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giovedì 18 luglio 2019

Andrea Camilleri


Andrea Camilleri, lo scrittore siciliano divenuto famoso per la collana di libri sulle avventure del commissario Montalbano


Andrea Camilleri, 
lo scrittore siciliano divenuto famoso per la collana di libri 
sulle Avventure del commissario Montalbano
Ultimo Saluto al Cimitero Acattolico di Roma


L'infanzia di Camilleri
“Diceva Montaigne che anche se sali sul più alto degli alberi, sempre il culo fai vedere”, aveva commentato in occasione della pubblicazione del suo centesimo libro lo scrittore siciliano, nato il 6 settembre 1925, a Porto Empedocle, la ‘Vigàta’ dei suoi romanzi.

Il padre Giuseppe era ispettore del lavoro portuale, un fascista convinto che aveva fatto la marcia su Roma e svolgeva le funzioni di segretario del fascio nella sua città. “Prima di sposarlo, mia madre detestava mio padre. Ma cambiò subito idea sul suo conto. Scoprì un uomo leale, ironico, coraggioso, generoso. Insomma: Montalbano. È stata mia moglie, che l’ha conosciuto bene, a farmelo notare: “ 'Montalbano è per tre quarti tuo papà, e tu hai scritto una sua lunga biografia'. Ha ragione”, racconta lo scrittore che all’epoca era un giovane balilla.

Il trasferimento a Roma e l'ingresso in Rai
Camilleri, però, già nel 1942, ripudia il fascismo e diventa comunista. Nel 1947 pubblica racconti di terza pagina sui quotidiani L’Ora di Palermo e L’Italia socialista di Roma e alcune delle sue poesie vengono inserite da Giuseppe Ungaretti in un’antologia di poeti. Due anni dopo vince la borsa di studio per l'Accademia nazionale d'Arte drammatica e si trasferisce a Roma. In questi anni vince l’ambito premio Saint Vincent e si iscrive all’Università, alla facoltà di Lettere, ma non consegue la laurea. Viene espulso dal presidente dell’Accademia, Silvio D’Amico, per un episodio che ha sempre voluto tenere nascosto e, poi, va a lavorare all’Enciclopedia dello Spettacolo. Nel 1954 vince un concorso in Rai ma vi entra solo 3 anni dopo perché, dice lui, “è comunista”. A 33 anni, inizia la carriera di regista teatrale e televisivo e per la tivù di Stato si occupa della produzione di sceneggiati di successo come il Tenente Sheridan e Le indagini del Commissario Maigret.

“Ho lavorato per trent'anni in Rai. È un'azienda misteriosa dalla quale non riesci mai a liberarti. Vedere in difficoltà l'azienda dove hai lavorato per tanti anni, ti addolora e ti fa rabbia”, dirà Camilleri che, più volte, ha criticato la deriva commerciale della tivù di Stato che, secondo lui, ha abdicato al ruolo di servizio pubblico. Nel 1958 è il primo a portare in Italia il teatro dell'assurdo di Beckett con Finale di partita, prima al teatro dei Satiri di Roma e poi in televisione con Adolfo Celi e Renato Rascel. Dalla fine degli anni ’60 insegna, per dieci anni al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, mentre dal 1977 al 1997 torna, sempre come docente, all'Accademia nazionale d'Arte drammatica. Luca Zingaretti, che prima di interpretare il commissario Montalbano fu suo allievo, ricorda così quel periodo: “Si parlava un po’ di tutto. Era un eccezionale affabulatore, molto bravo a trovare il dettaglio originale nel gesto quotidiano. Magari ci inchiodava due ore sull’uomo che aveva appena visto prendere il cappuccino. Che poi è anche la grandezza del suo modo di scrivere”.

Andrea Camilleri, lo scrittore siciliano divenuto famoso per la collana di libri sulle avventure del commissario Montalbano


Il successo del Commissario Montalbano
Camilleri, però, inizialmente trova difficoltà ad affermarsi come scrittore. Il suo primo romanzo, Il Corso delle cose, è datato 1978 e viene rifiutato da ben dieci editori.“Alla fine ne feci una riduzione per uno sceneggiato televisivo e a quel punto un editore di libri a pagamento (la Lalli ndr) lo pubblicò in cambio di una pubblicità sui titoli di coda”, racconta. Dagli anni ’80 in poi, Camilleri non si ferma più: “Fu – spiega - come togliere un tappo. Scrissi immediatamente il secondo romanzo che inviai a Garzanti: Un filo di fumo. E poi un saggio, La strage dimenticata che Elvira Sellerio pubblicò. Da allora passarono otto anni senza che io scrivessi più nulla". Il successo letterario di Camilleri arriva solo nel 1994 quando pubblica La forma dell’acqua, primo libro giallo che vede come protagonista il commissario Montalbano. Nel 2016, con L’altro capo del filo, dedicato ancora una volta a Montalbano, ha raggiunto (e già superato) i 100 libri pubblicati e, solo per la Sellerio, ha venduto oltre 18 milioni di copie.

In poco tempo Montalbano è diventato un caso anche alla tivù, grazie all’attore Luca Zingaretti che, fisicamente, non ha nulla a che vedere con il commissario che interpreta. Camilleri rivela di non aver mai avuto un’idea precisa di quale aspetto potesse avere l’eroe dei suoi romanzi finché un incontro particolare gli dà la giusta illuminazione. “Avevo appuntamento a Cagliari con un professore di letteratura di quella università, Giuseppe Marci, che mi aveva invitato a chiudere un suo corso. Eravamo d’accordo che per farsi riconoscere avrebbe avuto con sé una copia del Birraio di Preston. Bene, sceso all’aeroporto ho avuto la sorpresa di imbattermi in Montalbano col Birraio sottobraccio. Era proprio lui. Lo scrissi a Carlo Esposti, il produttore della serie tv: peccato che un attore così somigliante non esista”, confessa sconsolato lo scrittore siciliano. Camilleri, parlando del possibile epilogo dell'epopea di Montalbano, in una recente intervista ha rivelato:"MHo scritto la fine dieci anni fa, ho trovato la soluzione che mi piaceva e l'ho scritta di getto, non si sa mai se poi arriva l'Alzheimer. Montalbano non morirà. Nessuna autopsia. Ma non potrà sbucare da nessun'altra parte... Se ne andrà, sparirà ma senza morire".

L'impegno politico di Camilleri
Camilleri, negli ultimi della sua vita, accresce il suo impegno politica a sinistra. Nel 2008 partecipa manifestazione "No Cav Day", organizzata dai girotondi a piazza Navona e, dopo le Politiche del 2013, lancia una raccolta firme per impedire a Berlusconi di entrare in Senato. L’anno successivo manifesta la volontà di candidarsi alle Europee con la lista Tsipras ma, poi, ritira la sua candidatura per dissidi interni. Tali e tante sono le critiche che lo scrittore siciliano rivolge al fondatore di Forza Italia che Berlusconi una volta sbotta dicendo: “Egregio signor Andrea Camilleri, perché lo ha fatto? Perché non si è accontentato della fama travolgente che sta gratificando la sua opera letteraria, dei suoi deliziosi gialli che fanno la fortuna degli editori che li pubblicano
 per guadagnarci soldi a palate?”.

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ANDREA CAMILLERI, VITTORIO FELTRI NELLA BUFERA
Dopo gli insulti choc registrati sui social, a scatenare il caos è stato Vittorio Feltri. Il direttore Libero ha elogiato lo scrittore, ma non ha speso propriamente parole al miele per Il commissario Montalbano: «[…] L’arte non ha bandiere, e quella di Camilleri va riconosciuta per quello che è: mirabile. Non tutta, ma quasi. Oggi, di fronte alla probabilmente prossima fine, riconosciamo allo scrittore ogni merito tecnico e a lui ci inchiniamo. L’unica consolazione per la sua eventuale dipartita è che finalmente non vedremo più in televisione Montalbano, un terrone che ci ha rotto i coglioni almeno quanto suo fratello Zingaretti, segretario del Partito Democratico, il peggiore del mondo». Rabbia Pd, ecco l’attacco di Emanuele Fiano: «L’editoriale su Camilleri è una barbarie. Le sue parole rivelano un’assoluta mancanza di rispetto e di umanità e sono del tutto inaccettabili». Queste, invece, le parole del grillino Nicola Morra: «Camilleri mi diventa simpatico a prescindere: mi sento orgogliosamente terrone, orgogliosamente rompicoglioni». 
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