Apriamo le porte all’islam
Questo è il momento migliore, anzi è l’unica cosa intelligente e persino furba che possiamo fare.
Sono uscito dal teatro nel quale ho fatto uno spettacolo e in un bar, dove ho preso un caffè per arrivare sveglio a casa, ho appreso della strage in corso in Francia. Nel mio quotidiano si è infilata questa coltellata. Così è successo a me e penso che sia accaduto anche a tanti altri. Ma al telegiornale di notte ho sentito anche Matteo Salvini e l’ho risentito rimbalzare per tutto il giorno successivo in televisione e in rete.
“Chi mi parla dell’islam moderato lo prendo a calci in culo”, scrive, e “non è più il momento dell’ipocrisia, delle sfilate e dei minuti di silenzio, questa è una guerra, serve un intervento militare internazionale subito in Siria e in Libia”.
L’ha detto il migliore degli urlatori che conosce il tono più appropriato per rimbombare nelle pance degli italiani e farle risuonare più del cervello. Ma tanti altri hanno ripetuto lo stesso concetto.
E invece no.
Le bombe non serviranno a nulla. Inaspriranno la violenza, moltiplicheranno gli assassini
Non sono d’accordo nemmeno un po’. Nemmeno se avessero ucciso persone che conosco.
Per ore ho cercato i miei amici a Parigi. Li ho sentiti sconvolti. Mi dicono: “Eravamo fuori a poche
centinaia di metri. Siamo sotto shock, ma…”, “C. sta chiusa in casa, un po’ di paura, aspettiamo domani per capirci qualcosa…”, “Io tutto bene…”, “Tutto bene. Nessun morto in famiglia, ma sto in
Lussemburgo, chissà se ci lasciano tornare in Francia. Un abbraccio”, “… una punta di vera
disperazione per il mondo in cui viviamo” e “Noi bene. A casa per fortuna”.
Faccio un paragone che sembra azzardato, ma sono convinto che non lo sia. Nel nostro paese è stato
possibile chiudere i manicomi perché gli infermieri e i medici che ci lavoravano si sono ribellati contro i medici e gli infermieri che gli lavoravano accanto e volevano (per paura, per interesse personale, per ideologia, per stupidità, per morbosità) tenere in piedi quel tritacarne umano che era il manicomio.
La stessa forza dobbiamo trovarla nelle donne e negli uomini di religione islamica
che vogliono e devono aiutarci a combattere dall’interno questo tumore spietato.
Le bombe non serviranno a nulla.
Inaspriranno la violenza, moltiplicheranno gli assassini,
trasformeranno i pacifici in guerriglieri. Sarà
duro e forse anche pericoloso.
Ma bisogna saltare da questa finestra perché non c’è una minestra
in alternativa.
Faccio mie le parole di Ascanio Celestini, (attore)
Apriamo le porte all’islam.
Bisogna dialogare con questa Religione.
E Distruggiamo l'IS insieme
Belpietro condannato per il falso attentato a Fini
Il direttore di “Libero” Maurizio Belpietro è stato condannato a due mesi di arresto, convertiti in
un’ammenda da 15 mila euro, per la falsa notizia di un attentato a Gianfranco Fini. Il reato di Belpietro è procurato allarme: “Libero” pubblicò una notizia che mobilitò le forze dell’ordine in tutt’Italia, che poi si rivelò senza alcun fondamento. La fonte del direttore fu scoperta dalla polizia, e si trattava di una persona che voleva prendersi gioco dei giornali. Belpietro era stato assolto nel 2011 dal gip, ma la Cassazione aveva annullato la prima pronuncia della magistratura. Ora, come riporta il “Corriere della Sera”, il decreto penale (che Belpietro impugnerà) esclude «l’esimente di un preteso diritto di informazione» per «totale assenza» di «qualsiasi connotato di serietà» in mancanza di una «anche minima verifica possibile». La pena detentiva (poi commutata in ammenda) per il gip non contrasta con Strasburgo perché il no al carcere per i giornalisti è nei casi di diffamazione; e i precedenti penali negano al direttore le attenuanti.
Falso Attentato a Belpietro
Compiute tutte le verifiche, eseguiti tutti gli esperimenti, valutate tutte le testimonianze, gli inquirenti
sarebbero infatti arrivati a convincersi che in via Monte di Pietà, nel palazzo dove abita il direttore di
Libero , quella sera non sia accaduto in realtà assolutamente nulla. Ovvero: che nessuno abbia
cercato di fare la pelle al giornalista. Che sulle scale del palazzo non ci fosse nessun altro, se non il
capo della squadra di poliziotti che vigila sulla sicurezza di Belpietro. E che tutto quanto accaduto gli
spari, l’allarme, eccetera sia stato frutto, nella migliore delle ipotesi, di un errore di valutazione.
Il quotidiano Libero, il giorno successivo alla strage di Parigi, operata da terroristi anti-occidentali, ha dedicato la sua prima pagina ad un servizio anti-islamico intitolato 'Bastardi islamici', contravvenendo a tutte le norme della deontologia professionale in materia di incitamento all'odio razziale e di correttezza dell'informazione.
Il servizio è firmato dal direttore del giornale, Maurizio Belpietro che è indegno di rimanere un giorno di più nell'Ordine professionale.
LETTERA A
Presidente dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti Enzo Iacopino
Dopo l'ignobile titolo fatto in prima pagina da Libero all'indomani della strage di Parigi, chiediamo la radiazione immediata di Maurizio Belpietro dall'Ordine dei Giornalisti.
Firmate questa petizione
.
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