INFIBULAZIONE
la privazione del piacere
In Italia sono 4.000 le bambine che ogni anno in Italia subiscono una mutilazione genitale.
Il dato raccapricciante è siamo il Paese occidentale con il più alto tasso di donne che hanno subito tale pratica, il resto è sommerso. Anche se in Italia la legge vieta tale pratica ci sono medici e comunità che, a pagamento, praticano l’infibulazione. In molti paesi europei, compreso il nostro, le mutilazioni vengono eseguite nei centri di chirurgia estetica vaginale o in quelli dove si fanno piercing e tatuaggi.
Pur non essendo un problema legato alla condizione della donna italiana ritengo che è importante parlare di questo fenomeno che coinvolge milioni di bambine e ragazze nel mondo. Ritengo importante parlare di ciò perchè ci riguarda, in quanto è costantemente praticato anche nel nostro Paese e questo è un indice gravissimo che segna (per l’ennesima volta) la triste condizione della donna in Italia anche se non colpisce donne italiane.
Considerando anche questo, quel 74° posto nel mondo per quanto riguarda la condizione della donna, in Italia non ce lo meritiamo nemmeno e considerando che siamo il Paese con il più alto numero di donne infibulate, la classifica dovrebbe scendere di almeno 30 punti; anche perchè può un Paese che si ritiene civile ad accettare con omertà e profonda ignoranza il fenomeno delle MGF? Non possiamo continuare a dire che questo problema non ci riguarda perchè si consuma notevolmente all’interno del nostro Paese e le immigrate non sono donne di serie B. Non se ne parla mai, e quando se ne parla si paragonano queste orrende mutilazioni alla circoncisione maschile! Sembra quasi che accettassimo anche noi questo fenomeno, invece guardate qua:
Ho deciso di pubblicare queste foto senza censure perchè è giusto che la gente si renda conto cosa significa questa pratica.
Questa pratica è sbarcata in Italia dagli anni ’80 e solo dal 2006 è stata istituita una legge che la vieta, ma non è sufficiente, ci vuole una campagna di sensibilizzazione! Queste pratiche non solo sono dannose per la vita della donna, causa di infezioni, morti precoci, danni alla madre e al nascituro, sofferenze attroci perchè fatte spesso senza anestesia, ma rappresentano una vera e propria forma di privazione del piacere femminile che crea problemi fisici e psicologici a chi ne è vittima. Sono più di 50.000 nel nostro Paese (e milioni nel mondo) le donne che non hanno diritto ad una vita sessuale, ci rendiamo conto di questo? Nelle foto che ho allegato all’articolo notiamo due pratiche: la seconda coinsiste nell’asportazione quasi totale del clitoride e parte delle grandi e piccole labbra e la terza coinsiste nell’asportazione di grandi labbra, piccole labbra, clitoride e cucitura degli orani genitali femminili esterni lasciando solo la vagina in modo parziale che serve per far uscire il mestruo e le urine. Quando la donna si sposa, lo sposo scuce la vulva e ha rapporti sesuali con la moglie che poi sarà ricucita dopo la gravidanza (prima foto).
Queste due pratiche rendono la donna gravemente menomata e non solo non può raggiungere il piacere venendo ridotta ad un mero e proprio oggetto sessuale per il piacere altrui ma proverà dolore attroce durante i rapporti. Tanti sono gli appelli ma nella pratica non si fa nulla per contrastarli, perchè se è vero che si tratta di pratiche sconosciute dalla nostra cultura, tutte le tematiche che riguardano la violenza sulle donne passano sempre in secondo piano. Nel mondo occidentale la privazione della sesualità femminile avviene mediante un’educazione sessuale dominata su luoghi comuni, mediante il quale i genitali esterni non vengono nemmeno citati dai libri di sessuologia e le bambine vengono educate, sopratutto nei paesi mediterranei, al valore della verginità, e fanno dell’astinenza sessuale un simbolo di purezza. Forse è per questo che vige ancora omertà su queste barbarie, perchè ancora il piacere femminile non viene reputato importante nemmeno nel mondo occidentale.
Infibulazione:
in Italia si pratica
a rischio migliaia
di bimbe immigrate
La legge vieta le mutilazioni genitali femminili, ma ancora molte donne continuano a sottoporsi a questa pratica. L'allarme di Aldo Morrone, direttore dell'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie nella povertà: "Ci sono ancora medici che agiscono nell'illegalità". Firmare l'appello di "Non c'è pace senza giustizia"
di VALERIA PINI"In Italia, ogni anno ci sono 2000-3000 bambine a rischio di essere infibulate". E' l'allarme lanciato da Aldo Morrone, direttore dell'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), alla vigilia della Giornata Mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, fenomeno che solo in Italia interessa 30-35mila. Tuttavia, le tragedie personali della mutilazione genitale hanno dimensione planetaria, se si pensa che nel mondo sono oltre 120 milioni le donne vittime di questa pratica, in 29 pesi, con 3 milioni di bambine e ragazzine che ogni anno subiscono l'infibulazione. E' possibile firmare un appello per la messa al bando di questa pratica sul sito di Non c'è pace senza giustizia .
La ricerca. E' un dramma nascosto quello delle donne immigrate vittime di questa pratica. Solo nella capitale, dal 1996, sono state curate in diecimila. I dati arrivano dalla ricerca svolta in quattro regioni italiane e raccolti nel libro: "Sessualità e culture- Mutilazioni genitali femminili: risultati di una ricerca in contesti socio-sanitari", a cura di Aldo Morrone e Alessandra Sannella. Lo studio ha esaminato un campione composto da 1.421 persone che lavorano in ambito socio-sanitario. Coinvolgendo 313 mediatori culturali e 1.108 operatori sanitari si è cercato di capire chi di loro era venuto a contatto con bambine a rischio di infibulazione.
Si pratica a pagamento. Anche se in Italia la legge vieta questa pratica, la situazione è sempre più preoccupante. "Nel nostro Paese ci sono ancora medici e le anziane delle comunità che, a pagamento, praticano l'infibulazione - spiega Morrone - ce ne accorgiamo solo quando le donne vengono negli ambulatori e osserviamo danni recenti che fanno pensare a un intervento di questo genere".
Senza anestesia. Spesso le mutilazioni sono fatte senza anestesia, con coltelli, lame di rasoio, vetri rotti o forbici. Situazioni a rischio che possono portare anche alla morte. L'emorragia che ne consegue viene arrestata tamponando la ferita con garze e bendaggi o, nei casi migliori, con punti di sutura. Le conseguenze sono infezioni, cheloidi, tetano e addirittura infertilità, oltre a problemi nei rapporti sessuali e durante il parto.
Le bambine del Corno d'Africa. "Essere a rischio non vuol dire che verranno infibulate - afferma Morrone - ma si tratta di bambine che provengono da Paesi a forte tradizione rescissoria, come Corno d'Africa, fascia sub-sahariana, Egitto e Sudan, e se non riusciamo ad intercettarle facendo conoscere alle famiglie la realtà italiana e la legge che vieta l'infibulazione, c'è la possibilità che questo numero passi da rischio a realtà".
La legge del 2006. A quattro anni dalla legge (n.7-01-2006) che vieta l'infibulazione è ancora difficile fare un bilancio sulla sua efficacia in Italia. Nel mondo più di 130 milioni di donne e bambine hanno subito mutilazioni genitali (Mgf) e solo in Italia si calcola che siano 30.000-35.000. E' il dato più alto in Europa, che in totale conta 500mila vittime.
Un fenomeno nascosto. Nel nostro Paese non esistono dati ufficiali sul questo fenomeno nascosto visto che chi pratica questa usanaza può essere punito con una pena che può arrivare a 12 anni di reclusione. Spesso il problema è quello delle vacanze nei paesi d'origine. Se in Italia 'il taglio' è vietato, la possibilità di superare l'ostacolo è infatti quello di effettuare l'infibulazione all'estero.
Si fa nei centri per piercing. In molti paesi europei le mutilazioni vengono eseguite nei centri di chirurgia estetica vaginale o in quelli dove si fanno piercing e tatuaggi. "Il fenomeno paradossale - dice Morrone - è quello delle giovani ragazze, adolescenti nate in Italia da genitori immigrati o trasferitesi da piccole che desiderano essere infibulate, una volta raggiunta la maggiore età. "Siamo a conoscenza anche di casi in cui, dopo un viaggio nei Paesi d'origine - prosegue Morrone - alcune bambine sono state infibulate. Su questo gli insegnanti possono svolgere un'azione di sentinella, osservando i comportamenti e i cambiamenti d'umore delle bambine".
L'appello. Contrastare il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili, secondo Morrone, è possibile solo conoscendo a fondo le sue origini e la sua diffusione in Africa, dove viene praticato in 28 Paesi. "E' un fenomeno possibile tra le comunità immigrate più isolate. Per questo è importante lavorare con la scuola e i mediatori culturali. Bisogna favorire l'integrazione", dice Morrone che lancia un appello: "Si potrebbero offrire dei "benefit sociali" alle donne immigrate che, formalmente, rinunciano all'infibulazione. Partirei da buoni per l'acquisto di libri scolastici, accesso facilitato agli asili nido e alle scuole elementari, strumenti che tacitano l'integrazione".
LEGGI ANKE:
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assurdo che ci siano queste pratiche che vogliono solo ribadire il possesso dell'uomo nei confronti della donna, travestendolo da pratica religiosa, tradizionale, culturale etnica e chi più ne ha più ne metta
RispondiEliminaASSURDITA' DIFFUSA PURTROPPO , SOB ...
RispondiEliminanon ci sono parole per definire questa atrocità!!! la donna è meravigliosa in tutto il suo essere...
RispondiEliminaTra le mosrtuosità che si compiono ogni giorno, ogni momento, questa è veramente tra le più atroci, inaccettabile è dir poco!
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