Le Carte Parlanti

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Mundimago

venerdì 29 aprile 2011

Primo maggio


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Per non dimenticare

Il Primo maggio: storia e significato di una ricorrenza

Origini del Primo maggio

Tra Ottocento e Novecento

Il Ventennio fascista

Dal dopoguerra a oggi




Il 1° maggio nasce il 20 luglio 1889, a Parigi. A lanciare l'idea è il congresso della Seconda Internazionale, riunito in quei giorni nella capitale francese :
"Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi".
Poi, quando si passa a decidere sulla data, la scelta cade sul 1 maggio. Una scelta simbolica: tre anni prima infatti, il 1 maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel sangue.


Man mano che ci si avvicina al 1 maggio 1890 le organizzazioni dei lavoratori intensificano l'opera di sensibilizzazione sul significato di quell'appuntamento.


"Lavoratori - si legge in un volantino diffuso a Napoli il 20 aprile 1890 - ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l'Internazionale!".
Monta intanto un clima di tensione, alimentato da voci allarmistiche: la stampa conservatrice interpreta le paure della borghesia, consiglia a tutti di starsene tappati in casa, di fare provviste, perché non si sa quali gravi sconvolgimenti potranno accadere.


Da parte loro i governi, più o meno liberali o autoritari, allertano gli apparati repressivi.
In Italia il governo di Francesco Crispi usa la mano pesante, attuando drastiche misure di prevenzione e vietando qualsiasi manifestazione pubblica sia per la giornata del 1 maggio che per la domenica successiva, 4 maggio.


In diverse località, per incoraggiare la partecipazione del maggior numero di lavoratori, si è infatti deciso di far slittare la manifestazione alla giornata festiva.


Del resto si tratta di una scommessa dall'esito quanto mai incerto: la mancanza di un unico centro coordinatore a livello nazionale - il Partito socialista e la Confederazione generale del lavoro sono di là da venire - rappresenta un grave handicap dal punto di vista organizzativo. Non si sa poi in che misura i lavoratori saranno disposti a scendere in piazza per rivendicare un obiettivo, quello delle otto ore, considerato prematuro da gran parte dei dirigenti del movimento operaio italiano o per testimoniare semplicemente una solidarietà internazionale di classe.


Proprio per questo la riuscita del 1 maggio 1890 costituisce una felice sorpresa, un salto di qualità del movimento dei lavoratori,che per la prima volta dà vita ad una mobilitazione su scala nazionale, per di più collegata ad un'iniziativa di carattere internazionale.


In numerosi centri, grandi e piccoli, si svolgono manifestazioni, che fanno registrare quasi ovunque una vasta partecipazione di lavoratori. Un episodio significativo accade a Voghera, dove gli operai, costretti a recarsi al lavoro, ci vanno vestiti a festa.
"La manifestazione del 1 maggio - commenta a caldo Antonio Labriola - ha in ogni caso superato di molto tutte le speranze riposte in essa da socialisti e da operai progrediti. Ancora pochi giorni innanzi, la opinione di molti socialisti, che operano con la parola e con lo scritto, era alquanto pessimista".
Anche negli altri paesi il 1 maggio ha un'ottima riuscita:
"Il proletariato d'Europa e d'America - afferma compiaciuto Fiedrich Engels - passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito. E lo spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti".
Visto il successo di quella che avrebbe dovuto essere una rappresentazione unica, viene deciso di replicarla per l'anno successivo.
Il 1 maggio 1891 conferma la straordinaria presa di quell'appuntamento e induce la Seconda Internazionale a rendere permanente quella che, da lì in avanti, dovrà essere la "festa dei lavoratori di tutti i paesi".




Tra Ottocento e Novecento


Inizia così la tradizione del 1 maggio, un appuntamento al quale il movimento dei lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione e maggiore consapevolezza. L'obiettivo originario delle otto ore viene messo da parte e lascia il posto ad altre rivendicazioni politiche e sociali considerate più impellenti. La protesta per le condizioni di miseria delle masse lavoratrici anima le manifestazioni di fine Ottocento.


Il 1 maggio 1898 coincide con la fase più acuta dei "moti per il pane", che investono tutta Italia e hanno il loro tragico epilogo a Milano. Nei primi anni del Novecento il 1 maggio si caratterizza anche per la rivendicazione del suffraggio universale e poi per la protesta contro l'impresa libica e contro la partecipazione dell'Italia alla guerra mondiale.


Si discute intanto sul significato di questa ricorrenza: giorno di festa, di svago e di divertimento oppure di mobilitazione e di lotta ?


Un binomio, questo di festa e lotta, che accompagna la celebrazione del 1 maggio nella sua evoluzione più che secolare, dividendo i fautori dell'una e dell'altra caratterizzazione.


Qualcuno ha inteso conciliare gli opposti, definendola una "festa ribelle", ma nei fatti il 1 maggio è l'una e l'altra cosa insieme, a seconda delle circostanze più lotta o più festa.


Il 1 maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di lavoratori possono festeggiare il conseguimento dell'obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore.




Il ventennio fascista


Nel volgere di due anni però la situazione muta radicalmente: Mussolini arriva al potere e proibisce la celebrazione del 1 maggio.


Durante il fascismo la festa del lavoro viene spostata al 21 aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma; così snaturata, essa non dice più niente ai lavoratori, mentre il 1 maggio assume una connotazione quanto mai "sovversiva", divenendo occasione per esprimere in forme diverse - dal garofano rosso all'occhiello alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria - l'opposizione al regime.




Dal dopoguerra a oggi


All'indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, partigiani e lavoratori, anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro, si ritrovano insieme nelle piazze d'Italia in un clima di entusiasmo.


Appena due anni dopo il 1 maggio è segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro i lavoratori che assistono al comizio.


Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.


Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini ed anche il fatto che al movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire la propria presenza, hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione del 1 maggio.


Oggi un'unica grande manifestazione unitaria esaurisce il momento politico, mentre il concerto rock che da qualche anno Cgil, Cisl e Uil organizzano per i giovani sembra aderire perfettamente allo spirito del 1 maggio, come lo aveva colto nel lontano 1903 Ettore Ciccotti:
"Un giorno di riposo diventa naturalmente un giorno di festa, l'interruzione volontaria del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa de'sensi; e un'accolta di gente, chiamata ad acquistare la coscienza delle proprie forze, a gioire delle prospettive dell'avvenire, naturalmente è portata a quell'esuberanza di sentimento e a quel bisogno di gioire, che è causa ed effetto al tempo stesso di una festa".


fonte: Cgil di Roma e del Lazio
Archivio Storico "Manuela Mezzelani"

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CASELLI , E' GUERRA TOTALE ALLA LEGALITA'



CASELLI ,  E' GUERRA TOTALE ALLA LEGALITA'

Con una lettera al “Corriere della Sera” Gian Carlo Caselli, procuratore di Torino risponde all'attacco ai magistrati: “parlare di br nelle procure, oltre che vergognoso, significa essere fuori dalle democrazie occidentali”. 

E difende Ingroia: “su di lui discredito gratuito, come accadde al pool di falcone e borsellino.
Ma il bersaglio grosso è la sedicente riforma ‘epocale’ della giustizia che consegnerà alla maggioranza politica contingente (poco importa se verde, azzurra o rossa) il potere sulle indagini”.

di Gian Carlo Caselli, Corriere della Sera, 27 aprile 2011

Caro direttore, ormai è guerra totale alle Procure. Guerra unilaterale, combattuta con profusione torrentizia di mezzi. Con tattiche diverse, ma tutte ispirate al disegno di mortificare la magistratura; ridurne l’indipendenza; restringerne gli spazi d’intervento. In modo da circoscrivere il rischio che anche i potenti debbano rispondere delle violazioni di legge commesse.

L’escalation è inarrestabile: si parte sostenendo che per fare il lavoro di magistrati bisogna essere malati di mente o che i magistrati (variazione leggiadra) sono un cancro da estirpare; si prosegue invocando una commissione d’inchiesta col compito di stabilire che la magistratura è un’associazione a delinquere con fini eversivi; poi si organizzano manifestazioni di piazza contro i giudici accusati di essere avversari politici; infine si tappezzano i muri di manifesti incivili con la scritta «fuori le Br dalle Procure» .

Strano: anche le Br avevano dichiarato una guerra unilaterale, stabilendo – dal mondo cupo della clandestinità – quali «nemici» meritassero di vivere storpiati dalle gambizzazioni e quali invece dovessero morire ammazzati. E molti sono i magistrati che la violenza terroristica ha ucciso. È evidente allora che parlare di Br nelle Procure, oltre che vergognoso, significa collocarsi fuori dagli standard delle democrazie occidentali, non diversamente da coloro che per tutelare i loro privilegi presentano la nostra giustizia come un campo di battaglia fra interessi contrapposti.

La guerra alle Procure registra da ultimo un furibondo attacco ai Pm di Palermo ed in particolare ad Antonio Ingroia in relazione al «caso Ciancimino», con la delicata richiesta di «tirar fuori l’articolo 289 codice penale (attentato ad organi costituzionali) che punisce con 10 anni di galera chi cospira contro lo Stato». So bene che Ingroia non gradisce difese d’ufficio. Sa difendersi da solo (l’ha fatto molto bene proprio in un’intervista al Corriere). Parlano per lui, in ogni caso, gli straordinari successi ottenuti nel corso di un impegno antimafia ormai più che ventennale.

Ma la raffica di assalti dei giorni scorsi non può passare sotto silenzio. Intendiamoci: il caso Ciancimino è obiettivamente controverso (come lo stesso Ingroia non si stanca di ricordare), per cui vi è spazio per critiche ed opinioni divergenti. Ma tutt’altra cosa è farne un pretesto per screditare ingiustamente e addirittura mettere sul banco degli imputati magistrati onesti e coraggiosi: secondo un copione già sperimentato ai tempi della distruzione del pool di Falcone, accusato di scorretti rapporti con i collaboratori di giustizia (indimenticabile la favola dei cannoli portati a Buscetta), con la conseguente, micidiale calunnia di svilire la ricerca della verità ad azione politica ispirata da una fazione ai danni di un’altra.

Ma Ingroia (non se n’abbia a male…) è un bersaglio piccolo. Il bersaglio grosso è spianare la strada alla sedicente riforma «epocale» della giustizia: quella che consegnerà alla maggioranza politica contingente (poco importa se verde, azzurra o rossa) il potere di aprire o chiudere il rubinetto delle indagini penali e di regolarne l’intensità. Può esserci argomento più suggestivo di una «cospirazione politico giudiziaria», di una «calunnia di stato» avallata da un notissimo magistrato? Alla lunga sotto le grottesche accuse di macchinazione apparirà l’insofferenza per il controllo di legalità. Ma intanto la tecnica di presentare come verità anche le tesi più assurde è partita: implacabile.

E qualcosa purtroppo rischia di restare ...

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giovedì 28 aprile 2011

Notizie dal CIE di Santa Maria Capua Vetere



Notizie assurde dal CIE

 

di Santa Maria Capua Vetere


26 / 4 / 2011
Ieri gli avvocati del centro sociale "Ex-Canapificio" e del "Laboratorio Occupato Ska" hanno raccolto le richieste di protezione internazionale e la domanda di accesso al decreto di protezione temporanea emesso il 5 aprile (o l'8?), di circa 200 migranti.
La consegna delle domande sta avvenendo oggi presso la questura di Caserta.
Fino a questo punto niente di assurdo (tralasciando l'assurdità della Turco-Napolitano e di tutte le sue successive modifiche).
Dunque veniamo all'assurdo.
Oltre alle domande è stato scritto, e non ancora consegnato, un esposto alla procura della repubblica presso il tribunale di Santa Maria Cupua Vetere (in allegato), una cosa seria, mica una pernacchia al questore.

L'accusa è di "privazione della libertà personale". Volete sapere oggi cosa sono riusciti a sostenere alla questura di Caserta? Hanno detto che i migranti non hanno mai chiesto di poter uscire perchè, se mai fosse passato per la testa di qualcuno di loro una così semplice richesta, tutti si sarebbero prodigati per lasciarli tranquillamente passeggiare per Santa Maria (che è anche carina). Allora quelli che sono caduti dal muro del CIE hanno solo sbagliato strada.

Ma non finisce quì. La croce rossa (santi uomini e donne di buona volontà repressiva) sostiene di aver fatto firmare a tutti i migranti arrivati nella struttura, un foglio in cui dichiarano di scegliere volontariamente la permananza nel campo.

Dunque la detenzione sarebbe volontaria, i salti dal muro sarebbero pura e semplice emulazione dei funamboli e degli uccelli, le  manganellate gioco virile e simulazione di un'arena, lo sciopero della fame dieta mediterranea, le nostre proteste puro esibizionismo, i pericolosissimi viaggi in mare da costa a costa mediterranea e i respingimenti sarebbero crociere avventurose per chi ha pochi soldi, ma voglia di esperienze forti.
Allora siamo proprio stupidi, abbiamo preso l'ennesimo abbaglio, d'altra parte il sole picchiava forte la davanti al CIE di Santa Maria.
Queste sono le notizie che giungono da Caserta nelle scorse ore.
Speriamo che nel pomeriggio si raggiunga un livello di discussione meno banale.


F. Cama



 http://www.globalproject.info/it/in_movimento/Notizie-assurde-dal-CIE-di-Santa-Maria-Capua-Vetere/8307

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martedì 26 aprile 2011

VIK, FUNERALI, ISTITUZIONI ASSENTI



VIK: IN MIGLIAIA AI FUNERALI. ISTITUZIONI ASSENTI.

Almeno 3mila persone hanno raggiunto Bulciago (Lecco), nel pomeriggio di domenica 24 aprile, per partecipare alle esequie di Vittorio , l’attivista internazionale dell’International Solidarity Movement e collaboratore anche di Radio Onda d’Urto ammazzato a una settimana fa.
Centinaia le bandiere palestinesi, le kefiah e i drappi arcobaleno portati da associazioni, singoli cittadini e giovani.
Assenti del tutto, invece, i rappresentanti del governo e delle istituzioni.
Irene, della nostra redazione, ha seguito le esequie. Ascolta la trasmissione. con le diverse voci raccolte cliccando qui.
Ascolta qui invece  l’audio legato a un’intervista video di Vittorio Arrigoni, realizzata nel cimitero militare di Gaza, poco tempo prima della morte.
Qui, invece, direttamente il video.




ARRIGONI: L’ULTIMO VIAGGIO DI VIK

Vittorio Arrigoni sta arrivando in questi minuti in Italia. All’aeroporto di Fiumicino sta infatti per atterrare l’aereo partito stamani dal Cairo, con a bordo la salma del volontario e reporter italiano ucciso venerdì scorso nella Striscia di . Decine di persone si sono già radunate nello scalo romano per dare l’ultimo saluto a Vittorio prima dei funerali, che si svolgeranno verosimilmente domenica a Bulciago, nel lecchese, dove Arrigoni era nato e aveva vissuto prima di intraprendere il suo percorso di attivista in molte delle aree più conflittuali e vessate del pianeta, ultima delle quali, appunto, la Striscia di assediata e strangolata da Israele.
L’autopsia sul corpo di Vittorio è fissata per domani a Roma. L’accertamento medico-legale, che sarà affidato al professor Paolo Albarello dell’istituto di medicina legale dell’università La Sapienza, è stato disposto dalla procura della capitale, titolare del fascicolo d’indagine aperto sull’omicidio di Arrigoni per sequestro di persona a scopo di terrorismo aggravato dalla morte dell’ostaggio. Il servizio con Alfredo Tradardi, coordinatore della sezione italiana dell’International solidarity movement, l’organizzazione per cui lavorava Vittorio. Ascolta
Nel frattempo, in non si è ancora spento l’eco della vicenda di Vittorio. Da venerdì scorso si susseguono a cadenza pressoché quotidiana le iniziative in memoria del volontario e reporter italiano, a dimostrazione del fatto che Arrigoni era davvero un amico per il popolo palestinese. Il servizio con Mary, cooperante italiana che lavora in e nostra collaboratrice.Ascolta

LEGGI ANCHE http://cipiri.blogspot.it/2012/09/lomicidio-di-vittorio-arrigoni-e.html
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domenica 24 aprile 2011

Referendum e truffe di Pasqua


Referendum e truffe di Pasqua. Gli italiani scippati del loro diritto a decidere

Una sentenza della Corte Costituzionale ribadisce che se non c’è una vera abrogazione delle norme oggetto della consultazione, il referendum si deve svolgere lo stesso
ROMA – Se qualcuno ancora riteneva che l’imbelle Esecutivo di Silvio Berlusconi avesse una maggioranza nel Paese, con la manomissione dei referendum sul nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il legittimo impedimento ha subìto una sonora smentita. Con atti di plastica e truffaldina solerzia, Berlusconi ha ordinato ai suoi dipendenti ministeriali di manomettere il ricorso alle urne perché ha una paura fottuta di mostrarsi perdente, soprattutto sul legittimo impedimento.
La decisione si è attuata in due tempi: nel primo, prendendo a prestito il dramma giapponese, ha “rimandato” a tempi migliori la costruzione delle nuove centrali nucleari, le stesse che erano considerate essenziali per il nostro futuro energetico soltanto a poche ore dalla terribile vicenda di Fukushima. Aggrappandosi, come è capitato ripetutamente in materia di immigrazione, allo scudo protettivo europeo, il nucleare non viene per niente abrogato ma soltanto rimandato a settembre. Il secondo atto dovrebbe consistere in un decreto con il quale si decide una mera sospensione del decreto Ronchi, che “liberalizzava” la gestione di un bene pubblico essenziale come l’acqua, che però ben due milioni di italiani aveva chiesto di abrogare firmando la richiesta di referendum. Evidentemente, Berlusconi deve aver compreso che anche questo secondo quesito referendario avrebbe convogliato l’interesse degli elettori e che lui non sarebbe stato in grado di brandire le sue armi violente trasformando i quesiti in plebisciti a suo favore.
LA DEBOLEZZA DI BERLUSCONI. Decisioni truffaldine, che violano il diritto degli elettori ma che soprattutto mostrano tutta intera l’estrema debolezza del magnate di Arcore e dei suoi gerarchi, timorosi che l’arma affilata da Antonio Di Pietro allarghi le crepe di una scalcinata coalizione, tenuta insieme con la saliva dei transfughi “acquisiti” dalla sua potenza economica. Sarà ora l’ufficio centrale per i referendum della Corte di Cassazione a decidere se gli strumentali provvedimenti normativi del Governo siano atti ad impedire lo svolgimento dei referendum e già possiamo immaginare, qualora i giudici si esprimano a favore dell’ammissibilità, quali potranno essere le reazioni dei gerarchi e del loro duce.
IL PARERE DELLA CONSULTA. Sul punto, legge e giurisprudenza costituzionale parlano chiaro. L’articolo 39 della legge n. 352/1970, che regola la materia, dispone che l’Ufficio centrale della Cassazione dichiari sospeso il referendum qualora il Parlamento abbia approvato una legge innovativa sulla materia. I giudici costituzionali, però, con la sentenza di tipo “additivo” ( n. 68/1978) hanno stabilito che qualora il Parlamento abbia “innovato” la materia mantenendo in vigore principi e criteri contro cui sono volti i propositi abrogativi dei referendari, la consultazione si svolte sulle nuove norme.
IL GOVERNO VUOLE AGGIRARE NORME E SENTENZE. In queste ore, dunque, il Governo sta cercando la “quadra”, cioè provvedimenti che possano essere accettati come realmente “innovativi” per non essere fulminati dai precetti giurisprudenziali dei giudici “comunisti” della Consulta, perché in tal caso la Cassazione non potrebbe che applicare quanto stabilito dalla Corte Costituzionale. Ma per fare questo, è evidente che dovrebbe, come sostiene Stefano Rodotà e come richiede Antonio Di Pietro, semplicemente abrogare le norme della fattispecie oggetto di referendum. Nel caso del nucleare, l’emendamento approvato dal Senato all’articolo 5 del cosiddetto “decreto omnibus” testualmente recita: “Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare". L’inciso in testa alla norma fa chiaramente comprendere come la decisione di costruire nuovi impianti è semplicemente “sospesa”, appunto in attesa di quelle “nuove evidenze scientifiche” che potrebbero giungere in tempi anche prossimi.
Non si sa ancora quale sarà il tenore del decreto-legge finalizzato a manomettere il referendum sulla privatizzazione dell’acqua, ma se dovesse contenere formule altrettanto ambigue potrebbe indurre i giudici di legittimità a far svolgere comunque la consultazione.
L’ABROGAZIONE DEL LEGITTIMO IMPEDIMENTO. È chiaro qual è l’interesse del premier: impedire che si realizzi un risultato sul legittimo impedimento, che si avrebbe qualora si recassero alle urne il 50,1% degli aventi diritto. Questo è il vero problema del Cavaliere. Una marea di voti che abrogano una delle tante leggi “ad personam” rappresenterebbe un plebiscito contro la sua persona.

di Fulvio Lo Cicero

http://www.dazebaonews.it/

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Libia , Fermare il massacro , Emergency



Libia
Fermare il massacro


Fermare il massacro e garantire le cure alle vittime di Misurata

Dal 10 aprile 2011 i medici e gli infermieri di Emergency sono l'unico team internazionale che opera a Misurata, la città che da quasi due mesi è sotto assedio e dove si registra il più alto numero di feriti della guerra libica.
Da una settimana stiamo assistendo a un crescente massacro di civili per l'intensificarsi dei combattimenti sempre più vicini alla zona in cui si trova l'ospedale Hikmat, presso il quale lavoriamo. La situazione è di estremo pericolo anche per il nostro personale sanitario che rischia di non potere più essere in grado di assistere i feriti.
Nella sola giornata del 16 aprile oltre 70 feriti sono arrivati in ospedale, colpiti dalle bombe o dai proiettili dei cecchini appostati nelle vicinanze. Quindici persone sono arrivate già morte al pronto soccorso, tra questi 6 bambini colpiti alla testa da fucili di precisione.
Emergency ricorda che la "protezione dei civili e delle zone densamente popolate" è stata indicata come priorità nella Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU n.1973 del 17 marzo 2011. Ciononostante, ancora oggi nella città di Misurata non esiste alcuna forma di protezione per la popolazione.
Emergency ribadisce il proprio ruolo neutrale e puramente umanitario nel conflitto in corso, e conferma la propria disponibilità, ove necessario, a inviare team chirurgici per la cura dei feriti anche nelle zone sotto controllo governativo, come già comunicato in forma ufficiale alle autorità libiche dall'inizio del conflitto. 
Emergency chiede pertanto con urgenza a tutte le parti coinvolte nel conflitto di negoziare un immediato cessate il fuoco, di rispettare la neutralità e l'inviolabilità degli ospedali e di aprire un corridoio umanitario a Misurata per garantire la possibilità di curare i civili in modo tempestivo e in condizioni di sicurezza.

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sabato 23 aprile 2011

La scuola deve morire: Tremonti al ministro Gelmini


La scuola deve morire
Intercettata una lettera riservata 
del Ministro Tremonti al ministro Gelmini



Uno scoop di UniCommon.org - Abbiamo intercettato questa missiva riservata inviata dal Ministero dell'Economia al Ministero della (pubblica?) Istruzione. La pubblichiamo oggi su questo sito, pregando tutti di diffonderla con tutti i mezzi possibili (social network, siti, mail, lettere, piccioni viaggiatori e altro). La wikileaks della scuola come al solito non dice nulla di nuovo rispetto a quanto siamo già abituati a sentire e vedere da vent'anni a questa parte, ma la pubblicazione di questa lettera riservata potrà essere sicuramente un passaggio utile per lo smascheramento delle strategie governative sulla scuola. La redazione di UniCommon.org
Ecco il testo integrale della missiva,che come potete notare, esprime senza mezzi termini quella che nei fatti è la politica, e la strategia politica, del governo sulla scuola. Nella sezione rassegna stampa trovate l'articolo su repubblica che spiega i tagli effettuati e quelli previsti, in fondo all'articolo il video della trasmissione Ballarò in cui la Gelmini dimostra di non conoscere nemmeno i tagli previsti dal suo stesso ministero.


MASSIMO RISERBO - Al Ministro dell'Istruzione
dottoressa Mariastella Gelmini

Viale trastevere 76, 00153, Roma, Italy

- breve guida per far morire un'istituzione pubblica -


Lavorare in silenzio per molti anni, trovando larghi accordi da destra a sinistra passando anche per le ali più estreme, TAGLIARE poco a poco tutte le risorse e le possibilità di miglioramento alle scuole. Farlo inizialmente senza clamore, cosìche solo i soliti noti se ne accorgano. Togliere Cent dopo cent come zio paperone nel Klondike. Non lasciare la possibilità di iniziativa alle scuole, mascherando una riverticalizzazione amministrativa con il nome di “autonomia scolastica”. Cambiare il nome alle cose, creando spaesamento tra tutti coloro che da anni lavorano nell'educazione pubblica: così il Preside diventa magicamente il Dirigente scolastico, la programmazione si trasforma in POF e si riorganizza in portfolio, il bidello si ristruttura in collaboratore scolastico, i voti si contano in crediti, e per concludere nel migliore dei modi gli studenti finalmente saranno utenti.


Dopo anni di lavoro sotterraneo, di logoramento di qualsiasi voce fuori dal coro, si parte con l'attacco frontale. TAGLI a gran voce rivendicati come una necessità per il bene comune, distruzione di qualsiasi idea che non sia strettamente la lezione frontale: gite, corsi di lingua, laboratori, attività extrascolastiche, non deve accadere più nulla. La scuola deve essere un luogo noioso da cui scappare il prima possibile, e un luogo di frustrazione per chi ha deciso di lavorarci!


ELIMINAZIONE di qualsiasi partecipazione nella vita della scuola: motivazione? E' un residuo del '68! E' colpa dei professori di sinistra che non permettono una normale collaborazione docente-discente! La scuola il pomeriggio deve restare chiusa, non può mica essere un covo di zecche (che si sa o diventano terroristi o tossici)!


A questo ci si può rivolgere direttamente ai cittadini, alquanto allarmati per il futuro dei loro figli...anzi ancora meglio rivolgersi direttamente alle MAMME! Care mamme – oramai consapevoli che le scuole pubbliche hanno un offerta formativa decente se al centro, tremenda se in periferia – è ora il momento di investire nell'educazione e quindi nelle scuole private, dove potrete decidere direttamente cosa verrà insegnato ai vostri figli, e soprattutto non rischieranno di finire in classi con bambini poco dediti allo studio, come figli di immigrati o magari rom.


Far dipendere direttamente il ministero dell'istruzione (nel frattempo avrete già eliminato pubblica, se non lo avrà già fatto il centro-sinistra) dall'economia, così il caro buon vecchio Giulio potrà finalmente decidere cosa fare con quei quattro spiccioli rimasti nelle casse delle scuole, ma soprattutto avrà in mano un immenso patrimonio immobiliare.


SCREDITARE studenti, professori, precari, personale ata, presidi, ex insegnanti, ricercatori, insegnanti di sostegno: NESSUNO deve poter mettere bocca sulla scuola pubblica, la scuola di tutti che quindi deve rimanere di nessuno.


E dopo gli eclatanti scoppi...continuare a tagliare qui e là come se nulla fosse...e ricominciate dal punto uno senza nessuno problema, per quante volte reputate necessario, finché solo i morti di fame rimarranno nelle scuole pubbliche e ricchi andranno nelle scuole private, i ricchi e belli all'estero, mentre Voi avrete fatto una grande piacere a Voi stessi, ai Vostri amici e al capitale finanziario.


Grazie


Giulio T.


PS: Potreste avere qualche piccolo problema durante il percorso tipo: manifestazioni, tumulti, insorgenze, come si sono viste a Roma, Londra o Atene ma non vi preoccupate Voi andate avanti, qualcuno alla fine avrà la meglio.


nota della redazione:
Ma siete così sicuri che sarete Voi?

  • Il video della Gelmini a Ballarò: il ministro non sa dei tagli imposti dal proprio ministero

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Puntata numero 300 di Ballarò del 19 aprile 2011- Figuraccia della Gelmini! - Nel corso della trasmissione, il vice segretario del Pd Enrico Letta, ha riferito che nel documento che Tremonti ha presentato a Bruxelles, c'e' scritto che negli anni 2012, 2013 e 2014 il settore dell'istruzione dara' al risanamento del nostro paese 4 miliardi e mezzo per ogni anno ...quindi altri tagli.La ministra Gelmini non ne sa nulla, impallidisce, e mentre chiede di guardare i documenti, balbetta: "Tremonti me lo avrebbe detto!".
Per fortuna arrivano in suo soccorso i suggeritori...



http://www.unicommon.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2813%3Ala-scuola-deve-morire-lettera-riservata-del-ministro-tremonti-al-ministro-gelmini&catid=85%3Acomunicati&Itemid=279&sms_ss=facebook&at_xt=4db09ce1fac774eb%2C0


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ISRAELE CONTRO FREEDOM FLOTILLA


ISRAELE CONTRO FREEDOM FLOTILLA

Continua a vele spiegate la campagna di Israele contro la Freedom Flotilla 2. Ieri le dichiarazioni alle Nazioni Unite dell’ambasciatore israeliano, Meron Reuven. A cui si aggiungono i commenti di USA e Germania.



Roma, 22 Aprile 2011 – L’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, Meron Reuben, ha intimato il Consiglio di Sicurezza giovedì a non consentire alla Freedom Flotilla 2 di salpare verso Gaza, affermando che le organizzazioni coinvolte  nel convoglio che partirà a metà maggio          “avrebbero legami con Hamas e altre organizzazioni terroristiche”. Oltre 15 navi (tra cui anche l’italiana “Stefano Chiarini”), più di mille persone, in viaggio a metà del mese prossimo della Striscia di Gaza, questa è la Freedom Flotilla 2, il tentativo di riportare ancora una volta l’assedio della popolazione di Gaza, una vera e propria punizione collettiva, secondo quanto definito da diverse organizzazioni internazionali, al centro della scena internazionale; un’azione che l’ambasciatore israeliano ha definito “una provocazione politica e non il raggiungimento di un obiettivo umanitario”.
Le dichiarazioni dell’ambasciatore ieri – secondo quanto riportato dai media israeliani- si sono spinte ben oltre, ricalcando quanto già dichiarato a suo tempo dal premier  Netanyahu che nelle settimane scorse aveva già chiamato il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon per esortarlo ad intervenire per fermare “gruppi islamici estremisti”, che sarebbero secondo il Primo Ministro nella Freedom Flotilla e che intenderebbero destabilizzare la situazione.
Meron Reuben avrebbe ribadito in sede ONU che “molti partecipanti hanno rilasciato dichiarazioni inquietanti esprimendo la loro volontà a diventare martiri”.
Le dichiarazioni di Reuben hanno trovato l’appoggio immediato degli Stati Uniti: l’ambasciatore USA Susan Rice non si è attardata a commentare che esistono altri mezzi per portare aiuti umanitari a Gaza e “che non ci sono giustificazioni per salpare direttamente verso Gaza”. Ha fatto seguito l’ambasciatore tedesco Peter Witting secondo cui la Freedom Flotilla costituisce un potenziale per l’escalation di tensioni nella regione.
Le manovre utilizzate da Israele, per ostacolare la partenza della seconda Freedom Flotilla, e eventualmente giustificare un intervento su di essa, come nel caso della prima, che ha portato all’uccisione di 9 passeggeri e decine di ferite, è stata messa in luce dai diversi organizzatori già da alcun mesi. La Fondazione turca per i diritti umani e il soccorso umanitario Ihh, ha condannato i tentativi israeliani di bloccare Freedom Flotilla 2 proprio qualche giorno fa nel corso di una conferenza stampa. Nel corso della conferenza, il Direttivo ha annunciato che il viaggio delle navi, sarà in onore del volontario, attivista e giornalista Vittorio Arrigoni ucciso nella Striscia.

Nena News


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Milano per GIULIANO PISAPIA



Sono nato a Milano, il 20 maggio del 1949.
Faccio l’avvocato e vorrei diventare il sindaco della città che amo e nella quale ho sempre vissuto.
Mi sono laureato in Scienze politiche e Giurisprudenza. Negli anni dell’università ho cominciato a lavorare: educatore al carcere minorile Beccaria, operaio in un’industria chimica, impiegato in banca. Solo a trent’anni ho cominciato a fare l’avvocato. Il mio lavoro di penalista mi ha por...tato a contatto con le ingiustizie, le disuguaglianze, la mancanza di diritti. Ho seguito, insieme al mio studio, molti tra i processi più importanti di questi ultimi anni – da quello conosciuto come “Toghe sporche” (imputati Previti, i giudici Squillante e Metta ed altri) in cui ero parte civile – ai fatti del G8 di Genova dove sono stato l’avvocato della famiglia di Carlo Giuliani; fino al processo per l’uccisione di Dax. Uno dei processi che ricordo con particolare commozione è quello in cui ho difeso Germano Nicolini, , comandante partigiano, accusato e condannato ingiustamente per l’uccisione di Don Pessina, riabilitato al termine del processo di revisione.
Ho partecipato a numerosi collegi internazionali di difesa, tra i quali quello per il leader curdo Ocalan . Ma ho anche continuato a seguire i casi minori, quelli che riguardano la gente comune, gli emarginati, i tossicodipendenti e che non finiscono sulle prime pagine dei giornali. Proprio partendo da questo ho deciso di mettere la mia esperienza a disposizione della città.Sono certo che per essere più ricca, attraente e sicura, una città deve cominciare con l’essere più giusta.

Per me la politica è soprattutto servizio. E’ un insegnamento che ho imparato nella mia famiglia, prima ancora che sui banchi del liceo classico Berchet. Da mio padre, Giandomenico , avvocato, ho ereditato l’amore per il diritto e i diritti; da mia madre, Margherita, cattolica, l’attenzione per i più deboli. Dalla politica intesa come impegno volontario – scout, barelliere per la Croce Rossa, tra gli angeli del fango di Firenze, in delegazione nei luoghi più poveri e in quei Paesi dove il diritto e la dignità delle persone sono calpestate – alla politica nelle istituzioni: il mio impegno sulla città mi ha portato, nel 1996, ad essere eletto deputato come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista. In quella legislatura sono stato presidente della commissione giustizia della Camera dei deputati. Nel 2001 sono stato rieletto deputato e sono stato presidente del Comitato carceri. Credo nel ricambio, penso che la politica non debba essere un mestiere a vita, per questo non ho accettato di candidarmi per la terza volta.
Per la coalizione di centrosinistra, alla vigilia delle elezioni del 2006, ho coordinato il gruppo che ha preparato il programma per la giustizia. Nel 2009 sono stato chiamato a presiedere la Commissione ministeriale per la riforma del codice penale. Ho scritto diversi saggi. L’ultimo, «In attesa di giustizia, dialogo sulle riforme possibili», è il compendio di quelle esperienze: perché cambiare si può.

Non ho figli, ma sono felice di avere intorno a me il figlio di mia moglie e sette nipoti: una squadra di ragazzi tra i 12 e i 30 anni che adoro e che ogni estate riunisco per un viaggio tutti insieme. Sono un gran viaggiatore e sono stato molto sportivo: calcio, sci, pallanuoto a livello agonistico. Adoro il mare e andare in moto. Non so cucinare e la sera mi addormento leggendo Topolino, il mio fumetto preferito fin da quando ce lo contendevamo, nella nostra casa di viale Montenero, io e i miei sei fratelli.


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giovedì 21 aprile 2011

Siamo tutti più poveri grazie a Tremonti

Siamo tutti più poveri grazie a Tremonti

 CHE DICE

"I controlli tributari sono ...e...ccessivi. Producono “un’oppressione fiscale da interrompere”. Causano “tempo perso, stress e occasioni di corruzione”. 
Perdinci, ministro, magari pure la gotta e il colpo della strega.
Una cosa, è certa: anche a questo giro di urne gli evasori fiscali sapranno chi votare… L' evasione fscale ogni anno ci costa 100 miliardi di euro!! Potremmo avere buste paghe più sostanziose, pensioni per i precari fondi per la ricerca e invece abbiamo un governo che sovvenziona ed esorta all'evasione fiscale con ripetuti condoni e depenalizzazioni di leggi contro il falso in bilancio..
Siamo tutti più poveri grazie a Tremonti

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La Costituzione , D I F E N D I A M O L A



La Costituzione è il testamento 
di migliaia di morti 
Piero Calamandrei

44.700 caduti tra soldati e irregolari
33.200 donne cadute
21200 invalidi e mutilati
...4653 furono arrestati e torturati
2750 deportati
2812 fucilati e impiccati
1070 caduti in combattimento
per questi uomini e donne dobbiamo combattere e protteggerla con tutti i mezzi.

D I F E N D I A M O L A!!

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mercoledì 20 aprile 2011

Nucleare, Italia, il Governo ha paura del referendum


il Governo ha paura del referendum

Nucleare, retromarcia del governo. La maggioranza vuole disinnescare a tutti i costi la tornata referendaria di giugno dove gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi anche sul legittimo impedimento. La paura del premier, in caduta libera nei sondaggi, è che il referendum possa trasformarsi in un voto contro di lui

Cosa si decide riguardo il legittimo impedimento?
Si tratta del quesito più “politico” tra quelli proposti il 12 e 13 giugno. Il legittimo impedimento permette al Presidente del Consiglio e ai ministri di non recarsi in un’udienza penale se sopraggiungono impegni di carattere istituzionale. La Corte costituzionale a gennaio ha ridimensionato l’applicabilità della norma, ma un’eventuale vittoria dei sì la cancellerebbe del tutto.






Grazie al successo ottenuto alla Camera sul processo breve, il presidente del Consiglio è ad un passo dalla prescrizione del procedimento Mills e, in successione, da quello Mediaset e Mediatrade (e i parlamentari-legali del premier al Senato sono già al lavoro per metterlo al riparo dall’inchiesta sul caso Ruby). La cancellazione dello scudo salva-processi creerebbe al Cavaliere un problema politicamente molto più grave. La fine di quel patto con gli italiani da cui Berlusconi è convinto di poter trarre la legittimità per continuare a governare. E per giunta per mezzo di un referendum. Una macchia indelebile sul suo indice di gradimento e quindi anche sulle chance di continuare la legislatura. Soprattutto per un capo che ha costruito la sua immagine mediatica sul “perché così vuole il popolo”.

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Manifesto GYBO dei giovani di Gaza




"Vaffanculo Hamas. Vaffanculo Israele. Vaffanculo Fatah. Vaffanculo ONU. Vaffanculo UNWRA. Vaffanculo USA! Noi, i giovani di Gaza, siamo stufi di Israele, di Hamas, dell'occupazione, delle violazioni dei diritti umani e dell'indifferenza della comunità internazionale! Vogliamo urlare per rompere il muro di silenzio, ingiustizia e indifferenza, come gli F16 israeliani rompono il muro del suono; vogliamo urlare con tutta la forza delle nostre anime per sfogare l'immensa frustrazione che ci consuma per la situazione del cazzo in cui viviamo; siamo come pidocchi stretti tra due unghie, viviamo un incubo dentro un incubo, dove non c'è spazio né per la speranza né per la libertà. Ci siamo rotti i coglioni di rimanere imbrigliati in questa guerra politica; ci siamo rotti i coglioni delle notti nere come il carbone con gli aerei che sorvolano le nostre case; siamo stomacati dall'uccisione di contadini innocenti nella buffer zone, colpevoli solo di stare lavorando le loro terre; ci siamo rotti i coglioni degli uomini barbuti che se ne vanno in giro con le loro armi abusando del loro potere, picchiando o incarcerando i giovani colpevoli solo di manifestare per ciò in cui credono; ci siamo rotti i coglioni del muro della vergogna che ci separa dal resto del nostro Paese tenendoci ingabbiati in un pezzo di terra grande quanto un francobollo; e ci siamo rotti i coglioni di chi ci dipinge come terroristi, fanatici fatti in casa con le bombe in tasca e il maligno negli occhi; abbiamo le palle piene dell'indifferenza da parte della comunità internazionale, i cosiddetti esperti in esprimere sconcerto e stilare risoluzioni, ma codardi nel mettere in pratica qualsiasi cosa su cui si trovino d'accordo; ci siamo rotti i coglioni di vivere una vita di merda, imprigionati dagli israeliani, picchiati da Hamas e completamente ignorati dal resto del mondo. C'è una rivoluzione che cresce dentro di noi, un'immensa insoddisfazione e frustrazione che ci distruggerà a meno che non troviamo un modo per canalizzare questa energia in qualcosa che possa sfidare lo status quo e ridarci la speranza. La goccia che ha fatto traboccare il vaso facendo tremare i nostri cuori per la frustrazione e la disperazione è stata quando il 30 Novembre gli uomini di Hamas sono intervenuti allo Sharek Youth Forum, un'organizzazione di giovani molto seguita con fucili, menzogne e violenza, buttando tutti i volontari fuori incarcerandoni alcuni, e proibendo allo Sharek di continuare a lavorare. Alcuni giorni dopo, alcuni dimostranti davanti alla sede dello Sharek sono stati picchiati, altri incarcerati. Stiamo davvero vivendo un incubo dentro un incubo. E' difficile trovare le parole per descrivere le pressioni a cui siamo sottoposti. Siamo sopravvissuti a malapena all'Operazione Piombo Fuso, in cui Israele ci ha bombardati di brutto con molta efficacia, distruggendo migliaia di case e ancora più persone e sogni. Non si sono sbarazzati di Hamas, come speravano, ma ci hanno spaventati a morte per sempre, facendoci tutti ammalare di sindromi post-traumatiche visto che non avevamo nessuno posto dove rifugiarci. Siamo giovani dai cuori pesanti. Ci portiamo dentro una pesantezza così immensa che rende difficile anche solo godersi un tramonto. Come possiamo godere di un tramonto quando le nuvole dipingono l'orizzonte di nero e orribili ricordi del passato riaffiorano alla mente ogni volta che chiudiamo gli occhi? Sorridiamo per nascondere il dolore. Ridiamo per dimenticare la guerra. Teniamo alta la speranza per evitare di suicidarci qui e adesso. Durante la guerra abbiamo avuto la netta sensazione che Israele voglia cancellarci dalla faccia della Terra. Negli ultimi anni Hamas ha fatto di tutto per controllare i nostri pensieri, comportamenti e aspirazioni. Siamo una generazione di giovani abituati ad affrontare i missili, a portare a termine la missione impossibile di vivere una vita normale e sana, a malapena tollerata da una enorme organizzazione che ha diffuso nella nostra società un cancro maligno, causando la distruzione e la morte di ogni cellula vivente, di ogni pensiero e sogno che si trovasse sulla sua strada, oltre che la paralisi della gente a causa del suo regime di terrore. Per non parlare della prigione in cui viviamo, una prigione giustificata e sostenuta da un paese cosiddetto democratico. La storia si ripete nel modo più crudele e non frega niente a nessuno. Abbiamo paura. Qui a Gaza abbiamo paura di essere incarcerati, picchiati, torturati, bombardati, uccisi. Abbiamo paura di vivere, perché dobbiamo soppesare con cautela ogni piccolo passo che facciamo, viviamo tra proibizioni di ogni tipo, non possiamo muoverci come vogliamo, né dire ciò che vogliamo, né fare ciò che vogliamo, a volte non possiamo neanche pensare ciò che vogliamo perché l'occupazione ci ha occupato il cervello e il cuore in modo così orribile che fa male e ci fa venire voglia di piangere lacrime infinite di frustrazione e rabbia! Non vogliamo odiare, non vogliamo sentire questi sentimenti, non vogliamo più essere vittime. BASTA! Basta dolore, basta lacrime, basta sofferenza, basta controllo, proibizioni, giustificazioni ingiuste, terrore, torture, scuse, bombardamenti, notti insonni, civili morti, ricordi neri, futuro orribile, presente che ti spezza il cuore, politica perversa, politici fanatici, stronzate religiose, basta incarcerazioni! DICIAMO BASTA! Questo non è il futuro che vogliamo! Vogliamo tre cose. Vogliamo essere liberi. Vogliamo poter vivere una vita normale. Vogliamo la pace. E' chiedere troppo? Siamo un movimento per la pace fatto dai giovani di Gaza e da chiunque altro li voglia sostenere e non si darà pace finché la verità su Gaza non venga fuori e tutti ne siano a conoscenza, in modo tale che il silenzio-assenso e l'indifferenza urlata non siano più accettabili. Questo è il manifesto dei giovani di Gaza per il cambiamento! Inizieremo con la distruzione dell'occupazione che ci circonda, ci libereremo da questo carcere mentale per riguadagnarci la nostra dignità e il rispetto di noi stessi. Andremo avanti a testa alta anche quando ci opporranno resistenza. Lavoreremo giorno e notte per cambiare le miserabili condizioni di vita in cui viviamo. Costruiremo sogni dove incontreremo muri. Speriamo solo che tu - sì, proprio tu che adesso stai leggendo questo manifesto!- ci supporterai. Per sapere come, per favore lasciate un messaggio o contattaci direttamente a freegazayouth@hotmail.com. Vogliamo essere liberi, vogliamo vivere, vogliamo la pace. LIBERTA' PER I GIOVANI DI GAZA! "

(Traduzione di Chiara Baldini )


Si ripercuote e si propaga alla velocità di 4 Megabit al secondo nell'unico spazio di Gaza non ancora assediato, nel web, il cyber-urlo di rabbia di una generazione di giovani palestinesi oppressa da un nemico esterno e soffocata dentro.
Il manifesto GYBO (Manifesto dei Giovani di Gaza per il cambiamento) messo online su Facebook da un gruppo anonimo di studenti della Striscia sta suscitando clamore per l'intensa prosa polemica e insieme poetica, per la spontaneità con cui si esprimono vite accerchiate senza l'ingessatura della retorica politica e umanitaria.
Scendere in piazza è troppo pericoloso a Gaza, se non piombano bombe dal cielo, piovono manganelli da terra. Fustigati da un governo interno che soffoca i diritti civili basilari, frustrati dal collaborazionismo criminale di Ramallah che viene a patti coi massacrati d'Israele, delusi e defraudati da una comunità internazionale lassista e compiacente coi carnefici, il grido cibernetico di questi ragazzi coraggiosi sta raccogliendo sempre più consensi a livello globale, a giudicare dai commenti sulla loro pagina web che si susseguono istante dopo istante da ogni dove.
Qualcuno mi ha chiesto dall'Italia se conosco le identità degli autori de Il Manifesto. Certo che li conosco. Sono la stragrande maggioranza degli under 25 che a Gaza incontri nei caffe', al di fuori dell'università, per strada con le mani nelle saccocce vuote di soldi, di impieghi, di prospettive per l'avvenire ma gonfie di lutto e rabbia sottaciuta. Che adesso hanno manifestato.
Si chiamano Ahmed, Mahmoud, Mustafa, Yara , ma potrebbero essere i nostri Giovanni, Paolo, Antonio, Elisabetta che in queste settimane hanno combattuto pacificamente nelle piazze italiane con le armi della consapevolezza quella lotta persa dai padri per resa.
Come tutte le rivoluzioni cibernetiche, potrebbe essere neve che si scioglie al primo sole. A Gaza si è però convinti che questo è un primo solco per far dare voce a chi finora ha subito in silenzio. Qui sotto il testo del manifesto GYBO dalla loro pagina Facebook


Vittorio Arrigoni da Gaza city


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martedì 19 aprile 2011

IL 25 APRILE 2011 , VADO IN PIAZZA

VADO IN PIAZZA A MILANO 

IL 25 APRILE 2011 ORE 14

FERMATA DELLA METRO MM1 VIA PALESTRO.
Quando hai 50 anni e sei precario e disoccupato ti senti soffocare…
Quando bussi alle porte del lavoro delle istituzioni e chi le apre non ti dà neanche più la pacca sulle spalle ma allarga le braccia e tace, ti senti soffocare…
Quando sei giovane e non vedi nessun futuro perché con il tuo lavoro non potrai neanche affittarti un box auto, ti senti soffocare..
Quando inizi a capire e capisci che la scuola sarà solo per ricchi dove il figlio del notaio dell’avvocato o dell’affarista in qualche maniera la sfangheranno ed invece tu figlio di operai-impiegati puoi anche andare a farti fottere, allora se capisci ti senti soffocare…
Quando vedi i figli di puttana della casta al potere gozzovigliare orgiasticamente e turlupinare, chi come te dovrebbe, sentirsi soffocare allora lì ti senti soffocare dalla rabbia…
Quando vedi i paraculi dei salotti televisivi, per paraculi intendo TUTTI anche quelli che magari fino a qualche mese fa ascrivevo tra i buoni , che se la cantano e suonano tra di loro e sempre con le stesse facce di merda ti senti soffocare…
Quando vedi dei lavoratori degli studenti o degli immigrati intervistati per pochi secondi dai media di regime, perché poi se nò disturbano..mentre vedi i BASTARDI della casa avere spazi enormi per spesso non dire nulla o dire menzogne spudorate, bhe come fai a non sentirti soffocare….
Quando vedi i tuo simili , simili solo in fattezze, portare il cervello all’ammasso dei programmi televisivi o dei centri commerciali, quando li vedi adulare lo star system ti senti soffocare…
Quando vedi i finti oppositori ,TUTTI, gettare acqua sul fuoco di una possibile rivolta popolare ti senti soffocare…
Quando vedi quelli che , chissà perché, chiamano sindacati flirtare con i padroni e indire “sciopericchi” da usare come valvola di sfiato, ti senti soffocare….
Quando vedi un delinquente che governa questo paese ridere di te e senza pudore ti dice ; “ IO SO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO” , ti senti soffocare…
Quando vedi cittadini inebetiti dalla tv adorare il DELISNQUENTE , per di più senza trarne nessun beneficio e pensi alla loro dignità mai esistita o svenduta al sogno MEDIASET , impossibile non sentirsi soffocare….
Quando vedi brava gente in buona fede farsi prendere in giro dai vari BERSANI, DI PIETRO , VENDOLA e compagnia cantante che dove comandano fanno le stesse cose del PDL, e qui mi attirerò un sacco di critiche ma vi invito a guardare nella amministrazioni gestite da sti finti oppositori,cementificazione, inceneritori, sub appalti alle coop che assumono solo precari a gogo…e pensi ma perché dare fiducia a chi palesemente ti piglia per fesso, come non sentirsi soffocare….

MA ADESSO BASTA ! QUE SE VAYAN TODOS !
NON VOGLIO SOFFOCARE VOGLIO CHE IL MIO GRIDO SALGA DALLA PIAZZA E MI RIDIA L’ARIA CHE MI MERITO CHE MI SERVE CHE E’ MIA…
E ALLORA IL 25 APRILE SCENDO IN PIAZZA A LIBERARMI DAL BAVAGLIO CHE SOFFOCA IL MIO ESSERE UOMO CHE SOFFOCA LA MIA DIGNITA’.
SOFFOCHIAMO LA CASTA !
E ADESSO RIVOLTA SOCIALE E PACIFICA, MA DETERMINATA A RECLAMARE CIO CHE E’ DI NOSTRO DIRITTO.
25 APRILE 2011 MILANO FERMATA MM1 PALESTRO ORE 14 NON MANCARE SE NON VUOI SOFFOCARE !


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lunedì 18 aprile 2011

Genova 2001: dure parole dei giudici su Bolzaneto


Le motivazioni della Corte d'appello mostrano con grande chiarezza che nella caserma di Bolzaneto nel luglio 2001 fu praticata la tortura. A questo punto non è più possibile tacere, minimizzare, fare finta di nulla.


Genova 2001, le durissime parole dei giudici su Bolzaneto

di Vittorio Agnoletto e Lorenzo Guadagnucci

 Venerdì sono state rese pubbliche le motivazioni del processo d'appello per le torture di Bolzaneto, processo che si era concluso con 44 condannde tra poliziotti, carabinieri, guardia di finananza e personale sanitario.Durissime le parole dei giudici, non solo verso chi ha praticato le torture, ma anche verso i tanti pubblici ufficiali che hanno inneggiato al fascismo e al nazismo:
«Richiamarsi platealmente al nazismo e al fascismo, al programma sterminatore degli ebrei, alla sopraffazione dell’individuo e alla sua umiliazione, proprio mentre vengono commessi i reati contestati o nei momenti che li precedono e li seguono, - affermano i giudici -esprime il massimo del disonore di cui può macchiarsi la condotta del pubblico ufficiale......Questo richiamo ai principi posti a fondamento dei regimi sterminatori razzisti non è solo condotta antitetica ai principi e ai valori costituzionali ......... ma costituisce il più infimo grado di abiezione di cui può macchiarsi la condotta del pubblico ufficiale della Repubblica italiana che ha prestato giuramento di fedeltà alla sua Costituzione».
Le motivazioni della Corte d'appello mostrano con grande chiarezza che nella caserma di Bolzaneto nel luglio 2001 fu praticata la tortura. A questo punto non è più possibile tacere, minimizzare, fare finta di nulla.
Abbiamo diritto di sapere dai vertici delle forze dell'ordine, dai responsabili politici e anche dall'ordine dei medici se i responsabili dei fatti accertati dai pm e sanzionati dalla Corte d'appello siano ancora in servizio; se intendono o no ripudiare simile condotte; se intendono o no scusarsi con le vittime dei soprusi e con tutti i cittadini. Abbiamo diritto di chiedere al parlamento l'approvazione di una seria legge sulla tortura.
Nel luglio 2001 a Genova furono violati i principi cardine della democrazia, e decine di agenti, funzionari e dirigenti delle nostre forze dell'ordine sono stati condannati in secondo grado per gli abusi commessi. Eppure nessuno di costoro è stato rimosso. Alcuni occupano tuttora posizioni di altissimo livello. E' una vergogna sempre più intollerabile, che mina la credibilità delle istituzioni democratiche.
In qualsiasi paese civile, le parole scritte oggi dai giudici, sarebbero un punto di partenza per un radicale ricambio ai vertici delle forze dell'ordine e per l'avvio di una riforma che porti trasparenza e più cultura democratica all'interno degli apparati di sicurezza.
Vittorio Agnoletto - nel 2001 portavoce del Genoa social Forum Lorenzo Guadagnucci - Comitato Verità e Giustizia per Genova

http://www.veritagiustizia.it/

IN ITALIA SI TORTURA. PRESIDENTE, NON HA NULLA DA DIRE?

Ora che i giudici di appello usano parole chiare sulle torture
inflitte da uomini in divisa su cittadini inermi, non è più possibile
rimandare l'approvazione di una legge specifica sulla tortura.
Torniamo a chiedere la sospensione di tutti i condannati in questo e
negli altri processi relativi alle violenze e ai falsi delle forze
dell'ordine durante il G8 di Genova. E ricordiamo che nessun
risarcimento è stato ancora pagato alle vittime di Bolzaneto, dopo
dieci anni, e dopo due sentenze di condanna.
Il giudice d'appello ha riconosciuto il danno subìto dai familiari
delle vittime dirette degli abusi, accogliendo quindi anche il ricorso
della presidente del Comitato Verità e Giustizia per Genova, Enrica
Bartesaghi. E' una decisione importante, che sottolinea l'enorme
impatto sociale e psicologico delle torture praticate nella caserma di
Bolzaneto. I vertici dello stato non possono fare finta di niente:
l'Italia deve ripudiare la tortura, come finora non ha fatto, e
voltare decisamente pagina. Il presidente della Repubblica non ha
niente da dire? E i partiti dell'opposizione, i movimenti sociali,
tutti quelli che in queste settimane si stanno battendo per la
Giustizia?

Comitato Verità e Giustizia per Genova
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Il futuro di Report a rischio



Report a rischio? Milena dice sì

RAI. Inchieste forti e puntuali su malcostume e malaffari.

Al festival del giornalismo di Perugia la conduttrice del programma di Rai Tre ammette: “Mi sento tra color che son sospesi”

Il futuro di Report, a rischio se non arriveranno risposte sul suo contratto, in scadenza a fine agosto. Il peso delle cause pendenti, da ben ’300 milioni’, in gran parte ‘pretestuose’. La delibera dell’Agcom che impone di ‘parlare bene della manovra correttiva varata da Tremonti: e se qualcuno ne parla male, lo stoppiamo’. Ma anche l’orgoglio di non aver mai ricevuto, in 14 anni, ‘nessuna censura’. E’ una Milena Gabanelli a tutto campo la protagonista di uno degli ultimi incontri del festival internazionale del giornalismo di Perugia, che si chiude questa sera.

REPORT TORNERA’? - Corrado Formigli di Annozero che la intervista mette subito il dito nella piaga: ‘Report tornera’ la prossima stagione?’. ‘Spero di si”, risponde Milena, ma poi ammette di sentirsi ‘come color che son sospesi’ e avverte che, in assenza di risposte, il futuro e’ a rischio perche’ ‘un’inchiesta richiede tre o quattro mesi di preparazione. Se mi chiedono all’ultimo momento di andare in onda, non siamo in grado di farlo’.


MASI NON PARLA - Sgombra il campo dalle polemiche: ‘Non credo di aver il diritto ad un posto permanente, ma ritengo giusto e leale che ti venga detto per tempo se continuerai a lavorare o no’. I motivi dell’attesa? ‘Andrebbero chiesti al direttore generale: non sono riuscita a parlargli’. ‘Come mai? Il dg parla al telefono con un sacco di persone’, la incalza Formigli. ‘Con noi no – risponde Gabanelli con un sorriso – forse perche’ non andiamo in diretta’. E intanto non sarebbero iniziate le trattative neanche per il rinnovo dei contratti di Giovanni Floris e Fabio Fazio che rumors darebbero vicino a La7.

LE QUERELE PRETESTUOSE – Ma ‘un impegno piu’ stressante del dg, e chiedo scusa al dg’, sottolinea Gabanelli, e’ rappresentato dalle cause pendenti con richieste danni da centinaia di milioni e spesso ‘pretestuose’: ‘Spendiamo meta’ del tempo ad andare a rivedere tutta la documentazione: conserviamo tutto maniacalmente, anche perche’ quando apriamo una nuova puntata, sappiamo gia’ che andremo a finire davanti a un giudice’. La citazione dei legali del premier Berlusconi sulla puntata su Antigua ‘non e’ ancora arrivata, ma c’e’ ancora tempo’, dice Gabanelli, promettendo ‘aggiornamenti sulla vicenda’.

I COSTI DEL PROGRAMMA – Dei costi del programma – 2,2 milioni, per una raccolta pubblicitaria da 4,5 milioni, secondo il Corriere della Sera di oggi – spiega che le risultano ‘inferiori, ma forse la cifra comprende costi industriali che non sono in grado di quantificare’. Quanto allo stipendio, ‘Milena guadagna 150 mila euro lordi l’anno’, dice Formigli che prova invano a stuzzicarla parlando presunto compenso milionario di Sgarbi: ‘Faccio un mestiere che mi piace e mi pagano pure’, risponde.

TREMONTI NON PARLA MA PIANGE – Poi ricostruisce la vicenda della decisione dell’Agcom che ha invitato Report ad assicurare il diritto di replica a Tremonti dopo la puntata di ottobre sulla manovra: ‘Ho invitato pubblicamente il ministro: sarei felice di avere un confronto franco con lui, magari mi convince che ha ragione. Se pero’ dovesse declinare l’invito, dobbiamo trovare qualcun altro che parla bene della manovra. Vi avverto: se qualcuno parla male lo stoppiamo’. Poi, piu’ amara: ‘Dicono che il giornalista e’ il cane da guardia: a patto che scodinzoli anche un po”.

CENSURA? NO - In 14 anni di Report, comunque, ribadisce Gabanelli, ‘non ci e’ stato mai impedito di trattare un argomento nella maniera che ritenevamo piu’ opportuna, ne’ ci e’ stato mai censurato nulla. Certo, bisogna resistere alle pressioni’. E in ogni caso l’indipendenza investe anche ‘la responsabilita’ dei giornalisti. Se non e’ previsto che un giornalista ti chieda conto di qualcosa, e’ una cultura determinata dal fatto che tanti giornalisti non fanno il loro mestiere come andrebbe fatto’. (ANSA)


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venerdì 15 aprile 2011

LIBRI: RESTIAMO UMANI , diventa un libro



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LIBRI: RESTIAMO UMANI , diventa un libro: "Vittorio Arrigoniby http://guerrillaradio.iobloggo.com/ I giorni della sanguinosa offensiva israeliana Piombo fuso contro la Striscia d..."


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Formigoni chieda scusa e si dimetta


Formigoni chieda scusa e si dimetta

770 FIRME FALSE



Firme false per la lista di Formigoni
sotto inchiesta dieci consiglieri pdl
Nel mirino della Procura milanese 700 nomi utilizzati per sostenere il listino del governatore

Firme false per la lista di Formigoni sotto inchiesta dieci consiglieri pdl Il governatore Roberto Formigoni


Circa 770 firme che sono servite a presentare la lista 'Per la Lombardia' di Roberto Formigoni, che ha partecipato alle elezioni regionali lombarde del marzo dello scorso anno, "sono palesemente false". La Procura di Milano è certa di aver acquisito, dopo mesi di indagini nate anche a seguito di un esposto dei Radicali, la "prova granitica" dei falsi. Anche per molte firme della lista del Pdl relativa alla circoscrizione provinciale milanese.




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Incontro con i giornalisti di Marco Cappato sulla vicenda dei tradimenti istituzionali della legalità in Italia e in Lombardia



Dichiarazione di Marco Cappato, capolista della Lista Bonino-Pannella a Milano

L'indagine della Procura di Milano ha fatto emergere una quantità di falsi molto superiore a quella che avevamo trovato con i nostri mezzi.
Si tratta di una truffa elettorale realizzata attraverso un'attività di falsificazione massiccia che non può che configurare il reato di associazione per delinquere contro i diritti civili e politici dei cittadini: un'associazione per delinquere che è stata coordinata da un responsabile che spetterà alla magistratura individuare, senza limitarsi agli esecutori materiali.
Sempre sul piano formale e giudiziario, è ora doveroso che la giustizia amministrativa prenda atto dell'inesistenza delle firme valide per la presentazione del listino Formigoni e riconosca il diritto dei cittadini lombardi ad elezioni legali.

Al di là delle responsabilità giudiziarie, non c'è invece alcun dubbio su chi sia l'unico vero responsabile politico della truffa: il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, il quale, se anche fosse stato estraneo (come gli auguro) alla programmazione e realizzazione della truffa, se ne è però assunto tutta la paternità politica quando ha diffamato noi della Lista Bonino-Pannella, accusandoci di aver manomesso i suoi moduli, e quando ha per 14 mesi rifiutato di collaborare all'accertamento della verità.

Il Presidente della Regione Lombardia ha mentito sapendo di mentire. Per questo, per la parola tradita prima ancora che per il tipo di coinvolgimento -attivo o omissivo- nell'associazione a delinquere della truffa realizzata, il Presidente Formigoni si deve ora dimettere. L'alternativa sarebbe per lui di sperare nei tempi della malagiustizia italiana e nelle prescrizioni modello "Oil for food". Una speranza "da disperato", come lui stesso si definì un anno fa.

Parleremo dei prossimi passaggi politici e giudiziari domani, alle ore 15, presso lo studio Viola in via Mozart 9 a Milano, subito dopo aver consegnato le firme per la presentazione della Lista Bonino-Pannella alle elezioni comunali di Milano
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“Intanto, lo querelo. E pubblichiamo altri moduli. Ne servono altri? Il Presidente Formigoni ci ha accusato di dire falsità. Ora, delle due l’una: o le firme sono vere, e io sono un bugiardo. Oppure le firme sono false, e le parole di Formigoni pure. A questo punto credo di avere diritto, e soprattutto credo l’abbiano i cittadini lombardi, ad ottenere un pubblico contraddittorio, dove la nostra parola si possa confrontare, le nostre “verità” possano essere vagliate dall’opinione pubblica. Lo chiedo a Formigoni, e lo chiedo ai gestori dei programmi di approfondimento delle reti pubbliche e private, nazionali e locali.
Nel frattempo, per aiutare un confronto basato sui fatti, rendiamo pubblici altri tre moduli esemplificativi della raccolta firme per Formigoni Presidente. Voglio ricordare che io sono stato escluso dalla competizione lombarda (e con me Emma Bonino capolista) proprio perche’ non avevo le firme minime sufficienti. A farne di false ci saremmo riusciti anche noi. Forse è tempo che il Presidente Formigoni chieda scusa e si dimetta, prima che siano accertati altri tipi di responsabilità. Se servono altri moduli, perchè non dica più che le nostre sono falsità, vorrà dire che ne pubblicheremo altri”.


A QUESTO LINK E’ POSSIBILE SCARICARE ALTRI TRE MODULI DOVE PER TUTTI I
SOTTOSCRITTORI HA FIRMATO UN’UNICA PERSONA



Dichiarazione di Marco Cappato, Radicali italiani, Lista Bonino-Pannella
Milano 6 Ottobre 2010


Cappato: almeno 374 firme sul listino regionale di Formigoni sono false. Chiediamo le dimissioni e elezioni legali





Sono più di quante siano necessarie per invalidare le elezioni regionali.
Chiediamo nuove elezioni (legali) e le dimissioni del Presidente della Regione Lombardia.
Scarica e guarda uno dei moduli firmato dalla stessa mano, con l'eccezione della prima firma.
Da una valutazione realizzata da parte di un perito accreditato presso il Tribunale di Milano sulle fotocopie delle firme apposte sul Listino regionale “per la Lombardia” del candidato Presidente Roberto Formigoni emerge che almeno 374 firme - sulle 3628 presentate in base al conteggio dell’Ufficio elettorale costituito presso la Corte d’appello di Milano- sono false, cioe’ apposte dalle stessi mani (in numeri variabili da poche unità a diverse decine).

Tale conteggio e’ un conteggio minimo e del tutto prudenziale. Per ogni gruppo di firme apposte dalla stessa mano si e’ infatti calcolato che una delle firme sia stata validamente apposta da uno dei “firmatari”, il che sarebbe da accertare. Sono state altresi’ escluse dal conteggio le firme per le quali la fotocopia non e’ sufficiente a stabilire con certezza la falsita’. Sono state infine prudenzialmente escluse dal conteggio delle firme non plausibili (ad esempio grafie di persone giovani attribuite a persone molto anziane), anch’esse da sottoporre ad ulteriore accertamento.

Firme false formigoni

Essendo stabilito dalla legge in 3.500 il numero minimo di firme da apporre al Listino Regionale a sostegno del candidato Presidente, la prova della falsita’ di almeno 374 firme fa scendere ben al di sotto della soglia minima le firme valide depositate da Roberto Formigoni. Richiamando il precedente della sentenza n.3212/2001 concernente la regione Molise, nella quale il Consiglio di Stato aveva dichiarato l'invalidità della competizione elettorale stabilendo conseguentemente l'obbligo della sua rinnovazione sul presupposto dell'illegittimità dell'ammissione alla consultazione elettorale di una lista, si puo’ in questo caso certamente affermare che, data l’illegittimita’ non solo di una lista ma del listino Regionale vincente e dunque di tutte le Liste ad esso collegate, la competizione elettorale e’ invalida e va ripetuta.

Se dal piano formale ci spostiamo su quello politico, la responsabilità del Presidente Formigoni è della massima gravita’, in quanto sotto il suo nome e la lista di candidati da lui prescelta, e grazie ad autentiche falsamente apposte da suoi colleghi di partito (alcuni dei quali rivestono incarichi importanti quali quelli di Consigliere Provinciale), sono stati realizzati reati gravi che hanno falsato completamente il procedimento elettorale. Il Presidente della Lombardia ha perciò agito consapevolmente per coprire la verità (della quale non poteva non essere a conoscenza almeno dopo l'esplosione dello "scandalo firme"), proprio nei giorni in cui si attivava presso i conoscenti della cosiddetta "P3" (stando alle intercettazioni pubblicate) e accusava noi Radicali di aver manomesso i moduli.

Per questa ragione come Radicali chiediamo al Presidente della Regione Lombardia di dimettersi senza indugio per aver mancato la parola data (disse che si sarebbe battuto per accertare la verità su tutte le liste) e per avere collaborato a tenere nascosta la verità su dei reati. Con le sue dimissioni potrà consentire finalmente ai cittadini lombardi di veder rispettato il loro diritto a elezioni legali.
Dichiarazione di Marco Cappato (Radicali italiani - Lista Bonino Pannella)

Formigoni lasci perdere il suo tono da lesa maestà e la sua impudente, quanto imprudente, chiamata in causa della volontà popolare. Purtroppo per lui in democrazia ci sono delle regole e in paesi dove lo stato di diritto non è ancora ridotto a putrescenza chi non le rispetta abitualmente ne paga le conseguenze. Quanto alla forma, non abbiamo chiesto una perizia calligrafica al primo che passa ma ad un esperto riconosciuto dal Tribunale di Milano. Suggerirei dunque a Formigoni di usare un po' di cautela nel difendere la veridicità di quelle firme. Le pubblicheremo interamente, e lui avrà tutta la libertà di chiedere contro-perizie. Ma francamente riteniamo che gli elettori lombardi possano farsi un'idea da soli visitando i siti che hanno pubblicato un campione dei moduli compilati: anche ad occhi inesperti la falsificazione è più che evidente.
Dichiarazione di Emma Bonino, vice presidente del Senato


http://www.radicali.it/




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