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CUBA, E’ MORTO ALBERTO GRANADO, FIERO SOSTENITORE DELLA RIVOLUZIONE CUBANA
E’ morto ieri all’Avana Alberto Granado. Aveva 89 anni, ed è stato spesso, ingiustamente, ricordato solo come compagno di viaggio di Ernesto Guevara tra il 1951 e il 1952 nel celebre viaggio in motocicletta attraverso il continente sudamericano. Alberto è stato anche, e soprattutto, un fiero sostenitore della rivoluzione cubana, alla quale aderì, traferendosi dal Venezuela, nel 1960. Per tutti era “il dottore” , colui che in quegli anni mise in piedi e diresse un centro all’avanguardia specializzato in ricerche mediche e biologiche, oggi sono uno dei vanti dell’ Isla.
Amava i viaggi, Alberto, ma ricordava sempre come lo spirito che lo animava nell’intraprenderli non era semplicemente la volontà di conoscere il mondo, ma anche di trasformarlo.
Ciao Alberto, fiero sostenitore della revolucion!
I Diari della Motocicletta
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Argentina, 1952. Due amici alla scoperta dell'America Latina. Ernesto Guevara ha 23 anni, studia medicina. Alberto Granado di anni ne ha 29, è laureato in biologia. Partono da Buenos Aires in sella a una Norton 500 del 1939, "la poderosa". Argentina, Cile, Perù, Colombia, Venezuela. Otto mesi. Persone e luoghi. Un continente diverso dal previsto. Le miniere di rame cilene e le condizioni dei minatori. L'Amazzonia peruviana e il lebbrosario di San Pablo. La Colombia, le manifestazioni giovanili, l'arresto. Il Venezuela, Granado che si ferma per fare il ricercatore. Si sveglia il germe degli uomini che diverranno più tardi. Si definisce il percorso etico e politico al quale dedicheranno la vita. In quel viaggio due giovani uomini trovano il loro posto nel mondo. I diari della motocicletta è basato sui ricordi scritti da Guevara (Latinoamericana, Feltrinelli) e da Granado (Un gitano sedentario, Sperling&Kupfer), e nasce dal lavoro congiunto di Robert Redford, produttore, e del giornalista Gianni Minà (che da tempo cercava di realizzare un film sulla base di quelle memorie). | ||||
Che cosa accadde dopo quel viaggio ? Guevara rientrò in Argentina, si laureò, ripartì per raggiungere il suo amico, ma si imbatté nella repressione dello sciopero dei minatori in Bolivia e nel colpo di stato in Guatemala e in Messico. Conobbe i giovani cubani che stavano preparando la rivoluzione contro Batista e si unì a loro. Quattro anni dopo era il comandante Che Guevara, otto anni dopo chiamava a Cuba il suo vecchio amico. Che lo raggiunse, fondò la scuola di medicina di Santiago e avviò la ricerca biotecnologica.
Ora Granado è un pensionato povero ma non si è mai pentito di aver fatto questa scelta. "La mia lunga esistenza - ha dichiarato - è stata segnata da tre fattori fondamentali: la mia innata capacità di essere fedele ai miei sogni, la mia eterna amicizia per Ernesto Guevara, il mio impegno nella costruzione della Rivoluzione cubana. E sono grato alla vita per quello che mi ha dato". | ||||
recensione tratta da "La Repubblica"
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Solo per essere un film "on the road" sarebbe un film da citare, ma ritengo non sia solo questo, in esso sono condensati anche i miei ricordi giovanili, miti mai spenti e il piacere di godere di un film con una struttura semplice, lineare, che ha resistito al rischio di cadere in facili soliloqui o sopratutto in mitismi edulcorati sul personaggio principale. Ha seguito la trama dei due libri scritti dai due protagonisti, riportando alla luce due giovani con i desideri di libertà, di divertimento e di disponibilità tipiche dell'età giovanile. Bellissime sono le immagini sui paesaggi incontrati che ci fanno attraversare l'intero Continente Sud Americano. La mia recensione |
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