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giovedì 4 maggio 2017

Il Gioco d’Azzardo strega gli italiani.


 Business record da 95 miliardi
Gratta&Vinci, slot machine e videopoker: nel 2016 giro d’affari cresciuto del 7 per cento Un milione i ludopatici, non c’è intesa per la regolamentazione più severa del settore
Videopoker e casinò on line hanno visto un’impennata nel 2016 rispetto allo scorso anno quanto a numero di giocate e soldi spesi
Nemmeno il Pil della Cina cresce così. Il 7 per cento in un anno è un incremento record e la cifra di 95 miliardi rappresenta il 4,4 del nostro prodotto interno lordo, più di quanto lo Stato investa sull’istruzione (poco più del 4%) e poco meno di quanto gli italiani, tutti, spendano per mangiare. Il cardinale Angelo Bagnasco ha appena tuonato contro il gioco d’azzardo «legale» («una nuova droga, un cancro che lo Stato non solo non contiene, ma favorisce e ci lucra»), che i bilanci di fine anno superano le cifre record che ha appena enunciato.

Dice Bagnasco: «L’affare azzardo rende più di 88 miliardi di euro all’anno: è stato studiato per far perdere, produce povertà e malattia». Quel dato si riferisce al 2015. Poche ore dopo arrivano i risultati del 2016 appena concluso e i miliardi sono diventati 95: ovvero, il 7% in più.

Giocano tutti. Le stime dicono che il 54,4 per cento degli italiani, quasi 30 milioni, si concede ogni anno almeno una volta il gusto dell’azzardo legale; se si fa il calcolo solo sulla popolazione adulta, si sfiora il 70 per cento. Quasi un milione di loro appartiene alla schiera dei patologici: da curare. In mezzo c’è un’area grigia di chi trascorre ore nei bar, nelle tabaccherie, tra slot, gratta e vinci e lotto istantaneo. Due milioni e mezzo di giocatori che, pur non compulsivi, investono cifre consistenti di denaro nella speranza del colpo di fortuna che possa cambiare la loro vita.

La fotografia di un’Italia ancora in crisi vede un comparto in continua crescita. Quello del 2016 è un nuovo record (persino sorprendente, se si considera la lotta all’azzardo intrapresa ormai da decine di amministrazioni locali) e l’altro dato monstre è rappresentato dal paragone con il non lontano 2008: in questi otto anni, la spesa per i giochi è raddoppiata. Le slot machine e le nipotine videolottery di nuova generazione fanno ancora la parte del leone, anche se l’incremento è modesto e il maggior gettito per lo Stato è stato determinato solo dall’aumento delle imposte. Ma crescono vorticosamente, analizza l’agenzia specializzata Agipro, tutti i giochi di scommesse e quelli online. Risfodera appeal persino il SuperEnalotto, che viaggia al 52% in più sul 2015 grazie alla lunga caccia al 6, finita il 27 ottobre scorso con la maxi vincita di Vibo Valentia (163 milioni), e il restyling che ha garantito un jackpot ancora più ricco e la possibilità di vincere anche con il 2. S’impennano Poker e casinò online di quasi il 20 per cento rispetto all’anno precedente.

«Di fronte a questi dati - commenta il parlamentare Lorenzo Basso - davvero non si capisce la ritrosia degli operatori ad accettare le nostre proposte: divieto assoluto di pubblicità e riduzione drastica, se non l’abolizione, degli apparecchi da gioco dai bar, dalle tabaccherie, da tutti i luoghi non dedicati».

Basso, deputato Pd, area cattolica, da anni combatte una battaglia per la regolamentazione severa del settore, insieme a una pattuglia di colleghi bipartisan. Un riordino del settore atteso da anni, da mesi in attesa di un accordo nella conferenza Stato-Regioni, mai giunto all’approdo definitivo. Dopo decine di rinvii, è di nuovo in calendario alla fine di gennaio. Contiene anche, quel provvedimento, la riduzione di un terzo delle slot machine presenti sul territorio che era stata annunciata dall’ex premier Renzi. Risultato: per ora non pervenuto, mentre Comuni e Regioni vanno avanti in ordine sparso. Le accuse di non voler arrivare a un accordo sono respinte al mittente dal vice presidente di Confindustria Sistema Gioco, che rappresenta gli operatori del settore. Attacca il vicepresidente Massimiliano Pucci: «Non siamo noi a non voler chiudere, ogni volta che siamo a un passo, gli enti locali aggiungono un tassello in più. Allora diciamo pure che l’azzardo legale in Italia è del tutto vietato, che noi dobbiamo essere esposti alla pubblica gogna e che tutto deve tornare a com’era prima di queste leggi, quando il comparto era tutto nelle mani della criminalità.
Proviamo, sperimentiamo quel che succede».
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