Prestigiacomo sbrigativa sui veleni calabresi
Silvio Magnozzi
Secondo il ministro dell'ambiente la nave che si trova nelle acque del Tirreno calabrese, individuata grazie alle rivelazioni del pentito Francesco Fonti, «non è la Cunski». Cioè la nave dei veleni. Chi sta facendo le rilevazioni la smentisce «E' presto per dirlo». La procura: «Non ci interessa il nome di quella nave, ma il contenuto»
Il relitto trovato al largo delle coste di Cetraro non corrisponde alla Cunski e, dalle prime analisi ambientali, risulterebbe che al momento fino alla profondità di 300 metri non ci sono alterazioni della radioattività. La comunicazione arriva da una nota del ministero dell’ambiente, che parrebbe confutare almeno parte delle rivelazioni fatte da Francesco Fonti. Ma la situazione è tutt’altro che chiara, e rimangono dei punti fermi le indagini di questi giorni delle procure, i dati sull’esplosione dei tumori nella costa tirrenica e le mappe con le navi smarrite ricostruite da ambientalisti ed esperti.
«Il relitto a largo di Cetraro non corrisponde alla caratteristiche della Cunski – spiega Prestiacomo – Questo quanto emerge dai primi rilevamenti della ‘Mare Oceano’, la nave, inviata dal Ministero, che sta svolgendo gli accertamenti sui fondali del Tirreno. Infatti la morfologia del relitto risulta diversa da quella della Cunski. In particolare è stato rilevato che il cassero della nave affondata si trova nella zona centrale mentre quello della Cunski era a poppa». Il Rov, il robot sottomarino, ha svolto già le misurazioni ed i rilievi fotografici del relitto e le prime analisi ambientali da cui è emerso che fino alla profondità di 300 metri non si rilevano alterazioni della radioattività. «Naturalmente – prosegue Prestigiacomo – questi primi esiti delle ricerche non escludono la possibilità che i fusti contenuti nel relitto possano contenere rifiuti pericolosi o radioattivi e per questo il programma di indagini della nave Mare Oceano proseguirà col prelievo di sedimenti dai fondali, di carotaggi in profondità e col prelievo di campioni dai fusti». Tutte le operazioni continueranno in coordinamento con la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e il Reparto ambientale marino della guardia costiera a disposizione del ministero al comando del capitano di vascello Federico Crescenzi.
«L’accertamento che il relitto in fondo al mare non sia il Cunski e il mancato rilevamento di radioattività fino a 300 metri, che, ribadisco, non esclude la possibilità che si tratti in ogni caso di una ‘nave dei veleni’», ammette il ministro dell’ambiente nella sua nota. Ma poi passa all’attacco e sostiene che la situazione «deve indurre alla prudenza ed alla responsabilità quanti fino ad ora hanno procurato, senza avere riscontri attendibili, paura e allarme sociale, con gravissime ripercussioni economiche per la Calabria. L’impegno del governo nella lotta alle ecomafie continua affinchè sia fatta piena luce sui misteri delle ‘’navi a perdere’, venga appurata la verità e ogni eventuale responsabilità».
«Abbiamo fatto finora solo delle esplorazioni acustiche, ma il Rov non e’ ancora entrato in acqua», dicono invecei responsabili della Geolab, proprietari della nave Mare Oceano, che sta effettuando le ricerche a undici chilometri dalla costa, dove si trova l’imbarcazione. «Il Rov – ha spiegato uno dei responsabili delle ricerche – farà altre esplorazioni acustiche e poi quelle visive. Adesso noi non ci sentiamo di dire con certezza che quella possa o non possa essere la nave Cunsky. Per noi è ancora troppo presto».
il Procuratore Vincenzo Lombardo, della Dda di Catanzaro non pare per nulla rasserenato dalle affermazioni di Prestigiacomo. «Sulla base di alcuni primi dati, quella non sarebbe la nave Cunsky, sono stato informato in questo senso – ha detto Lombardo – Ma questo non risolve il problema: noi vogliamo sapere cosa c’e’ dentro quella nave e dentro quei fusti, e cosa c’è adesso sul fondale e nel mare. Questo è quello che ci interessa. Abbiamo il morto, il delitto: adesso dobbiamo fare accertamenti precisi e analizzare il carico. Il resto non conta». Anche l’assessore all’ambiente della Regione Calabria SIlvio Greco afferma senza mezzi termini: «Non ci interessa il nome della nave, ma il suo contenuto».
L’altra notizia del giorno è che l’Anci nazionale si farà da tramite per organizzare un incontro urgente tra il governo e il comitato dei sindaci dell’alto Tirreno cosentino sulla vicenda. I sindaci hanno anche deciso una nuova giornata di mobilitazione sulla questione ambientale: si svolgerà il prossimo 8 novembre a Cetraro e vedrà la partecipazione di «tutti i sindaci calabresi, ma anche della presidenza della Regione Calabria e dei presidenti delle cinque province». I sindaci confermano le loro richiste al governo: «la dichiarazione dello ‘stato di emergenza’, analogamente a quanto avviene per situazioni di calamita’ naturali’’ e un intervento finalizzato alla rimozione del relitto presente al largo delle acque di Cetraro ed alla definitiva chiarezza sul contenuto dello stesso».
Tra i comitati che hanno manifestato ad Amantea lo scorso 24 ottobre, intanto, si sta pensando a una manifestazione a Roma per chiedere la verità sulle navi. «Quello dei veleni non è affare solo dei calabresi – spiegano i comitati – Verremmo a Roma a dirlo al governo».
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