lunedì 7 settembre 2009
Funerali di Teresa Sarti, presidente di Emergency
Migliaia di persone per i funerali di Teresa Sarti, presidente di Emergency, e molto di più
Capita di rado di sentire tanto parlare di futuro in occasione di un funerale, ma nel salutare del popolo di Emergency (e non solo) al suo presidente Teresa Sarti, all'Arena Civica di Milano, lo sguardo era rivolto in avanti. E questo lei lo avrebbe apprezzato.
Un impegno, già da subito, per i domani che verranno preso da tutti coloro che piangeranno per molto tempo ancora la scomparsa di Teresa, avvenuta il 1 settembre scorso, e che si sono rinnovati la promessa di portarne avanti il lavoro infaticabile svolto nei quindici anni di vita di Emergency.
Tante persone, tutte di fronte al palco allestito per gestire un flusso costante di amici. Fa gli onori di casa Nico Colonna di Smemoranda. Si alternano sul palco Vauro, Gianni Mura, Lella Costa, Moni Ovadia, Erri De Luca e i Modena City Ramblers. Anche altri personaggi noti tra i presenti, che oggi, come tutti gli altri, hanno un ricordo personale di Teresa, un momento privato da condividere. Capita anche di sentir cantare Erri De Luca, per lei. Sono solo amici, oggi. E tanta era la gente comune, che con lei ha condiviso l'idea di fare qualcosa di concreto per gli altri. Persone come tante, che magari si son trovati una sera a mangiare un po' di gorgonzola con Teresa, parlando dei diritti di tutti.
Compagni e sostenitori di un viaggio che, come racconta Carlo Garbagnati, per anni vice presidente di Emergency, ha portato Teresa a girare senza sosta, in Italia e all'estero, armata di un sorriso con il quale chiedeva anche agli altri di credere in un'idea. E riuscita a farlo così bene, che a salutarla è parso di vedere più di tre milioni di persone, curate gratuitamente in tutto il mondo in quindici anni dalla sua associazione. Un'idea che, come ha raccontato Maso Notarianni, direttore di PeaceReporter e genero innamorato, riesce a unire nel commosso saluto a Teresa, Montezemolo e i militanti della Fiom. Assieme agli ambasciatori di Sudan e Afghanistan, che per una volta hanno conosciuto un Occidente diverso. Che aveva un volto nuovo, due occhi verdi e una fiamma di capelli rossi. E un sorriso disarmante. Che costruiva (e costruisce) la pace, senza limitarsi a parlarne e basta.
La figlia Cecilia, in un contesto che parla di tutto il mondo, restituisce la Teresa privata, delle lezioni di cucina e di grammatica. La madre e il presidente di Emergency, mai differenti tra di loro, che la pace la insegnava con la poesia. Costringendo tutti a continuare a farlo, perché la morte è inutile solo quando non incita a seguire gli insegnamenti di una vita, passando combattendo quelli che per tanti sono mulini a vento, ma per Teresa sono ospedali d'eccellenza. Per tutti.
Chiude Gino Strada. Mai come oggi il marito di Teresa, prima di tutto il resto.
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