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venerdì 8 novembre 2013

Arrestato il Sindaco Padano Oscar Lancini lo "Sceriffo"


Hanno arrestato lo "Sceriffo"

Ricordate Oscar Lancini , il sindaco di Adro detto lo Sceriffo padano?
 Il leghista che aveva tappezzato la scuola del paese con il simbolo padano, il Sole delle Alpi? Quello che negava le mense scolastiche ai bambini che non potevano pagarla?
 Bene, è stato arrestato stamattina alle sei per turbativa d'asta: 
avrebbe favorito, nell'ambito di un bando pubblico, alcune aziende a lui vicine.

Ma non erano loro quelli che gridavano "Roma ladrona"?

Nell'inchiesta sono indagate ventiquattro persone. Oltre al sindaco sono finite ai domiciliari il segretario comunale Carmelo Bagalà l’assessore ai Lavori pubblici Giovanna Frusca, il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune Leonardo Rossi e due imprenditori edili, Alessandro Cadei e Emanuele Casali. Secondo l’attività investigativa avviata lo scorso anno, gli indagati avrebbero utilizzato crediti che il Comune di Adro vantava nei confronti di imprenditori locali derivanti da oneri di urbanizzazione e standard qualitativi a scomputo, per finanziare un’opera pubblica, la cosiddetta "area feste" in via Indipendenza, dal valore complessivo superiore al milione di euro, affidandone, "mediante accordi collusivi e mezzi fraudolenti volti ad evitare i previsti bandi di gara - scrivono gli inquirenti - direttamente l’esecuzione ad imprenditori vicini al Primo cittadino". Avrebbero poi "attestato falsamente, mediante la verbalizzazione di delibere di Giunta, la completa gratuità ed urgenza della realizzazione della citata opera, in realtà onerosa per l’Amministrazione comunale" e "operato, per mezzo di accordi collusivi, una turbativa d’asta in relazione all’aggiudicazione di un’area comunale, nel frattempo deliberata ed inserita nel patrimonio alienabile di quell’Amministrazione, in favore di un imprenditore locale". Nell’ambito della stessa operazione sono state notificate 18 informazioni di garanzia ad amministratori pubblici, pubblici funzionari ed imprenditori, ed eseguite numerose perquisizioni e sequestri di materiale probatorio.




il sindaco di Adro Oscar Lancini oltre a dove ripulire la scuola dai simboli leghisti, 
pagherà un risarcimento di 10.000 Euro !!

Il sole, a volte, può costare caro. Secondo quanto stabilito dalla Corte dei Conti, infatti, il sindaco di Adro (Brescia) Oscar Lancini è stato condannato, insieme a sei dei suoi assessori (Lorenzo Antonelli, Giovanna Frusca, Patrizia Galli, Maria Teresa Falconi, Ivana Marchetti e Paolo Rosa), al pagamento di 10mila 569 euro di risarcimento.
Il sole di cui sindaco e Giunta in carica nel 2010 avrebbero abusato, però, non è quello che scalda, bensì quello delle Alpi, simbolo della Lega Nord. Quando, nel 2010, venne inaugurato il polo scolastico del paese bresciano, infatti, sì scoprì che il simbolo leghista era riprodotto un po’ dappertutto nel nuovo edificio: sui banchi, sui muri, sui vetri, per un totale di circa 700 simboli.
E allo scoppiare della polemica, Lancini aveva cercato di giustificarsi spiegando che «il sole delle Alpi è un simbolo della cultura locale», tesi che avrebbe poi portato anche in tribunale per motivare la decisione di non rimuovere i simboli, come, invece, gli imponevano le sentenze.
E sarebbe proprio questa la ragione alla base della decisione della Corte dei Conti della Lombardia. Lancini, infatti, avrebbe in questo modo dilatato i tempi della battaglia legale «arrecando un danno indiretto al Comune di Adro». In soldoni, appunto, 10mila 569 euro versati allo studio legale Polizzi-Guariso e all’Avvocatura distrettuale dello Stato di Brescia a refusione delle spese legali liquidate all’esito della sentenza davanti al Giudice del lavoro.
Secondo i magistrati contabili, quindi, il comportamento di Lancini «è stato molto più vicino alla sfida che alla difesa delle proprie ragioni. Ragioni che, in ogni caso, non dovevano essere valutate alla stregua dei convincimenti personali, ma della rispondenza al mandato di rappresentanza conferito agli elettori».

Da falso sceriffo a vero fuorilegge dunque
 .

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