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Mundimago

mercoledì 12 ottobre 2011

PERSEPOLIS, UN CARTONE SPACCA LA TUNISIA



PERSEPOLIS

UN CARTONE ANIMATO

SPACCA LA TUNISIA

 

Dopo la rivoluzione del 14 Gennaio il dibattito interno e' diventato "vero". E la societa' si confronta per quello che é. Ed ecco che il famoso modello tunisino di un paese diverso si scopre con problematiche comuni agli altri.





Tunisi, 12 ottobre 2011, Nena News – Dopo 10 giorni di campagna elettorale blanda e senza apparente posta in gioco, gli animi si surriscaldano improvvisamente, ed ancora una volta é la religione, o cio’ che di essa vi é di simbolico-affettivo, a scatenare il putiferio.
Venerdi sera il canale privato “Nessma TV” manda in onda il film franco-iraniano “Persepolis” nel quadro di un dibattito sul rischio di derive estremiste nel processo di transizione democratica. Il dibattito ruota intorno al pericolo, che potrebbe correre il paese, di una deriva autoritario-islamista. Il film, un cartone animato, parla di una ragazzina nata in una famiglia libertaria e colta che si trova stretta nella morsa dell’islamizzazione della societa’. Colti alla sprovvista dall’esito della rivoluzione che avevano combattutto contro la dittatura dello Sha, scelgono l’esilio.
Persepolis é un film che era stato premiato a Cannes nel 2007 ed era circolato discretamente nelle sale cinematografiche di qualche paese arabo. Tuttavia c’é un particolare, in questo film, che urta la sensibita’ dei musulmani sunniti. La bambina protagonista del film ad un certo punto sogna Allah personificandolo. Appare cioé nel cartone animato l’immagine di Dio con una forma ed un corpo. Cio’ costituisce per un credente un grave peccato ed urta in maniera profonda la sua sensibilita’. La religione, ed il corano in primis, vieta qualunque personificazione di Dio e la sua riproduzione in immagini.
La sera stessa, venerdi’, secondo quanto dichiarera’ alle agenzie di stampa, Karoui, propietario della rete, subisce delle minacce. Contemporaneamente incomincia a tamburo battente una campagna di diffamazione contro il canale privato. Ma fin qui, secondo lo stesso, tutto “ordinario”; non é la prima volta infatti che Nissma subisce campagne di diffamazione.


la scrittrice e sceneggiatrice iraniana Marjane Satrapi, autrice di "Persepolis"

Cio’ che c’é di nuovo é l’apparizione di una pagina FB che fa appello ad attaccare e bruciare la sede della TV. Domenica mattina, secondo la ricostruzione della polizia, circa duecento attivisti islamici si riuniscono a Bab Saadoun, dirigendosi verso Mohamed V e MontPlaisir, dove si trovano le due sedi del canale. All’arrivo a Mohamed V, sarebbero raggiunti da un altro centinaio di persone costituendo un solo blocco che si dirige verso l’immobile.
Le testimonianze di passanti che sono interrogati in video che tuttora circolano nei social network smentiscono questa versione e dichiarano che la manifestazione era pacifica e che la polizia fermava tutte le persone che, trovandosi nei paraggi, avevano la barba o “un’aria da estremisti”. Al Jazeera sposera’ questa seconda tesi, facendo parlare un imam in sua difesa. Nel servizio del corrispondente da Tunisi mostreranno i volti dei responsabili del canale subito dopo gli eventi. Aljazeera commenta: “si sono rifiutati di lasciare dichiarazioni al nostro canale.” I volti erano sconvolti e nel servizio si sente urlare: “volete creare un’altro caso come le caricature del profeta in Danimarca?”
Appare ovvio che sono stati colti di sopresa da questa reazione al programma. Ma la polizia era in allerta e probabilmente ha evitato sul nascere qualunque rassembramento, cosa che le permette l’attuale stato d’emergenza in vigore. Circa 100 ragazzi sono stati fermati alla caserma Bachoucha ed il portavoce del Ministero degli Interni ha assicurato che dopo verifica, se non dovessero essere riscontrati reati, saranno rilasciati.
Ma la cronaca non si ferma qui. Nel pomeriggio centinaia di ragazzi del quartiere popolare di Djbel el Ahmar tentano di bloccare la tangenziale e, in conseguenza dell’intervento della polizia con lacrimogeni, si prolungano gli scontri con lanci di pietre.
Arrivano le condanne da parte di alcuni partiti, ma con molti distinguo. Il piu’ deciso é il solito Ettajdid in rappresentanza del polo democratico. Ennahdha dichiara alle agenzie di stampa “un atto che non puo che essere condannato”.
Ma la questione sembra non esaurirsi facilmente e da religiosa-securitaria, scivola sul piano politico-culturale. La maggior parte delle pagine facebook si schierano contro Nessma! La accusano di avere un progetto politico non dichiarato. Nei giorni precedenti era stato chiusa il canale televisivo Ettounsi di Sami el Fahri direttamente dal governo, e molti lo fanno notare e chiedono la messa in stato di accusa del canale. Lo stesso portavoce del Ministero degli Interni, che interviene in tutti i TG nazionali, usa toni moderati e diplomatici, chiarendo che “…non c’é liberta’ che tenga di fronte alla sensibilita’ religiosa del popolo tunisino.” Non si capisce bene, in questo, se sta dalla parte di quelli che si sono sentiti offesi dalla diffusione del film o se gioca a spegnere il fuoco delle passioni popolari.
Il lunedi 11 vengono organizzate manifestazioni in tutto il paese contro Nessma TV, e qui si capisce che la questione ha superato i confini del dibattito sull’estremismo religioso. Su FB circolano notizie, ancora non ufficiali al momento, che le due squadre di calcio di Sousse e di Tunisi (Esperance) chiedono al canale di non presentarsi con le telecamere durante gli incontri di calcio perché non sono i benvenuti. Alcuni dipendenti della rete, sempre secondo queste informazioni non confermate, chiederebbero le dimissioni in forma di protesta.



Quali considerazioni trarne? La Tunisia ha vissuto il progetto dell’indipendenza come un progetto “riformatore e modernista”. Certo in questo non c’é differenza con altri paesi. Tuttavia la Tunisia era cresciuta nel mito bourghibiano della “modernita’”. Tutto questo ha significato una chiara messa in discussione del paradigma religioso. Per Bourghiba il paese doveva liberarsi dell’”arretratezza culturale” e da visioni “oscurantiste”. Senza mai enunciarlo come un progetto chiaro, di fatto se la prende con la religione o con una certa visione di essa. Nessuno sapra’ mai se il padre della patria fosse un agnostico, ma certo rappresentava quella classe “cittadina” che si era sentita e si sente piu’ integrata dalle correnti culturali che venivano dall’Europa di quanto non lo fosse nella rappresentazione simbolico culturale della civilta’ arabo-musulmana. Su queste basi e con il suo pedagogismo che gli era tipico aveva inventato un paradigma intangibile su cui si costruivano le fondamenta dello stato moderno. Primo tra tutti la messa in discussione della sharya (la legge religiosa) come fonte di diritto, con tutto quello che ne consegue.
Il grosso difetto di fondo di questo paradigma, era la sua mancata condivisione da parte della maggior parte della popolazione. Senza un dibattito nazionale, senza una reale presa di coscienza dei diritti, si costruiva il nuovo ethos nazionale come un ingiunzione che veniva dall’alto e spiegata da un grande padre della nazione pedagogo.
Dire che questo approccio fosse completamente estraneo alla societa’ forse é ingiusto, come dire il contrario. Sebbene in tutto il mondo arabo é sempre esistita una elite “europeizzata”, in Tunisia si puo’ dire, senza tema di smentita, che esisteva una classe media oltre che intellettuale che aveva integrato un senso di essere arabi e musulmani che si confrontava di fatto con una societa’ laicizzante nei suoi comportamenti collettivi. Tuttavia in cio’ c’era una esagerazione e questa borghesia non si rendeva conto che questo modello sociale era garantito da un “sistema di polizia”.
Dopo la rivoluzione del 14 Gennaio, sinceramente democratica, il dibattito diventa “vero”. E la societa’ si confronta per quello che é, senza retoriche paternaliste o sistemi di oppressione.Ed ecco che il famoso modello tunisino di un paese arabo-musulmano diverso dagli altri si scopre, in fondo in fondo, con problematiche comuni agli altri.
Prova del fatto che questo é il vero nesso attraverso cui sara’ sancita la bonta della democratizzazione, é la durezza del dibattito. Il mondo arabo musulmano, qui a Tunisi, si libera dei suoi tabu e discute a viso aperto. Non bisogna dimenticare che nel mondo arabo-musulmano esistevano, fino ad ora, i tre famosi tabu: politica, sesso e religione. Il primo é crollato, il secondo ed il terzo sono in discussione.
La questione della laicita’ é riportata, ad esempio, ogni volta su un piano simbolico. La Tunisia é un paese arabo-musulmano (il Nahdha é il portavoce ufficiale di questa interpretazione) e la laicita’ é un modello che ci viene imposto dall’occidente. E cioé anche se non direttamente religioso, la questione dell’islam tocca delle corde identitarie che  la maggior parte della societa’ non é disposta a mettere in discussione.
Ecco spiegata in parte la reazione spropositata contro Nessma TV. Non a caso su questo canale pesa, e non da oggi, l’accusa di essere “lo strumento dell’occidente”.
Nessma nasce da un’operazione affaristico-mediatica che vede coinvolto il gruppo Karoui. Benché non appartenente allo stretto gruppo di potere della famigerata famiglia di Layla Trabelsi (la moglie dell’ex-presidente), quello del gruppo Karoui che siano degli emarginati dal sistema di potere. Furono i primi a salutare Mohamed Ghannouchi (premier di Ben Ali e primo presidente del consiglio dopo la fuga del dittatore) e dichiararono apertamente di essere stati vittime delle angherie del sistema mafioso dei Trabelsi. Nata come rete maghrebina che doveva rivolgersi soprattutto alla comunita’ degli immigrati in Francia, debutto’ con un brillante programma di varieta’ durante il mese di ramadan che ruppe gli schemi degli asfittici programmi fino ad allora conosciuti dal pubblico televisivo. Ma il resto del palinsesto era abbastanza banale, con partite di calcio dei campionati europei e programmi in una lingua che era una specie di dialetto fortemente contaminato dal francese. All’epoca era indiscutibile la loro opzione che gli dava un’immagine  di “subalterni occidentalizzati”.
Poi é venuta la rivoluzione, quasi per caso si trovarono a fare un programma a Sidi Bouzid, su richiesta del governo, nel pieno mezzo delle rivolte. Loro accettano, secondo la versione ufficiale raccontata dalla rete, a condizione di mandare in onda un dibattito senza censura. Da allora la rete si é fatta vanto di aver trasmesso il primo programma politico “libero” nel paese; e, prendendoci gusto, ha incominciato a caratterizzarsi, dopo la rivoluzione, come canale di approfondimento politico, evolvendosi rispetto alla linea editoriale iniziale.
Il sospetto é tuttavia rimasto. Prova di quanto fossero subalterni all’occidente, secondo i suoi detrattori, era stato l’invito in trasmissione di Madame Clinton durante la visita ufficiale nel paese.
Intervistato lunedi al TG della sera di Nessma, Dylu, portavoce del Nahdha, dopo aver condannato le violenze, come da rito, si fa minaccioso e dichiara in diretta: “Nessma deve spiegare ai tunisini a quale partito appartiene. Perché non partecipano alle elezioni? Si dichiarino apertamente, anziché continuare questa finzione. Abbiamo elementi che provano questo che sto dicendo, al momento opportuno le riveleremo al popolo tunisino.”
Ma chi sono i perdenti in  questo affare? E chi i vincenti?
“La presse” questa mattina titolava in prima pagina con una vignetta in cui veniva raffigurato uno schermo televisivo con due mani che si allungavano ed offrivano un montone ad un barbuto con una spada che dichiara:”ringrazio Nessma per il regalo anticipato dell’Aid”.
Secondo “La Presse” e molti altri che non stanno né con gli uni né con gli altri, mandare in onda in questo momento quel tipo di programma é stato un errore cruciale. Secondo questa tesi ogni volta che il dibattito pubblico scivola sul simbolico-religioso, sono gli islamisti che hanno la meglio. Nessuno in questo paese, come nel resto del mondo arabo-musulmano, si puo’ permettere ancora di ragionare in pubblico di temi tabu’!
E’ evidente che questa classe ‘modernista’ tunisina, senza pari nel mondo arabo, ha fatto ancora una volta un errore di valutazione, ritenendo che tutto il paese avesse la stessa sensibilita’ laicizzante. E questo é uno strano risveglio con cui dovranno fare i conti. La dittatura per molti é stata la negazione con la violenza della propria identita’ arabo-musulmana e per la maggior parte della societa’ una vera democrazia passa per la libera espressione della loro religiosita’. Sebbene nei mesi scorsi questo messaggio fosse passato, ed ormai persino Hamma Hammami (Partito Comunista) si faceva prudente nelle sue dichiarazioni anticonformiste, sapendo di doversi confrontare con questo tipo di sensibilita’ sociale, bisognera’ capire se l’affermazione legittimita della religiosita’ sociale passi per la negazione della libera espressione delle diversita’ culturali e religiose. Questo é un dibattito aperto che riguarda tutta la societa’, qui come nel resto del mondo arabo. Tutti sanno che una vera democrazia dovra’ sciogliera questo nodo ed abituare i cittadini ad esprimersi in un contesto sociale e culturale in cui le nuove regole del gioco permettano la libera espressione della dialettica conservatori-progressisti.Le societa’ evolvono cosi, superando le proprie contraddizioni.

FABIO MERONE

 http://nena-news.globalist.it/?p=13448
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