Blitz a CasaPound, minacce ai finanzieri: «Se provate ad entrare finisce nel sangue»
Un intero immobile occupato abusivamente da quasi 15 anni, un'inchiesta della Corte dei conti, una delega alla Guardia di finanza per accertare e fotografare lo stato dei luoghi. E le porte sbarrate in faccia ai militari, che ieri si sono presentati per effettuare il blitz e che in tutta risposta avrebbero ricevuto insulti e minacce: «Se non ve ne andate finisce nel sangue», avrebbe detto loro un militante. È successo in via Napoleone III, nella sede di Casapound, il movimento neofascista che dal 2003 occupa un intero edificio pubblico nel quartiere Esquilino. Una palazzina di sei piani dove vivono famiglie sotto sfratto, ma dove - è la tesi del pm contabile Massimiliano Minerva e del procuratore capo Andrea Lupi - avrebbero alloggiato anche amici e parenti di alcuni leader dell'organizzazione.
IL FASCICOLO
La Corte dei conti ha aperto un fascicolo per verificare a quanto ammonti il danno erariale per le casse pubbliche, procurato da più di un decennio di mancati provvedimenti da parte dell'Amministrazione.
Per stabilire quanto sia costato avere ospitato il movimento per tutto questo tempo, è stata disposta una stima dello stabile. Il passo successivo, sarebbe dovuto essere l'accesso della Guardia di finanza - a cui sono state delegate le indagini - per verificare lo stato dei luoghi. In pratica qualcosa di simile a una perquisizione.
LA RIUNIONE
Per evitare disordini, il blitz sarebbe stato concordato con i leader del movimento nel corso di una riunione informale avvenuta il 15 ottobre. Nonostante le cautele, Casapound ieri ha impedito l'accesso. L'inchiesta, comunque, prosegue. Il pm Minerva, titolare del fascicolo, intende ricostruire le eventuali responsabilità dei pubblici ufficiali che non avrebbero inviato alla Prefettura richieste di sgombero, tollerando la situazione di abusivismo. Per i pm lo spreco sarebbe evidente, visto che si tratta di un edificio demaniale, affidato in gestione al ministero dell'Università che, anni fa, aveva anche sporto una denuncia in prefettura.
Gli anni su cui indagano gli inquirenti sono gli ultimi dieci, visto che il periodo precedente risulta ormai prescritto. Oggi gli appartamenti e i locali in via Napoleone III ospitano anche cooperative e onlus legate al movimento.
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