Banca Etica: «Enti religiosi e istituzioni investano responsabilmente»
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«E' incredibile pensare che i sindacati gestiscono 60 miliardi di euro di fondi pensione dei lavoratori e li investono senza valutare se con queste risorse si vanno a sostenere aziende attente ai diritti dei lavoratori o meno», dice Fabio Salviato, presidente di Banca Etica
«Gli investitori istituzionali, i sindacati, gli Enti religiosi e del Terzo Settore in testa dovrebbero prendere atto degli ottimi risultati raggiunti dalla finanza etica e interrogarsi seriamente su un uso più responsabile dei loro patrimoni»: parole del presidente di Banca Etica e di Etica sgr, Fabio Salviato, durante il convegnos intitolato «Efficacia ed efficienza dell’azione dell’investitore etico» che si è svolto nei giorni scorsi a Roma. «E’ incredibile pensare che i sindacati gestiscono 60 miliardi di euro di fondi pensione dei lavoratori e li investono senza valutare se con queste risorse si vanno a sostenere aziende attente ai diritti dei lavoratori o meno», ha aggiunto Salviato.
Proprio nei giorni, dopo l’approvazione da parte del Parlamento della nuova normativa sullo «scudo fiscale», Banca Popolare Etica e la la società di risparmio gestito del gruppo, Etica Sgr, con un comunicato hanno dichiarato che «non accetteranno la raccolta di capitali che dovessero rientrare in Italia grazie allo scudo fiscale» e di conseguenza non predisporranno alcuna misura commerciale e operativa al fine di attirare tali capitali o facilitarne il rientro.
«I principi della finanza etica che ispirano per intero la nostra attività prevedono la piena tracciabilità e la provenienza lecita del denaro che raccogliamo – ha spiegato Mario Crosta, direttore generale di Banca Etica – Accettare capitali accumulati anche grazie al mancato rispetto delle leggi e che, al già grave reato di evasione fiscale, potrebbero sommare il falso in bilancio, sarebbe una violazione del nostro Dna e un tradimento dei clienti».
I rendimenti raggiunti dai fondi etici, soprattutto durante la crisi, sfatano una volta per tutte il falso mito secondo cui investire in modo etico comporterebbe un sacrificio economico. La direttrice generale di Etica sgr, Alessandra Viscovi, ha aperto i lavori illustrando il trend del mercato degli investimenti socialmente responsabili in Italia, in Europa e negli Usa. «A livello mondiale i patrimoni gestiti con criteri di responsabilità sociale hanno raggiunto il 10 per cento del mercato. Secondo la società di ricerca Vigeo, l’industria europea dei fondi socialmente responsabili ha resistito alla crisi, aumentando il proprio patrimonio del 23 per cento nel 2008 e del 27 per cento nei primi sei mesi di quest’anno. Un incremento esponenziale, che ha riguardato soprattutto paesi come Francia, Germania e Belgio. In Europa – ha aggiunto Viscovi – sono presenti 683 fondi etici per un totale di 53 miliardi di euro collocati a clienti retail, mentre l’Italia è rimasta indietro rispetto agli altri Stati europei e conta oggi 20 fondi per un patrimonio complessivo di circa 1,5 miliardi, in calo da tre anni consecutivi. Peraltro, anche in Italia i fondi socialmente responsabili hanno dimostrato almeno di resistere meglio degli altri alla crisi, con alcuni casi in netta controtendenza, come i fondi di Etica Sgr che nello stesso periodo hanno registrato un +27,1 per cento».
«La scarsa incidenza di patrimoni gestiti con criteri etici si riflette anche sulle performance di responsabilità sociale delle imprese italiane, che sono arretrate rispetto alle imprese europee soprattutto in ambiti quali l’ambiente», ha sottolineato Viscovi. «Come comunità finanziaria e come risparmiatori occorre attuare un salto di qualità e un passaggio culturale epocale passando da un ruolo di semplici detentori di azioni, a quello di portatori di interessi con particolare attenzione a quelle aziende che si impegnano a migliorare l’ambiente, la qualità della vita dei loro lavoratori, che combattono la corruzione, il marketing illegale».
E sullo stesso tema Leonardo Becchetti, docente di Economia all’Università di Tor Vergata [Roma] e presidente del Comitato Etico di Banca Etica, ha illustrato come, soprattutto a seguito della crisi dei mercati, la finanza etica sia in grado di produrre «quella fiducia indispensabile per rimettere in moto l’economia». Becchetti ha concluso che «le imprese socialmente responsabili fronteggiano sì un aumento di costi, ma i benefici sono enormi: aumenta la produttività dei lavoratori, si ottiene più favore da parte dei cittadini che sono disposti anche a pagare di più se sanno di sostenere un’azienda socialmente responsabile, si riduce la conflittualità e le cause con i consumatori [soprattutto negli Usa], si possono conquistare leadership tecnologiche nel settore ambientale, anticipando regolamentazioni sempre più severe sulle emissioni. Le imprese socialmente responsabili – ha concluso Becchetti – ottengono risultati migliori sul fronte del valore aggiunto».
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martedì 13 ottobre 2009
Banca Etica: investire responsabilmente
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leggere l'intero blog, pretty good
RispondiEliminaimparato molto
RispondiEliminanecessita di verificare:)
RispondiEliminaPerche non:)
RispondiEliminanecessita di verificare:)
RispondiEliminaquello che stavo cercando, grazie
RispondiEliminaSi, probabilmente lo e
RispondiEliminagood start
RispondiEliminamolto intiresno, grazie
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