Accuse Contro il Senatore Azzollini
Il Parlamento vota NO ai domiciliari durante le indagini contro il senatore Azzolini
- indagato per bancarotta fraudolenta,
che nell'intercettazione diceva: "Da oggi in poi comando io, se no vi piscio in bocca"
guardate i complimenti che riceve dai colleghi
Siamo nell'ufficio di Rita Cesa, per tutti Suor Marcella, legale rappresentante della casa di cura Divina Provvidenza di Bisceglie, a nord di Bari. Davanti a suor Marcella e le sue sorelle c'è Antonio Azzollini, già potentissimo sindaco di Molfetta e presidente della commissione Bilancio al Senato quasi ininterrottamente dal 2001 ad oggi.
L'istituto del Vaticano viaggia in acque tremende, le casse piangono con un buco di 500 milioni di euro e l'aiuto del senatore Azzolini, oggi nel Nuovo centro destra, può essere determinante per evitare la chiusura. Azzolini sa bene di poter fare il bello e cattivo tempo con le suore e con i metodi spicci che lo hanno reso famoso in diversi video sul web dice:
"Da oggi in poi comando io, sennò vi piscio in bocca".
Azzollini avrebbe dato il suo aiuto in cambio di una serie di assunzioni di amici e persone fidate nell'istituto. Impone lui i vertici diventandone praticamente l'amministratore di fatto dal 2009. Secondo gli inquirenti, quella frase minacciosa contro le suore: "inaugura la stagione del potere azzoliniano" sulla struttura, dirottando a proprio favore commesse per i fornitori e assunzioni del personale.
In cambio Azzolini mette in moto il suo sistema per "salvare" l'ente, come scrivono i magistrati: cavilli, postille e articoli inseriti nella legge di stabilità del 2013 utili a garantire alla Congregazione "un'indebita moratoria fiscale finalizzata a ritardare l'emersione del stato di dissesto e, conseguentemente, a neutralizzare la richiesta di falilmento dell'Ente avanzata dalla Procura di Trani".
Le accuse contro il senatore di Ncd Azzollini
L’inchiesta sul crac da 500 milioni della casa di cura Divina Provvidenza di Bisceglie, di cui il politico è ritenuto amministratore di fatto.
I pm: «Associazione a delinquere»
La misura cautelare era stata chiesta nell’ambito di un’inchiesta sul crac da 500 milioni della casa di cura Divina Provvidenza (CdP) di Bisceglie (Bari), di cui Azzollini è ritenuto amministratore di fatto. Il gip aveva ritenuto sussistente il «fondato pericolo» che il senatore, se lasciato libero, potesse «reiterare reati delle stessa specie di quelli ripetutamente commessi nella vicenda» del crac dell’istituto religioso: associazione per delinquere, corruzione per induzione e bancarotta fraudolenta. Il provvedimento restrittivo - che non sarà eseguito dopo il diniego del Senato - era stato confermato dal Tribunale del Riesame di Bari che aveva riconosciuto gravi indizi ed esigenze cautelari per Azzollini e per alcuni degli altri nove indagati arrestati nell’inchiesta sul dissesto dell’ente ecclesiastico pugliese.
Secondo il gip, Azzollini «non ha agito per interessi di natura economica», ma ciò «non impedisce di considerarlo componente dell’associazione a delinquere, per giunta con la posizione di capo, avendo comunque l’indagato agito per interessi di tipo personale, ancorché diversi da quelli di altri sodali».
In base a quanto si afferma negli atti dell’inchiesta, Azzollini, indagato anche per presunti illeciti nell’appalto da 150 milioni per la costruzione (mai terminata) del porto di Molfetta, città della quale è stato sindaco per molti anni, dal 2010 avrebbe compiuto una vera e propria «presa di potere» sulla Casa di cura, divenendone l’amministratore di fatto attraverso la nomina del fedelissimo Angelo Belsito. Ha fatto ciò - secondo l’accusa - «per interessi di natura personale e politica, costituendo la Cdp un bacino di consenso politico-personale di notevole portata pressoché eterno da parte di tutti coloro che, proprio grazie al suo intervento, continuano a trarre guadagni (leciti o illeciti) dalla Congregazione». Un progetto che - a parere del giudice - andava fermato con l’arresto.
ECCO LA RISPOSTA DATA DAL SENATORE Pietro Ichino
L’inchiesta su Azzollini potrà continuare senza alcun ostacolo: il Senato ieri non l’ha bloccata né indebolita. Ma ha ristabilito un sacrosanto principio di civiltà: non si manda in galera nessuno, e tantomeno un rappresentante del popolo italiano, soltanto per il capriccio di una Procura o per la pressione di un’opinione pubblica incanaglita. Difendere lo Stato di diritto è il primo dovere della politica, che dal voto di ieri esce a testa alta.
E' difficile Capire la Politica Italiana forse e' per Questo Motivo
che l'Italiano Medio e' Considerato un Malato Grave
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