Legalizzazione della cannabis, c’è la proposta di legge.
Un testo condiviso da 218 parlamentari.
Un quinto dei parlamentari in carica vuole legalizzare la cannabis. Il leader leghista no. Quando era il giovane capolista del gruppo dei comunisti padani la pensava diversamente.
Matteo Salvini a 23 anni, in un fermo immagine tratto da un numero de “Il Sole delle Alpi”
«Noi ci rapportiamo alle tematiche classiche della sinistra, dalla forte presenza statale alla liberalizzazione delle droghe leggere». Correva l’anno 1998 e quello che sarebbe diventato il leader della Lega Nord parlava così al giornale Il Sole delle Alpi.
Un giovane Matteo Salvini, poco più che ventenne, che aveva appena concluso l’esperienza da consigliere comunale a Milano nella giunta Formentini. Pochi sanno, però, che ricopriva anche l’incarico di capolista dei comunisti padani, gruppo di cinque indipendentisti del «parlamento» di Chignolo Po, in provincia di Pavia.
Anche lo scorso ottobre, intervistato in tv a Coffee Break su La7, aveva aperto alla legalizzazione («Parliamone», disse). Ieri il dietrofront: meglio prima riaprire le case chiuse. «La cannabis fa male, il sesso no». Che fine ha fatto il compagno Salvini?
Della Vedova: la usano in milioni perché foraggiare mafie?
Una proposta di legge condivisa trasversalmente da 218 parlamentari, un testo «collettivo», sicuramente «migliorabile», ma di certo un buon punto di partenza per vedere approvata, «forse già in questa legislatura», una legge sulla legalizzazione della cannabis.
La proposta di legge è stata presentata questa mattina a Montecitorio dall’intergruppo che negli ultimi mesi ha lavorato cercando di compendiare le diverse proposte sul tavolo, da quella di Pippo Civati a quella di Roberto Giachetti, passando per la proposta Ferraresi del Movimento Cinque Stelle. A illustrare il prodotto finito è il senatore Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Affari Esteri. Il primo punto riguarda il possesso: «i maggiorenni potranno detenere una modica quantità di cannabis per uso ricreativo, 15 grammi a casa e 5 grammi fuori casa. Divieto assoluto per i minorenni», spiega Della Vedova. «Sarà inoltre possibile coltivare in casa fino a cinque piante e detenere il prodotto da esse ottenuto, previa una semplice comunicazione. È invece vietata la vendita del raccolto e la comunicazione, attraverso una modifica della legge sulla privacy, sarà trattata come richiesto dai dati sensibili».
Consentita anche la coltivazione in forma associata, attraverso enti senza fine di lucro e fino a 50 membri. Ogni Cannabis Social Club potrà così coltivare fino a 250 piante. Prevista la vendita al dettaglio in negozi dedicati, forniti di licenza dei Monopoli e previa autorizzazione. Vietata invece importazione ed esportazione. Semplificate le modalità di consegna, prescrizione e dispensazione dei farmaci a base di cannabis ed è permessa l’autocoltivazione a fini terapeutici.
«Rimangono ferme tutte le disposizioni di legge inerenti lo spaccio», sottolinea Della Vedova, «con l’onere della prova che spetta a chi arresta e processa». Non si potrà fumare in nessun luogo pubblico e in nessun luogo aperto al pubblico, compresi i parchi. E così per la guida: resta infatti valido il divieto di guida in stato di alterazione, con le relative sanzioni previste dal codice della strada. I proventi derivanti dalla legalizzazione, prevede infine la proposta, saranno destinati per il 5% a finanziare il Fondo nazionale per la lotta alla droga.
Quando si sente parlare di cannabis a molti viene in mente un tizio debosciato magari con i capelli lunghi che si fa le canne.
E' solo un'immagine stereotipata, diffusa per sminuire la sostanza e disinformare, la cannabis è molto molto altro.
E' prima di tutto una pianta che rappresenta una cura per milioni di persone e una terapia per innumerevoli disturbi e malattie lievi, gravi e gravissime.
Non è un semplice supporto, è per molti l'unica cura efficace.
L'uso terapeutico oggi viene riconosciuto in 9 regioni italiane dagli stessi partiti nei consigli che siedono in parlamento, come la Lega con UDC e FI che ne osteggiano la legalizzazione, hanno votato a favore in consiglio regionale e contro in Parlamento. Quindi?
Quindi qualcuno non vuole che la cannabis aiuti milioni di malati in Italia, qualcuno ha interessi a mantenere proibita una pianta che usavano i nostri nonni quotidianamente che si chiama canapa e che qualcuno ha chiamato "marijuana" per poter inventare il proibizionismo.
Qualcuno a cui fa comodo fare soldi con la criminalizzazione.
Qualcuno che preferisce far pagare allo sanità pubblica prezzi spropositati per farmaci a base di cannabinoidi che arrivano dall'estero e che si potrebbero rendere accessibili a pochi € per tutti.
Non credete all'ignoranza di Salvini, quello che si intende di sesso a pagamento ma spara a zero sulla cannabis.
Non credete alle balle di quei giornalisti che fanno terrorismo.
Non credete alle balle dei politici che hanno interessi privati e clientelari.
Non credete a nessuno, informatevi voi stessi.
Poco tempo fa sono stato invitato a un convegno in Costa Rica che sta per legalizzarne l'uso medico e industriale.
Potete visitare il sito http://cannacosta.com/en/ per link e materiali del convegno.
I relatori e gli interventi erano tutti di altissimo profilo: non solo associazioni ma medici, ricercatori, giuristi che hanno affrontato i temi legati alla cannabis negli ultimi 20-30 anni. Gente che in Italia non fanno parlare (la faremo parlare noi presto) perchè asfalterebbero le panzane fantascientifiche dette da personaggi come Serpelloni o politici come il sen. Giovanardi e il sen. Gentile.
Date un occhio al sito di Cannacosta e guardate i dati che riporta la dott. Cristina Sánchez dell'università di Madrid che da 20 anni studia le proprietà anti tumorali dei cannabinoidi.
( http://goo.gl/q7WAcJ )
Approfondite gli argomenti con il neurologo USA, il dr Denis Petro, da decenni ne studia gli effetti sulle malattie neurodegenerative, dall'Alzheimer, al Parkinson, alle dememnze senili, all'HIV. Sentite la testimonianza del Dr. Raphael Mechoulam, l'Israeliano scopritore del THC nel 1964, riportata dal suo documentarista Zach Klein che ha raccontato moltissime storie di successi medici nel contrasto delle suddette patologie ma anche dei benefici contro l'autismo e altre sindromi.
Ho potuto confrontarmi con giuristi e politici e produttori arrivati dal Colorado e da altri paesi americani dove è legale. Con associazioni che aiutano i malati come quella della cilena Ana Maria Gazmouri o della californiana Mara Gordon.
E per chi ancora credesse che decine di stati nel mondo e in Europa sono in preda alla follia perché legalizzano la cannabis, consiglio l'intervento del dr Bearman e di Dan Herer della Jack Herer Foundation sulla storia del proibizionismo.
Queste testimonianze non sono dietrologie da internet o di fantomatici esperti del web, sono studiosi di fama mondiale che da 20,30, 40 anni studiano e certificano risultati eccezionali della cannabis terapeutica che per interessi economici e politici vengono sottostimati, nascosti o perlomeno non divulgati adeguatamente.
Tocca a noi farlo, tocca a noi informarci.
Il Costa Rica ha componenti della società avversi alla legge pro cannabis proprio come in Italia. I promotori della legge hanno puntato molto a informare e far capire che la cannabis è una risorsa medica ed economica.
Cannabis. Anche il Cile apre alla depenalizzazione
Alcuni stati degli Stati Uniti hanno legalizzato la cannabis, altri pensano di farlo, soprattutto perchè porta milioni di dollari nelle casse delle istituzioni. Così lo storico discorso sulla legalizzazione arriva a un nuovo step, e in molti paesi si comincia a discuterne. Anche in Cile, dove la depenalizzazione del consumo della cannabis per uso medicale e ricreativo potrebbe diventare presto realtà.
La nuova “religione” mondiale è quella del denaro, non sorprende quindi che proprio in nome del Dio Denaro molti stati degli Stati Uniti abbiano cominciato a legalizzare la marijuana per usi medicali e ricreativi, su tutti basti pensare all’esempio virtuoso della California. Tale business rende, e tanto, e di questo sembrano essersene accorti in molti, soprattutto in questo periodo di crisi economica. Si inizia a parlarne persino in Italia, anche se chiaramente la strada nel nostro Paese è ancora lunga, ma se non altro un tema considerato tabù sembra finalmente essere entrato sul tavolo della politica. Anche in Sudamerica si respira vento di cambiamento, si era cominciato con Pepe Mujica in Uruguay, il primo a legalizzare il consumo di cannabis, e ora potrebbe seguire il suo esempio il Cile, anche se in questo caso si parla di depenalizzazione e non di legalizzazione. La depenalizzazione del consumo della marijuana per uso medicinale e ricreativo ha fatto un importante passo avanti a Santiago dove ha ottenuto se non altro l’approvazione generale da parte della Camera dei Deputati. In questo modo il Congresso intende andare a modificare il Codice Sanitario e la Legge sulle Droghe con l’obiettivo di legalizzare la coltivazione personale e domestica di cannabis e depenalizzarne la vendita a scopo terapeutico.
Peraltro la mozione è stata approvata da uno schieramento di deputati di destra e di sinistra, e il progetto di legge autorizzerà la coltivazione fino a sei piante presso il proprio domicilio. Possedere fino a dieci grammi per consumo personale verrà considerato legale, così come il consumo terapeutico dietro prescrizione medica. A opporsi chiaramente l’estrema destra che contesta come il confine tra consumo e narcotraffico sia labile, ma il narcotraffico esiste già, quindi semmai questo sarebbe un modo per normarlo e controllarlo. La deputata comunista Karol Cariola ha detto chiaramente che l’iniziativa “ha un valore incommensurabile, soprattutto per quelle prsone che vivono ogni giorno sulla propria pelle le conseguenze del narcotraffico”. Non solo: “È un passo storico per far sì che chi ne ha bisogno possa avere accesso a una medicina che si può coltivare in giardino, anche se all’industria farmaceutica ciò non piace”. E in Italia? La speranza è che si consideri la cannabis come un volano di crescita economica anche per il nostro Paese, ancor più che personaggi come Salvini cavalcano il “no” alla cannabis unicamente per motivi prettamente politici e ideologici.
Ormai la ricerca ha permesso di dimostrare come il consumo di cannabis non sia più dannoso di quello di alcol o tabacco, e dato che tale consumo appare già radicato nella popolazione europea, italiana etc, basterebbe semplicemente uniformarsi ai costumi del tempo, realizzando peraltro importanti ricavi per lo Stato e infliggendo un colpo ai narcotrafficanti.
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