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lunedì 25 marzo 2013

Laura Boldrini presidente della Camera Italiana


Marchigiana, 51 anni, dal 1989 alle Nazioni Unite Per 14 anni portavoce dell'Alto commissariato per i rifugiati

Laura Boldrini, 51 anni, già funzionario e portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, è il nuovo presidente della Camera, terza donna a ricoprire la carica dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti. Boldrini è stata eletta a Montecitorio nelle file di Sel. Ha dichiarato di essersi candidata perché «indignata dalla politica come tanta altra gente in Italia» e perché «non ci si può limitare a lamentarsi».

L'ONU - Nata a Macerata il 28 aprile 1961, si laurea in Giurisprudenza a Roma nel 1985 e, dopo una breve esperienza in Rai, comincia nel 1989 la sua carriera all'Onu, lavorando per quattro anni alla Fao. Dal 1993 al 1998 si occupa del Programma alimentare mondiale (Wfp) come portavoce per l'Italia. Dal 1998 al 2012 è portavoce dell'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) per il quale coordina anche le attività di informazione in Sud-Europa. Si occupa in particolare dei flussi di migranti e rifugiati nel Mediterraneo. Svolge numerose missioni in luoghi di crisi, tra cui ex Jugoslavia, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran, Sudan, Caucaso, Angola e Ruanda.


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Il discorso di insediamento di Laura Boldrini, nuova Presidente della Camera dei Deputati, proveniente da SEL e da incarichi di protezione dei rifugiati politici all'Onu. A metà discorso, il richiamo all'antifascismo. Tutto il Movimento Cinque Stelle in piedi ad applaudire: una risposta alle accuse ricevute in campagna elettorale.

CONTRO L'USO DELLA PAROLA «CLANDESTINO»

- Da portavoce dell'Unhcr, Boldrini ha più volte messo in guardia i giornalisti italiani sull'uso della parola «clandestino» per indicare i migranti giunti a bordo dei barconi. «Quando si bolla un migrante come clandestino non è un problema di semantica ma si compie una scelta politica», ha sempre detto, «è ovvio che chi fugge da una guerra o una persecuzione non abbia il tempo di portare con sé un documento».

Nel corso della campagna elettorale ha indicato tra le sue priorità per il Parlamento la legge sulla cittadinanza dei migranti e la totale revisione del cosiddetto «pacchetto sicurezza», inclusa la Bossi-Fini. «Una norma che va ribaltata il prima possibile», ha ribadito in più occasioni. Ma anche, ha sottolineato in una recente intervista, «mi batterò affinché l'Europa non mandi in soffitta un sistema di welfare all'avanguardia, perché l'Italia ritrovi la sua centralità nel bacino del Mediterraneo e perché il ruolo e la rappresentazione delle donne nella nostra società non sia umiliante come lo è stato negli ultimi tempi».

RICONOSCIMENTI - Numerosi i premi ricevuti. Tra di essi, la Medaglia ufficiale della commissione nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna (1999) e il titolo di Cavaliere ordine al merito della Repubblica italiana (2004).


"Dovremo farci carico delle donne uccise da violenza travestita da amore". E' la prima volta che durante un discorso di insediamento di un'alta carica dello Stato viene richiamato come "impegno" affidato alla "responsabilità della politica e del Parlamento" "fin dal primo giorno" la violenza sulle donne. La voce dell'ex rappresentante dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati, Laura Boldrini, eletta sabato scorso presidente della Camera dei deputati, è quella delle 54 donne (all'8 marzo, secondo Snoq) già uccise in Italia dall'inizio dell'anno. Davanti all'assordante silenzio nella campagna elettorale appena conclusa (nessun partito ha inserito il tema nel suo programma) e alla ormai conclamata incapacità della politica tradizionale di farsene interprete, il richiamo all'emergenza femminicidi, dall'alto di quello scranno, è apparso come gesto non solo di civiltà, ma anche di grande coraggio.

Numeri - Forse non è un caso che Boldrini abbia voluto questo esordio. E' noto che l'Italia abbia misure inefficienti per affrontare il problema ed è altrettanto noto che ad ogni consesso internazionale dove sia presente l'Onu e si parli di diritti umani la scudisciata al nostro indirizzo arrivi puntuale. Del resto - facciamo mea culpa – nonostante i numeri dicano che siamo un Paese tra i più violenti d'Europa (124 femminicidi e 47 tentativi non riusciti nel 2012, fonte: Casa delle donne di Bologna) non siamo ancora riusciti a ratificare la convenzione di Istanbul sulla "prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica".

Convenzione - Vi ricordate quel famoso 20 settembre dello scorso anno, quando per la prima volta nella storia della Repubblica saltò la seduta dell'Aula del Senato perché il presidente Schifani era assente e i suoi vice incorsero in una serie di inspiegabili contrattempi? Al di là della magra figura istituzionale, quell'episodio apparì particolarmente grave perché uno dei punti in calendario era proprio l'atto che avrebbe vincolato il governo alla ratifica della Convenzione. Documento che venne poi votato nei giorni successivi (all'unanimità) ma che ancora oggi non ha avuto seguito. Nonostante l'impegno (almeno verbale) della ministra Fornero e i continui appelli della società civile.

Azioni - E allora, fatto salvo l'alto valore non solo simbolico dell'adesione ad una Convenzione di questa portata e prendendo per buone le lungaggini burocratiche del caso, è forse tempo che, a prescindere, Parlamento (quello già insediato) e governo (quello Monti ancora in carica e quello che verrà) entrino in campo con azioni concrete. Che significa destinare risorse – come esorta "Se non ora quando" – per applicare almeno le norme già esistenti. Risorse da investire in cultura prima di tutto, ma anche in assistenza morale e materiale alle vittime della violenza domestica. Senza scordare il necessario adeguamento dell'ordinamento giuridico al capitolo sui reati contro le donne "in quanto tali".

Palude sociale - "Il femminicidio non è solo un fatto criminologico ma ha una valenza simbolica del rapporto (arretrato) uomo-donna in Italia. Ecco perché riguarda la politica", ha detto Cristina Comencini di Snoq. Il sito di "Giulia", associazione di giornaliste che della questione del linguaggio assolutorio usato spesso dai media ha fatto una bandiera, ci informa che l'85% della violenza in Italia è violenza domestica e che, fatto non secondario, in essa sono coinvolti almeno 400 mila bambini, costretti ad assistere agli abusi familiari. Ed è in questa palude sociale che si sviluppa il 70% degli omicidi di donne colpite da mariti e fidanzati, ex o attuali, parenti e sconosciuti, che distrattamente occupano le cronache dei nostri giornali.

Cambiamento - Laura Boldrini, affidando al Parlamento un impegno pubblico e prendendo lei stessa posizione, ha saputo dare voce ad un'emergenza nazionale fino ad oggi (volutamente?) ignorata. Al netto della standing ovation che alla Camera ha accolto le sue parole, attendiamo di capire se il 2013 sarà davvero l'anno della tanto sbandierata "politica del cambiamento".

LEGGI ANCHE : http://cipiri.blogspot.it/2013/04/boldrini-tagli-per-85-milioni-allanno.html

Boldrini, tagli per 8,5 milioni all'anno



 Camera: l'austerity targata Boldrini, tagli per 8,5 milioni all'anno-



Offendi la Boldrini su facebook ti arriva la polizia a casa



Sono passati 449 anni dalla decisione di censurare gli «ignudi» ritratti nel Giudizio Universale. A mettere le braghe ai beati e ai dannati della cappella Sistina fu chiamato uno stretto collaboratore del Buonarroti, tale Daniele da Volterra, che da allora- purtroppo per lui- verrà ricordato come il Braghettone. 

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http://cipiri4.blogspot.it/2013/04/offendi-la-boldrini-su-facebook-ti.html




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