sabato 8 gennaio 2011
QUANDO I GUERRIGLIERI AFGHANI ERANO DEI "NOSTRI"
“Nel 1985, il Presidente Ronald Reagan ricevette un gruppo di uomini con la barba. Su questi uomini barbuti ci stavo scrivendo durante quei giorni per il The New Yorker. Erano uomini con la barba e dall’aspetto feroce, con turbanti che li facevano apparire come se provenissero da un altro secolo. Il Presidente Reagan li ricevette nella Casa Bianca. Dopo averli accolti, parlò alla stampa. Li indicò, e sono sicuro che qualcuno di voi ricorderà quel momento, e disse, “Questi sono l’equivalente morale dei padri fondatori dell’America”. Quelli erano Mujahiddin Afghani. Al tempo stavano combattendo, armi in mano, contro l’Impero del Male. Erano l’equivalente morale dei nostri padri fondatori!”
“Il terrorista di ieri è l’eroe di oggi, e l’eroe di ieri diventa il terrorista di oggi”
Tratto e tradotto da ‘Terrorismo: il loro e il nostro’, di Eqbal Ahmad
Un pò di storia
Il paese tristemente salito alla ribalta negli ultimi mesi ha una storia tormentata. Popolo indoeuropeo, di stirpe iranica (affine ai persiani), gli afghani sono sempre stati sottoposti alla sovranità dei potenti vicini: Greci, Persiani, Arabi, Turchi e Mongoli ne conquistarono di volta in volta la supremazia. L'islamizzazione di queste terre è avvenuta per opera degli Arabi, nel IX secolo.
Si può iniziare a parlare di Afghanistan solo a partire dal XVI secolo quando alcune tribù afgane, all'epoca sotto il dominio persiano, si dichiararono indipendenti ed iniziarono una lenta espansione, coinvolgendo via via altre tribù affini. Questo processo culminerà nella metà del XVIII secolo quando Ahmed Khan, capo della tribù dei Durrani, si proclamò re dell'Afghanistan a Kandahar.
I poteri della monarchia furono comunque sempre molto limitati a causa delle arretrate condizioni politico-sociali in cui versava il paese ed in cui erano fortissime le figure dei capi-tribù. Il paese entra anche nelle mire del colonialismo inglese che in più occasioni, invano, cerca di assoggettarlo. Tra l'altro l'Afghanistan inizia a delinearsi come uno stato plurietnico, formato da tribù iraniche, turco-tartare e mongole.
Questo delle varie tribù è stato sempre uno dei maggiori fattori di instabilità politica e solo sotto il lungo regno di Rahman Khan (seconda metà del XIX secolo) il potere feudale dei capi-tribù fu sensibilmente ridimensionato. Sotto il suo regno inizia un profondo processo di modernizzazione e civilizzazione del paese.
Nel XX secolo questo processo continua anche se l'instabilità politica (un colpo di stato, riuscito, ha luogo agli inizi del secolo) e le perenni rivendicazioni delle varie tribù non agevolano il lavoro dei sovrani. Subito dopo la Prima Guerra Mondiale l'Afghanistan respinge l'ennesimo tentativo di conquista da parte degli Inglesi.
Nel 1933 sale al trono Mohammed Zahir che intende riprendere il processo di modernizzazione dei suoi predecessori. Saggiamente, il sovrano mantiene la neutralità durante la Seconda Guerra Mondiale e, nel dopo guerra, trae i maggiori benefici possibili dal suo non-allineamento, ricevendo cospicui aiuti economici sia dall'Usa che dall'Urss (entrambe le superpotenze volevano scongiurare che il paese si alleasse con lo schieramento opposto). Le condizioni generali dell'Afghanistan comunque rimangono precarie sia per la povertà in cui si continua a trovare il paese sia per le prime scaramucce di frontiera che nascono con le vicine Urss e Cina e , soprattutto, con il Pakistan, tradizionalmente legato alle varie tribù di etnia pashtùn. In questo periodo L'Afghanistan, insieme ad altri stati della regione, conquista un posto all'ONU.
Alla fine degli anni '60 Mohammed Zahir attua una ulteriore riforma costituzionale di tipo occidentale: il governo è responsabile davanti ad un'assemblea eletta a suffragio universale. Le arretrate condizioni sociali e culturali non favoriscono però uno sviluppo democratico dell'Afghanistan e l'anziano Re, a metà degli anni '70, non riesce a salvare il paese dal colpo di stato operato da suo cugino Mohammed Daud Khan. Inizia per l'Afghanistan un lunghissimo periodo di instabilità e di guerre che durerà fino ai giorni nostri.
Daud si proclama Presidente della neonata Repubblica Afgana ma non riesce mai ad avere un controllo effettivo della situazione perché ci sono fortissime avversioni politiche al suo operato; si fa pressante anche la posizione del Pakistan (le tribù pashtùn filopakistane chiedono apertamente l'autonomia).
Una serie di colpi di stato si sussegue per tutta la fine degli anni '70 l'ultimo dei quali, operato dal partito comunista ed appoggiato dall'Urss, vede Babrak Karmal prendere il potere; per rafforzare il suo potere, Karmal chiede l'intervento delle truppe sovietiche. Inizia così la lunga e triste avventura sovietica in Afghanistan, che durerà per un decennio e che vede le formidabili truppe sovietiche impantanarsi nelle ostiche montagne afgane, bersagliate dai vari ed agguerritissimi movimenti di resistenza popolare (mujahiddin).
Il presidente sovietico Mikhail Gorbaciov decide per il ritiro delle truppe sovietiche solo alla fine degli anni '80 e l'Afghanistan, provato da dieci anni di guerra, resta in mano ai Mujahiddin che però stentano a trovare un accordo che possa accontentare tutte le tribù afgane (il regime comunista cade ufficialmente nel 1992 con la destituzione di Mohammed Najibullah, nel frattempo succeduto a Karmal).
Verso la metà degli anni '90 i Talebani (letteralmente: studenti di teologia islamica) prendono il comando delle tribù pashtùn (cioè quelle tradizionalmente appoggiate dal Pakistan) e da Kandahar marciano su Kabul (la capitale), che cade dopo poco. I Talebani non riusciranno mai a controllare l'intero paese, né a farsi riconoscere dalla Comunità Internazionale (oltre al Pakistan, solo un paio di stati musulmani riconosce ufficialmente il nuovo regime) ma imporranno tuttavia all'Afghanistan una svolta senza precedenti: l'applicazione alla lettera della "sharìa" (la legge coranica) viene sommata ad una serie di primitive usanze locali cosicché il popolo afgano si vide "regolato" praticamente ogni aspetto della vita, fino all'abbigliamento ed al taglio di capelli. Inoltre il regime dei "mullah" (religiosi musulmani) diventa mèta di vari gruppi fondamentalisti islamici.
La Comunità Internazionale, pur non riconoscendolo, condanna più volte il regime talebano per i motivi più disparati: violazione dei diritti umani, soppressione dei diritti della donna, distruzione del patrimonio artistico internazionale (lo scorso anno furono abbattute alcune colossali statue millenarie perché l'Islam condanna le raffigurazioni divine antropomorfe), etc. Il resto è storia dei giorni nostri, con i tragici fatti dell'11 settembre che segnano la fine del regime talebano, ritenuto responsabile degli attentati negli Usa ed oggetto di un ultimatum pesantissimo, rifiutato il quale il paese diventa bersaglio di azioni militari.
Liberato il paese dal regime talebano, si cerca ora, nuovamente, di dar vita ad un governo provvisorio che rappresenti tutte le varie tribù afgane e che quindi sia accettato da tutte queste. Parallelamente, questo paese stremato da decenni di mancanza di pace, necessiterà di una lungimirante opera di ricostruzione economica e su questo punto la Comunità Internazionale giocherà un ruolo decisivo.
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