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mercoledì 9 settembre 2015

Casamonica in Televisione, Ospiti a “Porta a Porta”



I Casamonica ospiti di Vespa a “Porta a Porta”. 

Scoppia la polemica. Marino: “Paradossale”
Orfini: «Grave errore». Il Pd: è un oltraggio. Protestano M5S e Sel. Grillo: servizio pubblico paramafioso. Ma è record di share. Il conduttore: «Roma non ha perso la dignità con noi»

È bufera sulla partecipazione dei familiari di Vittorio Casamonica a Porta a Porta. Severo il commissario Pd a Roma e presidente dell’Assemblea nazionale del partito, Matteo Orfini: «Porta a Porta e Rai1 riflettano: offrire un palcoscenico ai Casamonica è stato un errore grave che nulla c’entra con il servizio pubblico».

MARINO: “PARADOSSALE”
«La partecipazione a una delle trasmissioni di punta del servizio pubblico Rai della famiglia Casamonica è grave. Oltre che paradossale», ha rincarato la dose il sindaco di Roma Ignazio Marino. «Ieri sera, infatti, più di un milione di spettatori hanno assistito sostanzialmente a un replay dei funerali spettacolari e mafiosi già finiti sui giornali».

VESPA: «ROMA NON HA PERSO LA DIGNITA’ CON NOI»
Lo stesso Vespa, forte comunque dell’ottimo risultato in termini di ascolti (1,3 milioni di spettatori) ha organizzato una puntata straordinaria con l’assessore romano alla Legalità Alfonso Sabella. Il conduttore si è difeso dalle accuse: «Credo anche io che a Roma debba essere restituita la dignità ma credo anche che questa città la dignità non l’ha persa a causa di Porta a Porta». Intanto, è lo stesso nipote di Casamonica, Vittorio jr, a sottolineare: «Voglio ringraziare la Rai e Bruno Vespa, che ci hanno dato la possibilità di smentire tutte le calunnie su di noi e dimostrare che siamo persone oneste». «La redazione - spiega il giovane Casamonica - ci ha invitato giorni fa per darci modo di dire le cose come stanno, e siamo andati volentieri. Su mio nonno hanno detto tante bugie, tante calunnie, ma non era un boss, era una persona normale».

“MIO PADRE COME IL PAPA”
«Io sono venuta per difendere mio padre. Lui non c’entra niente con la droga, né con mafia capitale», aveva detto Vera Casamonica. Poi aveva paragonato il padre prima a papa Giovanni Paolo II, poi a Francesco. «Lo chiamavamo “Papa” perché era troppo buono, come Francesco». E sulla foto affissa sul muro della basilica Don Bosco in cui il padre veniva raffigurato vestito di bianco con una croce al collo, Vera Casamonica aveva negato: «Non era vestito come il Papa - dice -, aveva i pantaloni blu anche se non si vedono. Forse siete voi ad aver interpretato male quell’immagine». E ancora: «Io quel funerale lo rifarei tale e quale». «Mio nonno non era un boss», aveva ribadito il nipote Vittorino.

M5S ALL’ATTACCO
Sulla posizione del Cda Rai, Carlo Feccero è categorico: «non spetta ai consiglieri se sia opportuna o no la decisione di Vespa» di dedicare una puntata del suo talk a quel tema, «niente censure preventive». E il consigliere di amministrazione della Rai, Guelfo Guelfi, su Facebook osserva: «Approfondimenti. Si chiamano così. Ripassano sul caso e lo espongono». Non sono dello stesso avviso, ovviamente, i parlamentari 5 Stelle in Vigilanza Rai: «Ospitare i Casamonica nel salotto di Bruno Vespa è un messaggio diseducativo e va contro la mission del servizio pubblico. La Rai intervenga, spiegando alla commissione di Vigilanza Rai perché è stato fatto l’ennesimo elogio di un clan criminale. Bruno Vespa ha fatto disservizio pubblico, qualcosa di semplicemente inaccettabile», ma anche il blog di Grillo rileva: «Rai: servizio pubblico paramafioso. Fuori i partiti e la mafia dalla Rai. La famiglia Casamonica ospitata dalla Rai nel salotto buono di Bruno Vespa è un oltraggio a tutti gli italiani onesti».

"MIO PADRE A 13 ANNI AVEVA COMINCIATO A TRAFFICARE CON I MOTORINI, A 17 ANNI AVEVA IL FERRARI". Questo è il ricordo della figlia di CASAMONICA.
MA CHE MESSAGGIO E'?
Meglio "trafficare" coi motorini che studiare e capire che LAVORO CREARSI???

FUNERALE dei CASAMONICA a ROMA
 Il problema dell’Italia non sono i Casamonica o i Corleonesi. Loro sono una parte del problema. L’altro pezzo di problema è anche chi oggi non è in grado di fare un’analisi seria su cosa è successo, sullo stato di diritto senza gettare inutile benzina sul fuoco. Senza fermarsi a pensare. Dagli al sindaco, al prefetto, ai carabinieri a tutti, senza cercare di distinguere e capire. E’ legale fare un funerale con carrozza e cavalli? Sì. Se non ci piace va cambiata la legge non serve sbraitare è inutile, è solo sfogatoio. E’ legale che dei parenti agli arresti domiciliari possano partecipare a delle esequie? Sì. E’ legale portare una banda ad un funerale? Sì. E’ legale suonare la musica del padrino? Sì. Tutto questo fa parte del nostro stato di diritto. E’ il motivo per cui siamo una democrazia e non una dittatura: non si incarcerano i sospettati, non si fucila la gente in piazza. Non vi piace? Fate un colpo di Stato o andate a votare la prossima volta chi pensate vi garantisca leggi migliori (o magari solo il loro rispetto).

Per come la vedo io si sono inanellate una serie di coincidenze che senza l’elicottero (come ho già detto ciò che mi sembra più grave non dal punto di vista dei Casamonica
  ma della sicurezza di Roma)
 sarebbero solo sembrate eccentriche. I Casamonica fanno i funerali così da sempre e non è per questo che li vorremmo condannare, ho visto matrimoni di persone onestissime molto più kitsch. Se ce ne siamo accorti solo ora è grave. Ci sono articoli sui Casamonica con Ferrari e Rolls del 1996, e del 1998. La cosa che mi pare grave è che se è vero quanto si dice la banda non sia stata smantellata fino in fondo, i loro beni (se esistono) tutti requisiti.

 Stiamo dando tutti uno spettacolo pietoso, sempre, in qualsiasi discussione. Sarebbe molto più interessante “seguire i soldi” e smantellare sistemi che guardare ciò che coi soldi si compra e si vede, senza chiedersi “da dove”? Vogliamo dare la colpa al sindaco per tutto questo? O vogliamo chiederci cosa è successo a Roma negli ultimi 30 anni? Vogliamo continuare a fare trasmissioni TV (In Onda si sta specializzando in questo format-sketch) con Salvini e le sue felpe contro il nero, l’arabo e il Casamonica. Porta audience. Pubblicità. Ma non fa informazione. Anzi, finisce di distruggere quel poco di coscienza civile che c’è rimasta. A chi giova questa distruzione totale dello spazio riflessivo?

“La partecipazione a una delle trasmissioni di punta del servizio pubblico Rai della famiglia Casamonica è grave. Oltre che paradossale. Credo che tutto ciò non sia accettabile in un servizio pubblico”, ha commentato sindaco di Roma, Ignazio Marino. “Mi auguro che qualcuno alla Rai abbia il buongusto di chiedere scusa alla città di Roma, ai romani e a tutti i cittadini”, è il commento del vicesindaco della Capitale Marco Causi.  “Trovo davvero inaudito – continua i vice di Ignazio Marino – che il servizio pubblico, la Rai, ospiti componenti della famiglia Casamonica per fare intrattenimento mascherato da informazione. Quella andata in scena ieri sera sulla prima rete Rai è la più clamorosa dimostrazione di ciò che dico da tempo: la mafia a Roma è da molti sottovalutata e c’è ancora chi la ritiene alla stregua di un fenomeno folkloristico”.

Sgradevole, vergognoso ed offensivo. Di più: un’offesa a chi combatte le mafie. Sono solo alcuni degli aggettivi lanciati da esponenti del Pd contro la puntata.

La chiesa che ha celebrato le sfarzose esequie di Vittorio Casamonica, esponente dell'omonimo clan della malavita romana, è la stessa che nel 2006 negò il rito funebre al simbolo della lotta per l'eutanasia

I funerali trionfali del boss dei Casamonica
nella chiesa che li negò a Piergiorgio Welby
"Con i suoi gesti si è messo in contrasto con la dottrina cattolica". Quindi niente funerali in Chiesa.

No, non stiamo parlando di Vittorio Casamonica, uno degli esponenti dell'omonimo clan romano accusato di usura, racket e traffico di stupefacenti. Lui, Casamonica, dopo 65 anni di vita lo ha avuto eccome il suo sfarzoso funerale in chiesa. E non in una chiesa qualunque, ma in quella di Don Bosco, a Roma.

La stessa chiesa che negò le esequie a Piergiorgio Welby con la motivazione di cui sopra del Vicariato: "Con i suoi gesti e i suoi scritti si è messo in contrasto con la dottrina cattolica". La colpa di Welby è stata quella di combattere per il diritto all'eutanasia e contro l'accanimento terapeutico. Una lotta pubblica e senza ipocrisie che nel 2006, dopo la sua morte, ha portato la curia romana a negargli una cerimonia religiosa.

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