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venerdì 5 febbraio 2016

Padre Pio a Roma per il Giubileo



 L'OSTENSIONE CADAVERICA E LA FEDE

"Viviamo tra povertà galoppanti ed ingiustizie crescenti anche nel nostro Paese.
In questo contesto i nostri amministratori mettono a disposizione personale, risorse di ogni genere e denaro pubblico per trasportare la salma di padre Pio che giunge in vaticano.
Tutto fa brodo in questo colapasta culturale.
Non abbiamo bisogno di salme da incensare e di reliquie da venerare.
 Abbiamo bisogno di mettere le nostre risorse e i nostri cuori, le nostre mani e i nostri soldi per alleviare le sofferenze dei vivi, per solidarizzare con i più poveri e i meno fortunati di questa società.
Ma la spettacolare ostensione cadaverica di padre Pio ha alcune motivazioni vaticane ben evidenti.
Il Papa cerca ogni strada per tenere insieme una chiesa a brandelli e con alcuni comparti in liquidazione, in più il mito di padre Pio e il turismo alberghiero ad esso collegato hanno subito negli ultimi anni un tracollo: alberghi che chiudono e vengono trasformati
 in aziende o in case di abitazione.
Il viaggio trionfale verso Roma è un rilancio del culto che andava spegnendosi.
 Però, davanti a tale spettacolo, se qualche teologo alzasse la voce, forse aiuterebbe un po' a non disperderci tra le superstizioni con l'alibi della religiosità popolare.
Mi sento profondamente offeso da questa banalizzazione della fede e mi sento indignato perché ancora una volta la gerarchia inganna le persone manipolando il loro bisogno di aiuto."
Scrive un Prete nel Web



BASTA COL FETICISMO DEI CADAVERI E COL COMMERCIO DELLE RELIQUIE!

"Forze speciali, materassi ammortizzanti (dovesse rovinarsi) e teche antiproiettile (arrivasse il pazzo), così Padre Pio è arrivato a Roma. E per sette giorni (fino all’11 febbraio) ogni giorno, saranno impegnati almeno 800 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri per garantire la giusta tranquillità al suo soggiorno nella capitale (quasi fosse vivo!)"
PER SETTE GIORNI SARANNO IMPEGNATI, OGNI GIORNO, ALMENO 800 TRA POLIZIOTTI, CARABINIERI E FINANZIERI 
PER SORVEGLIARE UN CADAVERE DI SILICONE.

Per coprire il volto è stata predisposta una maschera di silicone color carne, dice il professor Nazzareno Gabrielli, perito biochimico del Vicariato di Roma per la conservazione dei santi, che in queste settimane ha continuamente fatto la spola fra Roma e San Giovanni Rotondo per «preparare» il corpo di Padre Pio in vista dell’esposizione ai fedeli. Un’esposizione che, spiega il vescovo D. D., durerà almeno un anno e dunque non si concluderà il prossimo settembre, quarantesimo anniversario della morte, proprio per soddisfare le innumerevoli richieste dei fedeli provenienti da tutto il mondo.

«Il lavoro che abbiamo dovuto svolgere è stato impegnativo, ma il risultato finale è davvero soddisfacente», ha detto Gabrielli, che ha lavorato per un mese e mezzo insieme con gli altri quattro periti. La difficoltà maggiore, racconta, «è stata causata dal fatto che il corpo era molto bagnato. In più di trent’anni di esperienza non mi era mai accaduto, e dunque abbiamo tutti dovuto dare fondo alle nostre conoscenze tecniche per risolvere in breve tempo il problema». Padre Pio venne seppellito in una fossa che era stata intonacata soltanto il giorno precedente e ciò ha creato un microclima in cui l’umidità condensava e rievaporava costantemente, cadendo a pioggia sul corpo, dato che nel corso degli anni la cassa metallica si è ossidata e rotta, e quella di legno ha assorbito tutta l’acqua. 

Soltanto tre giorni fa è arrivata a San Giovanni Rotondo la sottile maschera di silicone color carne che riproduce le sembianze di Padre Pio e che oggi si deciderà se applicare. Per estrarre Padre Pio dalla cassa e poterlo trattare, è stata svolta una delicata operazione di bloccaggio del corpo con una sorta di «ingessatura» realizzata con bende imbevute di paraffina: «C’è stato innanzitutto un bagno di alcool e formalina ad alta concentrazione, per sterilizzare completamente il corpo e insolubilizzare le proteine. Quindi il corpo è stato avvolto con bende e ovatta impregnata di una soluzione mummificante a base di creosoto, trementina, acido benzoico e altre sostanze. Una volta che il corpo ha assorbito questa soluzione, abbiamo tolto tutte le garze e lo abbiamo ventilato con aria filtrata».

Nella attuale bara, il corpo poggia su un piano di plexiglass forato e rivestito di tessuto. Al di sotto ci sono due contenitori in pvc pieni di gel di silice per la regolazione dell’umidità. Nella teca è stato immesso azoto per evitare reazioni ossidative.

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