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domenica 8 luglio 2018

Il Fondatore di Forza Italia lascia il Carcere di Rebibbia

Marcello dell’Utri ex senatore e Fondatore di Forza Italia, detenuto per una condanna definitiva a 7 anni per concorso in associazione mafiosa, potrà lasciare il carcere di Rebibbia.


Marcello dell’Utri ex senatore e Fondatore di Forza Italia, 
detenuto per una condanna definitiva 
a 7 anni per concorso in associazione mafiosa, potrà lasciare il carcere di Rebibbia.

Dell’Utri fuori dal carcere Condizioni peggiorate può morire all’improvviso

Le condizioni di salute di Marcello dell’Utri non sono compatibili col carcere. Rischia la morte improvvisa per il peggioramento delle patologie di cui soffre. Dopo anni di tentativi, l’ex senatore di Forza Italia, detenuto per una condanna definitiva a 7 anni per concorso in associazione mafiosa, potrà lasciare il carcere romano di Rebibbia. I magistrati del tribunale di sorveglianza che fino a qualche mese fa avevano respinto le istanze, hanno disposto il differimento della condanna e concesso a Dell’Utri gli arresti domiciliari, imponendogli una serie di restrizioni, ad esempio, nelle comunicazioni con l’esterno. Il provvedimento apre le porte del carcere all’ex senatore condannato collusioni mafiose e anche al processo per la trattativa Stato-mafia. «La patologia cardiaca di cui dell’Utri soffre ha subito un recente e significativa o aggravamento rispetto alle pregresse condizioni e non sono secondarie le negative ricadute di altri fattori complicanti quali l’età, 77 anni, il trattamento radioterapico, la malattia oncologica e le condizioni psichiche. I medici hanno segnalato il rischio di morte improvvisa per eventi cardiologici acuti e hanno concluso per la non compatibilità col carcere», scrivono i giudici. La valutazione segue accertamenti cui è stato sottoposto e va in controtendenza con i verdetti precedenti - l’ultimo a dicembre - secondo i quali le condizioni di Dell’Utri erano compatibili con il carcere.


 Dello stesso avviso in aprile la Corte duropea del diritti dell’uomo che, chiamata a valutare la legittimità del processo a Dell’Utri, dopo la vicenda Contrada, aveva deciso di non chiedere al governo italiano la sospensione della pena. «L’attuale stato di salute», affermano i giudici, « non appare compatibile con la carcerazione per la ricorrenza di gravi ed improvvisi rischi per la vita e la salute, non fronteggiabili con gli strumenti sanitari del circuito penitenziario in considerazione delle preoccupanti condizioni cardiache, del complesso quadro multipalogico, delle precedenti e debilitanti cure radioterapeutiche, dell’età, dello stato ansioso e della necessità di un intervento cardiologico delicato». «È anche consequenziale alle attuali, compromesse, condizioni cliniche ed alle prevalenti preoccupazioni per l’evoluzione delle patologie, che l’attenzione del soggetto verso il trattamento penitenziario sia fortemente scemata, 
sicché il protrarsi dell’esecuzione della pena in regime di detenzione ordinaria non è più rispondente alla finalità rieducativa ed al senso di umanità», concludono.




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