Performance di giovani cantanti d'Opera.
Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.vivereconlentezza.it.

 http://cipiri19.blogspot.com/2011/02/chi-va-piano-e-in-libreria.html

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venerdì 25 febbraio 2011

S’infiamma anche il Marocco


MAROCCO: DOPO LA MOBILITAZIONE DEL 20 

PROSEGUE LA LOTTA PER LA DEMOCRAZIA

S’infiamma anche il Marocco, dove il malcontento popolare si è organizzato e messo in moto  lo scorso 20 febbraio per contestare il potere assoluto del re Mohammed VI, sul trono dal 1999. Una emorme mobilitazione lanciata da una ventina di associazioni, comitati per i diritti umani e realtà antagoniste che ha coinvolta oltre 40 città marocchine. Tuttavia anche in Marocco la del regime monarchico non si è fatta attendere: secondo alcuni attivisti sarebbero sette le vittime, diverse decine i feriti e centinaia gli arresti e le sparizioni. Proprio prima della mobilitazione del 20 febbraio si sono verificati numerosi arresti prevenitivi di militanti e attivisti contrari al regime. Nella mischia sono stati fermati due ricercatori e free lance italiani: Riccardo Faso e Jacopo Granci.
  Radio Onda d’Urto è riuscita a contattare a Rabat Jacopo Granci, curatore del blog Rumore dal Mediterraneo e studioso dei movimenti berberi in Marocco. Ascolta

http://rumoridalmediterraneo.blogspot.com/2011/02/il-marocco-del-20-febbraio-una-cronaca.html


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giovedì 24 febbraio 2011

FERMIAMO IL MASSACRO IN LIBIA



FERMIAMO IL MASSACRO IN LIBIA

APPELLO URGENTE
Primi firmatari: Andrea Camilleri, Luigi Ciotti, Margherita Hack, Dacia Maraini, Moni Ovadia, Igiaba Scego
FIRMA, FAI FIRMARE, ADERISCI, PARTECIPA
Primo appuntamento a Roma: presidio davanti a Montecitorio giovedì 24 febbraio ore 16.00

per adesioni: gelsomini2011@gmail.com

Pane, lavoro, democrazia, accoglienza

IL MEDITERRANEO DEI GELSOMINI
C’è una Italia che si riconosce nella lezione di coraggio e dignità che arriva dal mondo arabo.
Il profumo dei gelsomini arriva anche nel nostro paese, anche nelle barche piene di giovani con la loro domanda di futuro.
Il messaggio che porta con sé ci dice che non è obbligatorio subire il furto di futuro, il sequestro della democrazia, né la fame di pane, lavoro e libertà.
Ci conferma che è possibile riprendere in mano il proprio destino, e scrivere insieme una nuova storia per il proprio paese e per il mondo intero.
Dimostra che il vento del cambiamento si può alzare anche dove sembra più difficile.
Oggi soffia da una regione rapinata dai colonialismi vecchi e nuovi, oppressa da dirigenti corrotti e venduti, violentata da guerre e terrorismi, troppo spesso contesa, divisa, umiliata.
Alzare la testa si può, anche quando costa immensamente caro, come il prezzo che il popolo libico sta pagando in queste ore per aver sfidato il dittatore.
Siamo tutti coinvolti da ciò che accade aldilà del mare. Le speranze e i timori, i successi e le tragedie delle sollevazioni arabe disegnano anche il nostro futuro.
Viviamo conficcati in mezzo al Mediterraneo ed è da qui che è sempre venuta gran parte della nostra storia.
Non possiamo restare in silenzio, mentre il Governo italiano tace, preoccupato solo di impedire l’arrivo di migranti sulle nostre coste, e ancora difende il colonnello Gheddafi.
Uniamo le nostre voci per chiedere la fine della repressione in Libia e in tutti gli altri paesi coinvolti dalla rivolta dei gelsomini, dallo Yemen al Bahrein fino alla lontana Cina.
Per sostenere i processi democratici in Tunisia e in Egitto e lo smantellamento dei vecchi regimi.
Per rafforzare le società civili democratiche che escono da anni di clandestinità e di esilio.
Per politiche di vero dialogo tra culture e per promuovere i “diritti culturali” delle popolazioni coinvolte.
Per la revisione degli accordi ineguali e ingiusti imposti dalle nostre economie ai vecchi regimi.
Per la fine delle occupazioni e delle guerre in tutta la regione.
Per chiudere la stagione dei respingimenti e di esternalizzazione delle frontiere, la stagione della guerra ai migranti.
Chiediamo che ai migranti della sponda sud sia, in questo frangente eccezionale, concesso immediatamente lo status di protezione temporanea.
Non possiamo tollerare che la reazione italiana ed europea alle rivoluzioni democratiche del mondo arabo sia la costruzione di un muro di navi militari in mezzo al mare.
Ai morti nelle piazze stanno aggiungendo in questi giorni ancora tanti, troppi, morti in mare. È arrivato il momento di dire basta!
Chiediamo a tutti e tutte di firmare questo appello, di farlo girare, di farsi sentire.
Primo appuntamento a Roma, giovedì 24 febbraio, alle ore 16.00 davanti a Montecitorio.

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mercoledì 23 febbraio 2011

Fidel: Il piano della NATO è occupare la Libia

 

 

Le Riflessioni di Fidel , 

Il piano della NATO è occupare la Libia

Il petrolio si è trasformato nella principale ricchezza nelle mani delle grandi multinazionali yankee; grazie a questa fonte d’energia dispongono di uno strumento che ha accresciuto considerevolmente  il loro potere politico nel mondo.
È stata la loro principale arma quando hanno deciso di liquidare facilmente la Rivoluzione Cubana appena si  promulgarono le prime leggi giuste e sovrane nella nostra Patria: privarla di petrolio.
Su questa fonte d’energia si è sviluppata la civiltà attuale. Il Venezuela è la nazione di questo emisfero che ha pagato il prezzo più alto.
 Gli Stati Uniti erano divenuti padroni degli enormi giacimenti la natura ha posto in questo fraterno paese.
Alla fine dell’ultima Guerra Mondiale  si cominciarono  ad estrarre dai giacimenti dell’Iran,  così come da quelli dell’Arabia Saudita, Iraq e dei paesi arabi situati nella zona, maggiori quantità di petrolio.
Questi divennero i principali fornitori.
Il consumo mondiale si elevò progressivamente alla favolosa cifra di, approssimata,  80 milioni di barili  al giorno, includendo quelli che si estraggono nel territorio degli Stati Uniti, ed ai a quali  ulteriormente si sommarono il gas, l’energia idraulica e quella nucleare. All’inizio del  XX secolo, il carbone era  stato la fonte fondamentale di energia che rese possibile lo sviluppo  industriale, prima che si producessero migliaia di milioni di  automobili e  di  motori che consumano combustibile liquido.
Lo spreco  del petrolio e del gas è associato ad una delle  maggiori tragedie, irrisolta in assoluto, che l’umanità sta soffrendo: il cambio climatico.
Quando la nostra Rivoluzione è sorta, Algeria, Libia ed Egitto non erano ancora  produttori di petrolio, e gran parte delle enormi riserve dell’Arabia Saudita, Iraq, Iran e degli Emirati Arabi Uniti non erano stati ancora scoperti.
Nel dicembre del 1951, la Libia divenne il primo paese africano a conquistare la sua indipendenza dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando il suo territorio fu scenario d’importanti combattimenti tra le truppe  tedesche e del Regno Unito, che diedero fama ai generali Erwin Rommel e Bernard L. Montgomery.
Il 95 % del suo territorio è totalmente desertico. La tecnologia ha permesso di scoprire importanti giacimenti di petrolio leggero d’eccellente qualità, che oggi raggiungono un milione 800.000 barili al giorno, e abbondanti depositi di gas  naturale.
Tale ricchezza le ha permesso  di raggiungere una speranza di vita di quasi 75 anni e il più alto ingresso pro capite dell’Africa.
Il suo duro deserto si trova ubicato al di sopra di un enorme lago di acqua fossile, equivalente a tre volte la superficie di Cuba, e questo  ha reso possibile la costruzione di una vasta rete di conduzioni di acqua dolce che si estende in tutto il paese.
La Libia, che aveva un milione di abitanti quando conquistò la su indipendenza, oggi conta su circa sei milioni.
La Rivoluzione della Libia avvenne  nel mese di settembre del 1969. Il suo principale dirigente fu Muammar al-Gaddafi, militare d’origine beduina che, giovanissimo, s’ispirò nelle  idee del leader egiziano  Gamal Abdel Nasser. Senza dubbio molte delle due decisioni sono state associate ai cambi che avvennero quando, come in Egitto, una monarchia debole e corrotta fu spazzata via  dalla Libia.
Gli abitanti di questo paese hanno millenari tradizioni guerriere. Si dice che gli antichi  libici facevano parte del ‘esercito di Annibale, quando fu al punto di liquidare l’antica Roma con le forze che valicarono le Alpi.
Si potrà essere o no d’accordo con Gaddafi. Il mondo è stato invaso  con tutti i tipi di notizie, soprattutto quelle dei media di massa dell’informazione.
Si dovrà aspettare il  tempo necessario per conoscere con rigore quanto c’è di vero o di falso, o una miscela di fatti di ogni tipo che, in mezzo al caos, si sono prodotti in Libia.
Quello che per me è assolutamente evidente, è che il Governo degli Stati Uniti non sono affatto preoccupati per la pace in Libia, e non vacilleranno nel dare alla NATO l’ordine d’ invadere questo ricco paese, forse in questione di ore o di pochi giorni.
Coloro che con perfide intenzioni hanno inventato la menzogna secondo cui Gheddafi si sarebbe diretto in Venezuela, come hanno fatto nel pomeriggio di domenica 20 febbraio, hanno ricevuto oggi una degna risposta del Ministro degli Esteri del Venezuela, Nicolás Maduro, che ha detto testualmente che sperava "che il popolo della Libia incontri, nell’ esercizio della sua sovranità, una soluzione pacifica alle sue difficoltà, che si preservino l’integrità del popolo  e della nazione libica, senza l’ingerenza dell’imperialismo"
Io, da parte mia non immagino il dirigente libico che abbandona il paese, scordandosi delle responsabilità che gli vengono le imputate, siano o no false, in parte o nella loro totalità.
Una persona onesta sarà sempre contro qualsiasi ingiustizia che si commetta con qualsiasi  popolo del mondo, e la peggiore di queste, in questo istante, sarebbe stare zitti di fronte  al crimine che la NATO si prepara a commettere contro il popolo della Libia.
La cupola di questa organizzazione bellicosa ne ha l’urgenza.
E questo va denunciato!

Fidel Castro Ruz
21 Febbraio del 2011
Ore 22.14
(Traduzione Gioia Minuti)



http://www.granma.cu/italiano/riflessioni-fidel/22-febrero-libia.html


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Campagna 005: tassa sulle transazioni finanziarie


Campagna 005 per l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie

17 FEBBRAIO 2011: Giornata mondiale per la TTF

Giovedì 17 febbraio la Campagna 005 per l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie(TTF) – in contemporanea con le campagne gemelle in oltre 30 Pesi nei 5 continenti – porta in piazza Montecitorio il tiro alla fune che si sta consumando tra un manipolo di avidi speculatori da una parte e l’intera società civile globale dall’altra.

La giornata globale di mobilitazione è stata indetta dal network delle campagne internazionali che chiedono ai leader europei di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie capace di moderare gli eccessi delle speculazioni finanziarie e di generare un gettito rilevante da utilizzare per finanziare le politiche sociali, il welfare, la cooperazione internazionale e la tutela dell’ambiente.


L'appello per la Tassa sulle Transazioni Finanziarie

La finanza speculativa sposta montagne di soldi. Non costruisce nemmeno una vite, ma 24 ore su 24 cerca solo il massimo profitto. Il valore degli scambi di “titoli” è immenso, rispetto a quello dell’economia che “fa le cose”. Per fare solo un esempio, pensiamo alle valute: nell'economia reale si scambiano 15.000 miliardi di dollari all'anno, nel mondo finanziario 4.000 al giorno!

Noi cittadini stiamo pagando un prezzo altissimo per la crisi. Il nostro denaro è stato investito in un “casinò finanziario” per la ricchezza di pochi. E mentre sono stati usati soldi pubblici per tappare le falle create proprio dall’irresponsabilità degli speculatori, la speculazione finanziaria è già ripartita. Intanto noi stiamo ancora aspettando leggi sulla finanza per evitare una nuova crisi.

FIRMA QUI L'APPELLO!

 http://www.zerozerocinque.it/

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ECOLOGIA: QUANTO COSTA L’ENERGIA NUCLEARE


ECOLOGIA: QUANTO COSTA L’ENERGIA NUCLEARE: " . . QUANTO COSTA L’ENERGIA NUCLEAREdi Ing. Paolo Mazzanti, RETE DEI CITTADINI Le previsioni mondiali di..."

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martedì 22 febbraio 2011

In pericolo giornalismo e tv pubblica





Questa settimana il Parlamento voterà nuove regole che mettono in pericolo l'indipendenza del giornalismo della tv pubblica. Difendiamo il pilastro della nostra democrazia: firma la petizione in difesa della libertà d'informazione e inoltrala a tutti!




Questa settimana, lontano dai riflettori, il Parlamento voterà nuove regole che minano l'indipendenza del giornalismo in televisione e mettono a repentaglio la libertà d'informazionein Italia.

Le misure proposte da un parlamentare berlusconiano vogliono mettere fine alle indagini giornalistiche contro la corruzione e il malgoverno e far sì che l'informazione televisiva sia controllata dai partiti. Abbiamo respinto la legge bavaglio lo scorso anno. Ora solo un grido pubblico colossale potrà fermare questo nuovo attacco ai media e al loro ruolo cruciale di guardiani della nostra democrazia.

Vinciamo anche questa volta! Firma la petizione e inoltra questo messaggio a tutti - Avaaz e i suoi alleati la consegneranno ai media e ai parlamentari chiave della Commissione di vigilanza proprio prima del voto:

http://www.avaaz.org/it/giu_le_mani_dallinformazione/?vl

Il cosiddetto Atto d'indirizzo sul pluralismo darebbe un potere enorme ai dirigenti della Rai nominati dai partiti d'imbavagliare i giornalisti della Rai. Le nuove misure lascerebbero i giornalisti senza alcuna protezione legale, dissuadendoli così dal compiere il loro lavoro d'inchiesta, che sarebbe schiacciato dalla minaccia di azioni legali dei poteri forti. Inoltre i politici imporrebbero a ogni trasmissione un doppio conduttore, una contro-satira e ospiti scelti da tutti i partiti politici. Il risultato sarebbe l'eliminazione di fatto della linea editoriale dei programmi, che diventerebbero così megafoni per i messaggi elettorali dei partiti.

L'anno scorso tutti i talk show politici sono stati chiusi nel mese precedente alle elezioni, aprendo così un capitolo nero nella storia della libertà d'informazione nel nostro paese, visto che i cittadini sono stati privati dell'informazione cruciale per formare le proprie decisioni nelle urne. Ora, se queste nuove regole dovessero passare, un velo pesante di censura cadrebbe in maniera permanente sull'informazione televisiva, indebolendo così uno dei punti chiave della nostra democrazia.

Assediato da crescenti scandali sessuali e politici, Berlusconi sta facendo di tutto per rimanere saldo al potere attraverso il controllo e la manipolazione dell'informazione. Ma i sondaggi lo danno ai minimi storici, e per la prima volta l'opposizione potrebbe batterlo. Oltre un milione di donne sono scese in piazza per chiedere le dimissioni del Premier, e la prospettiva di elezioni anticipate si fa sempre più vicina.

In questo momento di crisi, Berlusconi farebbe qualunque cosa per manipolare l'informazione a suo vantaggio. Ma il potere dei cittadini ora è più forte che mai. Sta a noi difendere tutti insieme le nostre libertà e l'indipendenza dei media. Firma la petizione contro le nuove regole bavaglio e inoltra questo messaggio a tutti: la consegneremo ai parlamentari chiave proprio prima del voto!

http://www.avaaz.org/it/giu_le_mani_dallinformazione/?vl

Abbiamo già dimostrato che insieme possiamo vincere importanti sfide: lo scorso anno una mobilitazione dei cittadini mai vista prima ha fermato l'adozione della legge bavaglio, che avrebbe messo in pericolo la libertà di stampa e l'abilità dei magistrati di condurre indagini fondamentali. Se rimaniamo uniti saremo più potenti di qualunque alleanza fra poteri forti organizzati: mettiamoci insieme dalla parte di un'informazione indipendente e pluralista e di un governo responsabile.

Con speranza e determinazione,

Luis, Giulia, Alice, Ricken, Pascal, Benjamin, Mia e tutto il resto del team di Avaaz.

FONTI

Il nuovo bavaglio del Pdl sui talk show della Rai:
http://www.repubblica.it/politica/2011/02/11/news/bavaglio_pdl_talk_show-12322316/

Nuovo bavaglio in Rai, Garimberti: roba da Urss:
http://www.ilsalvagente.it/Sezione.jsp?titolo=Rai%3A+la+maggioranza+ci+prova+con+un+altro+bavaglio&idSezione=9739

Rai, Pdl deposita Atto d'indirizzo:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2011/02/16/visualizza_new.html_1586823110.html

L'87% degli italiani s'informa esclusivamente guardando la tv (Le Monde):
http://italiadallestero.info/archives/9177

Sondaggi, Demos: Berlusconi ai minimi, centrodestra sconfitto:
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE71D07S20110214

Super par condicio Rai, il Pdl: doppia conduzione e nessuna intercettazione:
http://www.lettera43.it/politica/6525/la-rai-della-super-par-condicio.htm

Il testo dell'Atto d'indirizzo sul pluralismo:
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2011/02/atto_indirizzo_butti.pdf

Rai, Zavoli: su indirizzo serve condivisione e soluzione limpida:
http://www.wallstreetitalia.com/article.aspx?IdPage=1081827



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Italia primo fornitore europeo di armi alla Libia



Gaeta, consegna di tre motovedette italiane alla Guardia costiera libica - Foto: Interno.it

L’Italia non solo è uno dei principali partner commerciali della Libia, ma è il maggiore esportatore europeo di armamenti al regime di Gheddafi. I Rapporti dell’Unione europea sulle esportazioni di materiali e sistemi militari (qui l'ultimo rapporto e un'analisi) certificano che nel biennio 2008-2009 l’Italia ha autorizzato alle proprie ditte l’invio di armamenti alla Libia per oltre 205 milioni di euro che ricoprono più di un terzo (il 34,5%) di tutte le autorizzazioni rilasciate dall’UE (circa 595 milioni di euro). Tra gli altri paesi europei che nel recente biennio hanno dato il via libera all’esportazione di armi agli apparati militari di Gheddafi, figurano la Francia (143 milioni di euro), la piccola Malta (quasi 80 milioni di euro), la Germania (57 milioni), il Regno Unito (53 milioni) e il Portogallo (21 milioni).
A differenza colleghi europei, il ministro degli Esteri Frattini si è guardato bene dal dichiarare anche solo la sospensione temporanea dei rifornimenti di armi a Gheddafi. Eppure da quando sono iniziate le manifestazioni di piazza in diversi paesi del nord Africa non sono mancate le dichiarazioni in tal senso delle principali cancellerie europee.
Ha cominciato la Francia annunciando la sospensione dell’invio all’Egitto non solo di sistemi militari ma anche di ogni materiale esplosivo o destinato al controllo dell’ordine pubblico tra cui i gas lacrimogeni. Ha proseguito la Germania dichiarando l’interruzione delle forniture di armi verso l'Egitto manifestando specifiche “preoccupazioni per le violazioni dei diritti umani nella risposta alle proteste” da parte delle forze dell’ordine vicine al presidente Mubarak. Il 17 febbraio la Francia ha quindi esteso lo stop alla vendita di armi anche al Bahrain e alla Libia. E lo stesso Foreign Office britannico, inizialmente poco propenso ad ammettere l’uso di armi inglesi contro la popolazione a Manama, il giorno successivo ha revocato numerose autorizzazioni all’esportazione di armi in Bahrain e Libia. Tra i principali esportatori europei di armamenti solo l’Italia tace.
Eppure non sono mancate le sollecitazioni. Dopo i primi tumulti nei paesi del nord Africa, Rete Disarmo e la Tavola della pace avevano chiesto esplicitamente al Governo italiano di sospendere ogni forma di cooperazione militare con Algeria, Egitto e Tunisia e di fatto con tutti i paesi dell’area. Simili richieste sono state inoltrate dalle associazioni pacifiste in Germania, in Francia e nel Regno Unito. I cui governi, inizialmente refrattari, hanno dovuto rispondere all’opinione pubblica. Solo il ministro Frattini è sordo ad ogni sollecitazione.
Non sono certo bruscolini gli affari in armi delle industrie militari italiane con il colonnello Gheddafi a cominciare da quelle controllate Finmeccanica. La holding italiana è partecipata per la quota di maggioranza (il 32,5%) dal Ministero dell’Economia, ma ha come secondo azionista proprio la Lybian Investment Authority (LIA), l’autorità governativa libica che detiene una quota del 2,01%: quota che Gheddafi mira ad espandere fino al 3% del capitale per imporre nel consiglio di amministrazione alcuni dei suoi uomini fidati e che comunque già adesso le permetterebbe di eleggere fino a quattro delegati.
Da quando nel 2004 l’Unione europea ha revocato l’embargo totale alla Libia, le esportazioni di armamenti italiani al regime del colonnello Gheddafi hanno visto un crescendo impressionante. Si è passati dai poco meno di 15 milioni di euro del 2006 ai quasi 57 milioni del 2007. Ma è soprattutto nell’ultimo biennio – anche a seguito del “Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia” firmato a Bengasi nell’agosto del 2008 dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dal leader della Rivoluzione, Muammar El Gheddafi – che le esportazioni di armamenti italiani verso le coste libiche hanno preso slancio. L’articolo 20 del Trattato prevede infatti “un forte ed ampio partenariato industriale nel settore della Difesa e delle industrie militari”, nonché lo sviluppo della “collaborazione nel settore della Difesa tra le rispettive Forze Armate”. Si è cominciato quindi con 93 milioni di euro nel 2008 e proseguito nel 2009 con quasi 112 milioni di euro che fanno oggi dell’Italia il principale fornitore europeo – e probabilmente mondiale – di armi al colonnello Gheddafi.
Le asettiche Relazioni della Presidenza del Consiglio sulle esportazioni militari degli ultimi anni parlano di generici “aeromobili” (Rapporto 2006, Tabella P.), “veicoli terrestri” e ancora “aeromobili” (Rapporto 2007, Tabella 18), ma poi anche di “bombe, siluri,razzi, missili e accessori” e “apparecchiature per la direzione del tiro” e i soliti “aeromobili” (Rapporto 2008, Tabella 15) e più di recente anche di tutto quanto sopra con l’aggiunta di sempre generiche “apparecchiature elettroniche” e “apparecchiature per la visione di immagini” (Rapporto 2009, Tabella 15).
Spulciando le più corpose Relazioni annuali si scopre qualcosa di più: nel 2006 è stata autorizzata l’esportazione a Tripoli di due elicotteri AB109 militari dell’Agusta del valore di quasi 15 milioni di euro. Nel 2007 sempre l’Agusta ha incassato 54 milioni di euro per l’ ammodernamento degli aeromobili CH47. Nel 2008 è stato dato il via libera per l’esportazione di otto elicotteri A109 per 59,9 milioni di euro sempre dell’Agusta e all’Alenia Aeronautica per un aeromobile ATR42 Maritime Patrol del valore di 29,8 milioni di euro. Nel 2009 altri due elicotteri AW139 dell’Agusta per circa 24,9 milioni di euro e quasi 3 milioni per “ricambi e addestramento” per velivoli F260W della Alenia Aermacchi, ma anche una autorizzazione alla MBDA Italiana, azienda leader a livello mondiale nei sistemi missilistici, per materiali di cui non si rintraccia l’autorizzazione (se non il numero: MAE 18160) del valore di 2.519.771 euro.
Non sembrino poca cosa i poco più di 2,2 milioni di euro e per “ricambi e addestramento” dei velivoli F260W della Alenia Aermacchi: la Libia infatti possiede circa 250 aerei F260W, “un numero spropositato, anche considerando che si tratta del modello armabile” – notano gli analisti. “Questi velivoli in origine Siai Marchetti, che in Europa vengono utilizzati come addestratori, ma che in Africa e America latina sono spesso impiegati come bombardieri, sono stati venduti all'Aeronautica libica negli anni Settanta. Ne erano stati acquistati 240, oggi non si sa quanti siano in servizio. Nel 2006 un certo numero di questi velivoli sono stati ceduti alle forze armate ciadiane che li hanno utilizzati per bombardare i ribelli sulle frontiere con il Sudan” – ricorda Enrico Casale.
Nella sua approfondita inchiesta sulle esportazioni di armamenti italiani alla Libia dal titolo “Roma-Tripoli: compagni d’armi”, il giornalista del mensile Popoli, evidenzia inoltre che Finmeccanica e la Libyan Investment Authority hanno stretto ulteriormente i loro rapporti il 28 luglio 2009 con un nuovo accordo: si tratta di un’intesa generale attraverso la quale la holding di piazza Montegrappa e il fondo sovrano si impegnano a creare una nuova joint-venture (con capitale di 270 milioni di euro) attraverso la quale gestiranno gli investimenti industriali e commerciali in Libia, ma anche in altri Paesi africani. Il primo frutto è stato un accordo siglato da Selex Sistemi Integrati, società controllata da Finmeccanica, e dal governo libico: un contratto, del valore di 300 milioni di euro, che prevede la creazione di un sistema di “protezione e sicurezza” dei confini meridionali della Libia per frenare l'immigrazione.
Forse anche per questo il ministro Frattini è in difficoltà ad intervenire quando sente parlare di sanzioni contro il leader libico. Gli andrebbe ricordato che la legge 185 del 1990 e la Posizione Comune dell’Unione europea sulle esportazioni di armamenti chiedono di accertare il “rispetto dei diritti umani nel paese di destinazione finale e il rispetto del diritto internazionale umanitario da parte di detto paese” e di rifiutare le esportazione di armamenti “qualora esista un rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate a fini di repressione interna”.
Proprio per evitare questo tipo di utilizzo, Francia, Germania e Regno Unito hanno deciso nei giorni scorsi di sospendere le esportazioni militari a diversi paesi tra cui la Libia. Il ministro degli Esteri italiano, invece tace. Che sia all’oscuro delle dichiarazioni dei suoi colleghi?
Intanto il ministro della Difesa, La Russa conferma da Abu Dhabi che la nave della marina militare Elettra è stata mobilitata per far fronte alla emergenza creata dalla crisi in Libia. La Russa si trova negli Emirati Arabi per una non ben specificata (dai media italiani) “visita ufficiale”. Guarda caso proprio nell’emirato dove è in corso l’International Defence Exhibition and Conference (IDEX 2011), “il più grande salone espositivo su difesa e sicurezza nel Medio Oriente e nel Nord Africa”. Al quale non potevano mancare tutte le maggiori industrie italiane di armamenti. Specialmente Finmeccanica che ha realizzato "un padiglione all'avanguardia in linea con i principi espressi nel suo Rapporto di sostenibilità". E per cercare nuovi acquirenti in un’area che è sicuramente di "interesse strategico" adesso che diversi dittatori sono in bilico.
Giorgio Beretta
giorgio.beretta@unimondo.org


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lunedì 21 febbraio 2011

Governo italiano tace sulla Libia



“E’ grave che il governo italiano non abbia nulla da dire in merito a quanto sta accadendo in Libia e sulle denunce di Human Rights Watch. Il regime dell’amico Gheddafi ha già provocato la morte di 24 manifestanti e chissà quanto aumenterà il bilancio nel corso delle prossime ore. Nemmeno in quest’occasione Maroni e Berlusconi si assumono le proprie responsabilità per aver foraggiato una dittatura assolutamente indifferente al rispetto dei diritti umani. Il nostro Paese ha bisogno di smarcarsi da Gheddafi e andrebbe immediatamente sciolto il vergognoso patto bilaterale siglato nel 2008. Invece Berlusconi e sodali continuano ad accogliere il colonnello come fosse un eroe democratico, e a difenderlo, rendendosi complici di quanto sta accadendo nelle piazze della Libia”. E’ quanto afferma Sonia Alfano (IdV), membro della Commissione LIBE al Parlamento europeo.
“La smettano quindi di appellarsi all’Europa e di lanciare anatemi per quella che definiscono un’emergenza umanitaria, ovvero gli sbarchi di clandestini sulle nostre coste” dice ancora la Alfano riferendosi al Ministro dell’Interno e al Presidente del Consiglio, e aggiunge “hanno voltato le spalle all’Ue per fare da stampella ad un regime che opprime il popolo libico da oltre quarant’anni e non hanno alcun diritto di attaccare le istituzioni europee, che chiedono soltanto il rispetto delle norme comunitarie e dei diritti umani. Si smarchino da Gheddafi e comincino ad occuparsi seriamente di politica estera e di immigrazione, se vogliono governare questo Paese”. “L’Ue, invece – conclude – faccia molta attenzione ai propri rapporti con le autorità libiche e chiarisca le proprie intenzioni sul paventato accordo quadro di cui si parla, ambiguamente, da mesi”.

http://www.soniaalfano.it/comunicati/2011/02/18/libia-alfano-idv-%E2%80%9Cgrave-che-governo-italiano-non-abbia-nulla-da-dire-sciogliere-patto-immediatamente-cosi%E2%80%99-italia-e%E2%80%99-complice-di-violenze%E2%80%9D/


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LIBIA, SCENARI DA GUERRA CIVILE


LIBIA, SCENARI DA GUERRA CIVILE


In primo piano la , dove la rivolta cresce nonostante la sanguinosa repressione. Fonti giornalistiche affermano che la rivolta si è adesso estesa dalla Cirenaica all’ovest del paese : il parlamento a Tripoli è stato dato alle fiamme. Stessa sorte per alcune stazioni di polizia e sedi dei comitati rivoluzionari, pilastro del regime di Gheddafi. Secondo testimoni sul posto inoltre stamattina le sedi della tv e radio pubblica nella capitale sono state saccheggiate e tutte le città della zona a sud della capitale, Jebal Nafusa, sono i mano ai ribelli.  Il bilancio delle vittime della repressione, incrociando i dati delle Ong con le ultime notizie che parlano di 61 morti solo oggi a Tripoli, risulta essere negli ultimi quattro giorni di rivolta di almeno 300 morti e un numero incalcolabile di feriti. Sempre a Tripoli questa mattina i soldati poi si sarebbero uniti ai manifestanti per chiedere la fine del regime quarantennale di Gheddafi. Inoltre l’esercito avrebbe anche rifiutato di dispiegarsi nella città di Bani Walid. Sull’importanza dello schieramento con i rivoltosi da parte dellesercito sentiamo Fulvio Massarelli arabista e della redazione di Infoaut Bologna. E’ avvolta dal mistero intanto la presenza o meno nel paese di Muhammar Gheddafi: voci più o meno attendibili lo danno in fuga all’estero, anche se sono state smentite ufficialmente quelle che lo definivano rifugiato in Venezuela. A dare credito comunque alle  voci di fuga il fatto che nella notte a parlare alla televisione di stato è stato il secondogenito del Colonnello, Seif al-Islam. Da più parti definito l’erede designato, Seif ha sostenuto che la Libia è vittima di un complotto esterno e  corre il rischio di una guerra civile,che dividerà il paese in diversi emirati islamici. Paventa un ritorno  del colonialismo occidentale e di pedere i benefici degli introiti petroliferi. Ha assicurato inoltre che il padre-rais “dirige la battaglia a Tripoli” e ha  promesso al Paese riforme e una nuova costituzione in cambio della fine delle ostilità.
Seif al-Islam a parlato di “giusta rabbia della gente” a Bengasi e in altre città per le persone che sono rimaste uccise, ha ammesso che “sono stati commessi degli errori”, con l’esercito che “non era preparato” a una simile situazione e si è fatto cogliere dalla tensione. Ma la direzione della rivolta, ha detto a chiare lettere, viene da fuori: “C’é un complotto contro la Libia”, diretto da gente, anche “fratelli arabi”, che “vi usano”, “standosene comodamente seduti a Londra o a Manchester”, fra gli agi, a “sorseggiare caffé” e guardando “il Paese che brucia”.
E visto il caos che regna nel paese cominciano anche i rimpatri degli Europei che in Libia lavorano al soldo delle grandi corporations. Le aziende petrolifere in primis,  come la britannica Bp e l’americana Shell, hanno iniziato l’evacuazione del proprio personale dalla Libia, seguiti poi dalle altre aziende estere presenti nel paese, tra le quali l’italiana Finmeccanica. In questo contesto vola anche la speculazione sul prezzo del petrolio che ha raggiunto questa mattina i 105 dollari al barile.
In Italia intanto prosegue la difesa del regime libico, cercando di assecondare le richieste di Tripoli. Questa mattina il ministro degli Esteri Frattini ha lanciato un appello all’ Europa perchè non interferisca nei processi di transizione in atto nei paesi del nord Africa. “Non possiamo dire: questo è il nostro modello, prendetelo. L’Europa non deve fare questo, perché sarebbe non rispettoso della sovranità e dell’indipendenza dei popoli”, ha affermato Frattini, cogliendo quindi le istanze del regime libico che aveva invitato L’ue a non interferire, pena l’arrivo di migliaia di migranti attualmente bloccati e detenuti in Libia a causa degli scellerati accordi sull’immigrazione. Frattini ha poi sostenuto la linea riformista avanzata dal regime: “il processo di riconciliazione nazionale deve partire in modo pacifico arrivando poi ad una Costituzione libica: sarebbe un obiettivo fondamentale” ha detto il capo della Farnesina, aggiungendo che le ipotesi secessioniste tra est e ovest del paese “a poche decine di chilometri dall’Europa costituirebbe un fattore di grande pericolosità”.
I libici di stanza in Italia intanto scendono in piazza: un presidio questa mattina si è svolto a Roma all’esterno dell’ambasciata libica.
 http://www.radiondadurto.org/2011/02/21/libia-scenari-da-guerra-civile/


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venerdì 18 febbraio 2011

Ogni popolo si dà il governo che si merita


 IN ITALIA , DAL FAMILY DAY AL BUNGA BUNGA


L’Occidente cristiano insegnerà ai paesi islamici la democrazia


L’esplosione popolare dei paesi nordafricani di queste ultime settimane ha provocato, sia pure a certi alti livelli, una sorta di follia politica nell’Occidente cristiano. Si grida: “Aiuteremo l’Egitto a diventar democratoco!” Dopo l’esperienza dell’Iraq e dell’Afganistan quella  dell’Egitto sarà un gioco da bambini. L’Europa e gli Stati Uniti d’America sono esportatori di democrazia.
Ma la democrazia, che è una forma di governo, è esportabile come se fosse un’automobile?
Negativa è la risposta degli uomini dotati di buon senso.
La democrazia può solo nascere in una “società civile” di per sé predisposta.
Per il filosofo della politica esistono due democrazie, una ideale, l’altra reale. La prima fu quella etica, dell’antica Grecia,  che mai più tornerà. L’altra è quella che si ha oggi,  che è una degenerazione di quella ideale.
Per avere un’idea di cosa consta una democrazia, come possibile forma di governo, possiamo invocare l’aiuto di due grandi pensatori che vivono prima della Rivoluzione Francese del 1789.
Rousseau, saltando la barriera del tempo storico, delinea un tipo di comunità che sorge senza il condizionamento della Chiesa, senza il condizionamento dello Stato. Trattasi della costruzione di una coscienza civile che nasce attraverso l’oggetivazione della “volontà di tutti” in “volontà generale”.  “Il popolo è sovrano”. La “sovranità popolare” non è alienabile (delegabile) nemmeno temporaneamente. Democrazia diretta.
Locke, padre della Rivoluzione inglese del 1688, lavora invece nell’ambito del possibile storico.
Il popolo è sovrano.  La sovranità è temporaneamente alienabile (delegabile). La democrazia che nasce si può definire “rappresentativa o delegata”.
 Nella prassi storica la democrazia non è qualcosa che piove dall’alto o che viene portata come dono. Essa presuppone l’esistenza di una società civile che non abbia nulla di incompatibile. Questo è il punto dove tutti gli assoluti crollano. Non esistono “società civili” di tipo ideale. Platone odiò la democrazia perché governo di uomini mediocri, non i migliori, non meritevoli.
L’Europa, e in particolare l’Italia, è in grado di aiutare l’Egitto ad essere democratico?
L’Italia è un paese d’Europa che possiede, dal punto di vista formale, la migliore Carta costituzionale. I diritti umani sono tutti meravigliosamente sanciti.  La democrazia è piena nella forma, vuota nella sostanza. L’Italia prima di aiutare altri ad esser democratici deve badare a portare i diritti umani sanciti dalla propria Costituzione repubblicana dal piano formale a quello sostanziale a mezzo di particolari riforme. Fino ad oggi l’Italia  è stata un paese che si è governato sulla base della tirannide del numero. Totalmente assente nella società civile la coscienza del vivere democratico. La nostra è qualcosa che somiglia alla democrazia.
Per quanto annacquato l’Islam del Paesi nordafricani è sempre un elemento condizionante  nella vita della società civile. Anche se non ingoia la “politica”, come l’Islam iraniano, come l’Islam dei Talebani, esso riesce sempre a far pregare il governato da mussulmano e non da democratico.
L’Occidente cristiano, il mondo che l’Islam ufficiale vuole distruggere, non s’avvede di essere un “cattivo consigliere”. Non si convince che ogni popolo si dà il governo che si merita.


Giuseppe Peritore



Agorà (il film su Ipazia di Alessandria, Amenabar 2009) in Italia!
Verrà un giorno in cui l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza; a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo... l'uomo non ha limiti e quando se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo.
― Giordano Bruno, bruciato sul rogo... il 17 febbraio 1600 a Roma in Campo de' Fiori.

Condannato come eretico dalle Chiese Cattolica, Luterana e Calvinista, il filosofo Giordano Bruno era giunto a una visione del mondo panteistica (Dio è la Natura). Condannava il Cristianesimo per aver distrutto e pervertito i valori dell'antichità, e auspicava per l'Europa il ritorno a una religiosità naturale, neoplatonico-ermetico-egiziana, definita dagli studiosi "Egizianesimo".
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mercoledì 16 febbraio 2011

LAMPEDUSA, RALLENTANO GLI SBARCHI MA E’ EMERGENZA UMANITARIA



LAMPEDUSA,

RALLENTANO GLI SBARCHI

MA E’ 

EMERGENZA UMANITARIA

Rallentano sensibilmente, ma non si fermano, gli sbarchi dalla al Sud Italia. Le promesse e le minacce di Frattini e , che hanno promesso l’apertura di una linea di credito da 100milioni di euro al neonato governo tunisino, hanno portato al blocco di almeno quattro barconi appena partiti dalle coste maghrebine. Nonostante questo alcune decine di persone sono sbarcate non più a ma a a Pantelleria, a Marina di Ragusa e a Cirò Marina, in Calabria. Ad ammetterlo è il prefetto Angela Pria, capo dipartimento al Viminale, secondo cui “con quelli di oggi sono saliti a 5.526 gli sbarchi di migranti sulle coste italiane dall’inizio dell’anno, centro volte tanto che nello stesso periodo del 2010″. La capienza dei Centri – ha aggiunto la Pria – “é esaurita” e per questo il governo punta a realizzare tendopoli a macchia di leopardo in tutta la Sicilia, dal paese siracusano di Rosolini all’ex base americana di Comiso.  Da Lampedusa, Tariq, operatore della Ong Save The Children
Nelle parole del prefetto emerge con chiarezza tutta la difficoltà del fragilissimo e malfinanziato sistema della cosiddetta accoglienza dei migranti, con centri più simili a lager che a punti di passaggio temporaneo. E’ questo ovviamente il caso dei CIE, che risultano essere in questi giorni praticamente al collasso. Diverse le rivolte nei giorni scorsi, da Bari a Torino passando per Modena, mentre ieri è stato il turno di Gradisca d’Isonzo. Qui una trentina di detenuti hanno appiccato un incendio a quattro locali usando carta, suppellettili e altro materiale infiammabile presente nella struttura, tentando anche di impedire l’intervento dei Vigili del fuoco.
Intanto sul fronte politico la Commissione Ue ha ricevuto una lettera dell’Italia che chiede un intervento europeo per gestire il flusso di migranti tunisini sulle sue coste ed è pronta ad assicurare “assistenza finanziaria” nell’ambito dei fondi europei disponibili per rifugiati e frontiere. La commissaria Ue agli affari interni Cecilia Malmstrom è “in stretto contatto” con l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, Frontex, lo strumento utilizzato da anni dall’ per erigere muri e steccati attorno ala Fortezza Europa, dal mar Mediterraneo sino ai confini fra Grecia e Turchia. A questa militarizzazione si è poi aggiunta, a partire dagli anni ’90, la sciagurata politica degli accordi bilaterali, firmati con evidenti campioni della democrazia come Gheddafi.  Stefano Galieni, giornalista di Liberazione
Sulla vicenda degli sbarchi oggi da registrare anche la passeggiata mediatica del Presidente del Consiglio e del ministro in Sicilia, per effettuare un sopralluogo nel Residence degli Aranci a Mineo, nel catanese, che potrebbe fino a 7 mila persone.


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lunedì 14 febbraio 2011

Le 22 nuove tasse di QUESTO GOVERNO




Le 22 nuove tasse di QUESTO GOVERNO (o aumenti delle medesime)




1) Introdotta tassa di 30 euro più marca da bollo di 8 per ogni ricorso al giudice di pace.


2) Eliminata la detrazione del 19% per gli acquisti di abbonamenti ai trasporti pubblici locali;


3) Eliminata la detrazione del 19% per le spese di aggiornamento degli insegnanti.


4) Cancellato il credito d' imposta, introdotto da Prodi, del 10% alle imprese che fanno ricerca ed innovazione.


5) Niente restituzione fiscal drag a lavoratori e imprese.


6) Introduzione della cosiddetta tassa sulla tecnologia (lettori multimediali, telef. cellulari, computer). Costerà circa 100 euro a famiglia.


7) Aumento tariffe dell' acqua (grazie alla privatizzazione fatta da Tremonti, art. 23 bis decreto legge 133/2008)


8) Aumento delle tariffe postali


9) Aumento pedaggi austostrade Anas


10) Aumento di 3 euro sui biglietti aerei per chi parte da Roma e Milano, per qualsiasi destinazione e su qualunque compagnia, low cost incluse.


11) Aumento biglietti dei treni, sia regionali che a lunga percorrenza.


12) Raddoppio dell' IVA sugli abbonamenti alle pay tv


13) Tabacchi: aumentano sigarette low cost e "fai da te"


14) Aumento canone Rai


15) Confermata l' applicazione dell' Iva sulla tassa rifiuti, nonostante sentenza contraria Corte Cosituzionale.


16) Stretta fiscale sulle compagnie assicurative (che sicuramente si rifaranno sugli assicurati)


17) Imposta di scopo (i comuni possono istituire nuovi tributi, ad es. tassa di soggiorno per i turisti) per favorire investimenti nel territorio comunale.


18) Concessa alle regioni la possibilità di aumentare fino al 3% l' addizionale Irpef.


19) Istituzione pedaggio sui raccordi autostradali (ad es. Firenze-Siena, Roma-Fiumicino, Salerno-Avellino, tangenziale Bologna)


20) Aumento aliquota contributiva, dal 25 al 26%, per iscritti a gestione separata INPS (professionisti senza previdenza di categoria, venditori a domicilio e lavoratori autonomi occasionali)


21) Aumenta al 10% (dal 7-8) l' "aggio" per la riscossione dei tributi concesso alla Riscossione spa. La nuova norma implica un aggravio per il contribuente pari al 2.5% circa in caso di pagamento dopo il sessantesimo giorno.

22)Aumento di 1 euro per i biglietti del cinema (ad eccezione delle sale parrocchiali)

Il governo Berlusconi non solo ha aumentato le aliquote di tasse e imposte già esistenti, creandone anche delle nuove, come quella sui ricorsi al giudice di pace, ma non ha cancellato manco una delle supposte "67 nuove tasse di Prodi". Tanto sbandierate dalla destra nella passata legislatura, sono ancora tutte li.

E per finire una chicca:

NEL PACCHETTO PRESENTATO CON IL MINISTRO MELONI, IL PREMIER HA ANNUNCIATO CHE “STO STUDIANDO UN’IMPOSTA AGEVOLATA DEL 10% PER 3 ANNI PER I GIOVANI CHE APRONO UN’ATTIVITA". EBBENE, QUEL REGIME AGEVOLATO DEL FORFETTINO DEL 10% PER I GIOVANI ESISTE GIA’ DA 10 ANNI. FU INTRODOTTO DALL' ULIVO CON LA LEGGE 388 DEL 2000.


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giovedì 10 febbraio 2011

BLOG DI CIPIRI: Giornata Nazionale di Mobilitazione delle Donne 13...



SE NON ORA QUANDO?.....ANCHE A MILANO CON LE NOSTRE SCIARPE BIANCHE.



Ora
domenica 13 febbraio · 14.30 - 17.30
Luogo PIAZZA CASTELLO


Anche a Milano, come in molte altre città italiane, domenica 13 febbraio le donne scenderanno in piazza per rispondere all’appello nazionale “Se non ora quando?”, intorno al quale si stanno mobilitando in centinaia di migliaia in tutto il Paese.

A organizzare l’appuntamento milanese saranno le stesse promotrici della grande manifestazione di sabato 29 gennaio in Piazza della Scala, alla quale hanno partecipato oltre diecimila persone per dire con decisione che “Un'altra storia italiana è possibile”.

Dando continuità a quel primo momento di mobilitazione, ci ritroveremo alle 14,30 in Piazza Castello, ancora una volta con le sciarpe bianche, simbolo del sentimento di lutto per lo stato in cui versa il Paese.
Per adesioni e informazioni: milano13febbraio@gmail.com




BLOG DI CIPIRI: Giornata Nazionale di Mobilitazione delle Donne 13...: "Giornata Nazionale di Mobilitazione delle Donne 13 febbraio 2011  . .  Se Non Ora Quando.mov:VIDEO . . '… Il mo..."
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lunedì 7 febbraio 2011

AD ARCORE I VIOLENTI NON C’ERANO, LA REPRESSIONE SI

AD ARCORE I VIOLENTI NON C’ERANO, LA REPRESSIONE SI



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Qualche centinaio di giovani (studenti, singoli attivisti del comitato NoExpo, dei centri sociali e del popolo viola) hanno cercato di dare un senso più concreto alla manifestazione indetta dal movimento antiberlusconiano nella piazza del municipio di Arcore, esprimendo – almeno verbalmente – la rabbia di quella parte del paese che questa crisi la sta pagando davvero e da troppo tempo, mentre ogni giorno deve sopportare anche le oscenità sfarzose dei festini di un vecchio pornocrate. Era impensabile che tutti quei manifestanti – circa 5000 – arrivati anche da lontano si accontentassero di qualche slogan e barzelletta su Berlusconi. Così, nonostante i richiami all’ordine e alla legalità lanciati da alcuni relatori sul palco, dalla folla s’è staccato un corteo di circa duecento persone, soprattutto giovani, per tentare almeno di lambire con il suo sdegno i cancelli dell’ex villa Casati Stampa. D’altra parte gli stessi slogan, anche ironici, che riempivano la piazza hanno contrappuntato il piccolo corteo, che naturalmente si è subito trovato chiuso tra due cordoni di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa. L’iniziativa – visti i numeri – era più un segnale dimostrativo che una minaccia per la proprietà. del premier, tra l’altro presente nella sua villa. In breve, è bastata qualche provocazione verbale di troppo, qualche spruzzo d’acqua e qualche lancio di bucce di arancia – manco le arance, che di questi tempi è un peccato sprecare – per far partire la prima delle 3 o 4 cariche della giornata. Immancabili i contusi tra i manifestanti, che hanno presidiato il posto per un paio d’ore cercando di dare sostanza, col loro diritto a manifestare ed indignarsi, a quella Costituzione che altrimenti è solo un pezzo di carta. Facinorosi? Intemperanti? O addirittura violenti? Le uniche armi sono stati vecchi slip lanciati da alcune manifestanti e delle bambole di gomma portate in corteo da altri. Tutti a mani nude e visi scoperti. Dall’altra parte, manganellate con tanto di ferito tra i dimostranti portato via in ambulanza. Ma, bisogna ammettere, le cose potevano anche andare peggio, visto che di fronte agli agenti non c’erano né un gruppo organizzato né quella massa che ai vertici del popolo viola probabilmente non piacerebbe, vista la sua presa di distanza. Le ultime cariche sono partite lungo la statale che attraversa il paese, per liberare la strada da un improvvisato blocco del traffico. Solite scene: manifestanti isolati sottoposti a una grandinata di colpi, un giovane raggiunto alle spalle mentre cercava di far passare qualche auto e arrestato, insieme a un attivista del comitato NoExpo, trascinato nel parapiglia. Un ferito anche tra le forze dell’ordine, ma testimoni l’hanno visto inciampare mentre correva.
http://www.controlacrisi.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=11608&catid=39&Itemid=68

 ECCO ALCUNE FOTO DELLA CONTESTAZIONE :

 http://albertocane.blogspot.com/


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LIBRI: PRESENTAZIONE





LIBRI: PRESENTAZIONE: "IN QUESTO BLOG PRESENTERO' LIBRI DA LEGGERE . ."

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giovedì 3 febbraio 2011

Giornata Nazionale di Mobilitazione delle Donne 13 febbraio 2011




Giornata Nazionale di Mobilitazione delle Donne 
13 febbraio 2011



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Se Non Ora Quando.mov:VIDEO


"… Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni. Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale. Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne".

Appello "Se non ora quando?" Domenica 13 febbraio giornata nazionale di mobilitazione delle donne

"Se non ora, quando?
In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani.
Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che – va ricordato nel 150esimo dell’unità d’Italia – hanno costruito la nazione democratica.
Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile.
Una cultura diffusa propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici.
Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione.
Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza.
Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni.
Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale.
Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne".

L'appuntamento è per il 13 febbraio in ogni grande città italiana

Prime firmatarie:
Rosellina Archinto, Gae Aulenti, Silvia Avallone, Maria Bonafede, Suor Eugenia Bonetti, Giulia Bongiorno, Margherita Buy, Susanna Camusso, Licia Colò, Cristina Comencini, Silvia Costa, Titti Di Salvo, Emma Fattorini, Tiziana Ferrario, Angela Finocchiaro, Inge Feltrinelli, Anna Finocchiaro, Donata Francescato, Rosetta Loy, Laura Morante, Claudia Mori, Michela Murgia, Flavia Nardelli, Valeria Parrella, Flavia Perina, Marinella Perrone, Amanda Sandrelli, Lunetta Savino, Clara Sereni, Gabriella Stramaccione, Patrizia Toja, Livia Turco, Lorella Zanardo, Natalia Aspesi, Letizia Battaglia, Associazione Dinuovo, Associazione Le filomene – il filo delle donne.

Il sito http://senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com/

Per firmare http://www.petizionepubblica.it/PeticaoAssinar.aspx?pi=Mobdonne




 Nichi Vendola: "Per la dignità delle donne"
Un’altra storia italiana è possibile, c’è un’Italia migliore per cui le donne non sono carne da macello, corpi da mercimonio, protagoniste solo in un establishment da escort.
Per questo domenica 13 febbraio sarò in piazza e aderirò alla mobilitazione promossa dalle donne a difesa della loro dignità.
Non esiste la possibilità del cambiamento se non si parte dalla voce della libertà delle donne e se non ci si accorge che la violenza, la brutalità nei confronti delle donne si annida nella grammatica e nella sintassi delle ordinarie relazioni tra maschile e femminile, nei costumi sessuali, nella loro gerarchizzazione. Nel senso comune.
La politica ha una grossa responsabilità: davanti a un Paese smarrito che vive al di sotto dei propri sogni e delle proprie possibilità la mobilitazione del 13 febbraio è sicuramente un tassello importante per la costruzione di un’Italia migliore.

Nichi Vendola

www.seltoscana.it


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martedì 1 febbraio 2011

L'Aquila, due anni dopo





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VIDEO INTERVISTA

Due domeniche fa ho incontrato Carlo Costantini, candidato alla presidenza della Regione Abruzzo nel novembre 2008, poi dimessosi da parlamentare per seguire da vicino la sua regione, nonostante la sconfitta elettorale e nonostante una comoda nonché redditizia poltrona alla Camera - quanti hanno fatto altrettanto? -, attualmente alla guida dell'opposizione del Consiglio Regionale. Ho realizzato un'intervista fiume per fare il punto sul terremoto, a quasi due anni di distanza dal 6 aprile 2009.

 Ve la riporto in versione integrale. Cinquanta minuti da sorseggiare con comodo, magari la sera, al posto della televisione. Internet is now.

 INTERVISTA A CARLO COSTANTINI

  Il punto sulla ricostruzione, sulle inchieste, sulle speranze di una città precipitata in un orrore senza fine, che attende di sapere quando potrà rialzarsi.

Claudio Messora: Carlo Costantini, abruzzese doc, pescarese, capogruppo IDV alla Regione Abruzzo. Allora Carlo, sono passati quasi 2 anni da quel fatidico 6 aprile 2009. All'inizio è stato il momento dei soccorsi, delle istituzioni, delle promesse di Berlusconi, delle donazioni della società civile. Adesso è arrivato il momento delle inchieste. Di che cosa ti stai occupando?

PER LEGGERE IL TESTO KLIKA QUI :
http://www.byoblu.com/post/2011/02/01/LAquila-due-anni-dopo-Il-punto-di-Carlo-Costantini.aspx

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IL PERICOLO DELLA FINE DELL'UNITA D' ITALIA




Nel   150° anniversario dell'Unità d'Italia, mentre la pubblica opinione  è distratta dagli scandali  che coinvolgono il premier e umiliano  l'Italia,  si sta verificando paradossalmente  la  spaccatura in due  dell'Italia  per effetto della riforma federale. La  riforma fiscale, che fu  sostenuta da quasi tutto il Parlamento,   sembra una trappola per  molti ignari cittadini. Il terzo decreto  attuativo  dà a  Sose SPA  (insieme a Istat e a  Ragioneria dello Stato) il compito di fissare  i fabbisogni standard   degli enti locali nelle loro funzioni fondamentali.  La questione dei  fabbisogni è l'architrave  del federalismo fiscale. Dalla loro  determinazione dipenderà la  tutela dei diritti sociali.  E' assurdo  che il decreto  sottragga al Parlamento  e  deleghi ad una  Spa e  all'Istat la  individuazione dei fabbisogni  e dei livelli delle prestazioni concernenti  i diritti  sociali dei cittadini: il diritto alla  scuola, alla salute, al lavoro.  Con la violazione del dovere di  solidarietà  sociale ( art 2 ), a scapito degli enti locali delle  aree più deboli .

Non solo. Il neo presidente di  Rete Imprese Italia, Giorgio Guerrini, che raggruppa due milioni di  piccoli imprenditori, lancia l'allarme. In un'intervista all'ANSA  adombra il rischio, che per noi è certezza,  che il federalismo  si  traduca in un aggravarsi della pressione tributaria per tutti i  cittadini. I decreti  produrranno un aumento della pressione fiscale  a livello locale. In Italia  secondo i dati dell'ultimo documento  OCSE, il rapporto tra tasse locali e prodotto interno lordo è  passato dal 2,9 per cento del 1990 al 16,1 del 2008, contro una media  europea  del 12,4 per cento. I calcoli diffusi dalla CGIA di Mestre   confermano che i cittadini italiani pagano un prezzo alto al fisco  locale: 1233 euro a testa. La dilatazione delle assunzioni  clientelari si trasforma in un ulteriore aggravio fiscale per gli  esangui contribuenti italiani. Roma è tra i primi posti tra i comuni  più tartassati dai tributi locali. Inoltre il federalismo fiscale   consentirà ai comuni anche  di sbloccare quest'anno le addizionali IRPEF ferme al 2008. E le Regioni potranno portare dal 2015  l'addizionale dall'attuale '1.4 per cento al 3 per cento per i  redditi sopra i 28.000 euro. Possibilità di aumento anche per l'IRAP  su cui le Regioni avranno ampi spazi di manovra.  Queste le fosche  prospettive del federalismo fiscale .

Intanto il distacco del Nord dal resto dell'Italia sta avvenendo in modo  irreversibile. Il primo colpo, è bene ricordarlo,  venne dalla  riforma del Titolo V, che attribuì  alle Regioni competenza  legislativa concorrente con lo Stato  in materie di rapporti  internazionali con l'UE,   lavoro,  istruzione e  sanità. ( art 117  Cost ). Una vera follia!   I  risultati della legislazione  concorrente in materia di istruzione si sono visti con lo spettacolo  desolante del comune di Adro, il cui sindaco leghista ha preso  iniziative razzistiche e  lesive della unità nazionale. A parte  la  bandiera della lega nella scuola,  egli  ha deciso che  "Se il genitore non paga, l'alunno non mangia a scuola e se ne  torna a casa". Una misura che colpisce  gli immigrati e i senza  reddito, anche se bravi a scuola. E a questa decisione  Bossi,  Berlusconi e soci hanno reagito con un'alzata di spalle. Come hanno  fatto dopo la inaugurazione della scuola tappezzata di emblemi  leghisti e intitolata ad un fondatore della lega Nord senza  consultare l'autorità scolastica locale.  Nemmeno la bandiera  italiana all'inaugurazione della scuola per sottolineare la  prevalenza dell'identità locale su quella nazionale. L'ultimo  episodio di queste   scelte dissennate   è il divieto di alternativa  al  “menu padano” nella mensa scolastica.  Solo un   analfabeta  come Umberto Bossi poteva ispirare tale cretinata , che  danneggia  i  meno abbienti. A Lazzate, in Brianza, (Lazzzàa comune della  Padania, si legge sul cartello) le strisce pedonali sono verdi e le  vie si chiamano Pontida, Padania, Carroccio, Sole delle Alpi e roba  del genere. L'osteria ha preso l'impegno con il comune che per  vent'anni non può servire pizza né couscous, ma solo cucina  lombarda.  Episodi che  indicano una strategia politica precisa che  va verso  secessione e  barbarie.

La modifica del  titolo V, voluta da De Mita, D'Alema e da  Giuliano  Amatosubì   nel 2004 le critiche di   Giuliano Vassalli. Che espresse “antipatia  profonda  per la riforma del 2001 del centrosinistra”, parlando  “di manovra elettoralistica varata,  con scarsa maggioranza, a favore  del federalismo”. E auspicò  di  “ rinvigorire la legislazione  esclusiva dello Stato  su materie su cui la competenza non è  frammentabile”. E   concluse: “ la riforma del 2001 ha  necessità  di essere ripensata funditus ” .

Altrettanto critico fu il giudizio dell'allora    onorevole  Giorgio Napolitano, che  chiamato in causa per avere  promosso la commissione  De Mita , cui subentrò D'Alema,  ammise nel  predetto convegno di volere “ rafforzare i poteri del  Primo  Ministro”  ma trovò “orripilante”  la nuova formulazione dell'art  117. Rafforzando i poteri del premier, Berlusconi sarebbe rimasto  40 anni con  effetti irreparabili.

Uguale critica feroce espresse il  costituzionalista Mauro Ferri, che osservò “quando la  Costituzione cominciava a funzionare, si  è cominciato a volerla  cambiare con le varie commissioni. ... della bicamerale D'Alema  meglio non parlare, meglio non esprimere giudizi su quello ( di  negativo) che uscì fuori da quella bicamerale” tra cui “il  famigerato premierato”, che poi per fortuna cadde,  e “ il  famigerato titolo V del 2001”.

Sulla stessa linea  il  costituzionalista Augusto Barberala riforma del titolo V ha già  prodotto non pochi danni  alla governabilità del Paese”.

Nonostante queste critiche aspre e  il contenzioso Stato-Regioni che sommerge la Corte,   Giuliano Amato ha dichiarato il 14 gennaio 2011 all'Accademia dei Lincei   che “la  svolta federale in atto servirà a superare la incompiutezza della  unificazione italiana”. Un trasformista  braccio destro di Craxi  che  mira alla Presidenza della Repubblica con l'appoggio del  centrodestra e di Bossi.

Il federalismo  accettabile è  solo quello solidale. Convinti, con Ciampi, che “per  diffondere    in Europa un  generale benessere, maggiore  giustizia sociale, un più  alto livello di democrazia” , il federalismo    richiede  “cultura politica, accresciuto impegno civile di amministrati ed  amministratori, nuovo patriottismo, regionale, nazionale ed europeo. ”  Ma  Ciampi riconobbe  che la nascita delle Regioni  era  una  delusione:  non avevano saputo  evitare “ costosi doppioni”,   una “proliferazione burocratica, dannosa per lo sviluppo di ogni  regione”, ed -io aggiungo - una crescita di corruzione e  crimine  organizzato. La mafia continua a gestire   le risorse destinate alle  regioni  provenienti dallo Stato e dall'UE . Come confermano   Commissione Antimafia e  DNA.

Parlando  del federalismo non  dimentichiamo che Bossi e premier mirano allo  stravolgimento della Costituzione, già tentato nel 2005. con  Senato FederaleCorte Costituzionale e   federalismo fiscale. Il  senato Federale,  approvato  dal Parlamento    nel 2005 , fu   bocciato  dal referendum popolare.  Giuliano Vassalli ammonì che  esso  realizzava   il predominio del Senato federale sulla Camera ed  era“Un  istituto ibrido, incomprensibile in più punti” .  La Lega vuole un  Senato federale  con  poteri  più ampi  di quelli  della Camera.  E il potere di eleggere 4 membri della Corte  Costituzionale,  mentre  alla Camera ne resterebbero  solo 3, (oggi  ne spettano cinque al Parlamento in seduta comune). Con l'aumento dei  giudici di nomina politica,  la Consulta non sarebbe  il giudice  imparziale delle leggi, ma un organo della maggioranza. E dunque non  in grado di dichiarare la incostituzionalità delle leggi approvate  dalle  maggioranze di centro destra e di centrosinistra, a partire  dal lodo Alfano. Al Senato spetterebbe un groviglio di competenze,  tra cui un potere di veto  sui rapporti internazionali, tutela  e sicurezza sul lavoro, istruzione,  ricerca scientifica e  tecnologica, salute,  finanza pubblica  e del sistema tributario,   art 117 3 comma Cost.  Un guazzabuglio che porterebbe alla paralisi  del Parlamento ed alla disgregazione del Paese.

Farraginoso   era il sistema escogitato dalla Lega per disciplinare i rapporti tra  Camera  e Senato federale nella formazione delle leggi.  Una riforma   per aumentare i conflitti. In  realtà la Lega tende   alla secessione morbida del Nord  dal resto  dell'Italia.  Una conferma della incidenza negativa del federalismo   sullo  sviluppo  viene dalla Corte dei Conti che ha denunziato,  nel 2009 e  2010  che la corruzione dilaga essendo divenuta una tassa immorale  e  occulta,  pagata dai cittadini, pari a 50-60 miliardi di euro  all'anno . “Un fenomeno che ostacola  nel Sud, gli investimenti  esteri”.  Nella classifica della corruzione, tra le prime cinque  regioni, - afferma la Corte- ce ne sono quattro  nel sud :  Sicilia  (13% del totale delle denunzie), Campania (11,46%), Puglia ( 9,44 ),   Calabria (8,19) preceduta dalla Lombardia con il 9,39 del totale  delle denunce. A questo si aggiunge l'aumento della spesa corrente del 4,5% (stipendi e pensioni),  un costo insopportabile per la  collettività.

D'altra  parte, guardando ad Adro e Lazzate, capiamo che il federalismo   tende    a proteggere gli interessi particolari della lega contro  quelli dei cittadini delle altre regioni d’Italia e contro gli  stranieri.    E a  intaccare  settori   quali  scuola e  sanità. La  scuola  non  sarà  più luogo del confronto pluralistico  di giovani   di  diverse culture, etnie e religioni ma  quello in cui la  formazione  si frantumerà  nelle varie regioni  a seconda delle  diversità religiose ed etniche, con il vanificarsi  della speranza  di costruire una comune  cittadinanza  democratica  secondo i  principi di solidarietà e tolleranza.

Nella sanità  saranno   avvantaggiate le Regioni  più ricche   di fronte alle regioni più  povere meno garantite rispetto ad un bene primario quale è  il  diritto alla salute.  Ciò  lederebbe la idea unitaria dello Stato  pensata dai padri costituenti quale “forma  fondamentale di  solidarietà umana”.   Il  parlamento nazionale, che  legifera  su  diritti e libertà fondamentali dei cittadini, sul lavoro, sulla  indipendenza dei magistrati, sul pluralismo della informazione, sui  sistemi elettorali e sui conflitti di interesse, perderebbe la sua  centralità e la sua  libertà.  Il solo effetto positivo dello  scandalo che travolge il Premier è- speriamo- l'affossamento del  federalismo.

La situazione  politica

Mentre la stampa  dedica decine di pagine alla telenovela  Ruby-premier, eventi gravi come  la guerra in Afghanistan e la morte dei soldati italiani, la  vicenda delle trattative  tra Stato e mafia,  volute per consentire   la nascita del regime, e la verità sui responsabili  delle stragi   sono quasi del tutto  oscurate. La morte  dell'alpino Luca Sanna    colpito da un  talebano  nella base di Baia Murghab  è stata   relegata dai media nelle pagine interne. I giornali  sono  a caccia  delle telefonate osè delle  presunte amanti del premier.   E tuttavia, tentiamo una breve analisi della situazione.  Il capo  del governo è  più che mai abbarbicato alla poltrona di premier e  trova   nuovi adepti, pronti a vendersi al migliore offerente pur di  non lasciare  gli scranni in parlamento. Ma il  destino  del  Capo  sembra segnato dal nuovo atteggiamento di Umberto Bossi. Che non gli  offre il sostegno di sempre.  Anzi lo invita a non attaccare i  giudici e  gli  chiede perentoriamente  il varo del federalismo.  Salvo a scaricarlo subito dopo l'approvazione dei decreti. Se ciò  non avverrà in tempi brevissimi,  la Lega, forte delle previsioni  che la vedono  in ascesa,  andrà  lo stesso alle elezioni  anticipate. Il disegno di Bossi è chiaro: ingoiare quest'ultimo  rospo per non pregiudicare il cammino del federalismo secessionista. E subito dopo liberarsi dell'alleato scomodo indifendibile  di fronte  al popolo di Pontida puntando alle urne per un nuovo sicuro balzo in  avanti.

Ma   sembra difficile che il premier  riesca  a  varare le riforme sulla  giustizia che  lui annuncia ogni giorno. Un attacco alla giustizia  sarebbe insopportabile anche per  i leghisti.

Ferdinando Imposimato


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