Nessun accordo sul latte sardo
(nonostante le promesse)
«Ho incontrato al Ministero i #pastorisardi, obiettivo: risolvere il problema entro 48 ore».
Così Matteo Salvini entrava nella questione del crollo del prezzo latte di pecora promettendo un’improbabile soluzione alla crisi del settore che affligge soprattutto i pastori sardi. Era il 12 febbraio scorso, di ore ne sono passate 240 (dieci giorni) e la soluzione ancora non c’è.
Anzi: la notizia è che non c’è nessun accordo.
Che l’intesa sul prezzo sarebbe stata impossibile da raggiungere lo avevano detto Coldiretti e CIA-Agricoltori che avevano definito inaccettabile la proposta di 72 centesimi al litro per li latte. A certificarlo oggi è il ministro per le Politiche Agricole e Forestali Gian Marco Centinaio (Lega) intervistato questa mattina su Radio1 durante “Centocittà”. «Le premesse sapevamo tutti quali fossero. Il tavolo di ieri era un tavolo di filiera dove si andava a parlare di regole. A margine si è parlato di prezzi e si è deciso di aprire un tavolo ad hoc presieduto dal prefetto di Sassari che verrà convocato lunedì o martedì prossimo perché in Sardegna ci sono le elezioni», ha spiegato il ministro.
Tutto rinviato al dopo elezioni. Compresa la promessa di Salvini che addirittura aveva proposto un prezzo di un euro al litro. Ben sapendo che lo Stato non ha certo il potere di cambiare i prezzi a piacimento e consapevole che il solo fatto di incontrare i pastori sardi e dimostrarsi vicino alle loro richieste gli avrebbe consentito un bel balzo avanti nei sondaggi. Da oggi si torna all’antico, alla vecchia strategia delle scarpe spaiate di Achille Lauro.
Per Salvini “andare a mungere” è un insulto
Ieri durante la conferenza stampa Salvini è tornato sulla questione dicendo «Sono orgoglioso di come stanno andando le cose con i pastori, ho sempre detto che non avrei mai usato un manganello su di loro. Al posto del manganello deve prevalere il ragionamento. Le posizioni si sono avvicinate ma avviso che se qualche imprenditore vuole speculare sulla pelle dei sardi avrò buona memoria. Se qualcuno vuole fare il furbo con me, ha trovato il ministro sbagliato…». Fino ad oggi però l’unico che ha davvero speculato – elettoralmente parlando – sulla pelle dei sardi e dei pastori è proprio il ministro. Le posizioni non si sono affatto avvicinate visto che l’offerta di 72 centesimi di euro al litro non solo è al di sotto dei costi di produzione
ma è sostanzialmente la stessa già avanzata – e rifiutata – un mese fa.
Inutile dire che per molti Salvini ha preso in giro i pastori sardi, il tutto mentre se ne andava in giro per la Sardegna a mangiare pecorino. E ieri c’è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Durante un comizio a Carbonia Salvini ha risposto ad un gruppo di contestatori che cantava Bella Ciao prima invitandoli ad togliersi dalle scatole e ad andare a Sanremo «vi accompagniamo in qualche stalla a mungere le pecore che è un lavoro faticoso che non sapete fare»
e rivolgendosi ai suoi ha chiesto «ma quando sfigati sono?
Domenica questi con Zedda fanno la valigia prendono un barcone e vanno a casa».
L’invito ad andare a mungere però non è piaciuto. Non solo perché poco rispettoso nei confronti del lavoro di chi a mungere ci va davvero e non perché glielo dice il Ministro dell’Interno ma anche perché è stato utilizzato come insulto (come Salvini del resto ha già fatto in un’altra occasione nel 2013). A qualcuno ha ricordato i bei tempi andati in cui i sardi venivano insultati e definiti un popolo di pecorari e di banditi. Il fatto che per Salvini mandare “a mungere” la gente sia un insulto o una punizione rieducativa la dice lunga su quanto sia cambiata la Lega. Ai sardi non piace nemmeno la serie di video promozionali stile ISIS con musica trionfale e il conto alla rovescia per le elezioni di domenica dove un’animazione dà “fuoco” alla bandiera sarda dei quattro mori che poi viene sostituita da quella della Lega. Un modo del tutto non intenzionale di affermare che la Sardegna è e sarà una colonia leghista? E non è finita qui perché il Movimento dei Pastori Sardi non esclude di ricorrere ad una forma estrema di protesta: il blocco dei seggi. A contemplare l’ipotesi è Nenneddu Sanna, rappresentante dei pastori, che uscendo dall’incontro ha dichiarato di essersi sentito umiliato dal governo. Chissà come si sentiranno i sardi che voteranno Salvini.
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