L'era di Salvini sta finendo e i giovanissimi lo hanno capito
Il ministro dell'Interno e la stampa che lo appoggia sono passati al vittimismo, ultimo stadio del potere. Al loro odio si oppone una generazione che vive le guasconate col giusto disprezzo.
Non so che cosa altro dobbiamo aspettarci dalla Lega e dai giornali che la supportano. Ormai hanno tirato fuori tutti i luoghi comuni di tutte le destre possibili, facendoli passare per pensieri politicamente scorretti, non gli resta altro che l’invito alla violenza fisica.
Non c’è istituzione, non c’è personalità, non c’è area culturale, non c’è diversità di genere che non sia stata svillaneggiata e additata come responsabile delle sventure del Paese dal ministro “pizza e birra”. Se mettiamo in fila quelli che andrebbero odiati, i cui elenchi sono puntigliosamente scritti dal Giornale, da Libero e da La Verità, verrebbe fuori una pulizia etnica come poche.
LA MEGLIO GIOVENTÙ SI STA SVEGLIANDO
Eppure malgrado queste vagonate di odio, accade ancora che quando le piazze si trovano a celebrare qualcosa di bello e di giusto, le persone accorrano e fra queste tanti ragazzi e ragazze. Fateci caso, sta crescendo una gioventù di sentimenti democratici che non ha studiato in alcuna scuola politica, che non è stata comunista, socialista, democristiana, o altro ancora. Semplicemente non accetta questo clima di violenza, non le va giù («che no») questa persecuzione dei più deboli e diseredati, e vive le guasconate del ministro ingordo col giusto disprezzo.
Se ne è accorta la stessa stampa di destra di cui parlavo prima, se è vero che negli ultimi giorni è passata dal descrivere Matteo Salvini come l’uomo che può tutto, al Salvini vittima del complotto di nemici che aumentano giorno per giorno. Da Salvini eroe che scaccia i “negri” al Salvini che deve combattere contro nemici potenti.
IL VITTIMISMO È L'ULTIMO STADIO DEL POTERE
Il vittimismo è l’ultimo stadio del potere. Quando si imbocca questa strada si è praticamente alla frutta. Il caso di Salvini verrà studiato, dopo quello di Matteo Renzi, nelle scuole di politologia. In queste settimane il leader più voltagabbana dell’Occidente sembra conservare e accrescere i voti nei sondaggi. Eppure tutto il suo mondo sente che questo successo ha basi fragilissime perché si regge sul continuo stato di tensione della pubblica opinione. Basterebbe un "vaffanculo" detto bene a tutto questo linguaggio reazionario, basterebbe fare “bau-bau” a queste minacce di violenza e a Salvini andrebbe la pizza di traverso.
Prendere esempio da quel che sta succedendo dopo le prime intemerate di Luigi Di Maio. Il capo politico (“azz!”) dei grillini sta provando ad alzare la testa e ha capito che se non si butta un po’ a sinistra perde tutto il bottino elettorale. Di Maio non è un genio né un lottatore, è un ragazzo disperato che difende il suo posto di lavoro e per questo tira calci a chi gli vuole sottrarre il giocattolo. Salvini che fa? Balbetta, si infuria, finge di non vedere, rassicura che non sta succedendo niente. Temo che stia consumando scatole di Imodium.
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