"Onorevole, prima paghi":
guerra dello scontrino al bar della Camera
Scintille dopo che la Compass, la società che gestisce la buvette, ha emanato una direttiva severa per
combattere i "Deputati portoghesi"
Buvette, mezzogiorno di fuoco. Entra Maurizio Lupi, sorridente. "Una spremuta e un tramezzino, per
favore". "Emh, presidente, mi scusi... dovrebbe prima fare lo scontrino". La temperatura cala
vertiginosamente, un attimo e l'ex ministro esplode: "Ma siete impazziti? Ma io consumo e poi pago,
come in tutti i bar del mondo!".
Benvenuti a Montecitorio, dove da lunedì scorso infuria la guerra degli
scontrini, una caccia senza quartiere agli "scrocconi". Un autentico corpo a corpo tra avventori e
dipendenti. La scintilla? Una stringente direttiva diramata dalla società Compass group che gestisce il bar dei deputati.
Tutto ha inizio qualche settimana fa. I vertici della spa sono in visita a Montecitorio. Si imbattono in
qualche movimento un po' sospetto: un onorevole che "dimentica" lo scontrino, qualche avventore
distratto che forse paga, forse no. "Eh già - ahahahah". C'è poco da ridere, la contromossa della Compass è racchiusa in una lettera ai dipendenti che recita più o meno così: "Senza ricevuta non fate consumare nessuno". E se i camerieri disattendono l'ordine? Sanzioni disciplinari.
E siamo a lunedì. Dario Franceschini chiede un cornetto alla crema. "Ministro, mi perdoni, servirebbe lo scontrino". La risposta è uno sguardo affilato e silente. Incidente sfiorato. Il copione si ripete ieri. I lavori d'Aula sono fiacchi, c'è tempo per un caffè. Entra la dem Alessia Morani.
Ha voglia di una macedonia.
"Quella va benissimo, grazie". Ma viene respinta. "Mi scusi! Faccio subito lo scontrino". Qualche
secondo e si affaccia il montiano Mariano Rabino. Quasi pattina sui marmi della buvette, dice al volo
alla cassiera: "Mi segni una banana...". Si può fare, in questo caso non serve la ricevuta. C'è chi la
prende bene, come la democratica Colomba Mongiello. "Mi hanno richiamata, sì. E vabbè, pure per
questo dobbiamo passare alla storia!". La consola Dario Ginefra: "Ah Colo', e vorrà dire che c'è
qualcuno che fa il furbo...".
Non tutti la prendono con filosofia. Non Lupi, che si riaffaccia per il tè delle cinque. Forse scherza, forse no. Comunque si catapulta al bancone. "Cavolo, non ho fatto lo scontrino! Questo signor Compass mi ha veramente rotto i c... Che follia, ne parlerò con i questori. E quando c'è confusione che facciamo, una fila chilometrica alla cassa?". La Compass, a dire il vero, ha pensato anche a questo. Due casse, quando è previsto il pienone. E se qualcuno protesta, entrano in campo i "sensibilizzatori" della Camera, i dipendenti di Montecitorio rimasti alla buvette come garanti dello standard del servizio. Sono loro, in abiti borghesi, a intervenire quando un deputato dà in escandescenze: "Onorevole, sono le nuove disposizioni, cerchiamo tutti di collaborare". La copertura politica all'operazione arriva dai piani alti di Montecitorio: "Non vedo la novità - dice il questore Gregorio Fontana (FI) - lo scontrino è obbligatorio da
tempo. Funziona così in qualsiasi esercizio pubblico. E sarebbe spiacevole se qualcuno si scagliasse
contro i dipendenti. Capisco la fretta, ma basta un pizzico di collaborazione".
Dietro al pasticcio, come al solito, ci sono i conti. Quelli della società non tornano: sulla base dei bilanci della Camera degli anni precedenti, la Compass prevedeva di incassare mezzo milione di euro l'anno, mentre le proiezioni indicano un calo del 30% e un "buco" di centomila euro.
Nessuno si spiega perché.
E in questo vuoto interpretativo si incunea l'antipolitica, che stavolta veste i panni anonimi del
commesso di lungo corso: "So' cambiati i tempi: zero sedute notturne, lavori dal martedì al giovedì. Per il resto qua è il deserto...". L'ultima parola spetta però a Pasquale Laurito. Con la sua Velina Rossa denuncia "le guardie "naziste"" che vigilano sugli scontrini. Esagera, perché è dai tempi della presidenza di Gianfranco Fini che sul bancone spicca una targhetta:
"Per favore, prima lo scontrino".
Fanno pure i FURBI al bar
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