Le Carte Parlanti

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Mundimago

giovedì 28 febbraio 2013

De Gregorio ammette : Soldi per fermare Prodi

Compravendita di senatori, indagato Berlusconi.

 De Gregorio ammette: "Soldi per fermare Prodi"

Lo scrive Repubblica citando gli atti della procura


Il senatore Sergio De Gregorio avrebbe ammesso di aver ricevuto ingenti somme di denaro da Silvio Berlusconi per sabotare il governo Prodi. E' quanto si evince - secondo indiscrezioni - dagli atti trasmessi oggi dalla Procura di Napoli a Camera e Senato nell'inchiesta in cui Berlusconi è indagato per corruzione e finanziamento illecito.

E' quantificata in tre milioni di euro la somma che Berlusconi avrebbe versato al senatore Sergio De Gregorio perchè passasse dall'Idv al Pdl: di tale somma un milione sarebbe stato versato all'Associazione "Italiani nel mondo" che fa capo a De Gregorio, mentre altri due milioni in nero sarebbero stati depositati su vari conti del senatore. 

leggi anche :  http://cipiri.blogspot.it/2015/05/danni-creati-allitalia-da-berlusconi.html



lunedì 25 febbraio 2013

elezioni2013 - Voti di scambio


elezioni2013 - Voti di scambio,

 la denuncia di Saviano su Facebook

Lo scrittore condivide su Facebook alcune segnalazioni sospette



Segnalazioni che lo scrittore Roberto Saviano condivide su Facebook e che, di certo, non fanno piacere.

Storie davvero tutte italiane. Ad esempio, "a Quarto due kili di mozzarella per un voto." Poi "a Roma mi segnalano l'offerta di alcuni pusher di offrire 50 euro di coca in cambio della prova del voto". 

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sabato 23 febbraio 2013

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mercoledì 20 febbraio 2013

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lunedì 18 febbraio 2013

L'origine storica dei Giochi di Carte


L'origine storica dei Giochi di Carte

Un pò di storia...

Non è certo se le carte siano un’invenzione cinese risalente al secondo millennio a.C., venuta attraverso l’India per mezzo degli arabi che le chiamavano "naibbe (na’ib), o se siano una derivazione indiana degli scacchi; sembra certo però che non siano state inventate in alcun paese d’Europa.
Secondo una suggestiva credenza le origini delle carte da gioco sarebbero molto più antiche e risalenti agli egizi ed in particolare al dio Thot che volendo insegnare agli uomini l’arte della scrittura inventò i geroglifici la cui evoluzione portò all’equiparazione degli stessi con i numeri e i semi delle carte.

Le carte da gioco furono un’invenzione che piacque subito e molto; si giocava nelle case, nelle taverne, per la strada, nelle case dei poveri, dei ricchi, dei nobili e anche nei conventi perché all’interno di queste strutture operavano calzolai, maniscalchi, muratori, ebanisti, fornai, sarti, tutti al servizio della comunità dei monaci, dai quali dipendevano; il vivere insieme dei religiosi con i laici ha comportato che la passione delle carte si diffondesse e coinvolgesse gli uni e gli altri.
La voglia di giocare diventò così frenetica da provocare l’intervento delle autorità religiose; il motivo dei divieti era da ricercare nella funzione che, in quell’epoca, veniva attribuita ai luoghi religiosi e a coloro che avevano pronunciato i voti e perciò tenuti alla massima morigeratezza nei costumi; la violazione dei centri religiosi con manifestazioni di vita mondana attuava un pericoloso impedimento sulla via della santità.
Tra i laici furono soprattutto i sovrani spagnoli ad imporre i divieti più pesanti sul gioco delle carte considerato uno strumento di corruzione, sregolatezza e malcostume.

Le prime carte erano tavolette sottili di legno e, per i più raffinati, tavolette di avorio, dipinte, ornate con figurine eleganti; nel Medio Evo venivano fatte a mano libera o in lamine d’oro.
La prima fabbrica italiana di carte da gioco sorse a Bologna; non a caso, perché Bologna era il centro primario per gli scambi culturali e mercantili sia nazionali sia europei. Le prime carte bolognesi, risentendo degli influssi orientali, non riportavano effigi di dame, cavalieri, fanti perché il Cora[enne]o vietava la rappresentazione di figure umane e consentiva soltanto numeri. Ben presto, però, la fabbrica bolognese diventò un grande laboratorio di miniature e cominciarono a comparire le prime figure con i costumi appariscenti del tempo.

Sul finire del Trecento, a Firenze, per rimpinguare le casse dell’erario, le autorità comunali decisero di imporre una tassa sulle carte da gioco, considerate beni voluttuari e di divertimento sia per ricchi sia per poveri.
Infatti la causa principale della diffusione delle carte da gioco é certamente la radicata tendenza alla ricerca della distrazione e del divertimento nel tempo libero; la motivazione é data molto spesso dall’aspettativa di vincita soprattutto quando questa é rappresentata da un premio e, dunque, dalla possibilità di un guadagno fondato sul rischio.

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venerdì 15 febbraio 2013

..AMORE..: single in discoteca

single in discoteca


Sono molti coloro che scelgono di recarsi in locali dove è possibile conoscere gente ballando.
Soprattutto i single infatti frequentano le discoteche reputate ottimo luogo di conquista dove poter fare nuovi ed interessanti incontri. Anche se in certi casi è possibile imbattersi in tipi strani,,, LEGGI TUTTO...
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mercoledì 13 febbraio 2013

Raffaele Fitto condannato a quattro anni

Raffaele Fitto: l’ex ministro Pdl condannato a quattro anni

 - E' colpevole di corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d'ufficio

Raffaele Fitto è stato condannato a quattro anni di reclusione. E’ arrivata la sentenza di primo grado nei confronti dei 30 imputati – tra cui l’ex ministro degli Affari regionali  (del Pdl) e l’imprenditore ed editore romano Giampaolo Angelucci. Il processo che li interessa è quello La Fiorita, alla seconda sezione collegiale del tribunale di Bari. Fitto è ancora capolista alla Camera in Puglia per le prossime elezioni politiche.

 – L’ex ministro Raffaele Fitto, parlamentare del Pdl, e’ stato condannato a 4 anni di reclusione dal tribunale di Bari al termine del processo su presunti illeciti in appalti. Fitto e’ stato riconosciuto colpevole di corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio. Assolto da peculato e da un altro abuso d’ufficio Il tribunale ha condannato Fitto, all’epoca dei fatti presidente della Regione Puglia, per la presunta tangente da 500.000 euro che il politico del Pdl avrebbe ricevuto dall’editore e imprenditore romano Giampaolo Angelucci. Riconosciuto anche l’illecito finanziamento, per lo stesso importo della presunta tangente, ricevuto dal partito dell’ex presidente, ‘La Puglia Prima di Tutto’. I fatti contestati si riferiscono al periodo 1999-2005. Il processo, che si e’ svolto dinanzi al tribunale collegiale di Bari, riguarda l’esistenza di un presunto accordo illecito finalizzato ad assicurare alla societa’ ‘Fiorita’ le concessioni di servizi di pulizia, sanificazione ed ausiliariato da parte di enti pubblici e di Asl pugliesi, e l’affidamento di un appalto da 198 milioni di euro ad una societa’ di Angelucci per la gestione di 11 Residenze sanitarie assistite (Rsa)
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 IL PROCESSO – Nel mirino i svariati casi di corruzione, falso e turbativa d’asta contestati agli imputati, negli anni tra il 1999 e il 2005, quando Fitto era presidente della Regione Puglia. Il pm Renato Nitti ha chiesto per lui la condanna a sei anni e sei mesi di reclusione. I suoi difensori, gli avvocati Francesco Paolo Sisto e Luciano Ancora, hanno chiesto invece l’assoluzione del loro assistito. Tra i reati contestati all’ex governatore pugliese, l’appalto settennale da 198 milioni di euro per la gestione di 11 residenze sanitarie assistenziali. La gara fu vinta al tempo dalla ditta Angelucci, i cui pm hanno chiesto per il dirigente la condanna a 4 anni e 6 mesi di reclusione. Altro oggetto di discussione in aula la presunta tangente da 500mila euro versata dall’imprenditore come forma di “illecito finanziamento” al Partito delle Libertà.

 LE INDAGINI – Tutto iniziò nel 2005, quando Fitto fu indagato dalla procura barese, dopo la vicenda del finanziamento di 500 mila euro da parte di Tosinvest, società di Antonio Angelucci, verso la lista “La Puglia prima di tutto”, creata da Fitto stesso per concorrere alle regionali del 2005. Secondo i pm, quel denaro fu la tangente pagata per la gestione delle oltre dieci Rsa. Il 20 giugno 2006 la Procura chiese alla Camera dei deputati l’autorizzazione a procedere agli arresti domiciliari dell’ex governatore, nel mentre diventato deputato. La Camera respinse grazie a 457 voti su 462 presenze in aula. Nell’ottobre del 2009 la procura chiede il rinvio al giudizio per lui e altri indagati. L’11 dicembre 2009 il gup rinvia a giudizio Fitto per abuso d’ufficio, due episodi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti, peculato e un altro abuso e lo proscioglie per i reati di associazione a delinquere e tre episodi di falso e per concussione, “perché il fatto non sussiste”.

 LA DIFESA – Fitto si è più volte dichiarato innocente. “Quella che la Procura sostiene essere una tangente – replicò nell’udienza di fino gennaio – è un finanziamento contabilizzato che ha passato il vaglio della Corte dei Conti e della Camera dei deputati”. Secondo l’ex ministro, i pm avrebbero “ignorato numerose intercettazioni telefoniche” che lo scagionerebbero con l’obiettivo “non di accertare reati, ma di trovare la responsabilità di qualcuno”. Tra le anomalie, denunciate da Fitto, la sua iscrizione nel registro degli indagati nel febbraio 2005, a “23 mesi di distanza, dall’avvio dell’indagine a suo carico”. La Regione Puglia, come le Asl di Foggia, Lecce e Taranto, costituitesi parte civile, ha chiesto un risarcimento milionario. In particolare, le Asl di Foggia e Lecce hanno quantificato in 10 milioni di euro ciascuna il risarcimento danni, chiedendo 1 milione di provvisionale. La Asl di Taranto ha quantificato in 150 milioni di euro il danno subito chiedendone la metà, 75 milioni di euro, come provvisionale.


di Stefania Carboni

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Formigoni : associazione a delinquere e corruzione

Formigoni :

 associazione a delinquere e corruzione


La vicenda riguarda il caso con al centro la fondazione Maugeri e una distrazione milionaria dalle sue casse avvenuta tra il 1997 e il 2011. Replica il Governatore della Lombardia: nelle carte che sono state depositate non emerge nulla di nuovo che gia' il mondo non conoscesse"

La chiusura delle indagini sulla Fondazione Maugeri 
 La Procura di Milano ha chiuso le indagini sulla fondazione Maugeri nei confronti di 17 persone fra cui il governatore uscente della Lombardia, Roberto Formigoni, che e' accusato anche di associazione per delinquere.

La procura, come si legge in una nota, ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini in vista della richiesta di rinvio a giudizio per 17 persone tra cui, oltre a Formigoni, il faccendiere Pierangelo Dacco', l'ex assessore alla Sanita' della Lombardia Antonio Simone, gli ex vertici della fondazione Maugeri, Nicola Maria Sanese dirigente del Pirellone, il direttore generale dell'assessorato alla Sanita' Carlo Lucchina e Alberto Perego, memores domini e amico di lunga data del presidente Formigoni.

Le accuse a vario titolo sono associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, frode fiscale, riciclaggio e interposizione fittizia. La vicenda riguarda il caso con al
centro la fondazione Maugeri e una distrazione milionaria dalle sue casse avvenuta tra il 1997 e il 2011. Per la vicenda Dacco', Simone e altre cinque persone furono destinatarie di una ordinanza di custodia cautelare.

Le accuse a Formigoni
 Roberto Formigoni avrebbe ricevuto "utilita'" per 8 milioni di euro in cambio del suo appoggio ad alcune delibere della Regione Lombardia, di cui e' presidente, che hanno favorito la Fondazione Maugeri e la Fondazione San Raffaele del Monte Tabor.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti nel corso dell'inchiesta, Formigoni avrebbe usufruito di viaggi e dell'uso di yacht senza aver mai pagato nulla di tasca sua. Analizzando i suoi conti correnti, infatti, non risulterebbero uscite in tal senso. L'accusa a Formigoni di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione ha
anche l'aggravante dovuta al fatto che per gli inquirenti l'associazione - di cui Formigoni e' considerato dai pm uno dei "promotori" - sarebbe composta da piu' di 10 persone.

Il periodo in esame da parte dei magistrati, per la Fondazione Maugeri va dal 1997 al 2011, mentre per la Fondazione San Raffaele del Monte Tabor dal 2002 al 2011.

DA http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=174879
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Scandalo slot machine


1. Novantotto, cioè 98 miliardi di euro equivalgono a ben 5 manovre economiche. Sono i soldi che alcune concessionarie di slot machine avrebbero dovuto allo Stato secondo la condanna di primo grado. Di quei 98 miliardi lo Stato ne ha recuperato solo 2,5.  Gli altri 95,5 che potrebbero evitare molti tagli e sostenere molti investimenti per la crescita sono stati scontati
2. Prima del 2002 le slot machine (o videopoker, videogiochi) erano illegali e facevano gola alla criminalità organizzata che se l’è vista brutta quando lo Stato ha giustamente deciso di regolarizzare il settore.
3. Lo Stato infatti ha obbligato i gestori a collegare ogni macchina al sistema telematico di controllo della Sogei, società di Information and Communication Technology del Ministero dell’Economia e delle Finanze. In questo modo non può sfuggire nessuna giocata al controllo e l’entrata delle tasse è garantita.
 4. Ma a quanto pare le società non hanno provveduto. Di chi è la colpa? Questo è uno dei temi del procedimento a loro carico. Di certo il mancato allacciamento ha permesso loro di evadere molte imposte.
 5. Le società concessionarie, a leggere la sentenza, si erano impegnate perché tutto funzionasse a puntino ed è per questo che parte cospicua della sanzione, oltre ai sospetti di evasione, è costituita da quelle che vengono definite “inadempienze contrattuali”
6. C’è poi il caso del colonnello Umberto Rapetto, per anni comandante del Nucleo speciale frodi telematiche,“dimessosi” recentemente dopo l’appello, che ha suscitato non poche perplessità soprattutto nel mondo di internet
7. Quei 98 miliardi rappresentano la condanna di primo grado poi scontati del 96% in appello che li riduce a 2,5
 8. Le società incriminate sono: Atlantis World Giocolegale limited (la maggiore, quella che fa capo alla “famiglia” Corallo, quella dello scandalo Banca Popolare di Milano), Snai spa, Sisal spa, Gmatica srl, Cogetech spa, Gamenet spa, Lottomatica Videolot Rete spa, Cirsa Italia srl, H.b.G. Srl e Codere spa.

LEGGI ANCHE http://cipiri.blogspot.it/2012/06/berlusconi-premia-le-concessionarie.html

Berlusconi premia le concessionarie delle slot machine


Il Fisco premia con 285 milioni di euro le concessionarie delle slot machine

Slot machine e i 98 miliardi DI EVASIONE FISCALE CHE FINE HANNO FATTO

Slot machine: e i 98 miliardi?
98 miliardi di euro = € 98.000.000.000


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Grecia : Stanno assaltando i supermercati


 La Grecia è crollata, definitivamente, sotto il peso dei debiti contratti con la BCE.Ma in Italia nessuno ne parla perche' siamo in campagna elettorale,l'attenzione dei media e' stata spostata sulle dimissioni del Papa,mentre l'Europa brucia!

Stanno assaltando i supermercati. Ma non si tratta di banditi armati. Si tratta di gente inviperita e affamata, che non impugna neanche una pistola, con la complicità dei commessi che dicono loro “prendete quello che volete, noi facciamo finta di niente”. Si tratta della rivolta di 150 imprenditori agricoli, produttori di agrumi, che si sono rfiutati categoricamente di distruggere tonnellate di arance e limoni per calmierare i prezzi, come richiesto dall’Unione Europea. Hanno preso la frutta, l’hanno caricata sui camion e sono andati nelle piazze della città con il megafono, regalandola alla gente, raccontando come stanno le cose.

Si tratta di 200 produttori agricoli, ex proprietari di caseifici, che da padroni della propria azienda sono diventati impiegati della multinazionale bavarese Muller che si è appropriata delle loro aziende indebitate, acquistandole per pochi euro sorretta dal credito agevolato bancario,quelli hanno preso i loro prodotti della settimana, circa 40.000 vasetti di yogurt (l’eccellenza del made in Greece, il più buon yogurt del mondo da sempre) li hanno caricati sui camion e invece di portarli al Pireo per imbarcarli verso il mercato continentale della grande distribuzione, li hanno regalati alla popolazione andandoli a distribuire davanti alle scuole e agli ospedali

Si tratta anche di due movimenti anarchici locali, che si sono organizzati e sono passati alle vie di fatto: basta cortei e proteste, si va a rapinare le banche: nelle ultime cinque settimane le rapine sono aumentate del 600% rispetto a un anno fa. Rubano ciò che possono e poi lo dividono con la gente che va a fare la spesa. La polizia è riuscita ad arrestarne quattro, rei confessi, ma una volta in cella li hanno massacrati di botte senza consentire loro di farsi rappresentare dai legali. Lo si è saputo perché c’è stata la confessione del poliziotto scrivano addetto alla mansione di ritoccare con il Photoshop le fotografie dei quattro arrestati, due dei quali ricoverati in ospedale con gravi lesioni.

E così, è piombata la sezione europea di Amnesty International, con i loro bravi ispettori svedesi, olandesi e tedeschi, che hanno realizzato una inchiesta, raccolto documentazione e hanno denunciato ufficialmente la polizia locale, il ministero degli interni greco e l’intero governo alla commissione diritti e giustizia dell’Unione Europea a Bruxelles, chiedendo l’immediato intervento dell’intera comunità continentale per intervenire subito ed evitare che la situazione peggiori.

Siamo venuti così a sapere che il più importante economista tedesco, il prof. Hans Werner Sinn, (consigliere personale di Frau Angela Merkel) sorretto da altri 50 economisti, avvalendosi addirittura dell’appoggio di un rappresentante doc del sistema bancario europeo, Sir Moorald Choudry (il vice-presidente della Royal Bank of Sctoland, la quarta banca al mondo) hanno presentato un rapporto urgente sia al Consiglio d’Europa che alla presidenza della BCE che all’ufficio centrale della commissione bilancio e tesoro dell’Unione Europea, sostenendo che “la Grecia deve uscire, subito, temporaneamente dall’euro, svalutando la loro moneta del 20/ 30%, pena la definitiva distruzione dell’economia, arrivata a un tale punto di degrado da poter essere considerata come “tragedia umanitaria” e quindi cominciare anche a ventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’Onu”.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11461
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martedì 12 febbraio 2013

Uccise Bin Laden ma resta senza pensione

The Shooter: uccise Bin Laden ma resta senza pensione

Il Navy Seal che sparò al leader di al Qaeda denuncia di non aver ottenuto nulla dalle autorità federali, neppure l'assicurazione sanitaria

Noto come The Shooter, "lo sparatore", il militare americano (del quale non e' nota l'identita' per motivi di sicurezza) che la notte del primo maggio 2011 ad Abbottabad in Pakistan uccise il leader di al Qaeda, sparandogli tre volte alla testa, quando la scorsa settimana e' tornato alla vita civile ha scoperto di non aver ottenuto nulla per quella missione speciale, a cominciare dalla pensione e dall'assicurazione sanitaria. In poche parole Obama si è preso il «merito» politico, davanti all'opinione pubblica americana, dell'operazione speciale in terra pakistana e si è presto dimenticato dei commando dei Navi Seal che vi presero parte.

In un'intervista al mensile Esquire, The Shooter spiega che "Venerdì scorso (quando è tornato alla vita civile, ndr) l'assicurazione sanitaria per me e per la mia famiglia è cessata» e che le autorità gli hanno spiegato «Hai lasciato il servizio. La tua copertura è finita. Grazie per i tuoi 16 anni. Vai farti fo...". The Shooter ha aggiunto che in questi 16 anni di "onorata carriera" ha ucciso decine «nemici» degli Stati Uniti. Insomma un killer professionista pagato dalla Stato ma solo per il periodo di tempo in cui è stato un militare. Poi è stato abbandonato.

Naturalmente le autorità non gli ha consegnato i 25 milioni di dollari della taglia che era sulla testa di Bin Laden. The Shooter è stato pure abbandonato dalla moglie, che ha chiesto ed ottenuto il divorzio per quel suo «lavoro speciale» che lo teneva lontano da casa anche 300 giorni all'anno.

Fare il killer professionista non è sempre redditizio, specie quando si lavora per lo Stato.

DA  - http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=51138

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lunedì 11 febbraio 2013

Benedetto XVI : Lascio per il bene della Chiesa


 Ecco le dichiarazioni con le quali il Papa annuncia le dimissioni:

Carissimi Fratelli,
vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell'animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l'elezione del nuovo Sommo Pontefice. Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l'amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell'eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.



“Lascio per il bene della Chiesa”, ha affermato, “per ingravescentem aetatem”, sente prossima la fine mortale. Perché troppo anziano e forse malato non si considera più all’altezza dell’alto magistero?  Per consentire un rinnovamento radicale attraverso un’uscita di scena che ha choccato fedeli, curia e gerarchie ecclesiastiche? Precedenti se ne contano sulle dita di una mano: a parte il famoso “gran rifiuto” di Celestino V,  Clemente I nel ’97 dopo Cristo, l’abdicazione di Gregorio XII nel 1415. Perfino il suo predecessore, Giovanni Paolo II, restò in carica fino alla fine nonostante il morbo di Parkinson ne avesse trasfigurato la persona e il male lo avesse consumato. Quella resistenza eroica, quel sacrificio e l’esibizione del corpo sofferente del vicario di Dio in terra, fu il sigillo di Wojtyla al suo eccezionale papato.

Con la formula “ingravescentem aetatem” venne stabilita dal Concilio Ecumenico Vaticano II la naturale relazione tra l’età avanzata e il disimpegno da taluni importanti uffici, come quelli del vescovo diocesano o del parroco. La formula prevede che gli Officiali maggiori e minori cessino dal loro ufficio a settant’anni compiuti, e i Prelati Superiori al settantacinquesimo iniziato. Dunque il Papa dimissionario situa la sua altissima posizione tra i più umili servitori della Chiesa.

Con questa decisione di Benedetto XVI “cambia radicalmente il volto del pontificato”: è il commento di Marinella Perroni, docente presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma. “Si pensava che fosse impossibile che un Papa potesse andar via prima della scadenza naturale del pontificato, che è la morte. Si era detto in passato che Paolo VI avesse già la lettera pronta, altre leggende sono circolate, ma che proprio Ratzinger avesse questo coraggio…. Significa che il pontificato è ad tempus, cambia il volto dell’organizzazione della Chiesa. E’ una cosa che impone di ragionare diversamente sia all’apparato che ai fedeli, perché d’ora in poi il pontificato non sarà più legato alla vita del Papa”.
Ora il mondo attende trepidante lo svolgersi della situazione: un nuovo conclave si prepara inatteso per eleggere il 266° successore di Pietro al soglio pontificio.

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Lo scrittore Roberto Saviano commenta le dimissioni del Papa. Dispiacere, certo, per lo stato di salute di Ratzinger, ma anche una battuta finale che fa riflettere:

"Scelta umana o altro? Cosa pensate sia accaduto in Vaticano? Ho la sensazione istintiva, leggendo le parole del Papa, che sia soffocato e voglia ripararsi. Se fosse così, per la prima volta, sento di aver un moto di tenerezza verso questo Pontefice. O forse è malato, come dicono altre voci? Mi dispiacerebbe se queste dimissioni, rese pubbliche ora e non dopo la formazione di un governo, fossero strategiche per la campagna elettorale: mostrare la fragilità della Chiesa per chiedere compattezza al voto cattolico. Sarebbe terribile se fosse così. Come la vedete voi?"

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Papa Benedetto XVI lascerà il pontificato dal prossimo 28 febbraio. Lo ha annunciato personalmente, in latino, durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto.

"Dopo una lunga e ponderata riflessione ho capito che devo lasciare il pontificato perché non ho più le forze per portarlo avanti", avrebbe detto ai cardinali .

"Un fulmine a ciel sereno". Con queste parole il decano del collegio cardinalizio, cardinal Angelo Sodano ha commentato la decisione di Benedetto XVI di lasciare il pontificato. Sempre secondo l'Ansa, il Papa avrebbe spiegato di sentire il peso dell'incarico di pontefice, di aver a lungo meditato su questa decisione e di averla presa per il bene della Chiesa.


Il Codice di diritto canonico, nel libro II, parte II, sezione I, capitolo I, art. 1, così afferma: «Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti».
Dunque, il Papa può dimettersi, se ha un motivo valido per farlo. Nella storia della Chiesa, una sola volta un Pontefice ha rinunciato, ed è stato Celestino V (che fu papa per 4 mesi nel 1294), il papa «del gran rifiuto», come scrive Dante, che rinunciò alla sua carica per non essere soggetto alle manovre politiche ed economiche legate alla sua persona.

LEGGI ANCHE  http://cipiri21.blogspot.it/2013/02/malachia-benedetto-xvi-e-il-penultimo.html


Secondo la profezia di Malachia Benedetto XVI è il penultimo dei romani pontefici. San Malachia fu un vescovo irlandese autore, nel 1140, di previsioni sul futuro del papato.

Le profezie indicano, con una metafora breve, la storia della Chiesa romana, da Celestino II (1143-1144) a Pietro II, che dovrebbe essere l'ultimo Papa, dopo Joseph Ratzinger, da poco insediato con il nome Benedetto XVI, forse destinato a gestire un periodo di guerre che prepareranno l'ultimo tragico pontificato.
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