lunedì 9 agosto 2010
Di Pietro: "Il Pd decida da che parte stare"
Antonio Di Pietro: Bersani? Sogna e s'illude che possa realizzarsi un Cln dentro il Parlamento. Ma non si realizzerà mai. Diranno di volerlo fare, ma i terzopolisti vogliono solo andare al governo, non riscrivere le regole per fare le elezioni. Lui sta solo perdendo tempo correndo appresso alla luna.
Subito al voto con un patto forte tra Pd e IdV, Vendola e tutto il popolo dei movimenti.
La Repubblica: Non le basta che il leader Pd dica, come lei ha detto tante volte, che “bisogna liberarsi di Berlusconi”?
Antonio Di Pietro: Certo, si deve superare l'anomalia piduista di Berlusconi. E' un dato di fatto, tant'è che non ha più la maggioranza e il Paese, alla luce degli scandali continui e delle leggi ad personam, ha un moto di repulsione verso il suo modo di comportarsi. Ma quali sono i passaggi obbligati per liberarci di lui? C'è chi ritiene, come noi e altri, che si debba andare al voto al più presto. E chi vuole passare per un governo tecnico che faccia alcune riforme, legge elettorale e una che garantisca il pluralismo dell'informazione.
La Repubblica: E voi che preferite?
Antonio Di Pietro: Allo stato non ci sono le condizioni per una maggioranza che riesca a realizzare queste leggi. Ma il rischio è che se si lascia ancora Berlusconi al suo posto quello si riprende dal calo di credibilità. E' uno che ha sette vite ed è capace di risorgere dai colpi più duri.
La Repubblica: Un governo col terzo polo?
Antonio Di Pietro: Non mi fido di questo grande centro, perché non è mosso dal nobile intento di fare leggi, ma dal potere per il potere, per sistemare se stesso come ha fatto nella prima Repubblica. Si passa dalla padella nella brace.
La Repubblica: E’ un no reciso?
Antonio Di Pietro: Io non mi affido a un terzo polo ricattatorio, che pretende di governare senza il consenso parlamentare. Resto per il sistema bipolare. Vorrei andare sulla luna e se c'e' lo shuttle ci vado. Vorrei una nuova legge elettorale e una sull'informazione, e sono disposto a contribuire. Ma sto coi piedi per terra, e non vorrei che aspettando la luna questi si fregano il pozzo.
La Repubblica: Vuole votare subito?
Antonio Di Pietro: Si', mi preparo per votare al piu' presto, perche' Berlusconi non permettera' a Fini di costruire un polo alternativo a lui stesso. Si votera' in primavera.
La Repubblica: Ma Bersani a questo pensa...
Antonio Di Pietro: Il problema del Pd e' andare alle elezioni con un gruppo unitario che va dagli ex comunisti agli ex fascisti. Da Fini a Vendola. Ma gli elettori ci prenderebbero a calci negli stinchi.
La Repubblica: Un'opzione senza risultati?
Antonio Di Pietro: E' un modo politichese di affrontare il problema senza alcuna speranza di successo, serve solo per dare piu' potere di interdizione e di ricatto al terzo polo. Il Pd dev'essere coerente e fare una scelta di campo: restare bipolare e nel centrosinistra. Decida che fare.
La Repubblica: E voi?
Antonio Di Pietro: Vogliamo restare nel centrosinistra e costruire una coalizione. Il problema non e' che vuole fare il Pd, ma cosa vogliamo farne noi di loro. Vuole andare con Fini? Allora diremo alla gente che ci siamo noi a rappresentare il centrosinistra, per cui il loro sara' un voto venduto al nemico.
La Repubblica: Ma in questa coalizione chi c'e'?
Antonio Di Pietro: Non c’è Fini, non c'è Casini, non c'è il terzo polo.
La Repubblica: E Rutelli?
Antonio Di Pietro: Se n'è gia' andato. Solo un masochista fa un governo con una scheggia del Pd gia' passata dall'altra parte. E poi Fini e Casini non faranno mai un accordo a sinistra. Quelli ci pigliano i nostri voti, vincono le elezioni e stanno al governo per 50 anni.
La Repubblica: Bersani sbaglia strategia?
Antonio Di Pietro: Non lui, ma il Pd, che e' una formazione complessa, con una miriade di posizioni diverse. Lui deve trovare una sintesi per stabilire con chi si vuole maritare. E fare una scelta movimentista con un’area vasta di cui facciamo parte noi, Vendola, i tanti movimenti, i rappresentanti della societa' civile che in questi mesi hanno manifestato contro Berlusconi.
La Repubblica: L'alleanza dell'IdV con Vendola e' scontata?
Antonio Di Pietro: Spero che lo sia anche quella con il Pd, a 360 gradi. L'unico indeciso e' il Pd che vorrebbe tutti assieme, destra e sinistra in un unico calderone. Non e' possibile, noi non ci stiamo. Deve scegliere. Non pensi di poter chiudere un'alleanza solo sul piano numerico, com'e' successo con l'Unione quando si sono messi assieme capra e cavoli che non ci azzeccavano niente.
Stare con noi significa condividere un programma. L'IdV ha raccolto le firme su tre referendum: nucleare, acqua, legittimo impedimento. Il Pd che vuole fare?.
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