Le Carte Parlanti

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Mundimago

martedì 29 ottobre 2019

La Memoria Corta degli italiani sulla Lega di Salvini


La Memoria Corta degli italiani sulla Lega di Salvini

Salvini è figlio della storia della Lega Nord, il partito più paradossale e contraddittorio che mai la Repubblica abbia conosciuto in oltre sessant'anni. Storia di un inganno perpetrato per anni a danno di tanti cittadini del nord, che in questo partito avevano riposto le proprie speranze di cambiamento, e di sistematici insulti alla dignità delle popolazioni meridionali.


Salvini è figlio della storia della Lega Nord, il partito più paradossale e contraddittorio che mai la Repubblica abbia conosciuto in oltre sessant'anni. Storia di un inganno perpetrato per anni a danno di tanti cittadini del nord, che in questo partito avevano riposto le proprie speranze di cambiamento, e di sistematici insulti alla dignità delle popolazioni meridionali.

Strano paese l'Italia. Ma la Lega, quella che sabato ha "marciato" su Roma e, a quanto sembra, almeno dai sondaggi, mieterebbe tanti consensi oggigiorno, è la stessa Lega Nord che per oltre un ventennio ha vagheggiato di secessione, federalismo, devolution, nazione padana, di lotta al centralismo romano ed alla corruzione, per poi rivelarsi il più "italiano" dei partiti in quanto a consuetudine con i vizi del potere? Parrebbe proprio di si, stando ai suoi attuali dirigenti, compreso il nuovo segretario-fustigatore Salvini, al nome che porta, ai simboli che esibisce.

Se parliamo dello stesso partito, allora, a parte i numeri del tutto eccezionali del suo attuale consenso elettorale, di nuovo c'è solo la sua vocazione "nazionale", tutto il resto è un film già visto. A cominciare dall'approccio al tema dell'immigrazione e del multiculturalismo, per finire a quello del fisco. Ronde, Camicie verdi, provocazioni anti-islamiche, guerra alla moschee, contatti con l'estrema destra europea, minacce di rivolta fiscale: è storia degli ultimi quindici anni, almeno. Anni in cui questo partito, nell'indifferenza della politica e delle istituzioni, ha potuto permettersi campagne xenofobe, perfino eversive dell'unità nazionale, e, al contempo, occupare, a "Roma", postazioni ministeriali. Non solo. C'è stato un momento nella storia del paese in cui Bossi & C. sembravano aver vinto su tutta la linea: non c'era partito in parlamento che non si professasse "convintamente federalista", tutti ammorbati dal verbo leghista.

Insomma, parliamo proprio dello stesso partito, il Carroccio, quello che faceva il suo ingresso trionfale nella politica nazionale nel 1992 cavalcando l'inchiesta Mani Pulite e un anno dopo avvertiva i magistrati che una pallottola costava "solo 300 lire". Si, si, la stessa forza politica che per oltre un ventennio ha millantato la sua "diversità" rispetto al sistema "romano", salvo razzolare peggio di tutti quelli, uomini pubblici e partiti, che di volta in volta finivano nel suo mirino, ininterrottamente, dalla maxi-tangente Enimont fino alle lauree fasulle in Albania. Storie di corruzione e "familismo amorale" che hanno coinvolto un numero impressionante di suoi esponenti ed amministratori ad ogni livello, gran parte del gruppo dirigente di vertice, lo stesso leader maximo e fondatore Umberto Bossi.

Salvini è figlio di questa storia, di cui è stato attivo protagonista per più di due decenni; la storia della Lega Nord, il partito più paradossale e contraddittorio che mai la Repubblica abbia conosciuto in oltre sessant'anni. Storia di un inganno perpetrato per anni a danno di tanti cittadini del nord, che in questo partito avevano riposto le proprie speranze di cambiamento, e di sistematici insulti alla dignità delle popolazioni meridionali, vittime in alcuni frangenti anche di alcune scelte concrete dei governi a trazione leghista. Ecco perché è davvero imbarazzante osservare che un numero così elevato di italiani, perfino del Mezzogiorno, che pure hanno potuto in questi anni rendersi conto dello scarto tra parole e fatti nella storia del Carroccio, si possano sentire rappresentati dagli stessi uomini che ne sono stati, senza soluzione di continuità, artefici assoluti. E che al sud possano esserci tanti cittadini in preda a sindrome di Stoccolma. Ciò, prescindendo anche dalla pericolosità delle loro campagne d'odio che stanno avvelenando la nostra società, 
sfruttando la sofferenza, il disagio, di milioni di cittadini.

È una questione di maturità politica, quella che sembra mancare del tutto ad una fetta larga di elettori, che, in cambio di uno sputo (metaforico, s'intende) ad un immigrato, sono disposti a chiudere gli occhi di fronte alla storica, e conclamata, inaffidabilità di questo partito. La crisi non ha eroso soltanto i nostri redditi. A pagarne il prezzo sono anche le istituzioni democratiche, la qualità del confronto politico, la nostra memoria collettiva. Lo slogan più noto del leghismo è stato Roma ladrona, la Lega non perdona!  Una parte del popolo italiano, invece, 
sembra che alla Lega abbia perdonato tutto.



 Salvini e la Lega dovrebbero evitare   di piangere sul latte che loro stessi hanno versato,   dovrebbero smetterla di scaricare sugli altri le loro responsabilità


 Salvini e la Lega dovrebbero evitare 
di piangere sul latte che loro stessi hanno versato, 
dovrebbero smetterla di scaricare sugli altri le loro responsabilità...


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Salvini e le Sue Responsabilità


Salvini e le Sue Responsabilità


2 puntate di Report dedicate alla lega nelle quali è venuto fuori un quadro decisamente poco rassicurante da coloro che governano alcune Regioni e vorrebbero farlo per l'Italia intera.
Vince chi ruba 49 milioni di euro e li restituisce in 80 anni.
Vince chi ha una mazzetta da 65 milioni di dollari dai Russi e che deve spiegare al popolo.
Vince chi ha come ex ministro uno che ha preso 80 volte rimborsi che non gli spettavano.
Vince chi vomita odio.
Vince chi fa i selfie e dirette Facebook.

Una riflessione va fatta, al netto delle proprie convinzioni politiche.

Questo è ciò che abbiamo, questo è ciò che meritiamo.

La cosa più triste è che dalla storia non si impara mai nulla!

Salvini e la Lega dovrebbero evitare di piangere sul latte che loro stessi hanno versato, dovrebbero smetterla di scaricare sugli altri le loro responsabilità.



SALVINI HA QUALCHE PROBLEMA CON LA MEMORIA, 
ECCO CHI SONO I VERI RESPONSABILI

70 mila persone in piazza, più del 30% dei voti alle ultime elezioni europee, 
la gente ama Matteo Salvini.

Lo ama perché è simpatico, perché parla come mangia, perché fa un sacco di selfie, ma soprattutto la gente lo ama perché lui non sopporta più gli altri, quelli che ci hanno portato in un’Europa che ci prende tutto e non ci dà nulla in cambio, non sopporta quelli che hanno consentito ai cinesi di invaderci con i loro prodotti a basso costo, agli stranieri di invaderci, che hanno tagliato le pensioni e alzato l’età pensionabile, non sopporta quelli che…

Salvini e la Lega dovrebbero evitare di piangere sul latte che loro stessi hanno versato, dovrebbero smetterla di scaricare sugli altri le loro responsabilità.


??? ALT! Ma chi sono Quelli?

Ad esempio l’EUROPA è veramente CATTIVA? 
Da quanto tempo l’Italia da all’Europa più di quello che riceve?

Facciamo un passo indietro e andiamo per tappe:

- Era il 1994, “Ambra Angiolini infiammava i pomeriggi di Non è la Rai” e Salvini era un giovane comunista, il 10 dicembre di quell’anno i Capi di Stato e di Governo firmano a Essen l’accordo per l’allargamento verso Est dell’UE che viene ratificato ad Atene il 16 aprile del 2003. Con il Trattato di Atene entrano in Europa ben 10 paesi, i paesi dell’Est, che si prendono un bel po' dei fondi strutturali europei che toccavano alle regioni italiane e anche un bel po' delle imprese italiane delocalizzano, vanno a produrre là dove il costo del lavoro è minore.

Ma chi governava in Italia nel 1994 e nel 2003? Nel 1994 il Governo Berlusconi e nel 2003 ancora il Governo Berlusconi e sempre in coalizione con Lega Nord e Alleanza Nazionale.

Salvini dice che dovremmo difendere il Mady in Italy dall’invasione cinese e dice che dovremmo mettere i dazi per difendere i nostri prodotti, un po' come ha fatto Trump, ma chi ha permesso ai prodotti cinesi di invadere i nostri mercati?

- Nel 2001 mentre Rocco Casalino era un concorrente del primo grande fratello, Matteo Salvini rispondeva ancora alle domande degli ascoltatori di Radio Padania Libera, l’11 dicembre dello stesso anno la Cina entrava nell’organizzazione Mondale del Commercio il cd. WTO, i nostri negozi venivano invasi da prodotti simili ai nostri con l’unica differenza
 che erano fatti in Cina e costavano molto meno.

Salvini e la Lega dovrebbero evitare di piangere sul latte che loro stessi hanno versato, dovrebbero smetterla di scaricare sugli altri le loro responsabilità.


Ma chi governava nel 2001?
 Ancora il Governo Berlusconi con una maggioranza composta
 da Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord.

- Stranieri Cattivi? Matteo Salvini sostiene che in Italia ci sia un’emergenza chiamata immigrazione, un’emergenza causata da un’Europa cattiva che ci ha lasciati da soli a gestirla. Ma chi ha permesso che l’Europa ci lasciasse soli?
Era il 2003 e mentre Kaka trascinava il Milan verso la vittoria dello Scudetto, Salvini era ancora a Radio Padania a rispondere agli ascoltatori, in quell’anno l’Italia firmava il Trattato di Dublino che obbligava il riconoscimento e l’accoglienza ai paesi in cui arrivavano i richiedenti asilo.

E chi governava nel 2003? Sempre il Governo Berlusconi, 
sostenuto da Alleanza Nazionale e Lega Nord.

Ma c’è almeno una cosa tra quelle che contesta Matteo Salvini 
di cui non si può incolpare la Lega e il Centro Destra?

Forse una c’è: La Legge Fornero, varata dal Governo Monti nel 2011 
quando la Lega stava all’opposizione.
Facciamo un passo indietro: il passaggio da un sistema retributivo ad uno contributivo è stato deciso con la riforma delle pensioni del 1994, mentre l’aumento dell’età pensionabile e l’indicizzazione alla speranza di vita media dell’età pensionabile è stata voluta dalle riforme delle pensioni del 2010 e del 2011, firmate da Maurizio Sacconi.
Ma allora chi era al Governo nel 1994, nel 2010 e nel 2011? Ancora una volta un Governo di Centro Destra con Silvio Berlusconi sostenuto da Lega Nord e Alleanza Nazionale.

Anche in questo caso Salvini e la Lega dovrebbero evitare di piangere sul latte che loro stessi hanno versato, dovrebbero smetterla di scaricare sugli altri le loro responsabilità.

MA TANTO NESSUNO HA UN TELECOMANDO PER TORNARE INDIETRO NEL TEMPO!




Perchè Salvini è più Pericoloso di Casa Pound e Forza Nuova.   L’inchiesta di Clauio Gatti rivela radici e scopi della Lega per Salvini premier



Perchè Salvini è più Pericoloso di Casa Pound e Forza Nuova. 
L’inchiesta di Clauio Gatti rivela radici e scopi della Lega per Salvini premier...






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Il gioco delle tre carte di Salvini

Il gioco delle tre carte di Salvini

Una Lega povera e piena di debiti, una Lega ricca e pulita.  

Lega Nord e Lega per Salvini premier: la strategia è chiara, spostare tutti gli attivi nella nuova Lega e lasciare in quella vecchia solo i debiti con lo Stato, compresi i 49 milioni di euro. Abbiamo analizzato i bilanci e scoperto come ormai le donazioni di parlamentari, cittadini e aziende finiscano quasi tutte al nuovo partito, immacolato con fisco e giustizia italiana.



Una Lega per i debiti, una Lega per la liquidità. Una Lega sempre più povera e una sempre più ricca. È quello che si scopre analizzando gli ultimi movimenti finanziari dei partiti guidati da Matteo Salvini. I partiti, sì, perché da qualche anno la principale forza politica italiana (secondo i sondaggi) si è sdoppiata: da una parte la storica Lega Nord, dall'altra la Lega Per Salvini Premier. Tecnicamente sono due entità diverse, ognuna con il suo codice fiscale e dunque con una propria autonomia patrimoniale. Peccato che pubblicamente questa distinzione non venga mai ricordata.

D'altra parte è difficile distinguerli: i due partiti hanno statuti molto simili, lo stesso amministratore (il deputato Giulio Centemero), la stessa sede legale (Via Bellerio 41 a Milano) e il medesimo leader (Salvini). La differenza principale è che sulla vecchia Lega nordista, quella fondata 30 anni fa da Umberto Bossi “per l'indipendenza della Padania”, pesa un debito enorme: quello relativo ai 48,9 milioni di euro della truffa ai danni dello Stato, come deciso da una sentenza del tribunale di Genova. Ecco allora che le donazioni provenienti da aziende, cittadini comuni e parlamentari stanno finendo nelle casse del nuovo partito, la Lega Per Salvini Premier. 

Una scatola nuova e senza macchie giudiziarie. A cui nessuno, in teoria, potrà chiedere indietro i soldi della truffa commessa ai danni dei cittadini italiani.

Il 2 per mille alla Lega per Salvini Premier
La nuova strategia finanziaria del Carroccio emerge passando in rassegna i dati sui finanziamenti privati ai partiti nel 2019 e incrociandoli con gli ultimi bilanci disponibili di Lega Nord e Lega Per Salvini Premier. Quest'ultimo è stato fondato nell'ottobre del 2017, tre mesi dopo che il tribunale di Genova aveva annunciato la condanna per truffa disponendo il sequestro dei 48,9 milioni. Nel suo primo anno di attività, il 2018, Lega Per Salvini Premier ha incassato 2,5 milioni di euro, provenienti in larga parte (2 milioni) dal due per mille. Insomma, Salvini ha fatto versare nelle casse del nuovo partito il contributo che ogni residente italiano può donare a una formazione politica.



Quest'anno l'ex ministro dell'Interno ha scelto di fare un passo ulteriore. A partire da gennaio del 2019 la maggior parte dei leghisti ha iniziato a versare il proprio obolo non più nelle casse della Lega Nord, come era successo anche nel 2018, ma in quelle della Lega per Salvini Premier. Sui conti del nuovo partito sono così arrivate le donazioni di aziende, privati cittadini e, soprattutto, parlamentari leghisti. Sono i contributi di questi ultimi, infatti, a costituire la maggior parte dei ricavi registrati dal movimento. In questo modo Lega Per Salvini Premier ha incassato, solo da gennaio ad agosto di quest'anno, circa 3 milioni di euro. Di contro, nello stesso periodo la Lega Nord si è dovuta accontentare di quasi un quindicesimo della somma: più o meno 200 mila euro.



Chi paga i costi maggiori? La Lega Nord
Stando agli ultimi bilanci disponibili, però, è ancora la Lega Nord il partito che deve sopportare i costi maggiori. Per le diverse attività ordinarie, il partito fondato da Bossi ha speso 5,5 milioni di euro, mentre la Lega Per Salvini Premier ha sborsato 1,2 milioni. D'altronde la maggioranza dei dipendenti del movimento è ancora in carico alla vecchia Lega, che dichiara 9 lavoratori rispetto ai soli 3 impiegati della Lega Per Salvini Premier. Il risultato finale è che il nuovo partito gode di ottima salute finanziaria. Già l'anno scorso poteva vantare una disponibilità liquida di 1,3 milioni di euro, contro gli 800mila euro rimasti nelle casse della Lega Nord. È molto probabile che quest'anno la differenza si acuirà, visto che le donazioni dei parlamentari sono finite quasi tutte nella nuova creatura salviniana. 

Dunque, la Lega Nord potrebbe chiudere l'anno in perdita.

E i 49 milioni di euro?


Il problema rischia di non riguardare solo i fedeli leghisti, ma tutti i cittadini italiani. A settembre del 2018 gli avvocati del Carroccio hanno infatti ottenuto il via libera dalla Procura di Genova per la restituzione dilazionata dei 48,9 milioni di euro della truffa ai danni dello Stato. Secondo quanto fatto filtrare sui giornali, l'accordo prevede che i soldi vengano restituiti a rate. E che il debito venga estinto nel giro di 76 anni. Proprio in quei giorni, ospite di La7, Salvini rispondeva così a chi gli chiedeva come avrebbe fatto il suo partito a ripagare quel debito, visto che in cassa non c'era quasi più nulla: saranno i parlamentari della Lega a tirare fuori i soldi dalle proprie tasche, fu la risposta dell'allora vicepresidente del Consiglio.

Come dire: non preoccupatevi, cari italiani, il debito con lo Stato lo ripaghiamo noi stessi. Dati alla mano, ogni parlamentare leghista – Salvini compreso – sta in effetti versando nelle casse del partito 3 mila euro al mese. Il problema è quale partito. 

Da quest'anno i bonifici finiscono infatti sul conto corrente di Lega Per Salvini Premier. Che, a differenza della Lega Nord, non ha alcun debito nei confronti dello Stato. Guardando i flussi di cassa dei due partiti emergono anche i diversi schieramenti interni alla Lega, le differenze tra chi resta legato alle originarie istanze nordiste e chi ha invece aderito al nuovo credo nazionalista. Per dire: mentre Salvini quest'anno ha sempre versato il suo obolo al nuovo partito, il suo vice Giancarlo Giorgetti ha girato tutti i suoi contributi alla Lega Nord. Donatori fissi del vecchio Carroccio sono anche l'eurodeputato Angelo Ciocca e l'ex vice ministro dell'Economia Massimo Garavaglia, 
mentre è ambiguo lo schieramento di Roberto Calderoli 
che ha versato un po' al vecchio e un po' al nuovo partito.

Fatto sta che al momento la Lega Nord è ancora in debito con lo Stato italiano per circa 45 milioni di euro. Come potrà restituire tutti questi soldi ora che le principali fonti di entrata del movimento sono state spostate sulla Lega Per Salvini Premier? 

Vista dalla prospettiva dei cittadini, che garanzie ha lo Stato sulla restituzione di tutti quei soldi?



Le uniche garanzie per ora sono costituite dal patrimonio della vecchia Lega, cioè da alcuni immobili di proprietà del partito. Come il prato di Pontida e lo stabile milanese di via Bellerio. In tutto, stando al bilancio, si tratta di circa 7 milioni di euro di immobilizzazioni. Sono comunque molti di meno rispetto ai 45 milioni di euro ancora attesi dallo Stato. Senza considerare la possibilità che prima o poi, come già avvenuto per i contributi del 2 per mille e le donazioni dei parlamentari, anche quei 7 milioni vengano travasati nella nuova Lega Per Salvini Premier. Sarebbe l'atto finale di una strategia già delineata anni fa dal predecessore di Salvini, Roberto Maroni. "Bisogna fare la bad company dove rimane dentro un cazzo", furono le parole esatte pronunciate nel 2013 dall’allora segretario leghista, riportate negli atti dell'indagine Breakfast condotta dalla procura di Reggio Calabria. In pratica: spostare tutti gli attivi nella nuova Lega, e lasciare in quella vecchia solo i debiti con lo Stato. Visto come stanno andando le cose, sembra che Salvini abbia preso alla lettera il consiglio di Maroni.

Perchè Salvini è più Pericoloso di Casa Pound e Forza Nuova.   L’inchiesta di Clauio Gatti rivela radici e scopi della Lega per Salvini premier.

Perchè Salvini è più Pericoloso di Casa Pound e Forza Nuova. 
L’inchiesta di Clauio Gatti rivela radici e scopi della Lega per Salvini premier...



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Il Fascismo che Ritorna con Salvini



Nella foto: Matteo Salvini con Aleksandr Dugin,   ideologo russo con simpatie per il mondo neonazista


Perchè Salvini è più Pericoloso di Casa Pound e Forza Nuova. 
L’inchiesta di Clauio Gatti rivela radici e scopi della Lega per Salvini premier

Un nutrito gruppo di post-nazisti, formatisi nell’entourage eversivo di Franco Freda (considerato l’ideologo della strage di piazza Fontana) e del suo discepolo Maurizio Murelli (undici anni di galera alle spalle), è entrato a livelli apicali nella Lega, fin dalla fondazione. Lo ricostruisce il libro “I demoni di Salvini. I postnazisti e la Lega”, del giornalista del Sole 24 Ore Claudio Gatti pubblicato da Chiarelettere.

L’inchiesta molto approfondita dimostra che Matteo Salvini nasce e cresce politicamente nell’estrema destra e che non ha nessun fondamento la leggenda (abilmente costruita) del “comunista padano”; la sua identità reale è quella di un uomo di estrema destra nutrito di retorica, idee e soprattutto frequentazioni esplicitamente postnaziste. Non mancano i nessi col nazismo storico, quello di Hitler: nel lontano 1976 al futuro senatore Borghezio viene trovata in casa una divisa da ufficiale nazista, mentre Gianluca Savoini aveva nel suo ufficio della redazione
 della «Padania» una cornucopia di simboli hitleriani.

Sul ruolo di questo personaggio (per un lungo periodo portavoce di Salvini, e l’anno scorso tra gli organizzatori del suo viaggio in Russia da ministro dell’interno) c’è ancora molto da scavare: ci penseranno i giudici che indagano sul Russiagate e presumibilmente ne vedremo delle belle. Savoini ha un passato dichiarato e mai rinnegato con l’estrema destra, attraverso quella casa editrice-centrale di agitazione politica “Orion” che non ha mai lesinato di nostalgie nazifascistoidi.

Savoini è diventato via via uno dei promotori della dottrina Dugin, sedicente ideologo di Putin, in realtà una sorta di santone spacciato per intellettuale che teorizza il ritorno all’impero euroasiatico e che ha imperniato la sua opera su una sfilza di luoghi comuni razzisti, omofobi, nazionalisti. Da decenni amico di Maurizio Murelli e del gruppetto di Orion, sin dai giorni del liceo e frequentatore del mondo della destra radicale all’epoca dell’università, nel 1991 entra nella Lega e qualche anno dopo viene assunto come articolo 1 dalla “Padania” dove stringe un rapporto stretto sia con Bossi sia con Salvini, all’epoca parcheggiato dal Senatur nella redazione del quotidiano leghista. A fine 2013 Matteo Salvini diventa segretario della Lega e sceglie Savoini, ricostruisce Gatti, “non solo come portavoce ma anche come sherpa personale che apra la strada di Mosca. Insomma gli affida un ruolo centrale sia sul fronte interno sia su quello estero”.

Con il suo libro, Gatti lancia un allarme preciso: Salvini sta rilanciando la teoria della “sostituzione del popolo”: per cui l’etnia europea bianca e cristiana sarebbe minacciata da un complotto giudaico-massonico che la vuole sostituire con neri musulmani. Una teoria espressa in termini quasi identici nel Mein Kampf di Hitler, nelle rivendicazioni di Brenton Tarrant (lo stragista delle moschee neozelandesi) e nei discorsi di Salvini: e questa affermazione non è un’illazione, o una calunnia, ma il semplice frutto di un banale confronto testuale, dalla forza dirompente. A queste conclusioni Gatti arriva dopo centinaia di interviste che ha realizzato e poi analizzato con l’aiuto dell’ingegner Alberto Sciandra, nazista pentito che è stato il primo infiltrato nella Lega (organizzatore, tra l’altro, della sceneggiata celtica con Bossi alle fonti del Po, nel 1996).

Andrea Sciandra, spiega Gatti, è un ingegnere elettronico oggi manager di una multinazionale europea. Chi spinge Sciandra a muoversi – l’ideatore dell’operazione – si chiama invece Maurizio Murelli, un ex neofascista che nei primi anni 70 è stato condannato a 17 anni per l’uccisione di un agente di polizia.
“Negli anni trascorsi in carcere, Murelli conosce la crema della destra eversiva e neofascista italiana ma, essendosi reso conto che quello del neo-fascismo è un vicolo cieco, decide di abbandonare la “via del guerriero” per intraprendere quella “del sacerdote”. Apre così una casa editrice a Saluzzo (in provincia di Cuneo) e lancia la “rivista militante” Orion.
Assieme a Sciandra, Murelli conclude che per dare continuità ai pilastri del pensiero fascio- nazista – quindi tradizionalismo, nazionalismo, autoritarismo e razzismo – occorre un “nuovo veicolo politico”. […] Lo trovano nel movimento autonomista che col tempo confluirà nella Lega Nord”.
Gatti cita Marco Battarra, “stretto collaboratore di Murelli, [che] ricorda bene quel periodo: “Quando nel 1985 la Lega ha fatto la prima riunione a Milano, contando Bossi eravamo in nove, di cui due di Orion. Nove persone in tutto, intorno a un tavolo a casa del primo segretario della Lega della sezione di Milano. E i primi manifesti della Lega sono stati stampati nella tipografia di Murelli”.

In America, commenta Tomaso Montanari, altro grande inchiestista, “un libro come questo avrebbe la forza del Watergate. E in un qualunque Paese europeo, un libro che dimostrasse come il vicepremier e ministro dell’Interno è circondato da postnazisti che ne conducono la politica estera (e forse i flussi di finanziamento) e ne modellano l’ideologia e la retorica porterebbe a una crisi di governo”.
“Temo – conclude Montanari – che questo non succederà. Ma mi domando cosa penseranno, dopo averlo letto, Sergio Mattarella (che fermò, a costo di lacerare la Costituzione, Paolo Savona ma non mosse ciglio contro la nomina di Salvini) o Luigi Di Maio e Matteo Renzi, che condividono la responsabilità (seppur in misura diversa) di aver inquinato, dandola in mano a un uomo di queste frequentazioni, la nostra sicurezza nazionale”.


Il gioco delle tre carte di Salvini  Una Lega povera e piena di debiti, una Lega ricca e pulita.


Il gioco delle tre carte di Salvini
Una Lega povera e piena di debiti, una Lega ricca e pulita.  

Lega Nord e Lega per Salvini premier: la strategia è chiara, spostare tutti gli attivi nella nuova Lega e lasciare in quella vecchia solo i debiti con lo Stato, compresi i 49 milioni di euro. Abbiamo analizzato i bilanci e scoperto come ormai le donazioni di parlamentari, cittadini e aziende finiscano quasi tutte al nuovo partito, immacolato con fisco e giustizia italiana.



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lunedì 28 ottobre 2019

Umbria Verso la Dittatura

Umbria:   il Popolo Ottenebrato   dalla Menzogna si proietta   Verso la Dittatura

Umbria:
 il Popolo Ottenebrato
 dalla Menzogna si proietta
 Verso la Dittatura

 by Paolo Maddalena 

Nel moto pendolare della storia si sta ripetendo quanto già avvenuto con la presa di potere del fascismo. La data del 28 ottobre e la città di Perugia furono il tempo e il luogo da cui nacque la famosa marcia su Roma.

A Perugia, infatti, risiedeva il quartier generale di Italo Balbo che ne diresse le operazioni. Sembra proprio che questa volta la storia si ripeta con estrema e inusitata puntualità.

Anche oggi possiamo dire che in questo moto pendolare della storia i protagonisti hanno preso uno scivolone che porta alla fine della democrazia e alla instaurazione della dittatura.

Salvini e la Meloni sono i veri vincitori e sono gli amici di CasaPound. D’altro canto le manifestazioni in favore di Mussolini svoltesi a Predappio hanno la stessa aria di esultanza verificatasi a Perugia.

Quello che interessa è scoprire la causa di fondo che spinge il popolo a richiedere un uomo solo al comando. Questa causa è il disastro economico, che allora, come oggi, opprime il popolo italiano.

Oggi, tuttavia, siamo più informati di ieri, sappiamo che la crisi economica in Italia e nel Mondo (Cile, Argentina, Uruguay, Venezuela, Costa Rica, Ecuador, Colombia, ecc.) è l’affermazione del pensiero neoliberista che è riuscito ad imporsi nelle istituzioni finanziari mondiali (FMI, Banca mondiale), in Europa (BCE) e in genere in tutti gli stati dell’occidente.

Questo pensiero, in pieno contrasto con la Costituzione italiana, ha prodotto un sistema economico predatorio, che vuole l’accentramento della ricchezza nelle mani di pochi e l’esclusione dell’intervento degli Stati, e cioè dei popoli, nell’economia.

Si vuol perseguire così un ordinamento mondiale, nel quale dominano la finanza e le multinazionali e gli Stati sono semplici esecutori della volontà di questi, mentre tutti i cittadini divengono schiavi.

Il contrario del sistema economico produttivo di stampo keynesiano che vuole la redistribuzione della ricchezza alla base della piramide sociale e l’intervento dello Stato nell’economia, un sistema, sancito in Costituzione, che consentì all’Italia di diventare la quinta potenza economica mondiale.

Il popolo, a causa della propaganda menzognera della destra, capeggiata da Salvini e propalata dalla stampa e dalla televisione, non ha la minima idea di questa realtà. E si getta nelle mani del pifferaio che li condurrà a morte.

L’accordo PD-M5S è stato un errore perché non si è posto contro la finanza e le multinazionali. Si apre dunque un nuovo spazio elettorale per chi avrà la forza di creare un partito che voglia salvare il popolo dalla sua autodistruzione.

Qualcosa, accanto all’Anpi, sta germogliando, e la salvezza potrebbe provenire da certe iniziative politiche, come quella del sindaco di Napoli contro la Whirlpool, che si dovrebbero estendere a macchia d’olio. Se ciò avverrà potremmo dire che non c’è da piangere un’era che tramonta, ma da gioire per un era che nasce.

Professor Paolo Maddalena.

Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”


Umbria:   il Popolo Ottenebrato   dalla Menzogna si proietta   Verso la Dittatura


Ad un certo punto i due si passano fugacemente un plico alto come un pacchetto di Sigarette, fasciato in fogli di giornale. Al suo interno ci sono 150mila euro in contanti. Savoini va in bagno a contare la sua parte, un altro cliente irrompe e le banconote nuove di zecca finiscono dritte nello scarico. Lui le ripesca dal fondo della turca e le pulisce una a una... 






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domenica 27 ottobre 2019

Donatella Tesei Incandidabile dopo un buco di almeno 2 milioni di euro

Donatella Tesei Incandidabile dopo un buco di almeno 2 milioni di euro


M5s: «E allora Tesei?»  Se uno ha il Comune in bancarotta come fa a fare il governatore?’ Ottima domanda: dunque a che titolo la leghista Donatella Tesei si candida a fare la governatrice dell’Umbria dopo aver lasciato un buco di almeno 2 milioni di euro a Montefalco?». Così in una nota i parlamentari umbri del MoVimento 5 Stelle Tiziana Ciprini, Filippo Gallinella, Stefano Lucidi e Emma Pavanelli.  Il bilancio di due mandati da sindaco è più che sufficiente per ritenere la Tesei del tutto inadatta al ruolo di presidente di Regione. Il paragone con un imprenditore brillante e capace come Vincenzo Bianconi poi è impietoso per lei. 
Gli elettori umbri hanno sotto gli occhi la differenza di capacità tra i due.

Verini: «Ecco perché la nasconde» E anche il commissario Pd, Walter Verini, va giù duro. «Come si fa a candidare a presidente della Regione uno che ha il comune in bancarotta? Questo è quanto ha detto Salvini a proposito delle prossime elezioni regionali in Calabria. Allora chiediamo noi a Salvini come si fa a candidare a presidente della Regione Umbria un ex sindaca come Donatella Tesei che ha massacrato il bilancio del comune di Montefalco? È questo infatti il motivo per cui l’ha nascosta per tutta la campagna elettorale, usando l’Umbria 
come una clava per sue ciniche speculazioni propagandistiche».

Secondo la sottosegretaria agli Affari Europei Laura Agea, esponente umbra del Movimento 5 Stelle. «Era ora. Secondo il leader della Lega non è possibile candidarsi a fare il presidente di Regione dopo aver lasciato i debiti nel proprio Comune. Una sonora bocciatura per Donatella Tesei che pochi mesi fa ha lasciato il comune di Montefalco con un bel buco di bilancio da 2 milioni di euro. Tanto che la nuova amministrazione di centrodestra ricorre all’auto ostruzionismo per non approvare il bilancio consolidato che certifica il disavanzo. Meglio tardi che mai, 
la Tesei non è una candidata credibile per rilanciare l’Umbria».


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Salvini e Savoini in Marocco: 150mila euro Caduti in Bagno

Salvini e Savoini insieme in Marocco nel 2016.   La storia dei 150mila euro consegnati dal lobbista del re e Caduti nella “turca”


Salvini e Savoini insieme in Marocco nel 2016. 
La storia dei 150mila euro consegnati dal lobbista del re e Caduti nella “turca”

Nel 2016 la “trasferta” del leader della Lega alla corte di Re Mohammed. Sei mesi dopo il lobbista del re consegna i soldi in contanti all’allora portavoce, oggi indagato per corruzione internazionale nell’inchiesta su rubli e petrolio. L'obiettivo? “Definire una lista di aziende italiane per futuri appalti e garantire una stampa favorevole al governo di Rabat”
di Luigi Franco e Thomas Mackinson

Gli interessi in valuta estera di Savoini non sono iniziati coi rubli. Prima dell’incontro al Metropol di Mosca, c’è stato quello a Le Méridien di Parigi. Prima di quella russa, una pista marocchina passata per la Francia e finita in una turca. Una storia dal copione molto simile che il Fatto rivela per la prima volta. Siamo nella primavera 2016, due anni prima del famoso incontro dell’hotel moscovita. Al centro c’è sempre l’ex portavoce e uomo di fiducia di Matteo Salvini oggi indagato per corruzione internazionale nell’inchiesta su rubli e petrolio. La scena, riferita da due fonti convergenti, è da film. Gianluca Savoini è seduto in un bistrot di boulevard Pereire, non lontano dall’Arc de Triomphe, con un’altra persona. A un certo punto i due si passano fugacemente un plico alto come un pacchetto di Sigarette, fasciato in fogli di giornale. Al suo interno ci sono 150mila euro in contanti. Savoini va in bagno a contare la sua parte, un altro cliente irrompe e le banconote nuove di zecca finiscono dritte nello scarico. Lui le ripesca dal fondo della turca e le pulisce una a una.

Di nuovo al tavolo, i due italiani se la ridono di gusto. Incidente a parte, hanno fatto un ottimo affare. Mezz’ora prima – raccontano le fonti – nella sala de Le Méridien Etoile, a due passi dall’Ambasciata del Marocco, hanno ricevuto il prezioso plico dalle mani di Mohamed Khabbachi, ex direttore generale dell’agenzia di stampa nazionale Map, emissario di re Mohammed VI per le attività di lobby su scala europea, Italia compresa. Il suo profilo WhatsApp riporta tutt’ora una veduta della stazione centrale dal Pirellone, dove Savoini è stato capo ufficio stampa e oggi è vicepresidente Corecom. Qual era la contropartita di quel denaro? Savoini era a Parigi per un affare privato o per conto della Lega? Raggiunto sul cellulare della moglie, l’ex portavoce di Salvini riattacca al primo accenno alla vicenda. Monsieur Khabbachi, che in Marocco ha fama di essere ufficiale di collegamento tra il mondo dei Servizi e la manipolazione dei media a fin di propaganda, nega: “Sono un giornalista, seguo cosa succede nel mondo, ma non do soldi”. Chiede poi di essere richiamato dopo un’ora, e invece non risponderà più al telefono e neppure alle domande inviate via WhatsApp che sicuramente ha letto, come dimostra la spunta blu sui messaggi. Cosa c’è dietro? “L’incontro all’hotel Le Méridien – spiega una fonte – era stato organizzato per definire una lista di aziende italiane da segnalare per futuri appalti in Marocco e per garantire una copertura di stampa favorevole al governo di Rabat”. A spianare la strada è stata una missione leghista in Marocco di ottobre 2015, quando Salvini e Savoini vanno alla corte di Re Mohammed dove, tra gli altri, incontrano un magnate della tv e i ministri dell’immigrazione e dei lavori pubblici. La delegazione ricorda l’armata Brancaleone: “Abbiamo incontrato ministri con due lauree prese negli Usa, Salvini non sapeva neanche parlare francese. I marocchini sembravamo noi”, racconta Claudio Giordanengo, organizzatore del tour nonché dentista di Paesana (Cuneo) che si presentava come “responsabile esteri della Lega” e a marzo si è candidato a Saluzzo. Giordanengo conosce Savoini dal 1997 e ha un’antica amicizia con Mario Borghezio, che si è personalmente speso sul fronte marocchino per arginare l’attrazione dei leghisti della prima ora verso il fronte indipendentista e islamista del Polisario. Borghezio ricorda quella delegazione come “qualcosa di non esattamente ufficiale, di quelle che fanno i politici e qualche imprenditore a carattere non voglio dire turistico, ma quasi”.

Nella delegazione ci sono anche due figure esterne al partito. Sono Massimo Gerbi, figlio dell’ex patron del Torino calcio Mario Gerbi, e Kamal Raihane, ex agente di leve calcistiche del Maghreb che in quel periodo faceva sfoggio di foto con Salvini e rivendicava: “Gli ho organizzato l’incontro con alcuni esponenti del mondo politico marocchino. S’è parlato di politica e non solo. Un incontro costruttivo”. Da fine 2017 Raihane è titolare di Eurafrica srl, una società di Torino da 10mila euro di capitale sociale, che si occupa di procacciamento di affari. Al Fatto non ha risposto sul suo ruolo nella comitiva leghista. Più loquace è Giordanengo: “L’iniziativa era nata con un intento provocatorio: la Lega che va a parlare di immigrati in Marocco”. C’erano altri interessi? “C’era un interesse parallelo, credo legittimo, di unire alla missione politica anche la presentazione di aziende interessate a operare in Marocco. Se poi ci sono stati altri personaggi che hanno stabilito rapporti economici non lo so”.

Salvini rimane soddisfatto delle missione, come folgorato dal Marocco. L’1 novembre 2015 twitta “È una terra stupenda”, e in un’intervista al Corriere afferma: “Qui in Marocco si deve investire”. Qualcuno lo ha preso in parola. Nelle settimane successive i rapporti con gli emissari del governo di Rabat andranno avanti, suggellati da più visite di Khabbachi a Milano, fino all’appuntamento clou di Parigi, all’hotel Le Méridien Etoile. Ma qui, proprio come a Mosca, non fila tutto per il verso giusto. Khabbachi dà conto a Savoini e al compagno di un incidente che ostacola le operazioni di intermediazione per cui si erano spesi: i dossier delle imprese italiane erano da tempo sulla scrivanie delle autorità marocchine, già verificati. I due italiani restano di sasso: non avevano ancora fornito alcun elenco. Qualcuno li ha battuti sul tempo. I sospetti ricadono subito sugli intermediari marocchini, ma poco importa. A ore torneranno via aereo in Italia con il premio di consolazione nascosto nella giacca, nei pantaloni e nelle scarpe. Dal fondo della turca, la parte di Savoini finirà nella cassetta di sicurezza di una banca.


Chiesi il licenziamento di Salvini perchè falsificò quattro note spese.   Lui e Savoini erano compagni di merende




Chiesi il licenziamento di Salvini perchè falsificò quattro note spese.
 Lui e Savoini erano compagni di merende...   

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Matteo Salvini e Gianluca Savoini


Matteo Salvini e Gianluca Savoini






L'inchiesta di "Report" su Moscopoli, Moncalvo (ex direttore Padania):
 "Legami con Savoini, ferie e note spese: vi racconto Salvini"

Il rapporto tra Matteo Salvini e Gianluca Savoini comincia molto prima della trattativa dell'ex portavoce del segretario leghista all'hotel Metropol di Mosca e l'inizio dello scandalo di Moscopoli, secondo l'inchiesta di Report in onda su Rai3 il 21 ottobre, ed è decisivo per il destino della Lega. Nelle immagini un'anticipazione del servizio di Giorgio Mottola in cui Gigi Moncalvo, ex direttore della Padania, dice: "Chiesi il licenziamento di Salvini perchè falsificò quattro note spese. Lui e Savoini erano compagni di merende. Salvini lo fece portavoce perché gli doveva molto, Savoini lo ha impostato, era una sua creatura". Il servizio poi ricorda il caso denunciato nel 2002 da La Stampa dei simboli nazisti all'interno della stanza della redazione politica de la Padania. "Furono messi su ordine di Savoini o con il suo placito", dice Moncalvo.




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Al centro della vicenda il consigliere di Matteo Salvini e l'ex portavoce, 
protagonista dell'incontro al Metropol di Mosca...


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Savoini, le Consulenze da Ferrovie Nord e Regione Lombardia

Savoini, le Consulenze da Ferrovie Nord e Regione Lombardia


Subito dopo lo scandalo dei soldi russi alla Lega, è sembrato che il Carroccio volesse prenderne le distanze da Savoini, ora emerge che l’uomo avrebbe ricevuto dalla Regione Lombardia, a guida leghista, uno stipendio da 4 mila euro al mese.
Ora un’inchiesta dell’Espresso svela che avrebbe percepito nello scorso anno uno stipendio di più di 4mila euro al mese dalla Regione Lombardia, a guida leghista.

«Savoini chi?»
«Non l’ho invitato io», diceva Matteo Salvini subito dopo la pubblicazione degli audio di BuzzFeed, «non è una persona della Lega, non è un parlamentare, non ha nessun ruolo ufficiale», aggiungeva il presidente della Commissione bilancio della Camera, Claudio Borghi. Allo scoppio dello scandalo dei Fondi russi alla Lega, il Carroccio ha cercato di prendere le distanze da Gianluca Savoini, per poi tornare sui propri passi: «Savoini lo conosco da 25 anni», diceva il leader leghista lo scorso luglio.

Di sicuro, Savoini lo conoscono bene i vertici della Regione Lombardia, governata dal leghista Attilio Fontana. Visto che ha ricevuto dal Pirellone, nell’ultimo anno, uno stipendio di più di 4mila euro al mese. A rivelarlo la nuova inchiesta dell’Espresso, in edicola domenica 15 settembre.

Uno stipendio da 4mila euro al mese
Secondo il settimanale, Savoini avrebbe ricevuto, tra giugno 2018 e luglio 2019, 2.600 euro al mese da Ferrovie Nord Milano Spa (società quotata in borsa di cui il 57% è in mano alla Regione, il 14% a Ferrovie dello Stato e il restante a Anima Sgr); 1.875 euro dal Consiglio regionale della Lombardia come vicepresidente del Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni).

Uno stipendio, pagato dagli italiani, per non meglio precisate «consulenze». L’Espresso ha chiesto maggiori informazioni a Ferrovie Nord Milano Spa per capire il ruolo di Savoini. «Per prassi aziendale Fnm non fornisce informazioni e/o commenti sui propri rapporti contrattuali». Questa è stata la replica. Per quanto riguarda la vicepresidenza di Corecom Lombardia, Savoini ha ottenuto l’incarico a settembre 2018, su proposta della Lega. Dunque non proprio un personaggio di secondo piano nelle fila del Carroccio.

Savoini finisce così per incassare più di 4mila euro al mese di soldi pubblici, dunque pagato dagli italiani. Nello stesso periodo avrebbe contrattato finanziamenti russi per il Carroccio. I sei uomini (tre russi e tre italiani) si sarebbero incontrati al Metropol, a Mosca, a ottobre 2018, quando Savoini riceveva già da diverse settimane soldi pubblici per incarichi che gli sono stati conferiti dalla Lega.

Adesso capisco perchè 
le Ferrovie Nord
NON Funzionano Bene,
ed ecco spiegato il perchè 
degli scioperi ATM Milano



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Chiesi il licenziamento di Salvini perchè falsificò quattro note spese. Lui e Savoini erano compagni di merende...   https://cipiri.blogspot.com/2019/10/matteo-salvini-e-gianluca-savoini.html





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sabato 26 ottobre 2019

Caso Lega Russia

Caso Lega Russia

Report sui trasferimenti di denaro di D'Amico e Savoini
La finanza sta vagliando una serie di operazioni 
realizzate tra il 2011 e il 2012. Al centro della vicenda 
il consigliere di Matteo Salvini e l'ex portavoce, 
protagonista dell'incontro al Metropol di Mosca

Vendite di case, prelievi di contanti, trasferimenti milionari su conti esteri. Movimenti di denaro di vario genere, tutti effettuati negli anni scorsi dagli uomini che hanno trattato in Russia per conto della Lega. Sono varie le operazioni sospette, contenute in un report il cui contenuto è stato visionato da La Stampa e Corriere della Sera, su cui la Guardia di Finanza cerca di fare luce. 

Nel mirino, in particolare, il consigliere di Matteo Salvini a Palazzo Chigi Claudio D’Amico e l’ex portavoce Gianluca Savoini, protagonista dell’incontro del 18 ottobre scorso all’hotel Metropol di Mosca durante il quale si discusse un finanziamento da 65 milioni di euro che sarebbe stato destinato al Carroccio per finanziare le elezioni europee.

Il report su D’Amico risale al 2012. Si legge sul Corriere della Sera:

All’esecuzione di 14 prelevamenti in contanti in sequenza temporale (da gennaio 2011 a marzo 2012) per complessivi 110mila euro dal conto corrente intestato al Gruppo Lega Nord Padania presso il Banco di Napoli in seguito all’accreditamento di bonifici con cadenza mensile di 8.460 euro provenienti dalla Camera dei Deputati con causale ‘saldo ricevute’”.

La rete tessuta da D’Amico e Savoini è fitta, e porta anche a Oleg Ossipov, ex gestore della fondazione ‘Rossotrudnichstvo’, nonché padre di Irina Ossipova, interprete amica di Savoini, che ha accompagnato Salvini nelle varie trasferte a Mosca. Scrive il quotidiano di via Solferino:


Ossipov risulta segnalato per rilevanti movimentazioni finanziarie che ammontano a 2 milioni 253mila euro tra aprile 2015 e marzo 2016. A fronte di consistenti bonifici dalla Russia sul suo conto (per circa 900mila euro) seguono bonifici in uscita (per circa 760mila euro) disposti a favore di altro conto corrente intestato a lui e ad altre cinque persone fisiche con causali
 riguardanti il pagamento degli stipendi.



Strategica viene ritenuta l’associazione ‘Conoscere Eurasia’. Nel dossier viene anche citato l’avvocato Andrea Mascetti componente del board di Banca Intesa Russia.

In questo intreccio spiccano le ‘segnalazioni’ relative alla Rosneft Oil Company che, come evidenziano gli investigatori, ”è controparte delle negoziazioni
 italo-russe durante l’incontro” al Metropol.

A proposito della compagnia petrolifera nel report si legge ancora:

Viene menzionata per l’operatività anomala riconducibile a Galina Lazareva, moglie del direttore finanziario Petr Ivanovich Lazarev. La donna è una libera professionista nel settore della compravendita immobiliare e riceve: da novembre 2016 ad agosto 2017 9 milioni di euro provenienti dalla Russia, in particolare 3 milioni di euro il 22 settembre 2016 da Banca Intesa Russia tramite bonifico disposto dal marito con causale ‘regalo’; bonifico per circa 3 milioni pervenuto sul conto corrente in dollari Usa giustificato come controvalore di dividendi percepiti in quanto socia della Winkler Limited con sede a Gibilterra; a novembre 2017 e gennaio 2018 ulteriori 5,4 milioni di euro di cui parte del coniuge Lazarev, giustificati quali saldo finanziario 
di una vendita di un immobile in Finlandia.

Non sono Credibili né come Cattolici, né come Patrioti,   né come Sostenitori della Famiglia Tradizionale

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