SAN MARINO, UN PARADISO (FISCALE) ALL’INFERNO - IL COMMISSARIAMENTO DELLA CASSA DI RISPARMIO DI RIMINI È L’ATTO FINALE DELLA GUERRA TRA DRAGHI E IL TITANO: “SIAMO ASSEDIATI. ABBIAMO ESAGERATO, MA ADESSO CI VOGLIONO SCHIANTARE” - SI PARLA DI 80 MLN € DI BUCO IN BILANCIO, ALMENO IL DOPPIO NEL 2011 - LE AZIENDE TORNANO IN ITALIA, ALTRE NON ACCETTANO PIÙ LE FATTURE E INTANTO “IL GOVERNO ITALIANO SI RIFIUTA ANCORA DI PARLARE CON NOI”…
Marco Alfieri per "La Stampa"
L'ultimo sfratto alla capitale dell'off-shore all'italiana arriva settimana scorsa quando Bankitalia commissaria la Cassa di risparmio di Rimini che ha in pancia il controllo del Credito industriale sammarinese, una delle 12 banche della Repubblica. Secondo gli ispettori di via Nazionale ci sarebbero violazioni palesi della normativa anti-riciclaggio.
San Marino in passato è stata terra di emigrazione. Il boom arriva sull'onda della riviera, il turismo, il commercio e poi l'industria nei Sessanta. Con il benessere circola il primo nero, albergatori e commercianti romagnoli che salgono sulla Rocca a depositare i propri guadagni. Fino all'overdose degli anni Novanta. Alle quattro banche storiche si affiancano 59 finanziarie e altri 8 istituti di credito che fanno essenzialmente raccolta e impieghi e pochissimi servizi finanziari, il Bengodi per chi vuol far transitare capitali illeciti.
«Ma adesso quella stagione è chiusa: in passato San Marino ha esagerato», ammette Marco Arzilli, il ministro di stato all'Industria. Il governo attuale, una coalizione tardo democristiana in carica dal 2008, sta facendo del suo meglio per liberare la Rocca dall'etichetta di capitale delle frodi. «Siamo entrati in carica che eravamo in procedura rafforzata moneyval e in lista grigia Ocse e in due anni abbiamo fatto moltissimo», rincara il segretario agli Esteri, Antonella Mularoni.
Di certo, oggi a San Marino di bankers tornati a piede libero se ne vedono pochissimi. Sono tutti in ritirata. D'altronde il deflusso di capitali nell'ultimo anno è stato devastante. Il bollettino della banca centrale parla di 35% di minore raccolta. Gli evasori non si fidano più del Titano e lo scudo ha dissanguato i forzieri: quasi 6 miliardi sui 14 depositati sono fuggiti via. Nel frattempo la crisi spinge a tutta gli impieghi riducendo la leva e la liquidità degli istituti che non possono accedere all'interbancario. Non bastasse, un colosso come UniCredit vuole rompere il sodalizio storico con la Bac.
Quattromila impiegati nel pubblico e 15mila tra commercio, meccanica, lavorazione del ferro, industria farmaceutica e ceramica al lavoro nelle zone industriali verso il confine. Tutto un microcosmo inviolato per anni oggi in sofferenza davanti alla stretta tremontiana.
Si parla di 80 milioni di euro di buco in bilancio dello stato quest'anno, almeno il doppio nel 2011. E di possibili interventi del Fmi con linee di credito a sostegno della Repubblica, come una Grecia o una Argentina qualunque. E poi il decreto incentivi ha già fatto strage: «Alcune aziende sono tornate in Italia, altre non accettano più le nostre fatture, siamo come appestati», si lamenta Beccali. Al pari della crisi economica. L'1% della forza lavoro ha perso il posto nell'ultimo anno.
«Il nostro obiettivo è salvare l'economia sana», spiegano dalla Camera di Commercio. «Altrimenti salta tutto anche per i lavoratori italiani e le imprese del comprensorio che lavorano su commesse sammarinesi».
L'ultima speranza si chiama Lega. Il Carroccio pesca molti voti nel frontalierato. «Sono gli unici che potrebbero far ragionare Tremonti», raccontano dal Titano. E dire che il ministro è stato consulente delle banche sammarinesi, «dovrebbe apprezzare il nostro sforzo...».
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