3 Anni Condonati
Il capolista dei berlusconiani alla Camera in Puglia è stato riconosciuto colpevole in primo grado di corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio. Assolto da peculato e da un altro abuso d’ufficio. A incastrare il parlamentare la presunta tangente da 500mila euro che il politico del Pdl avrebbe ricevuto dall’editore e imprenditore romano Giampaolo Angelucci
Quattro anni di reclusione ridotti a uno per effetto dell’indulto. E’ questa la condanna inflitta nei confronti dell’ex ministro Raffaele Fitto, parlamentare del Pdl e capolista dei berlusconiani alla Camera in Puglia, dal tribunale di Bari al termine del processo su presunti illeciti in appalti. Fitto è stato riconosciuto colpevole di corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio. Assolto da peculato e da un altro abuso d’ufficio. Il tribunale ha condannato Fitto, all’epoca dei fatti presidente della Regione Puglia, per la presunta tangente da 500mila euro che il politico del Pdl avrebbe ricevuto dal re delle cliniche ed editore di Libero, Giampaolo Angelucci per il tramite di una lista elettorale collegata a Fitto “La Puglia prima di tutto”. Quest’ultimo è stato a sua volta condannato a tre anni e sei mesi per corruzione e illecito ai partiti in concorso con l’ex ministro e interdetto per cinque anni dai pubblici uffici.
Tra le pene accessorie, oltre l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, anche l’incapacità a contrattare con la pubblica amministrazione per la durata di un anno. E’ stata anche disposta la confisca dei beni in sequestro del valore di 500mila euro, pari al prezzo della corruzione per cui è stato condannato in concorso con l’editore romano Angelucci. Fitto è stato condannato, inoltre, al risarcimento dei danni nei confronti della Regione Puglia, parte civile nel procedimento, da quantificarsi in sede civile.
I fatti contestati si riferiscono al periodo 1999-2005. Il processo, che si è svolto dinanzi al tribunale collegiale di Bari, riguarda l’esistenza di un presunto accordo illecito finalizzato ad assicurare alla società La Fiorita le concessioni di servizi di pulizia, sanificazione ed ausiliariato da parte di enti pubblici e di Asl pugliesi, e l’affidamento di un appalto da 198 milioni di euro ad una società di Angelucci per la gestione di 11 Residenze sanitarie assistite (Rsa). La decisione è arrivata dopo che i giudici sono stati in camera di consiglio per più di 24 ore per pronunciarsi sui 30 imputati del processo ribattezzato appunto La Fiorita. Per l’ex ministro il pm Renato Nitti aveva chiesto la condanna a 6 anni e 6 mesi di reclusione.
Numerose altre condanne sono state erogate ad altri 13 imputati con pene da 4 anni a un anno, con diverse assoluzioni e una prescrizione Sono state disposte anche confische di beni: per le società di Angelucci oltre 6 milioni e 600mila euro, mentre per Fitto l’ammontare è di 500mila euro. Come pena accessoria è stata disposta un’interdizione dai pubblici uffici della durata di 5 anni anche per Fitto, oltre al risarcimento dei danni nei confronti della Regione Puglia, costituitasi in giudizio, ma da definire in altra sede. Fitto, che è capolista del Pdl in Puglia, ha ascoltato impassibile la lettura della sentenza e ha rinviato i giornalisti ad una conferenza stampa annunciata per la tarda mattinata di oggi. Numerose condanne per illeciti amministrativi hanno colpito le società coinvolte, a partire da quelle del gruppo Tosinvest come il Consorzio San Raffaele, la Fondazione omonima ed altre con il pagamento di pene pecuniarie per diverse centinaia di migliaia di euro. Condannate anche le società La Fiorita e la Cascina e Duemila, quest’ultima risulta confiscata per 800mila euro.
Oltre all’esponente del PdL e all’imprenditore romano erano 28 gli altri imputati in giudizio, con accuse a vario titolo di corruzione, falso, finanziamento illecito ai partiti e peculato al termine di un processo lungo e complesso.
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