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lunedì 22 aprile 2019

Sottosegretario Siri,Lega: indagato per corruzione

Sottosegretario Siri,Lega: indagato per corruzione

Siri indagato, il pm antimafia Di Matteo:
 “La sua difesa da parte della Lega 
può diventare un segnale per Cosa Nostra”

Il sostituto procuratore della Direzione nazionale Antimafia intervistato da Repubblica: "I mafiosi capiscono subito su chi poter fare affidamento. È necessaria una svolta della politica: non si possono aspettare le sentenze della magistratura, 
bisogna avere la capacità di intervenire prima, recidendo qualsiasi legame"

“I mafiosi capiscono subito su chi poter fare affidamento. La difesa a oltranza di un indagato per contestazioni di un certo peso potrebbe essere, in questo come in altri casi, un segnale che i poteri criminali apprezzano”. Parola di Nino Di Matteo, sostituto procuratore della Direzione nazionale Antimafia, che intervistato da Repubblica ha parlato dell’attualità, dal caso del sottosegretario leghista Armando Siri indagato per corruzione fino ai provvedimenti approvati dal governo gialloverde. La questione dell’esponente del Carroccio difeso a spada tratta dal suo partito per Di Matteo segna la differenza tra le due forze di governo sui temi della criminalità organizzata: “Da sempre, il potere mafioso ha una grande capacità di cogliere i segnali che arrivano dalla politica e dalle istituzioni – ha detto il pm antimafia – In questi giorni, sta registrando sensibilità diverse nelle due forze di governo, i Cinque Stelle e la Lega. I primi chiedono le dimissioni del sottosegretario indagato per corruzione in una più ampia vicenda che porta a Trapani, gli altri lo difendono”. Da questa disparità di vedute nasce il potenziale segnale che i clan potrebbero cogliere.

Sulla vicenda Siri, tuttavia, Di Matteo ha preferito non entrare nel merito: “C’è un’indagine in corso” ha detto, aggiungendo però come “il reato per cui il sottosegretario è stato già condannato, quello di bancarotta, è oggettivamente rilevante“. “Mi chiedo come sia stato possibile che tale dato non sia stato preso in considerazione al momento della nomina” ha sottolineato Di Matteo, secondo cui “la politica dovrebbe avere un atteggiamento rigoroso al momento della formazione delle liste e degli uffici pubblici. Invece, troppo spesso non è così”. Il procuratore aggiunto della Dda ha fatto poi un appello alle forze politiche a non tenere fuori la lotta a mafia e corruzione dalla campagna elettorale. In tal senso, ha spiegato di aver letto positivamente alcuni provvedimenti dell’esecutivo Lega-M5s, dalla ‘spazzacorrotti’ alla modifica del voto di scambio, ma non basta: “Ancora altri se ne potrebbero attendere – ha spiegato – Ed è necessaria una svolta della politica: non si possono aspettare le sentenze della magistratura, bisogna avere la capacità di intervenire prima, recidendo qualsiasi legame. Invece, in campagna elettorale, tutte le forze politiche hanno taciuto sul tema della mafia e dei rapporti col potere”. “Non si comprende – è stata la conclusione di Di Matteo – che la mafia continua a essere questione nazionale di grandissimo rilievo che inquina non solo l’economia, la finanza, ma compromette il corretto funzionamento delle istituzioni e la libertà di tanti cittadini. La lotta all’intreccio fra mafia e corruzione dovrebbe essere ai primi posti nell’agenda di qualsiasi istituzione anche governativa”.





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sabato 20 aprile 2019

Zodiaco nel 2019

 IMAGO sempre con te


Zodiaco e Kama Sutra nel 2019


Zodiaco  nel 2019


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Zodiaco e Kama Sutra nel 2019

Per i Cancro invece lo stato d’incertezza sarà un amico fedele per l’inizio del 2019. 
Avrete qualche discussione se avete un capo che si oppone alle vostre idee. 
“Tolleranza zero” è il vostro motto. 
Il Cancro dovrà fronteggiare maggiori difficoltà 
a causa dell’opposizione con Saturno.

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Cancro





Zodiaco e Kama Sutra nel 2019

Il 2019 è un anno importante anche per gli Acquario, 
per cui le esperienze passate sono decisive 
per fare un bel balzo in avanti verso la realizzazione di un desiderio.

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Acquario




Zodiaco e Kama Sutra nel 2019

Per l’Ariete il senso di precarietà che sta passando tenderà a scomparire. 
Non perché arrivano conferme a lunga scadenza, 
ma perché non si dovrà più faticare per ottenere ciò che si desidera.
 Il 2019 per l’Ariete è un anno liberatorio, 
progettuale e di nuove certezze.


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Ariete





Zodiaco e Kama Sutra nel 2019

I dubbi nati negli ultimi mesi non saranno
 subito risolti per i nati sotto il segno della Bilancia. 
In estate in particolare sarà necessario potare qualche ramo vecchio, 
che rappresenta per voi il superfluo.

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Bilancia





Zodiaco e Kama Sutra nel 2019

Nel 2019 il Capricorno dovrà essere propositivo e positivo,
 mai retroattivo e rinunciatario. 
Ci sono tutte le occasioni per diventare protagonisti.


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Capricorno






Zodiaco e Kama Sutra nel 2019


La prospettiva per il Gemelli per il 2019 è ottima:
 accordi e strategie professionali, 
fase di sperimentazione e possibilità di guardare all’orizzonte arrivando lontano. 
Per quanto riguarda l’amore invece resisteranno soltanto 
le storie che sono davvero importanti.

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Gemelli





Zodiaco e Kama Sutra nel 2019

Il Leone è tra i segni più forti del 2019 e il successo non mancherà. 
Il 2019 sarà anche un anno utile per ritrovare la tanto attesa stabilità amorosa.

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Leone






Zodiaco e Kama Sutra nel 2019

I nati sotto il segno del pesci nel 2019 dovranno sfruttare tutte le chance che arrivano. 
Il 2018 ha gettato le basi per nuovi progetti, Saturno sarà ancora complice. 
Preparatevi a vincere anche sfide impossibili.


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Pesci






Zodiaco e Kama Sutra nel 2019

Per il Sagittario il 2019 è un anno di grandi trasformazioni soprattutto per chi ha un’età compresa tra i 30 e i 50 anni. Importante sarà rimettersi in gioco 
e ribellarsi a qualche schema prefissato.

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Sagittario







Zodiaco e Kama Sutra nel 2019

Lo Scorpione dovrà ottimizzare le uscite 
dato che a fine 2018 ha avuto un po’ le “mani bucate”. 
Si potrà desiderare un trasferimento nel lavoro 
che porterà il giusto riconoscimento dei propri meriti.

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Scorpione







Zodiaco e Kama Sutra nel 2019


Per il Toro il 2019 sarà un anno caratterizzato da visioni ottimistiche. 
Non ci sarà più l’opposizione di Giove 
e i nati sotto questo segno ritroveranno un buon assetto finanziario.

La vita di coppia del Toro ripartirà e ci sarà la possibilità di fare grandi scelte.


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Toro






Zodiaco e Kama Sutra nel 2019

Per i Vergine l’importante è non esagerare soprattutto con le spese. 
La fine dell’anno soprattutto porterà delle bellissime notizie.

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Vergine



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Togliatti Ha concesso l’amnistia ai fascisti

Tra gli antifascisti aumenta la rabbia verso Togliatti che aveva,   in nome della pacificazione, concesso l’amnistia ai fascisti.


Amnistia ai Fascisti

Tra gli antifascisti aumenta la rabbia verso Togliatti che aveva, 
in nome della pacificazione, concesso l’amnistia ai fascisti.
Anche militanti del PCI scrissero lettere di protesta. 
Riportiamo il testo della lettera fornitaci dal partigiano Enzo Galasi, 
compagno di lotta di Sergio Bassi.
Caro Togliatti, sono un vecchio comunista compagno di Picelli . Lei mi crederà settario perché così sono chiamati quelli che hanno la propria fede e sono disposti a qualunque sacrificio. Intendo parlare dell’amnistia. So già che lei mi dirà che si tratta di una mossa politica indispensabile e strategica. I lavoratori, anche se ignoranti, sono in grado di capire certe necessità date le condizioni in cui ci troviamo, gli alleati ecc. Ma i lavoratori capiscono anche che c’è un limite a tutto, specie se hanno sofferto. I migliori compagni pensano che lei ha passato ogni limite e non conosce i fascisti se pensa che questi si ammansiranno di fronte al generoso gesto dell’amnistia generale. Perché di questo si tratta non si è ridotta la pena di cinque o dieci anni. No signori.
Si sono mandati addirittura a casa uomini che avevano meritato l’ergastolo o trent’anni di galera, che sono fra i maggiori responsabili della rovina del popolo.
Si è dato ragione in questo modo alle canaglie fasciste che si atteggiavano a martiri e che chiamano delinquenti i valorosi partigiani che hanno combattuto contro tedeschi e fascisti.
Io che le parlo sono il padre di Sergio Bassi. A 19 anni si è battuto come un leone in difesa della libertà e ha compiuto circa venti azioni pericolose. Anche lui è morto abbattuto alla mitraglia insieme ad altri cinque giovani generosi come lui all’idroscalo di Milano.
Ma il compagno Togliatti queste cose riesce a comprenderle? Mio figlio non può avere pace se io tengo ancora la tessera del Partito per il quale egli è morto, di quel Partito che trascura i migliori che favorisce i profittatori, di quel partito che non rispetta più nemmeno i suoi morti perché manda in libertà i loro assassini. Lei mi dirà che è stato obbligato a questo da altri componenti del governo, ma piuttosto che commettere una cosa simile era molto meglio dimettersi.
Distinti saluti.
Bassi Roberto
Via Carlo Imbonati 9, Milano
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«Incinta di nove mesi, fu sventrata e il suo feto usato come bersaglio»
Oggi l'anniversario dell'Eccidio di Vinca, i tedeschi del generale SS Simon aiutati dagli italiani fascisti che conoscevano il territorio massacrarono gli abitanti di un'intera vallata. Atrocità che ne fanno una delle stragi più efferate di tutta la guerra.
«Incinta di nove mesi, fu sventrata e il suo feto usato come bersaglio»  Oggi l'anniversario dell'Eccidio di Vinca, i tedeschi del generale SS Simon aiutati dagli italiani fascisti che conoscevano il territorio massacrarono gli abitanti di un'intera vallata. Atrocità che ne fanno una delle stragi più efferate di tutta la guerra.




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giovedì 18 aprile 2019

Michela Murgia risponde alle offese di Matteo Salvini

Il gioco della "sinossi dei curriculum"

Il gioco della "sinossi dei curriculum"

L'autrice di "Accabadora" ricorda quando era studente lavoratrice, poi insegnante precaria, operaia in una centrale termoelettrica e ancora cameriera d'albergo e infine operatrice di un call center prima di arrivare ai successi editoriali. "Lei invece, signor ministro?"

Michela Murgia risponde per le rime all'ennesimo tweet offensivo di Matteo Salvini che ha definito la scrittrice, autrice del bestseller "Accabadora" e vincitrice dei premi Campiello, Dessì e SuperMondello, una "intellettuale radical chic e snob". Murgia replica al ministro dell'Interno con un lungo post su Facebook proponendogli un gioco, la "sinossi dei curriculum".

"Nel '91, anno in cui mi diplomavo come perito aziendale - esordisce la scrittrice - mi pagavo l’ultimo anno di studi lavorando come cameriera stagionale in una pizzeria. Purtroppo feci quasi due mesi di assenza perché la domenica finivo di lavorare troppo tardi e il lunedì mattina non sempre riuscivo ad alzarmi in tempo per prendere l’autobus alle 6,30 per andare a scuola. A causa di quelle assenze, alla maturità presi 58/60esimi".

Ed ecco il passaggio successivo del gioco: "Nel '92, mentre lavoravo in una società di assicurazioni per sostenermi gli studi all’istituto di scienze religiose, lei prendeva 48/60 alla maturità classica in uno dei licei di Milano frequentati dai figli della buona borghesia. Sono contenta che non abbia dovuto lavorare per finire il liceo. Nessuno dovrebbe. Nel '93 iniziavo a insegnare nelle scuole da precaria, lavoro che ho fatto per sei anni. Nel frattempo lei veniva eletto consigliere comunale a Milano e iniziava la carriera di dirigente nella Lega Nord, diventando segretario cittadino e poi segretario provinciale. Non avendo mai svolto altra attività lavorativa, è lecito supporre che la pagasse il partito. Chissà se prendeva quanto me, che allora guadagnavo 900 mila lire al mese".

Ed è ancora con il gioco della sinossi dei curriculum che la scrittrice rivela lati inediti della sua vita prima di arrivare al successo. "Nel 1999 - scrive - per vivere consegnavo cartelle esattoriali a domicilio con un contratto co.co.pro. Ero pagata 4mila lire a cartella e solo se il contribuente moroso accettava di firmarla. Lei invece prendeva la tessera giornalistica facendo pratica alla Padania e a radio Padania, testate di partito che si reggevano sui finanziamenti pubblici, ai quali io non ho nulla in contrario, ma contro i quali lei ha invece costruito la sua retorica. Nel 2000 ho iniziato a lavorare in una centrale termoelettrica, dove sono rimasta fino al 2004. Mi sono licenziata perché ho scelto di testimoniare in tribunale contro il mio datore di lavoro per un grave caso di inquinamento ambientale. Mentre lasciavo per coscienza l’unico lavoro stabile che avessi trovato vicino a casa, lei era segretario provinciale della Lega Nord, suppongo sempre pagato dal partito, dato che anche allora non faceva mestieri. Nel 2004 ho lasciato la Sardegna per lavorare come cameriera in un albergo al passo dello Stelvio, in mezzo alla neve, con un contratto stagionale a poco più di mille euro. Mentre io da precaria rifacevo letti, lei si faceva eleggere al parlamento europeo a 19.000 euro al mese".

"Nel 2005 - scrive ancora Michela Murgia - ho lavorato un mese e mezzo in un call center vendendo aspirapolveri al telefono ed ero pagata 230 euro lordi al mese più 8 euro per ogni appuntamento che riuscivo a fissare. Durante quella esperienza ho scritto un blog che ha attirato l’attenzione di un editore. Nello stesso periodo lei a Bruxelles bruciava un quarto delle sedute del parlamento ed era già lo zimbello dei parlamentari stranieri, che nelle legislature successive le avrebbero poi detto in faccia quanto era fannullone. Io sono a favore della retribuzione dei politici, purché facciano quello per cui li paghiamo. Nel 2006, mentre usciva il mio primo libro, io facevo la portiera notturna in un hotel, passando le notti in bianco per lavorare e riuscire anche a scrivere. Lei invece decadeva da deputato, ma atterrava in piedi come vicesegretario della Lega nord e teneva comizi contro i terroni e roma ladrona. Non facendo ancora altro mestiere che la politica, immagino che la politica le passasse uno stipendio. Chissà se somigliava al mio, che per stare sveglia mentre gli altri dormivano prendevo appena più di mille euro al mese. Dal 2007 in poi ho vissuto delle mie parole, della fiducia degli editori e di quella dei lettori e delle lettrici. Negli stessi anni lei ha campato esclusivamente di rappresentanza politica e da dirigente in un partito da dove – tra il 2011 e il 2017 – 

la lega farà fallire l'Italia


Ieri il ministro degli interni Matteo Salvini ha pensato bene di fare l’ennesimo tweet contro di me virgolettandomi come intellettuale radical chic e snob. È il suo giochetto preferito quello di far passare chiunque lo critichi per un ricco altolocato che non ha contatto con la gente e con la realtà, che non conosce i problemi veri e che non sa cosa sia la fatica del lavoro, ambiti in cui lui invece si presenta come vero esperto. 
Le propongo un gioco, signor Ministro: si chiama “sinossi dei curriculum”.

Nel 91, anno in cui mi diplomavo come perito aziendale, mi pagavo l’ultimo anno di studi lavorando come cameriera stagionale in una pizzeria. Purtroppo feci quasi due mesi di assenza perché la domenica finivo di lavorare troppo tardi e il lunedì mattina non sempre riuscivo ad alzarmi in tempo per prendere l’autobus alle 6:30 per andare a scuola. 
A causa di quelle assenze, alla maturità presi 58/60esimi.

Nel 92, mentre lavoravo in una società di assicurazioni per sostenermi gli studi all’istituto di scienze religiose, lei prendeva 48/60 alla maturità classica in uno dei licei di Milano frequentati dai figli della buona borghesia. Sono contenta che non abbia dovuto lavorare per finire il liceo. Nessuno dovrebbe.

Nel 93 iniziavo a insegnare nelle scuole da precaria, lavoro che ho fatto per sei anni. Nel frattempo lei veniva eletto consigliere comunale a Milano e iniziava la carriera di dirigente nella Lega Nord, diventando segretario cittadino e poi segretario provinciale. Non avendo mai svolto altra attività lavorativa, è lecito supporre che la pagasse il partito. Chissà se prendeva quanto me, che allora guadagnavo 900 mila lire al mese.

Nel 1999 per vivere consegnavo cartelle esattoriali a domicilio con un contratto co.co.pro. Ero pagata 4mila lire a cartella e solo se il contribuente moroso accettava di firmarla. Lei invece prendeva la tessera giornalistica facendo pratica alla Padania e a radio Padania, testate di partito che si reggevano sui finanziamenti pubblici, ai quali io non ho nulla in contrario, ma contro i quali lei ha invece costruito la sua retorica.

Nel 2000 ho iniziato a lavorare in una centrale termoelettrica, dove sono rimasta fino al 2004. Mi sono licenziata perché ho scelto di testimoniare in tribunale contro il mio datore di lavoro per un grave caso di inquinamento ambientale. Mentre lasciavo per coscienza l’unico lavoro stabile che avessi trovato vicino a casa, lei era segretario provinciale della lega Nord, suppongo sempre pagato dal partito, dato che anche allora non faceva mestieri.

Nel 2004 ho lasciato la Sardegna per lavorare come cameriera in un albergo al passo dello Stelvio, in mezzo alla neve, con un contratto stagionale a poco più di mille euro. Mentre io da precaria rifacevo letti lei si faceva eleggere al parlamento europeo a 19.000 euro al mese.

Nel 2005 ho lavorato un mese e mezzo in un call center vendendo aspirapolveri al telefono ed ero pagata 230 euro lordi al mese più 8 euro per ogni appuntamento che riuscivo a fissare. Durante quella esperienza ho scritto un blog che ha attirato l’attenzione di un editore. Nello stesso periodo lei a Bruxelles bruciava un quarto delle sedute del parlamento ed era già lo zimbello dei parlamentari stranieri, che nelle legislature successive le avrebbero poi detto in faccia quanto era fannullone. Io sono a favore della retribuzione dei politici, purché facciano quello per cui li paghiamo.

Nel 2006, mentre usciva il mio primo libro, io facevo la portiera notturna in un hotel, passando le notti in bianco per lavorare e riuscire anche a scrivere. Lei invece decadeva da deputato, ma atterrava in piedi come vicesegretario della lega nord e teneva comizi contro i terroni e roma ladrona. Non facendo ancora altro mestiere che la politica, immagino che la politica le passasse uno stipendio. Chissà se somigliava al mio, che per stare sveglia mentre gli altri dormivano 
prendevo appena più di mille euro al mese.

Dal 2007 in poi ho vissuto delle mie parole, della fiducia degli editori 
e di quella dei lettori e delle lettrici. Negli stessi anni lei ha campato esclusivamente di rappresentanza politica e da dirigente in un partito da dove – tra il 2011 e il 2017 – 

Se adesso le è chiaro con chi è che sta parlando quando virgoletta il mio nome nei suoi tweet, forse le sarà altrettanto chiaro che è lei, signor Ministro, quello distaccato dalla realtà. Tra noi due è lei quello che non sa di cosa parla quando parla di vita vera, di problemi e di lavoro, dato che passa gran tempo a scaldare la sedia negli studi televisivi, travestirsi da esponente delle forze dell’ordine e far selfie per i social network a dispetto del delicatissimo incarico che ricopre a spese dei contribuenti. Lasci stare il telefonino e si metta finalmente a fare il ministro, invece che l’assaggiatore alle sagre. Io lavoro da quando avevo 14 anni e non mi faccio dare lezioni di realtà da un uomo che è salito su una ruspa in vita sua solo quando ha avuto davanti una telecamera.

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mercoledì 17 aprile 2019

Notre Dame: donato un miliardo di euro

Notre Dame: donato un miliardo di euro


Notre Dame: donato un miliardo di euro

Il grande cuore del mondo per Notre Dame
In meno di due giorni le donazioni sono arrivate alla soglia del miliardo. 
Mentre le indagini sulle possibili cause proseguono, 
Macron promette: "La ricostruiremo più bella di prima"

Notre Dame: donato un miliardo di euro



Il mondo intero ha assistito impotente all'incendio che ha devastato la cattedrale di Notre Dame, a Parigi. Un'immagine che ha sconvolto tutti, ma che allo stesso tempo ha messo in moto un meccanismo di solidarietà mai visto prima: in soli due giorni la colletta internazionale per ricostruire il monumento simbolo della Francia è già arrivata a quota 880 milioni di euro e oggi si dovrebbe arrivare a un miliardo. A renderlo noto a France Info è stato Stéphane Bern, il giornalista che il presidente Emmanuel Macron ha voluto a dirigere la fondazione Patrimonio. Tra i donatori, oltre a magnati come Pinault e Arnault, figurano Apple, L’Oreal, e tanti cattolici da tutto il mondo, molti volutamente anonimi, ha dettagliato Bern. 



Notre Dame: donato un miliardo di euro




La promessa di Macron: ''Ricostruiremo Notre Dame''
Ricostruiremo la cattedrale di Notre Dame "più bella ancora". E "voglio farlo in cinque anni, possiamo farlo". La promessa è di Emmanuel Macron. Il presidente francese ne è convinto e lo dice davanti a tutta la Francia. "Siamo un popolo di costruttori", aggiunge elogiando il suo popolo che di fronte all'incendio "ciascuno ha dato quello che aveva". Ognuno fatto la sua parte: "I pompieri hanno combattuto a rischio della vita con eroismo, i poliziotti e i soccorritori erano lì come sempre, i parigini si sono riconfortati, i francesi hanno tremato, gli stranieri hanno pianto, i giornalisti hanno scritto, gli scrittori hanno sognato, i fotografi hanno mostrato al mondo queste immagini terribili, ricchi e meno ricchi hanno dato denaro, ciascuno ha dato quello che ha potuto, ciascuno nel suo ruolo, ciascuno al suo posto". 



Incendio a Notre Dame, proseguono le indagini
Nel frattempo prosegue l'inchiesta sulle cause dell'incendio. Mentre gli inquirenti ascoltano i testimoni, la brigata dei vigili del fuoco di Parigi ha annunciato una conferenza stampa, alla presenza di esperti, per le 15 di questo pomeriggio. Il Consiglio dei ministri, oggi alle 10, informa la stampa francese, sarà interamente dedicato alla discussione sulla ricostruzione della cattedrale. Già ieri la procura di Parigi aveva ascoltato una trentina di testimoni, per lo più dipendenti delle società intervenute nel cantiere per il restauro e del personale incaricato della sicurezza della cattedrale. Sul caso la procura di Parigi ha aperto una inchiesta per "distruzione involontaria attraverso un incendio", affidata alla direzione regionale della polizia giudiziaria, la quale ha mobilitato 50 inquirenti.


Notre Dame: donato un miliardo di euro


Il grande cuore del mondo per Notre Dame: donato un miliardo di euro.
Smentita l'ipotesi che a provocare l'incendio a Notre Dame possa essere stato un lavoro di saldatura, restano i dubbi sul fatto che un primo allarme è scattato alle 18.20, ma solo alle 18.43 - con la seconda segnalazione - sono state individuate le fiamme, che si sono rapidamente propagate. La struttura in legno della cattedrale è stata divorata, la guglia e un'ampia sezione del tetto sono crollate, danneggiando anche la cupola.“


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Notre-Dame,
 il docente italiano allertò i francesi nel 2016: 
“Impossibile spegnere un rogo nel tetto. 
Installate antincendio”...



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Notre-Dame, impossibile spegnere un rogo nel tetto, installate antincendio

Notre-Dame, Impossibile spegnere un rogo nel tetto, Installate antincendio


Notre-Dame,
 il docente italiano allertò i francesi nel 2016: 
“Impossibile spegnere un rogo nel tetto. 
Installate antincendio”

“Questa tragedia si sarebbe potuta evitare con più attenzione”. A Ilfattoquotidiano.it Paolo Vannucci, docente all'università di Versailles, consegna tutta la propria amarezza: “Quando tre anni fa abbiamo fatto il primo sopralluogo sul tetto in legno di Notre Dame per il nostro studio, ci siamo subito resi conto che un incendio sarebbe stato inestinguibile". Ma lo studio, finanziato dal Cnrs, venne classificato ed è poi stato ignorato dalle autorità

L’incendio che ha cambiato il volto di Parigi, devastando la cattedrale di Notre-Dame poteva essere evitato. Le numerose fragilità dell’edificio gotico e, in particolare, del suo tetto in legno fatto da 1.300 alberi di quercia, alcuni risalenti all’epoca di Carlo Magno, sono indicate nero su bianco in uno studio italiano, coordinato da Paolo Vannucci, da 24 anni in Francia, dove insegna Meccanica all’università di Versailles Saint Quentin en Yvelines. Uno studio del 2016, finanziato dal Centro nazionale della ricerca scientifica francese (Cnrs), le cui conclusioni sono state prima classificate come segrete, e poi ignorate.

“Questa tragedia si sarebbe potuta evitare con più attenzione”. A Ilfattoquotidiano.it Paolo Vannucci consegna tutta la propria amarezza: “Quando tre anni fa abbiamo fatto il primo sopralluogo sul tetto in legno di Notre Dame per il nostro studio, ci siamo subito resi conto che un incendio sarebbe stato inestinguibile. Il fuoco inarrestabile. La gigantesca struttura in legno alta 10 metri, come un palazzo di tre piani – spiega lo studioso – rappresentava, infatti, un enorme carico di fuoco, cioè di materiale infiammabile“. Entrando in quella ‘foresta di legno’, aggiunge il professore italiano, “ho capito subito che sarebbe bastato un innesco e le fiamme avrebbero avvolto l’intera struttura in meno di mezz’ora. Come poi è, purtroppo, accaduto”.

Per questo – precisa Vannucci – “ci è sembrato opportuno suggerire immediatamente l’installazione di un sistema antincendio automatico, che non era presente. E per questo, ci tengo a sottolinearlo, i pompieri non hanno nessuna colpa, come invece ho letto e sentito dire. Anzi, hanno fatto qualcosa di straordinario, salvando le due torri campanarie, che all’interno sono fatte di legno”. Le parole di Vannucci sono pacate, ma ferme, ed esprimono un grande disappunto. “L’altra cosa che ci ha colpiti – sottolinea – è stata la grande concentrazione di polveri che, superata una certa soglia, insieme all’aria formano una miscela esplosiva, che può detonare con la semplice accensione di una luce. Come in una stanza satura di gas”.

“Non so se questa sia stata la causa dell’incendio – chiarisce Vannucci – ma quel che posso dire è che in queste particolari condizioni l’innesco, la scintilla, potrebbe essere stato dato da un semplice cortocircuito o dall’accensione di una lampada. Per questo, lassù, non c’era un impianto elettrico”, sottolinea l’esperto. Il pensiero va all’impalcatura realizzata per i lavori di restauro, finita da subito sul banco degli imputati, tanto che gli stessi inquirenti parigini hanno immediatamente escluso la pista dolosa, optando per l’ipotesi di un incendio accidentale. “Penso che il cantiere sia stato realizzato rispettando tutte le norme di legge, sarà l’inchiesta giudiziaria ad accertarlo, ma forse – denuncia Vannucci – i responsabili non si sono resi del tutto conto con cosa avessero a che fare. Oltre a rispettare le leggi degli uomini, occorre rispettare anche quelle della Natura. E, invece noi scienziati restiamo troppo spesso inascoltati”.

La voce di Vannucci tradisce tutta la sua tristezza e commozione: è ancora scosso al pensiero della “grande fiamma disordinata e furiosa che saliva tra i due campanili” della cattedrale, per usare le parole profetiche di Victor Hugo, nella sua celebre opera Notre-Dame de Paris. “Ho sempre avuto una specie di venerazione per Notre Dame, di cui ero e resto completamente stregato. Abbiamo perso qualcosa di meraviglioso, un miracolo di una civiltà che non c’è più”, afferma sconsolato il professore. “Esistono tante cattedrali gotiche anche più ardite di Notre Dame, ma questo edificio è assolutamente unico, il risultato di 850 anni di finezza costruttiva di architetti sapienti, di cui non conosciamo ancora tutti i segreti”, precisa lo studioso.

A Firenze in queste settimane per una serie di conferenze, Vannucci non nasconde le proprie perplessità sul futuro della cattedrale parigina. “Non è vero che Notre Dame è salva. È ancora viva, per fortuna. Ma è come se avesse perso le gambe. Come se fosse stata mutilata. E, anche se verrà ricostruita, una parte della sua unicità è perduta per sempre. Avremmo dovuto avere più cura di questa vecchia signora”. “Mi auguro – conclude Vannucci – che l’incendio di Notre Dame possa servire da monito per ricordarci di investire di più in cultura, conoscenza e nella tutela del patrimonio. Le prime voci a essere, purtroppo, sacrificate in periodi di austerità”.



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Berlusconi: Apri gli occhi

Aprite gli occhi

Marco Travaglio - Aprite gli occhi

Ieri ho creduto di avere un incubo. Ho visto un manifesto 6×3 con la foto di Berlusconi alla prima comunione che mi guardava e mi diceva, a caratteri cubitali: “Apri gli occhi”. A parte il fatto che la frase va a capo dopo “gli” (roba che neanche i grafici delle bocciofile), ho subito guardato i suoi, di occhi: per tenerli aperti, avendo ormai più borse della Samsonite, ha dovuto riesumare un’immagine di almeno vent’anni fa, quella dei manifesti “Meno tasse per tutti”, “Un milione di posti di lavoro”, “Pensioni più dignitose”, “Città più sicure”. Ha cambiato solo gli slogan, onde evitare che qualcuno gli domandi perché le tasse sono rimaste alte (fuorché per gli evasori come lui), la disoccupazione pure (fuorché per i suoi servi e serve), le pensioni fanno mediamente schifo e le città restano insicure. Dopo aver fatto tante promesse e averle disattese tutte, ora se la prende con noi, con quell’“Apri gli occhi” che tradotto in italiano significa: coglioni, come osate non votarmi più? Non è un processo alle intenzioni: è quel che va ripetendo nei suoi comizi geriatrici in giro per l’Italia. Ora, a parte il fatto che, se tutti gli italiani avessero gli occhi aperti, Forza Italia un anno fa non avrebbe preso 4.602.489 voti alla Camera, non si capisce che gli salti in mente di invitarli ad aguzzare la vista alle Europee.

Chiunque lo facesse vedrebbe un vecchio malvissuto e pregiudicato che ritenta la sorte a 82 anni suonati, un anziano guitto a caccia di applausi con vecchie gag che non divertono più nemmeno lui, un quarto di secolo dopo la sua “discesa in campo”. E rischia addirittura di essere eletto al Parlamento europeo per rappresentare l’Italia con una condanna definitiva per frode fiscale, 8 prescrizioni per reati gravissimi dalla corruzione al falso in bilancio, mezza dozzina di processi in corso per corruzione di testimoni e induzione di imputati a mentire, un’indagine per concorso nelle stragi mafiose del 1993 a Firenze, Roma e Milano. Una bella vetrina per il made in Italy. È proprio sicuro che gli convenga un intero corpo elettorale con 10 decimi di diottrie? Solo qualche elettore totalmente cieco, o almeno mezzo guercio, potrebbe cascarci ancora. Tantopiù che B., nel frattempo, ha perso pure l’esclusiva dell’anticomunismo e dell’antisinistrismo: quella parte in commedia la recitano molto meglio Salvini, che non si vergogna a difendere Casa Pound e a citare i motti mussoliniani sperando che qualcuno lo scambi per il Duce e, da buon ex “comunista padano”, diserterà il 25 Aprile come faceva B.; e la Meloni, che ha scovato nella famiglia Mussolini un altro portatore sano del cognome.

Nell’entourage nanesco si respira aria pesante: c’è chi teme addirittura che B., per la prima volta, non risulti il primo degli eletti, a favore di ras e capibastone locali tipo Saverio Romano in Sicilia o Aldo Patriciello in Molise o Fulvio Martusciello in Campania o altri molto più clientelisti di lui (che ha sempre curato un solo orticello: il suo). Infatti i/le pochi/e fedelissimi/e rimasti/e – riconoscibili dalla crestina, dal grembiule, dal pitale e dal pannolone da badanti – cercano disperatamente di tenerlo lontano dalle telecamere e dalle piazze. Onde evitare che qualcuno con gli occhi aperti constati in presa diretta le sue tragicomiche condizioni psicofisiche. Nella campagna elettorale del 2018, i sondaggi lo diedero in rimonta finché nessuno lo vide e lo sentì parlare: poi ne fece e ne disse tali e tante che Forza Italia precipitò. Se, anziché il 4 marzo, si fosse votato il 4 giugno o il 4 luglio, sarebbe andata ancora peggio. Sostenne di essere il più caro amico della Merkel, dopo averla insultata per dieci anni. Si spacciò per l’unica “diga contro il populismo”, dopo averlo inventato lui. Mise in guardia dal sovranista Orbán, scordandosi che siede con lui nel Ppe. Raccontò di aver posto personalmente “fine alla guerra fredda fra Usa e Urss”, ignaro del fatto che il muro di Berlino e l’Urss erano caduti 5 anni prima del suo ingresso in politica. Si vantò di aver “fatto entrare nel 2002 la Russia nella Nato”, con gran sorpresa dell’amico Putin che ignorava e tuttora ignora di averne mai fatto parte. Maledisse la demenziale guerra a Ghedafi che ci ha riempiti di clandestini, peccato che l’avesse fatta pure il suo governo.

Poi iniziò a dare i numeri. Promise “un reddito di cittadinanza di 12-13 mila euro al mese a 5 milioni di poveri”, destando una certa invidia fra le Olgettine. Narrò di aver “aumentato le pensioni minime di 1 milione e 835 mila pensionati a mille lire al mese, che allora bastavano per arrivare a fine mese”. Poi una badante sotto la scrivania gli ricordò l’esistenza dell’euro e lui si corresse: “Scusate, volevo dire 1 milione di euro”. Svelò una prassi, finora sconosciuta, degli immigrati clandestini: quella di intrufolarsi di soppiatto nelle ville degli italiani per svaligiarle e poi correre inopinatamente al frigorifero per bere a canna dalla bottiglia dell’olio. Poi, dopo il consueto calcio negli stinchi della badante, citò come fonte la polizia scientifica che rileva le inconfondibili impronte labiali di migrante dal collo di ogni singola bottiglia, forse col guanto di paraffina. E allora, prima del 4 marzo 2018, era oltre un anno più giovane di oggi. Figurarsi di cosa sarà capace in questa campagna elettorale. Il guaio, o la fortuna, è che nessuno dei suoi osa dirgli che stavolta è meglio non farsi vedere troppo in giro: qualcuno potrebbe prendere sul serio i manifesti, aprire gli occhi e scoprire come si è ridotto. Noi comunque, allergici come siamo a ogni forma di censura, ci schieriamo senza se e senza ma contro i tentativi di privarci di lui. La politica italiana è così noiosa che abbiamo diritto a qualche momento di svago. E poi B. anche da morto sarà sempre più pimpante di Tajani da vivo.

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Incendio di Notre-Dame



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Vittorio Sgarbi

La tragedia di Notre-Dame ha un valore simbolico ma nulla di più. Almeno secondo Vittorio Sgarbi, storico e critico d’arte intervenuto in Tivù , dove si è reso al solito protagonista di uno scontro con lo psicologo Meluzzi (che di arte crediamo ne capisca ben poco): «L’intervento dei pompieri è stato efficace. La guglia che è caduta è un’architettura del 1870. La tragedia è morale, sì, ma tutto è riparabile. Il crollo della cattedrale di Noto è stato più grave, in 10 anni l’abbiamo recuperata. Inoltre non ci sono morti, non c’è terrorismo. Questo pianto generale è inutile, è una tragedia legata a un simbolo perfettamente recuperabile. Non possiamo credere di non poter ricostruire qualcosa che è stato fatto nel 1800».

Ma non è tutto. Aggiunge Sgarbi: «Dobbiamo essere attenti la prossima volta che si fa un restauro a mettere le impalcature in sicurezza. 
Le fiamme sono divampate per un corto circuito nella struttura montata per il restauro».

A chi gli fa notare il valore simbolico dell’evento, Sgarbi ribadisce: «All’interno non ci sono opere antiche, ci sono i muri e alcuni affreschi del secondo 800. Le cose irreparabili sono quelle in cui perdi opere importanti e centrali nella cultura dell’occidente. Le vetrate di Notre Dame sono state finite nel 1967 e sono delle opere assolutamente triviali e di nessuna importanza. Lì non c’è nulla. Non è come una chiesa italiana che ha un palinsesto secolare. L’arredo è di strutture neogotiche, tipo E.T., cose scenografiche nessun capolavoro. Ma cosa abbiamo perso di Notre-Dame? Ditemi un nome, ditemi un monumento, una statua, una scultura. La corona di Cristo? E’ una reliquia finta. La parte importante è nelle due torri, restate intattie. 
Basta retorica, bisogna distinguere tra le opere d’arte e le cartoline».

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Incendio di Notre-Dame


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restauri di Eugène Viollet-le-Duc


I restauri di Eugène Viollet-le-Duc: teoria e prassi

Architetto e cultore della storia dell’architettura medievale, Eugène Viollet-le-Duc (1814-1879) ha rivestito un ruolo di fondamentale importanza nel campo del restauro.

Egli iniziò ad occuparsi della conservazione dei monumenti medievali in seno alla Commissione dei Monumenti Storici, istituita in Francia in seguito alla grande rivalutazione dell’arte del Medioevo. Iniziò la sua attività come giovane ricercatore e per un lungo periodo attraversò tutta  la Francia, studiando ed analizzando il linguaggio architettonico, le varie tipologie di edifici e gli elementi architettonici che li costituivano. Il suo lavoro confluì in una grande opera, il Dizionario ragionato dell’architettura francese, edito il dieci volumi tra il 1854 e il 1868. In esso, tutti gli elementi architettonici erano classificati per periodo storico e regione e illustrati per mezzo di disegni.

La corrente Positivista portò all’idea di censire in maniera sistematica ogni tipo di opera e monumento. La nascita di storie dell’arte divise per periodi risvegliò inoltre l’interesse per lo studio dei documenti d’archivio.

Il primo monumento di cui Viollet si occupò come Ispettore della Commissione dei monumenti storici francesi fu il progetto per il restauro della chiesa della Maddalena a Vézelay. Dai disegni che egli eseguì prima del restauro si nota che la struttura, oltre ad avere una parte ritoccata e una porta murata, stava franando. L’architetto ricostruì alcune parti cadute, pur senza completare allo stesso livello le due torri in facciata.

Un lavoro successivo fu quello del restauro della cittadella fortificata di Carcassone. L’intervento, iniziato nel 1849, lo tenne impegnato per quasi venti anni nel tentativo di restituire all’insieme un carattere e un aspetto tipicamente medievale, con tutto un repertorio di torri, guglie e merlature.

Il restauro che consacrò la fama di Viollet-le-Duc fu quello della Cattedrale di Notre Dame di Parigi (1845-64), abbandonata dopo la Rivoluzione. La struttura versava in uno stato di totale abbandono ed era stata oggetto di atti vandalici, tanto che si fece largo l’ipotesi di un suo probabile abbattimento. Viollet ripristinò sia la struttura che il ricco apparato scultoreo: nei tre portali della facciata, molte figure sono in realtà frutto di rifacimenti in stile. Inoltre, egli fece innalzare la guglia posta all’incrocio fra la navata principale ed il transetto. Realizzata in ghisa, la struttura reca alla base dodici figure di apostoli e, secondo la tradizione, uno di essi riproduce  le fattezze dell’architetto. Per quanto concerne le due torri in facciata, Viollet-le-Duc decise di non completarle, convinto che un simile intervento avrebbe mutato troppo incisivamente l’aspetto ormai consolidato nella mentalità comune di questo monumento così celebre e significativo.

Più tardi, però, proprio la sua abilità e padronanza dei testi medievali, gli valsero la cattiva fama di “falsificatore”. Infatti, la sua teoria di intervento si basava sul cosiddetto “restauro di ripristino” o “restauro in stile”. Partendo da una attenta analisi dell’opera, egli cercava di definirne l’esatto stile originario. Successivamente, demoliva le parti aggiunte e ricostruiva tutte quelle mancanti. Pertanto, il suo obiettivo era riportare indietro le lancette del tempo e risalire all’idea progettuale, senza tenere conto dei cambiamenti apportati nel tempo e delle addizioni risalenti a epoche successive. Secondo la sua concezione, bisognava terminare in stile il monumento anche se, per cause fortuite, non fosse stato completato. Rispetto al passato, dunque, si poteva essere in grado  di individuare e di riconoscere come era lo stile dell’opera in origine e, grazie ai nuovi strumenti culturali e tecnici, la si poteva riprodurre in maniera fedele.

Nella sua attività matura, Viollet-le-Duc abbandonò il rigore che aveva caratterizzato i suoi restauri giovanili e si lanciò in interventi anche molto estesi, forte della sua vastissima conoscenza teorica e storica. La sua impostazione ha influenzato molti restauri successivi e diverse città italiane sono state oggetto di demolizioni e di tentativi di ripristino del loro aspetto originario. È evidente che un restauro di questo tipo tenda a selezionare solo una fase storica e a conservare solo quella. Oggi un restauro come lo intendeva Viollet non è più concepibile, ma bisogna comunque riconoscere che è stato un personaggio di alto livello e che il suo metodo era improntato ad una serietà che lo contraddistingueva da tutti i suoi seguaci.

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