Oscar Luigi Scalfaro
Oscar Luigi Scalfaro (Novara, 9 settembre 1918 – Roma, 29 gennaio 2012) è stato un politico e magistrato italiano, nono Presidente della Repubblica dal 1992 al 1999. Fu eletto deputato ininterrottamente dal 1946 al 1992, quando, durante la sua presidenza della Camera dei deputati, fu eletto Presidente della Repubblica.
In precedenza era stato Ministro dell'Interno nel Governo Craxi I. Era senatore a vita aderente al Partito Democratico. Scalfaro, insieme a Sandro Pertini (che presiedette come membro anziano il Senato nel 1987) ed Enrico De Nicola (presidente della Camera, del Senato e della Repubblica dal 1º gennaio all'11 maggio 1948), ha ricoperto tutte le tre più alte cariche dello Stato: è infatti stato Presidente della Repubblica e Presidente della Camera, oltre ad avere presieduto provvisoriamente il Senato all'inizio della XV Legislatura.
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E' morto Oscar Luigi Scalfaro.
Noi di Libera.tv lo ricordiamo con un video realizzato in occasione della marcia per la Pace 2010.
La guerra non si può accettare MAI!
Noi di Libera.tv lo ricordiamo con un video realizzato in occasione della marcia per la Pace 2010.
La guerra non si può accettare MAI!
Davvero non si finisce mai di rimanere stupiti. E di doversi dolere per l'immaturità di un Paese che per metà ha osannato Berlusconi e per l'altra metà osanna qualsiasi cosa non sia Berlusconi: una sindrome infantile nella quale il nemico del mio nemico è mio amico. Lo si vede con le macellerie del governo Monti che avrebbero suscitato infinita indignazione sotto il Cavaliere (che non le faceva appunto solo per questo, non perché non fossero nelle sue corde) e lo vedo stamattina nelle migliaia di commenti sulla morte di Scalfaro.
L'ex
presidente fu antiberlusconiano, su questo non ci piove. Negli ultimi
anni ha difeso la Costituzione dagli assalti della banda di Silvio,
certamente. Ma questo ruolo si inserisce in una visione completamente
conservatrice nella quale il Cavaliere rappresentava non tanto una
destra cinica e opportunista, quanto il barbaro affossatore del milieu
politico tradizionale, travolto prima ancora che da mani pulite dalla
sua incapacità di comprendere i tempi nuovi che si aprivano con la
caduta del muro.
Tutta
la storia del barone Scalfaro si svolge dentro una rigidità e
un'ambivalenza di posizioni che in qualche modo testimoniano di un'idea
della politica e della società basata sull'appartenenza di casta. Cosa
questa che del resto fa parte di una storia familiare visto che
l'antenato Raffaele Aloisio fu insignito del titolo nobiliare da
Gioacchino Murat e presiedette dopo Waterloo il consiglio di guerra
che condannò a morte il reggente napoleonico. Naturalmente in nome di
una legge che lo stesso Murat aveva promulgato. Dico questo per evitare
di aprire il capito sul pronipote prima iscritto al Pnf e poi autore di
diverse condanne a morte di fascisti. Qualcosa che non è del tutto in
contraddizione se si pensa che il potere appartenga a un certo ambiente,
a una fede, a un modo di essere più che a una visione sociale.
A
parte il celebre episodio del prendisole, offese e qualcuno dice anche
schiaffo a una signora in leggero decolleté, Scalfaro fu sostenitore in
seguito della legge truffa, sotto Scelba di cui era amico intimo si
dette da fare per rendere più pesante la censura sui film. Agli inizi
degli anni '60 fu tra i più feroci avversari dell'apertura a sinistra
attivamente voluta da Moro e realizzata da Fanfani. L'ostilità al
centrosinistra lo isolò dentro la Dc il che non gli impedì di ricoprire
alcune cariche ministeriali e di essere una delle punte di diamante
della battaglia contro la legge sul divorzio.
Nel
'77 fu tra i firmatario del documento detto dei "Cento" in cui si
chiedeva alla Dc e al segretario Zaccagnini di chiudere qualsiasi
apertura verso il Pci. E paradossalmente fu proprio questa irriducibile
ostilità dei confronti del partito comunista di Berlinguer che convinse
Craxi a dargli la poltrona di ministro dell'Interno che Scalfaro
ricoprirà dall'83 all' '87. Fu eletto al Quirinale dopo la strage di
Capaci, intervenuta proprio durante le votazioni per la presidenza della
Repubblica. I candidati forti, Forlani, Andreotti e Spadolini non
sembravano avere la forza di prevalere. L'uccisione di Falcone costrinse
a comprimere i tempi e a focalizzare la scelta su Scalfaro che
dopotutto - come disse De Mita - era un democristiano e, in quanto
anticomunista, andava bene anche a Craxi. E come persona al di fuori
degli scandali era presentabile a un Paese che nutriva un forte
risentimento verso la politica.
Fin
qui un presidente conservatore, per una politica conservatrice che già
cominciava ad erodere le conquiste degli anni '70. La radice della
trasformazione di Scalfaro in un nemico della destra berlusconiana e
soprattutto dei suoi banditeschi parvenues, si ebbe forse nel '93 quando
il presidente fu tirato dentro lo scandalo Sisde, dal quale risultava
che vari ministri dell'interno avessero ricevuto fondi neri ingentissimi
, circa 100 milioni al mese di allora. Scalfaro fece interrompere una
partita di Coppa, per esprimere a reti unificate il suo "Non ci sto" ed
esprimendo la tesi che il mondo politico preso di mira da tangentopoli
stesse cercando di attuare una rappresaglia nei suoi confronti sia per
non aver firmato la legge Conso che era un colpo di spugna sul
finanziamento illecito dei partiti, sia per non essere intervenuto come
presidente del Csm per fermare i magistrati.
Scalfaro
era certamente estraneo allo scandalo, nel senso che i fondi neri,
probabilmente erano effettivamente dati ai ministri dell'Interno e
dunque anche a lui, ma venivano utilizzati esclusivamente per fini di
Stato: proprio il suo animus conservatore non si addice alla ruberia da
mariuoli. Fatto sta che in seguito si opporrà alla nomina a ministro di
Previti e soprattutto non darà a Berlusconi la chance di tornare alle
elezioni dopo il famoso ribaltone. Non sappiamo se sia stato un bene o
un male, ma sta di fatto che proprio allora nacque l'inconciliabile
ostilità fra l'uomo della destra tradizionale Scalfaro e la destra
brancaleonica di Berlusconi. Cosa questa che forse ha dato a qualcuno
l'impressione che l'ex presidente fosse in qualche modo a sinistra.
Ma
così non è. Certamente Scalfaro è stata una persona per bene, cosa
ormai rarissima nella politica degradata da tanti anni di berlusconismo.
Ma mi chiedo - e non certo per non dare l'ultimo salito all'ex
presidente o per non augurargli di riposare finalmente in pace o per un
particolare cinismo di fronte alla morte - possiamo accontentarci che
una persona sia onesta, persino ingenua, senza mettere in questione le
sue idee politiche ? Non è una domanda che riguarda Scalfaro ovviamente,
ma riguarda tutti noi e il tormentato presente. Riguarda il nostro
senso della politica e il nostro avvenire: accontentarsi è già una
sconfitta.
http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2012/01/29/scalfaro-leccentrico-conservatore/
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