Caso Maugeri, sequestrati 5 milioni a Formigoni: bloccati vitalizi e 15 immobili
L'ex Governatore della Lombardia.
L’ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni «si è adoperato per deviare la funzione pubblica a fini privati, con interventi e pressioni sugli uffici regionali, mirati alla precisa finalità di drenare illecitamente una ingentissima quantità di risorse pubbliche assegnate a copertura dei fondi destinati alle funzioni non tariffabili». Inoltre avrebbe mai corrisposto le provvisionali di risarcimento stabilite dal Tribunale di Milano con la sentenza del dicembre 2016 sul caso Maugeri, che lo ha condannato a 6 anni di carcere per corruzione ma anche a versare 3 milioni di euro, in solido con l’ex faccendiere Pierangelo Daccò e con l’ex assessore Antonio Simone, alla Regione Lombardia, parte civile.
Considerazioni che hanno portato la Procura regionale della Corte dei Conti a eseguire un sequestro conservativo per un valore di cinque milioni di euro a carico dell’ex governatore lombardo ed ex senatore, nell’ambito del procedimento contabile sul caso Maugeri parallelo a quello penale. Il provvedimento riguarda le quote di proprietà su 15 immobili tra Lecco e Sanremo, i conti correnti in tre banche e anche i suoi «crediti per cariche istituzionali»: l’assegno vitalizio da ex deputato ed ex senatore e il «trattamento pensionistico» per l’incarico di parlamentare europeo, ricoperto negli anni ‘80, il vitalizio e la indennità di fine mandato da ex governatore. La Procura contabile, diretta da Salvatore Pilato, al termine degli accertamenti condotti dalla Guardia di finanza ha contestato un danno erariale nei confronti della Regione di quasi 60 milioni di euro, sequestrando complessivamente beni per oltre 30 milioni riconducibili, oltre a Formigoni, a Daccò, a Simone, entrambi condannati, e ad altri imputati.
Una stangata per il “Celeste” (per l’11 luglio è fissata l’udienza di convalida dei sequestri conservativi), che si difende e passa al contrattacco. «Nulla mi è stato sequestrato perché nulla posseggo - spiega - e tutto quanto possedevo, poco in verità, mi è stato già sequestrato da anni. Poiché vivo di sola pensione, se anche questa mi venisse tolta vivrò d’aria. Ne guadagnerà certamente la mia linea». Il riferimento è alle confische per oltre 6,6 milioni disposte in sede penale che, però, secondo i pm contabili «hanno una rilevanza esclusivamente sanzionatoria e non risarcitoria del danno pubblico». Una tappa nel procedimento che vede Formigoni accusato di aver ricevuto utilità - come cene, viaggi e vacanze di lusso - per favorire la Fondazione Maugeri e il San Raffaele. Nel processo d’appello l’accusa ha chiesto una condanna più alta rispetto a quella inflitta in primo grado: sette anni e mezzo di carcere. Si attende la sentenza.
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