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venerdì 29 maggio 2015

PC: Multa per chi Insulta su Facebook: "100 euro al gi...





Multa per chi Insulta su Facebook: "100 euro al giorno"

Non toglie gli insulti su Facebook. Il giudice: 100 euro al giorno di multa 
L’estetista contro la parrucchiera rivale in affari 


Attenzione ad offendere qualcuno su Facebook: da oggi potreste pagarla molto cara. Secondo quanto deliberato da un giudice, infatti, gli insulti online potrebbero costare 100 euro per ogni giorno di permanenza sul social network...
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Diana Bracco Presidente di Expo 2015 Spa : Evasione Fiscale e Appropriazione Indebita


Le affidereste la vostra azienda ?

Diana Bracco indagata per evasione fisco da 1 mln 
Il presidente di Expo 2015 Spa è accusata di evasione fiscale ed appropriazione indebita

Diana Bracco, presidente di Expo 2015 Spa, è indagata per evasione fiscale e appropriazione indebita in qualità di presidente del cda della Bracco spa. L'indagine è stata chiusa ed è stato effettuato un sequestro da circa 1 mln di euro. L'ipotesi è che le fatture false siano servite in relazione a lavori su case private e barche.

Come si legge in un comunicato del procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, nell'ambito dell'inchiesta condotta dal Nucleo Polizia Tributaria della Gdf e coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dal pm Giordano Baggio, "è stato notificato avviso di conclusione delle indagini" a carico di Diana Bracco, di Pietro Mascherpa, presidente del Cda di Bracco Real Estate srl, e di due architetti dello studio Archilabo in Monza, Marco Pollastri e Simona Calcinaghi. In particolare Bracco e Mascherpa sono accusati di evasione fiscale attraverso l'emissione di fatture false e di appropriazione indebita. Dalle indagini "è emerso che fatture" per oltre 3 milioni di euro, confluite nella contabilità e nelle dichiarazioni fiscali "presentate dalle società del gruppo Bracco per i periodi di imposta dal 2008 al 2013", erano riferite "all'esecuzione di forniture o di prestazioni rese presso locali in uso alle medesime società ma effettivamente realizzate presso immobili e natanti di proprietà, ovvero nella disponibilità" di Diana Bracco e del marito defunto Roberto De Silva. Lo scorso 5 marzo, si legge ancora nel comunicato, la Gdf ha eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip Roberta Nunnari nei confronti di Diana Bracco per 1 milione e 42 mila euro "corrispondente all'importo totale dell'imposta complessivamente evasa per effetto dell'utilizzo delle predette fatture". Nella nota si legge infine che lo scorso 21 maggio "sono stati depositati" in Procura da parte della Gdf "i verbali di constatazione delle correlate violazioni di carattere amministrativo".

Pm Milano, da Bracco appropriazione indebita da 3,6 mln - A Diana Bracco, presidente di Expo 2015 spa e accusata di un'evasione fiscale da oltre 1 milione di euro in qualità di presidente del gruppo Bracco, viene contestata dalla Procura di Milano anche un'appropriazione indebita da circa 3,6 milioni di euro. Secondo gli inquirenti, infatti, avrebbe usato i soldi delle sue società per fini privati e soprattutto in relazione a lavori di ristrutturazione di alcune sue case, 4 o 5 immobili in totale.

Difesa Diana Bracco, non c'è stata alcuna frode - "Non c'è stata alcuna frode fiscale: si tratta di contestazioni riguardanti l'inerenza all'attività d'impresa di fatture, situazione non rilevante sotto il profilo penale". Lo ha spiegato l'avvocato Giuseppe Bana, difensore di Diana Bracco, indagata per una presunta evasione fiscale in qualità di presidente del cda della Bracco Spa. "Abbiamo già definito con l'Agenzia delle entrate attraverso il ravvedimento operoso - ha proseguito -, siamo solo al termine delle indagini preliminari e non è stata ancora formalizzata la richiesta di rinvio a giudizio".


Quanto è costata l’Expo?

Il modellino e il video promozionale sono costati solo 114.600 euro! La progettazione del sito ufficiale (www.expo2015.org) è costata 1,5 milioni di euro, arredi e pc sono costati 500mila euro e un altro paio di milioni di euro sono stati spesi in consulenze, promozione e marketing. Per non parlare dei costi di gestione della società (Expo 2015 è infatti una S.p.a.), che contava 99 dipendenti alla fine del 2009 (e un super stipendio di 450.000 euro all’ex manager Lucio Stanca, poi dimessosi dall’incarico), dislocati in 3 palazzine in affitto che costano 400mila euro l’anno, nonostante il Comune di Milano avesse messo gratuitamente a disposizione Palazzo Reale. L’economista Roberto Perotti, nel suo libro Perché l’Expo è un grande errore (2014), ha stimato che l’evento dovrebbe costare 14 miliardi di euro. Solo per la costruzione dei padiglioni l’investimento iniziale è stato di 3,2 miliardi di euro, lievitati a 15 miliardi? (non e' dato sapere la cifra esatta) fra truffe , mazzette e interventi straordinari .
Gli scandali dell’Expo.
L’esposizione di Milano è stata oggetto di diverse indagini della magistratura...
- http://cipiri.blogspot.it/2015/05/expo-nutrira-il-pianeta.html



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“Il lavoro gratuito è fuorilegge in Expo per la semplice ragione che non rientra nelle fattispecie del volontariato previste e autorizzate dalla legge 266 del 1991 e confermate da importanti sentenze della magistratura. Expo non è una organizzazione no profit e i volontari non agiscono per ragioni di solidarietà sociale . Essi dovrebbero essere lavoratori retribuiti a tutti gli effetti, compresi quelli previdenziali e non basta un accordo sindacale per violare la legge”

Di seguito trovi l'esposto che denuncia la società Expo 2015 spa e Cgil-Cisl-Uil quali firmatari dell’accordo del 23.7.2013 che prevede l’utilizzo di 18.500 lavoratori reclutati come “volontari”:

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Adriano Celentano: CHI NON LAVORA NON FA L'AMORE


Adriano Celentano: CHI NON LAVORA NON FA L'AMORE

 Adriano Celentano DICE NEL SUO BLOG :

"Sto cominciando a pensare a Salvini". Adriano Celentano, sul suo blog "Il mondo Adriano", chiude così un suo intervento scritto sulla vicenda dell'auto che ha travolto nove passanti a Roma, uccidendo una donna.

Ciao GrillòRenzi! Mentre voi ve la battete sul tavolo dei “VOTI”, nel frattempo a Roma c’è un’ auto che sfreccia a 180 km all’ora e, con noncuranza travolge 9 passanti, trascinandosi per 50 metri una giovane donna che poi MUORE. Otto i feriti di cui quattro in modo grave. Ma voi, così concentrati nella lotta a chi arriva primo, vi dimenticate di parlare del problema “non più importante” ma VITALE che è la CERTEZZA della PENA. Perché la gente dovrebbe consumare di più se ha paura anche a uscire di casa? E chi se ne frega degli 80 Euro o del diritto di cittadinanza se poi arriva una macchina e ti travolge. Poveri illusi, la tanto invocata “crescita” di cui parlano gli economisti e l’accecata massa politica, non ci sarà mai. Nessuno ha capito che il famoso aumento dei consumi e’ strettamente legato a un disegno artistico che può scaturire solo attraverso il sorriso dei cittadini. Ma se i cittadini hanno paura e si sentono abbandonati, non sorridono. E se non sorridono, non consumano. Quindi?… Sto cominciando a pensare a Salvini.

I responsabili dell'incidente hanno un nome. 
Perché parliamo della loro etnia?

Richard Wright, nel suo "Black boy" (pubblicato nel 1945) racconta come ogni volta che un membro della comunità afro-americana commetteva un delitto, mai questo veniva descritto come opera di una persona indicata con nome e cognome o di "un negro": sempre la responsabilità era "dei negri". È impossibile che non venga in mente quella riflessione del grande scrittore afro-americano, leggendo le notizie e i commenti a proposito di quanto accaduto ieri in un quartiere romano. Le domande sono necessariamente le stesse: perché, per indicare i responsabili dell'incidente che ha provocato una strage, è irresistibile la tentazione a definirli non con nomi e cognomi bensì attraverso l'etnia alla quale appartengono? Perché non segnalare il nome degli autori del reato ma immediatamente la minoranza o il gruppo sociale o il popolo di cui sarebbero membri?

Nella fatica di distinguere tra responsabilità individuale per un reato e tendenza a generalizzare quando l'autore appare diverso da noi, c'è tutta la difficoltà a non essere razzisti. Simile a questo è il meccanismo per cui richiedenti asilo e rifugiati che sbarcano sulle nostre coste sono diventati, attraverso un uso perverso del linguaggio, clandestini: e, quindi, inevitabilmente nemici da respingere e discriminare.

E in questo quadro i rom rappresentano, tra i diversi gruppi sociali e le diverse minoranze - in una sorta di cupa gerarchia dell'odio - il gradino più basso e quindi il bersaglio privilegiato di quella macchina del pregiudizio così attiva in queste ore.

Abbiamo vissuto per decenni con il tabù del razzismo perché le culture più diffuse nel nostro Paese avevano prodotto un'interdizione morale nei suoi confronti, al punto che l'accusa di razzista era quella socialmente più riprovevole. Tale atteggiamento ha rappresentato per anni uno strumento di tutela nei confronti dell'intolleranza etnica, e ha ben funzionato. Ma poi è accaduto qualcosa. C'è uno spartiacque temporale ed è quello dell'autunno del 2007 quando a Roma Giovanna Reggiani fu uccisa da un romeno. Da quel momento, ciò che veniva solo sussurrato in alcuni ambienti sociali e politici poco significativi si è fatto discorso elettorale, ed è stato quindi pronunciato a voce alta: l'equazione romeno uguale stupratore è diventata nei mesi successivi uno degli argomenti della campagna elettorale per il comune di Roma e per il Parlamento nazionale. Per la prima volta il tabù del razzismo viene eroso e il ricorso alla stigmatizzazione del diverso da noi è diventato il principale strumento di molta parte del ceto politico.

L'operazione, che consiste nel trasferire il disagio patito da ampi strati popolari sul piano pubblico, trasformandolo in risorsa politica, si è rivelata assai efficace in quella tornata elettorale, sia a livello comunale che a livello nazionale. E risale esattamente a quel periodo e a quel clima l'elaborazione di quel Piano Nomadi che oggi celebra il suo fallimento: ovvero il decreto del governo Berlusconi-Maroni che portò alla realizzazione di decine di grandi campi nelle periferie delle città, a 470 sgomberi in tre anni e alla spesa di decine di milioni di euro. In altre parole, quei campi che Matteo Salvini vorrebbe "spianare con la ruspa" sono la brillantissima opera urbanistica e architettonica del suo mentore Roberto Maroni. L'intera operazione è stata dichiarata illegittima da alcune sentenze con costi altissimi in termini di integrazione, risorse e sicurezza sociale. E che le conseguenze perverse di quel sistema, sono allo stesso tempo causa ed effetto della discriminazione delle comunità rom.

Ma va ricordato che l'uso strumentale di quanto accaduto ieri a Primavalle e la criminalizzazione della marginalità sociale costituiscono un pericolo non solo per le minoranze ma per l'intero sistema dei diritti e delle garanzia, posto a tutela della collettività e proprio perché si mette in discussione un fondamento essenziale dello stato di diritto: quello che recita, come già si è detto, che la responsabilità penale è personale. Si puniscano, allora, i responsabili di quella folle corsa nella periferia romana, usando la stessa severità con la quale verrà giudicato quel manager di Vedano al Lambro che, esattamente due mesi fa, alla guida della sua Audi Q5 travolse un ragazzo quindicenne e sua madre. Gli si chieda conto del suo reato, ma non si criminalizzi l'intera popolazione di Vedano al Lambro.
allora ritorniamo alle dicerie popolane
IN ITALIA C'E' LA MAFIA E GLI ITALIANI SONO TUTTI MAFIOSI
I TERRONI NON SI LAVANO
I MILANESI SONO POLENTONI
I VENETI MANGIANO I GATTI
LE DONNE ROSSE DI CAPELLI PUZZANO
-


MA COSA DOBBIAMO ASPETTARCI DA UN SIGNORE CHE si definisce ( IL RE DEGLI IGNORANTI) negli anni 68' ED IN PIENA LOTTA DEGLI OPERAI PER I DIRITTI SINDACALI , ORE DI LAVORO E STRAORDINARI , SCIOPERI ED ASSEMBLEE CI CANTAVA E VINCEVA SAN REMO CON : ' CHI NON LAVORA NON FA L'AMORE ' ???

leggi anche :  http://cipiri.blogspot.it/2015/04/salvini-lo-paghiamo-dal-1993.html

 LA LEGA DAL 1988 AD OGGI 
SI E' INTASCATA 180 MILIONI DI EURO DI SOLDI NOSTRI!

CANTANDO SEMPRE I SOLITI SLOGAN E' STATA AL GOVERNO 20 ANNI E' NULLA FECE
Quanti esodati si potrebbero aiutare con 180 milioni di euro? Quanti pensionati minimi? Quante imprese strozzate ? Quante borse di studio potremmo dare a quei giovani che non possono permettersi l'università,,,
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giovedì 28 maggio 2015

REDDITO MINIMO di ESISTENZA #redditodiesistenza #10eurogiorno



” REDDITO MINIMO di ESISTENZA "
#redditodiesistenza #10eurogiorno
 un “reddito da elargire a ciascun essere umano, da ricevere per tutta la vita ”. Un modo per sganciarsi dal lavoro in una società che il lavoro non lo garantisce più.
E le risorse ci sono ABOLIAMO le SPESE MILITARI ed ogni ESSERE UMANO avrebbe piu' tempo da dedicare ai propri cari , ai propri interessi , alla CULTURA ed alla CREAZIONE di nuove IDEE per migliorare la VITA su questo splendido PIANETA .

LEGGI : http://cipiri.blogspot.it/2014/07/f35-inutili-costosi-e-inaffidabili.html


Bidoni di lusso e di morte



F35: INUTILI, COSTOSI E INAFFIDABILI,,,

LEGGI ANCHE :  http://cipiri.blogspot.it/2015/05/lega-nord-truffa-allo-stato-per-40.html

Lega nord,  “Truffa allo Stato per 40 milioni di euro”

LEGGI ANCHE : http://cipiri.blogspot.it/2015/05/mose-galan-agli-arresti-domiciliari-e.html

Galan Giancarlo, Presidente della Regione Veneto dal 1995 al 2010, accusato di avere intascato tangenti provenienti dai lavori del Mose, che, secondo l'accusa, ammontano ad oltre 1milione di euro all'anno,,, ED IN PIU' PERCEPISCE LO STIPENDIO DI Presidente della Commissione Cultura SENZA POTER SVOLGERE IL LAVORO.

INSOMMA : MANTENIAMO POLITICI FANNULLONI,
MANTENIAMO PARTITI INUTILI CHE RUBANO SOLDI,
COMPRIAMO AEREI CHE NON VOLANO,
E NON ABBIAMO UN REDDITO DI ESISTENZA PER OGNI CITTADINO ?

questa non e' la proposta del M5stelle
TROPPO ONEROSA.



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Lega Nord: Truffa allo Stato per 40 milioni di euro


Lega nord, verso il processo Bossi e figli. “Truffa allo Stato per 40 milioni di euro”

Chiuse le indagini sullo scandalo che ha travolto il Carroccio: in qualità di legale rappresentante al Senatur è contestato l'intero ammontare del finanziamento pubblico. Lui e i figli devono rispondere di appropriazione indebita per 500mila euro: 77mila per la laurea in Albania. 
Richiesta di archiviazione per Roberto Calderoli, Matteo Brigandì e Manuela Marrone

Quaranta milioni di finanziamento pubblico alla Lega. Cifra maggiore rispetto ai 18 milioni di euro venuti alla luce finora. La Procura di Milano contesta al fondatore della Lega Umberto Bossi – nuovamente in corsa per la segreteria del partito contro Matteo Salvini il prossimo 7 dicembre – la “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” ossia i rimborsi elettorali ricevuti dal Carroccio in base ai rendiconti al Parlamento del 2008 e 2009. Una truffa allo Stato commessa, secondo i pubblici ministeri, in concorso con Maurizio Balocchi, segretario amministrativo della Lega ormai deceduto, per quanto riguarda il rendiconto dell’esercizio 2008 e con Francesco Belsito, ex tesoriere leghista per il 2009 e 2010. Con tanto di inganno ai presidenti di Camera e Senato e ai revisori pubblici delle due assemblee che autorizzavano i rimborsi basandosi su rendiconti volontariamente falsati “in assenza di documenti giustificativi di spesa e in presenza di spese effettuate per finalità estranee agli interessi del partito politico”.

La Procura di Milano ha chiuso le indagini relative all’inchiesta “The family” in vista del prossimo passo: la richiesta di rinvio a giudizio per dieci persone, tra cui Umberto Bossi e i suoi due figli Riccardo e Renzo. Al centro, la gestione dei fondi della Lega, caso scoppiato nella primavera del 2012. Tra gli indagati, anche l’ex vicepresidente del Senato Rosi Mauro, l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito e l’imprenditore veneto Stefano Bonet, l’uomo degli investimenti in Tanzania con i soldi del partito.

Chiuse le indagini anche nei confronti di Rosi Mauro, l’ex senatrice del Carroccio, che ora è accusata di una appropriazione indebita di 99.731,50 euro, denaro proveniente dalle casse del partito. Tra i soldi di cui l’ex esponente lumbard si è appropriata, secondo l’accusa, ci sono anche 77.131,50 euro “per acquisto titolo di laurea albanese (in sociologia) – si legge nel capo di imputazione – presso l’Università Kristal di Tirana a favore di Pierangelo Moscagiuro”, ex guardia del corpo della Mauro. Laurea presa il 29 giugno 2011 nella stessa università scelta da Renzo Bossi, detto ‘il Trota’, che consegue il titolo (in Gestione aziendale) il 29 settembre 2010 con un “corso di studi” durato un solo anno, senza tuttavia mettere mai piede in Albania.

Per la laurea del Trota a Tirana 77mila euro – A Renzo e Riccardo Bossi, i due figli del ‘Senatur’ Umberto, viene contestato di aver usato a fini personali circa 303mila euro di soldi pubblici ottenuti dalla Lega come rimborsi elettorali. Renzo detto ‘il Trota’, accusato come Riccardo di appropriazione indebita, avrebbe speso tra le altre cose oltre 77mila euro per l’“acquisto” dell’ ormai famosa laurea albanese “presso l’Università Kristal di Tirana”. Ma non solo. Il secondo figlio di Bossi, che, nel 2010, a 21 anni diventa il più giovane consigliere regionale mai eletto in Lombardia, pare avere una passione per le auto e per la velocità. Con la sua Audi A5 scorrazza per la Lombardia accumulando oltre 7mila euro di multe. Contestazioni che vengono pagate con i soldi del partito. E nonostante la cattiva condotta automobilistica, il Trota passa a una macchina più potente, un’Audi A6 pagata 48mila euro più 3mila di assicurazione. Ovviamente a spese dei contribuenti. Il 10 aprile 2012 Renzo è costretto alle dimissioni dalla sua carica in Regione. Lo scandalo dei soldi pubblici girati dall’ex tesoriere Francesco Belsito agli esponenti del Carroccio fa terminare l’incarico tre anni prima del previsto. Tuttavia, i due anni trascorsi al Pirellone gli fruttano, secondo la legge, 40mila euro di indennità.

La passione per le auto di lusso di Riccardo Bossi - Il primo figlio del Senatur avuto nel 1979 dalla prima moglie Gigliola Guidali, i giudici contestano 52 pagamenti. Soprattutto multe – per oltre 2mila euro – ma non solo: con i soldi del partito Riccardo paga anche il mantenimento della moglie, l’affitto con tanto di bollette, il veterinario, l’abbonamento Sky, il garage e le spese di carrozzeria, nonché le rate per l’Università dell’Insubria. E poi debiti personali, bonifici, assegni circolari. Infine, le auto: 20mila euro per il riscatto del contratto di leasing per la Bmw X5 e oltre 21mila per una Mercedes.

Per Belsito, oltre due milioni di appropriazione indebita – E’ di diverse pagine il dettaglio delle spese contestate all’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito tra cui, oltre a multe varie, risultano spese per bar, ristoranti, rosticcerie ed enoteche, nonché composizioni floreali, abiti, hotel, scontrini di rivenditori di elettronica e serramenti, 1.500 euro per acquisto di armi e munizioni, ricariche telefoniche, pagamenti di parcheggi, cartelle esattoriali, diversi prelievi dalle casse del partito. E, per non farsi mancare nulla, anche un servizio di bonifica ambientale e telefonica per un valore di 8200 euro.

Richiesta di archiviazione per Calderoli e moglie di Bossi - Richiesta di archiviazione per Roberto Calderoli, Matteo Brigandì e Manuela Marrone, moglie di Umberto Bossi. Una archiviazione parziale, solo per alcuni episodi, è stata richiesta inoltre per Francesco Belsito, Umberto Bossi e Rosy Mauro. “Pagare le spese di un’abitazione a Roma, luogo dove principalmente si svolge l’attività politica e parlamentare, a un esponente di punta del partito, può in definitiva a nostro giudizio essere una scelta di impegno finanziario legittima (salvo il dovere di darne conto in contabilità, qui non rispettato, non decisivo ai fini del reato di appropriazione indebita)”, scrivono i magistrati in riferimento alla posizione di Calderoli. Per quanto riguarda, invece, la posizione della Marrone, si ricorda come fin dalla prima relazione del procuratore generale, la moglie di Bossi sia stata inserita, insieme alla Mauro e ad altri famigliari del leader del Carroccio, all’interno del “cosiddetto ‘cerchio magico’ che sarebbe stato alimentato con favoritismi ed elargizioni a danno del patrimonio della Lega”. “Certo – scrivono i pm di Milano – non si può escludere che delle somme corrisposte per la scuola Bosina in denaro contante la Marrone possa aver profittato a titolo personale. Ma per tutti gli indagati, come in questo caso per la Marrone, è stata applicata una rigorosa regola probatoria”.

LEGGI ANCHE : http://cipiri.blogspot.it/2015/04/salvini-lo-paghiamo-dal-1993.html

UN VECCHIO PARTITO TENTA DI RICICLARSI

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sabato 23 maggio 2015

#MUNDIMAGO : e' anche su Facebook


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FAI VOLARE LA FANTASIA

IMAGO

Termine introdotto da C.G. Jung (1875-1961), con riferimento a un’Imago ‘materna’, ‘paterna’, ‘fraterna’ e divenuto di uso comune in psicanalisi. Caratterizzata come ‘rappresentazione o immagine inconscia’, l’Imago è piuttosto uno schema immaginario, un prototipo inconscio che orienta in maniera specifica il modo in cui il soggetto percepisce l’altro, ne orienta cioè le proiezioni. Formatasi sulla base delle prime relazioni del bambino con l’ambiente familiare, l’Imago non va peraltro considerata come correlato di figure reali, ma presenta carattere fantasmatico; così a un’Imago genitoriale minacciosa e terribile possono corrispondere genitori reali estremamente miti...leggi tutto - Pagina delle IMAGO - http://mundimago.org/imago.html 


Un mazzo di carte ispirato dai tarocchi , mantenendo la giusta numerazione degli arcani maggiori , cambiando l' iconografia e rendendola attuale al mondo che ci circonda . 
Pur essendo in bianco e nero siamo riusciti a dare equilibrio alle immagini ed al titolo di ogni singola carta , rendendo semplicissima la lettura anche in solitario . 
Si possono giocare anche con amici  senza pero' abusarne potrebbero non rispondervi .
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#MOSE: Galan agli Arresti Domiciliari e' Presidente della Commissione Cultura


Galan agli Arresti Domiciliari e' Presidente della Commissione Cultura

La rimozione di un parlamentare dalla propria carica non è permessa a causa della tutela della libertà di mandato.

Galan Giancarlo, Presidente della Regione Veneto dal 1995 al 2010, accusato di avere intascato tangenti provenienti dai lavori del Mose, che, secondo l'accusa, ammontano ad oltre 1milione di euro all'anno, chiede ed ottiene il patteggiamento, grazie al quale, le sue vicende giudiziarie si concludono rapidamente con una condanna agli arresti domiciliari e la confisca di 2milioni e mezzo di euro....Mantiene nel contempo però il vitalizio e la carica di presidente della Commissione cultura dell'Aula di Montecitorio.... L'ex ministro ed ex governatore del Veneto è accusato di corruzione nell'ambito dell'inchiesta Mose. A ottobre scorso i 5 stelle hanno chiesto la sua rimozione dalla guida dell'organo parlamentare. La Boldrini: "Non è mia competenza". Brunetta: "Sarebbero pressioni indebite". Il Quirinale: "Apprezzo motivazioni, ma il Capo dello Stato non può intervenire".



Nessuno può chiedergli di fare un passo indietro, nemmeno la presidente della Camera Laura Boldrini. E lui nel dubbio resta al suo posto. Il deputato di Forza Italia Giancarlo Galan continua a ricoprire la carica di presidente della commissione Cultura a Montecitorio, ma da casa. Galan, infatti, non può uscire: è agli arresti domiciliari dopo aver patteggiato per l’inchiesta sul Mose, nella quale è accusato per corruzione. Durante l’estate, il 21 luglio scorso, il Parlamento aveva autorizzato l’arresto dell’ex governatore del Veneto che secondo i pm – nel sistema di tangenti veneziane – riceveva uno “stipendio” da un milione di euro all’anno. Il 16 ottobre Galan, dopo essersi dichiarato innocente per settimane, ha patteggiato la pena a 2 anni e 10 mesi e da quel giorno è ai domiciliari nella sua villa in Veneto. Ma nessuno ha ancora messo in discussione la sua poltrona di presidente dell’organo parlamentare. Silenzio dai colleghi di Forza Italia, silenzio anche dalla maggioranza e in particolare dal Pd che in commissione Cultura è rappresentato tra l’altro dal presidente del partito, Matteo Orfini.

La Costituzione effettivamente non prevede la possibilità di rimuovere un parlamentare dalla sua carica per tutela della libertà di mandato. Ma nulla vieta di porre la questione politica. L’ha fatto il 14 ottobre il Movimento 5 stelle che ha scritto una lettera alla Boldrini per chiedere che Galan venisse rimosso. La presidente ha risposto che non rientra nelle sue competenze. E il primo capitolo si è chiuso. Allora Andrea Cecconi, capogruppo M5s, ha scritto ai presidenti dei gruppi. Ha risposto solo Renato Brunetta (Forza Italia), che ha difeso il collega appellandosi “al costituzionalismo delle origini”: “Come Lei stesso riconosce”, si legge nella lettera, “è precluso a chiunque rimuovere dall’ufficio parlamentare un collega. All’atto di configurare il nostro sistema parlamentare, peraltro in linea con una tradizione antica che affonda le sue radici nel costituzionalismo delle origini, i padri costituenti hanno voluto circondare la funzione parlamentare con istituti di garanzia che hanno il proprio perno nella libertà di mandato e nella tutela del singolo parlamentare”. Insomma, secondo Brunetta, o si fa indietro Galan o nessuno toccherà la sua posizione. “Non spetta certamente”, conclude Brunetta, “al Presidente di un gruppo intervenire in alcun modo per svolgere pressioni o indurre a dimissioni che il diritto parlamentare esclude. Tali pressioni sarebbero del tutto indebite”.

Che Galan non sia fisicamente presente in Aula da due mesi, proprio perché agli arresti domiciliari, e che la commissione Cultura sia senza guida da varie settimane restano dettagli. Almeno secondo la maggior parte dei partiti in Parlamento. “Ci chiediamo”, scriveva Cecconi alla Boldrini il 14 ottobre scorso, “come sia possibile che un deputato coinvolto nell’inchiesta Mose e posto agli arresti domiciliari possa ancora ricoprire il ruolo di presidente di una commissione che, senza sminuire l’importanza di tutte le altre commissioni, da un punto di vista morale, etico ed educativo, dovrebbe avere un ruolo principe”. E concludeva Cecconi nella lettera: “Tali finalità dovrebbero a nostro avviso essere coordinate e presiedute da una personalità moralmente diversa e che più propriamente dovrebbe essere presente ai lavori e non agli arresti domiciliari”. Ma la Boldrini ha risposto che può farci poco o nulla: “E’ noto che nel nostro ordinamento non sono ammissibili strumenti volti a revocare il Presidente di un organo parlamentare. La rinuncia alla carica, allo stato, che discendere dalle autonome determinazioni del deputato Galan”.

Laura Boldrini presidente della Camera : vi spiego tutti i nodi della vicenda Galan

Il presidente della Camera interviene sulla vicenda del presidente della commissione Cultura agli arresti domiciliari .

Caro Stella,
rispondo alle domande che ha posto su Sette circa la permanenza dell’on. Galan, da due mesi agli arresti domiciliari, alla presidenza della Commissione cultura della Camera. Lei chiede se «non sarebbe opportuno che Galan desse le dimissioni». Senza giri di parole: sì, lei ha ragione. Poi aggiunge: «È possibile che non ci sia modo di farlo accomodare per ragioni di decoro istituzionale?». Le rispondo in modo altrettanto netto: no, purtroppo non è possibile. Come ho scritto nella risposta ai deputati M5S: «Nel nostro ordinamento non sono ammissibili strumenti volti a revocare il presidente di un organo parlamentare». Ci tengo a risponderle soprattutto ora che il Paese è sotto choc per l’inchiesta su Mafia Capitale, che segue l’Expo milanese e il Mose veneziano. Non dimentico di essere entrata in Parlamento, come tanti altri, condividendo un diffuso sentimento di indignazione. Un sentimento che, per quanto mi riguarda, non si è per nulla affievolito, ma che da presidente ho cercato di incanalare nello sforzo quotidiano di rinnovamento per far riavvicinare i cittadini alle istituzioni. Anche a questo scopo la Camera ha deciso la riforma delle retribuzioni dei dipendenti, i risparmi sul bilancio, la legge sul voto di scambio. Azioni positive, che però rischiano di essere oscurate da vicende come quella da lei richiamata. All’antipolitica, descritta con toni giustamente allarmati dal presidente Napolitano, è la buona politica che deve rispondere. Le norme appena annunciate dal governo sono certo utili, ma la politica non sta solo nella produzione di nuove leggi. Sta anche nei nostri comportamenti, che nessun codice può disciplinare fino ai minimi dettagli.

Il principio per cui il presidente della Camera e i presidenti di Commissione non possono essere dimissionati ha lo scopo di tutelarne il ruolo di garanzia non certo quello di fare da scudo contro la magistratura. Serve una norma che lo espliciti? In realtà dovrebbe bastare l’art. 54 della Costituzione, chiarissimo: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore». Spero che anche il suo richiamo concorra a far maturare la soluzione. Ne beneficerebbero tutti coloro che lavorano per la credibilità della politica, ovunque siedano nell’aula di Montecitorio.

Se liberare il posto di presidente della Commissione cultura della camera dei Deputati è impossibile per vincoli costituzionali, allora dovremmo iniziare a pensare che alcune modifiche al testo fondamentale del nostro Paese potrebbero rivelarsi necessarie. Nessun stravolgimento, nessun cambiamento radicale, ma nuovi accorgimenti che renderebbero più moderna la nostra Costituzione. Possiamo davvero accettare che un uomo che dal 16 ottobre non mette piede in Parlamento continui a coprire una carica così importante e continui a ricevere il salario come se niente fosse? Intervenire, apportare e leggere modifiche in determinati casi significherebbe migliorare e adattare ai nostri tempi quella che è la legge delle leggi. In questo specifico caso, inoltre, contribuirebbe a evitare che milioni di euro vengano inutilmente sprecati per pagare un lavoro che nessuno svolge.

Il caso della presidenza della Commissione di cultura, lasciata alla mercé di chi si approfitta solo del proprio grado è la metafora diretta della situazione in cui si trova la cultura italiana. Lasciata in uno stato quasi di abbandono, gran parte del patrimonio artistico del nostro Paese non viene valorizzato, così che, con il passare degli anni, non può fare altro che deteriorarsi e perdere il suo originario splendore. Vogliamo davvero che tutto ciò che di più bello abbiamo in Italia venga amministrato da un fantasma? Cultura e crescita sono a due passi da noi, pronti per diventare un binomio fondamentale per un’Italia che sta per aprire le proprie porte al mondo. Se non siamo pronti adesso, quando riusciremo ad esserlo?

Inchiesta Mose, 35 arresti.

Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni è stato arrestato nell’inchiesta per corruzione, concussione e riciclaggio, della Procura di Venezia nell’ambito delle indagini sull’ex ad della Mantovani Giorgio Baita e gli appalti per il Mose. In manette anche l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso.  A vario titolo, sono finite in manette 35 persone complessivamente ed un altro centinaio sarebbero gli indagati. Nell’ambito dell’inchiesta sui fondi neri per la realizzazione del Mose a Venezia la Procura della Repubblica ha chiesto l’arresto dell’ex Governatore veneto e Ministro, oggi senatore, Giancarlo Galan. Lo si apprende da fonti della Procura stessa. Per poter procedere, però, occorre il placet dell’apposita Commissione di Palazzo Madama. Tra le persone arrestate anche il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo nonché il generale in pensione Emilio Spaziante.

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lunedì 18 maggio 2015

Lavora in NERO all’Expo. E NON lo Pagano



Il primo sciopero e la prima defezione di lavoratori dal sito dell’Esposizione universale di Milano. Il motivo? Una ventina di addetti alla ristorazione e sala hanno scoperto in busta paga cifre diverse da quelle prospettate e che le due settimane di lavoro antecedenti all’inaugurazione non erano state retribuite. Hanno incrociato le braccia giovedì e venerdì hanno deciso di fare le valigie per tornare a Bruxelles.

“Ho lavorato due giorni al padiglione Expo del Belgio, senza essere pagato”. Comincia così la testimonianza di Giovanni Tomasino, 26enne fresco di laurea in Scienze politiche che ha fatto sulla propria pelle l’esperienza di lavorare nel padiglione che – come ha raccontato il fattoquotidiano.it – ha fatto registrare il primosciopero e la prima defezione di lavoratori dal sito dell’Esposizione universale di Milano. Il motivo? Una ventina di addetti alla ristoriazione e sala hanno scoperto in busta paga cifre diverse da quelle prospettate e che le due settimane di lavoro antecedenti all’inaugurazione non erano state trretruite. Hanno incrociato le braccia giovedì e venerdì hanno deciso di fare le valigie per tornare a Bruxelles.

Ma a Giovanni è andata anche peggio. “Caro Direttore”, scrive in una lettera aperta al fattoquotidiano.it (leggi), “ho lavorato in quello stesso padiglione per due giorni senza essere pagato”. Da lì un racconto della brutte sorprese in cui può incappare chi cerca fortuna all’ombra dei padiglioni. “Sono stato lì dall’8 al 9 maggio. Mi sono presentato alle 10.00 all’ingresso ovest di Cascina Triulza, dove trovo un collaboratore del padiglione con altri ragazzi per fare una giornata di formazione come barista presso il padiglione belga”.

Queste le premesse, ecco come proseguono. “Entriamo in fiera con dei pass non nostri, perché “tanto non li controllano”. Arrivati al padiglione scopriamo che il bar era ancora chiuso e passiamo la prima giornata a pulirlo e sistemare tutte le cose mancanti, facendo lavoro da magazzinieri. Ci viene spiegato come usare il forno e verso le 21.00, prima di andarcene, parliamo con un esperto di spillatura che ci spiega che avremmo dovuto spillare solo in bicchieri di plastica e che quindi non era necessario alcun corso accelerato di spillatura”.

E siamo al secondo giorno. “Partecipiamo all’evento di inaugurazione del padiglione servendo qualche birra e qualche croissant gratis. Al pomeriggio, visto che il bar non avrebbe aperto, vengo mandato a lavare i piatti in cucina e verso le 16.00 veniamo convocati per fare finalmente il punto della situazione. Speranzoso di poter finalmente firmare il mio contratto, mi viene invece detto che avevo finito di lavorare con loro perché “not fast”, troppo lento. I ragazzi che erano con me a sentire queste parole si sono messi a ridere pensando fosse solo uno scherzo: tra noi l’ingiustizia è stata da subito evidente”.

Giovanni vive a Buccinasco, a 20 km dall’aera Expo. Tornerai lì a cercare lavoro? “Francamente no. Certo ci speravo, perché per un neolaureato un’esperienza formativa anche retribuita poco è un occasione. Ma la formazione lì non c’è masi stata, solo un modo di avere manodopera gratis. Dopo 48 ore non sapevo neppure cosa sasrebbe stato di me, come accaduto ad altri. Quando sono tornato a casa mi sono reso conto di aver semplicemente lavorato gratis. E che questo non era giusto”.

Perché questa lettera? “Perché di sicuro non sono stato “not fast” in quei due giorni di lavoro in cui non ho visto un soldo né un contratto. Ero lì in nero, sotto la bandiera di uno Stato europeo, sotto gli occhi di milioni di visitatori. Mi sono sentito trattato in modo disonesto, sfruttato. Sarebbe stato più facile far finta di niente, perché “tanto ci sono cose più gravi”, invece scrivo perché penso possa essere utile a me stesso. Cercare lavoro è una sfida in cui è facile farsi cadere le cose addosso e restare giornate a casa a far nulla: scrivo per non arrendermi”.

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#NoExpo #Milano: rivoluzionari o briganti?

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sabato 16 maggio 2015

Condonato 98 Miliardi alle Lobby delle Slot Machine





Perchè avete condonato 98 miliardi alle lobby delle slot machine? Domanda a bruciapelo agli esponenti del Pd e di Forza Italia, che cercano invano di svicolare la Risposta.

. .

Con data 19/12/2012, l’Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato, rifiutandosi però di fornirci copia dei documenti. Con tali “direttive” si è praticamente ANNULLATO l’accertamento di 98 miliardi di euro fatto dalla Guardia di Finanza nel 2007, su richiesta della Corte dei Conti. La Guardia di Finanza ha potuto infatti fare tale accertamento perché si è basata su quello che era previsto nel “contratto-concessione” ORIGINARIO del 2004., come ha ben spiegato il generale Umberto Rapetto , 
artefice dell’accertamento di 98 miliardi di euro, il 22 novembre 2012.

Nel 2008 è stata invece stipulata una “nuova Concessione”, FAVOREVOLISSIMA per le società, che è andata a “modificare” RETROATTIVAMENTE quella del 2004!!!
Visto che l’attuale Parlamento vuole “modificare-annullare” provvedimenti presi dal passato Parlamento ( legge Bossi-Fini, ecc…), ed anche provvedimenti presi recentemente 
può benissimo allora ANNULLARE la concessione del 2008, ripristinando l’accertamento del 2007 di 98 miliardi e dando così il “potere-possibilità” alla Corte dei Conti di APPLICARE, nella sentenza d’Appello (2014 ?), l’accertamento di 98 miliardi!!!


Altrimenti nella sentenza d’Appello le dieci società se la caveranno con il pagamento di circa 400 milioni di euro, invece dei 98 MILIARDI di euro!

Come si è arrivati a 98 MILIARDI di euro di penali

Ce lo ha "spiegato" l'Avv. Lino Barreca, legale della B PLUS (ex-Atlantis World), nella sua "diffida immediata rimozione e rettifica notizie diffamatorie" pubblicata da "Gioco&Giochi.com" il 28/10/2010 (clicca qui per leggerla), in risposta al "parere legale" espresso dall'Avv.Gian Paolo Vincenti, in ordine all'interpretazione del contenuto dell'ordinanza della Corte di Cassazione N° 25495 del 04/12/2009, sempre pubblicato da "Gioco&Giochi.com" il 27/10/2010, (clicca qui per leggerlo) e che, a sua volta, risponderà all'Avv. Barreca, appena le condizioni di salute glielo consentiranno.

PREMESSA: Nel 2004 lo Stato italiano decide di "regolarizzare" il gioco delle "macchinette" (slot-machine) e viene stipulata una "convenzione-concessione" con DIECI società che gestiscono le slot-machine, con un vero e proprio "contratto", con clausole e penali in caso di inadempienza.

Scrive l'Avv. Barreca: "...ritengo opportuno ribadire ancora una volta che in realtà, non si tratta affatto di evasione fiscale e che non ci sono somme "accumulate" che potrebbero essere recuperate, poiché il fantasioso importo di 98 miliardi di euro rappresenta solo la fantasiosa proiezione matematica della possibile astratta applicazione di penali "tecnico-contrattuali" in danno di tutti i 10 concessionari, proiezione assolutamente svincolata dalle previsioni contrattuali e dalle inadempienze tecniche che si vorrebbero attribuire ai concessionari. Forse è il caso di spiegare in dettaglio ai lettori come si arrivi a tali fantomatiche cifre. L'elemento che più di tutti ha influenzato il calcolo, facendo schizzare da pochi milioni di euro a cifre astronomiche, è l'ammontare della cd IV penale, ossia quella relativa al malfunzionamento del gateway. Il gateway è un sistema che consente ad AAMS (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato n.d.r.) un'interrogazione telematica diretta di un determinato apparecchio. Le previsioni convenzionali stabilivano che la risposta ad un'interrogazione del gateway doveva avvenire entro 30 minuti, dopo di che scattava un penale di ben 50 euro per ciascuna ora di ritardo". L'Avv. Barreca fa poi una lunga disquisizione (tutta leggibile nella "diffida" sopra citata) per "sostenere-dimostrare" che "questo assurdo criterio" avrebbe portato alla cifra di oltre 87 miliardi di euro e scrive: "...se già è grave pensare che queste siano "penali" effettivamente applicabili, è ancor più grave giungere ad affermare che tale somma rappresenti il frutto di una sorta di maxi evasione fiscale, come faziosamente e strumentalmente affermato in passato (ed oggi incredibilmente ribadito dall'Avv. Gian Paolo Vincenti). Tale fantasiosa "proiezione" peraltro, si basa su riferimenti convenzionali non più vigenti, in quanto modificati e ridotti a seguito delle risoluzioni parlamentari e governative che imponevano che l'ammontare delle penali fosse ricondotto a principi di ragionevolezza e proporzionalità, nonché in relazione a ben due pareri del Consiglio di Stato e sulla scorta di vari atti aggiuntivi e modificativi delle convenzioni di concessione medio tempore intervenuti".

OSSERVAZIONI:

COMUNQUE le nuove penali "più indulgenti" (secondo noi "pericolose", perché "inducono" a NON COLLEGARSI!) possono valere dal momento in cui sono state approvate, ma NON POSSONO ESSERE RETROATTIVE! E le precedenti "penali" furono "accettate" stipulando un contratto che va quindi rispettato! Ad un semplice Cittadino che non rispetta un contratto che prevede una penale, non fanno alcuna "rimodulazione" e si arriva anche al sequestro di mobili ed immobili. Non si capisce perché invece a società (con fior di avvocati!) che fatturano circa 30-50 MILIARDI di Euro all'anno devono essere fatte delle "rimodulazioni" sulle penali NON RISPETTATE ed accettate in un contratto!!


INOLTRE: nel periodo in cui decine di migliaia di slot-machine risultarono "non collegate", le stesse, conseguentemente ed evidentemente, 
NON HANNO NEMMENO PAGATO un euro di imposte!


Salvo5.0. Intervista con il Generale Umberto Rapetto. 09/09/2013

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Trasmesso dal vivo in streaming il 09 set 2013 Abbiamo fatto una chiacchierata con il generale Umberto Rapetto. Ci ha raccontato la sua carriera presso la Guardia di Finanza. L'inspiegabile comportamento dei vertici che anzichè premiarlo per aver scovato una colossale evasione fiscale, lo hanno di fatto costretto alla dimissioni.

INSPIEGABILE IL CONDONO

Ricordiamoci da che ITALIA proveniamo : Danni Creati all'Italia da Berlusconi .
Il fautore della più grave regressione antropologica, culturale, sociale economica 
e legale della storia Italiana ...


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http://cipiri.blogspot.it/2013/05/no-slot-ludopatia-una-trappola-per-tutti.html

Le macchinette vlt, le cosiddette “video lottery”, evoluzione delle slot-machine presenti nelle sale giochi e sempre più numerose nelle nostre città, pagano al fisco circa il 3 per cento in termini di tassazione fiscale. Sul pane si paga una tassazione del 4 per cento pieno.

La prima volta già a 10 anni 

http://cipiri.blogspot.it/2013/05/no-slot-ludopatia-una-trappola-per-tutti.html
I “demoni”, vale a dire le slot, sono disseminati ovunque: bar, sale giochi, tabaccherie, pub...


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