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Mundimago

mercoledì 15 giugno 2016

USA 30 Morti al Giorno per Armi da Fuoco


Negli Stati Uniti, le persone che in casa possiedono più di dieci armi 
sono più dell’intera popolazione della Danimarca.

 I morti per terrorismo, tra il 2005 e il 2015, sono stati 71. 
I morti per arma da fuoco oltre 300mila. 
In media i morti per arma da fuoco sono 30 al giorno.

Sono i numeri impressionanti di una ricerca condotta da Maged Srour, esperto dell’Archivio Rete Disarmo. 
Numeri che fanno comprendere quanto la sicurezza degli Stati Uniti possa essere messa a repentaglio da squilibrati, radicalizzati o violenti e pazzi.

“Il diritto di possedere le armi è garantito dal secondo emendamento”, spiega Srour. “E’ talmente radicato che è difficile superarlo. Infatti il dibattito negli Stati Uniti non è tra due schieramenti contrapposti in cui c’è chi difende il diritto e chi lo contesta per abrogarlo. I critici vogliono semplicemente una regolamentazione e un numero maggiore di controlli”.

Il secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America garantisce il diritto di possedere armi. Come molti altri emendamenti, anche questo affonda le sue radici nelle occupazioni da parte dell'Impero britannico e spagnolo. Il possesso di un'arma da parte delle milizie cittadine, durante gli anni delle grandi colonizzazioni europee, era l'unico strumento che gli Statunitensi avessero per difendere territori, case e famiglie.

Se tale diritto sia esteso ai privati cittadini o solo alle milizie statali - oggi eserciti - è tuttavia questione di acceso dibattito. Le Corti hanno interpretato il suo significato in diversi casi giudiziari sin dal 1900 anche in favore dei primi.

In molti Stati, chiunque può richiedere ed ottenere la licenza al possesso di armi (salvo alcune prescrizioni), anche se ogni stato federato degli USA ha sue precise regole in merito: l'arma in questione, se portata con sé, deve essere visibile e non deve avere il colpo in canna. È vietato il porto nascosto alla vista e l'acquisto di armi da parte dei minori, ma non sempre il suo uso: in battute di caccia il minore può usare le armi solo se accompagnato da genitore o da persona competente.

Nel luglio del 2008 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto il diritto dei cittadini di possedere armi, dichiarando incostituzionale la legge del Distretto di Columbia che invece ne vietava ai residenti il possesso. È così stabilito il diritto individuale dei cittadini statunitensi ad essere armati, annullando la legge che da 32 anni proibiva di tenere in casa una pistola per difesa personale nella città di Washington. La sentenza ha fornito un'interpretazione definitiva al Secondo emendamento della Costituzione che dal 1791 sancisce il diritto di portare le armi. Questo significa che è stato riconosciuto un diritto inviolabile al pari persino di quello al voto e della libertà di espressione.

Srour ricorda che Hillary Clinton ha, storicamente, una visione molto stringente della diffusione delle armi. Ha votato anche contro una legge “a mio avviso molto pericolosa”, spiega Srour, che permetteva una scappatoia alle aziende produttrici di armi per evitare di andare a processo come responsabili morali delle vittime. Ha votato anche contro una legge che permetteva la vendita di armi durante le fiere. Nonostante l’opinione pubblica ormai sia sensibile al tema, però, la battaglia contro le lobby è molto difficile.




Questo è un fucile mitragliatore AR-15. AR-15 è il suo nome di utilizzo “civile”, ma la sua denominazione militare è M16: il fucile in dotazione all’esercito americano.
Questo è il fucile utilizzato da Omar Marteen per la STRAGE di ORLANDO. Può essere comprato ovunque e, pur essendo un arma di distruzione di massa, in Florida è più facilmente reperibile di una pistola. Sembra assurdo, ma per armi che si impugnano con due mani non c'è da attendere i tre giorni tra acquisto e consegna, obbligatori per le armi che si impugnano con una sola mano.Facile , come comprare le CARAMELLE. Poi non lamentatevi se qualcuno sparacchia in mezzo alla folla inerme...

In ITALIA

Più facile sparare per difesa. Un milione di firme per il sì alla nuova legge.

L’Italia dei Valori deposita le sottoscrizioni al Senato per il testo di iniziativa popolare: i cittadini devono aver la possibilità di reagire.

 A Ravenna 23mila. A Viterbo 19.950. A Trento 5.200. A Saluzzo 3.200. A Lanciano 3.500. A Porcia 2.690. A Calvisano 2.600. A Carpi 2.500. Ad Azzano Decimo 2.228. Ad Arzignano 2.100. A Niscemi 1.987. A Monselice 1.982. A Cervinara 1.560. Un milione di firme per cambiare la legge sulla legittima difesa e fare una legge che non mandi in galera chi spara per difendersi e lo costringa pure a risarcire il ladro se, com’è accaduto, il cane lo ha morso.

Un milione, e questi sono i Comuni – mescolati tra Nord e Sud – dove i cittadini sono entrati in municipio per dare il proprio nome certificato. «Un milione per adesso, ma il numero potrebbe crescere ancora, c’è tempo fino al 16 agosto» dice il segretario dell’Idv Ignazio Messina che oggi porterà la sua piramide di scatoloni in Senato, dal presidente Piero Grasso, e chiederà che la legge d’iniziativa popolare proposta dal suo piccolo gruppo sia messa in calendario per superare le diatribe politiche che invece, alla Camera, bloccano la modifica della legittima difesa.

L’ultimo scontro documentato tra Pd, alfaniani e Lega il 21 aprile, il ddl che torna in commissione Giustizia. Poi più nulla. Il responsabile Giustizia del Pd David Ermini il 28 aprile presenta un testo con un articolo. Ma nel calendario di giugno della Camera la legittima difesa non figura all’ordine del giorno. Né la commissione Giustizia è riuscita a riprendere in mano il dossier. Anche perché non c’è alcun accordo politico.

Eppure, tra le tante nuove leggi possibili, forse poche come questa sono popolari. Lo dimostra la raccolta di firme dell’Idv che per la sua mole ha spiazzato perfino gli organizzatori. Ha pure messo in imbarazzo la Lega, che della legittima difesa ha fatto un cavallo di battaglia per anni. Ma Messina rivela: «So che Salvini diceva di non firmare per noi, ma molti dei suoi l’hanno fatto perché me lo hanno anche detto».

Cosa chiede Idv, ma soprattutto come si è arrivati a un milione di firme. La proposta è semplice. Innanzitutto punire più severamente la violazione del domicilio, oggi da 1 a 3 anni, domani da 2 a 6 anni, per cui è più probabile che il ladro resti dentro. Poi il boccone grosso: via l’eccesso colposo di legittima difesa, per cui spesso chi spara finisce sotto inchiesta. Via anche il risarcimento al rapinatore se finisce pure danneggiato nella sua “azione”. La cronaca, che Idv riporta in un dossier, non è certo avara di esempi: un pensionato spara in aria perché trova un ladro nella sua casa di campagna e finisce sotto inchiesta per “esplosioni pericolose”. Un commerciante scopre il rapinatore nel suo negozio, lo chiude dentro, si precipita dai Cc e viene denunciato per sequestro di persona. Il ladro è morso da una cane e chiede al derubato il risarcimento dei danni.

Sono storie come queste, di cui sono ricche le pagine delle cronache, che hanno spinto 900mila italiani – le altre 100mila firme le ha raccolte Idv coi gazebo – a entrare in Comune e sottoscrivere per la legge d’iniziativa popolare. Lo hanno letto sul web oppure sui manifesti affissi in municipio. È accaduto pure che in un paesino della Val d’Aosta tutti i 500 abitanti, sindaco compreso, abbiano firmato. E tutto in tempi sorprendentemente rapidi: il 18 febbraio Idv deposita in Cassazione la legge che viene pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Basterebbero 50mila firme. Ma il 20 aprile, quando Idv manifesta sotto Montecitorio – come farà anche oggi prima di andare al Senato – le firme sono già 250mila. «Tantissime» chiosa allora Enrico Costa, il ministro della Famiglia di Ncd, che da tempo di batte per una nuova legge. Tant’è che va in piazza.

Un altro mese, e le firme esplodono. Quando la notizia del prossimo deposito al Senato si diffonde c’è gente che manda la firma autenticata da un notaio, pagando di tasca propria 150 euro, direttamente a Idv. Un partito che conta oggi 1 deputato e 2 senatori. Un dettaglio per chi vive drammaticamente nelle nostre città la paura di un’aggressione in casa.

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