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domenica 22 settembre 2019

Il disco rotto e falso di Salvini sugli sbarchi

Il disco rotto (e falso) di Salvini sugli sbarchi dei migranti   che aumentano per colpa di Conte e Lamorgese




Durante una diretta Facebook ieri pomeriggio Matteo Salvini ha rivendicato come durante il suo mandato ci sia stato «un costante calo delle partenze dei morti e degli sbarchi». Il leader della Lega ha anche attaccato il governo Conte – e senza mai nominarla, la ministro Lamorgese – quando ha “scoperto” che gli sbarchi stanno aumentando: «vedo che ad esempio nel primo mese del nuovo governo, per la prima volta dopo un anno e mezzo aumentano gli sbarchi rispetto all’anno scorso». Successivamente a CartaBianca su Rai 3 Salvini ha provato, invano, a difendere la tesi che con con il nuovo esecutivo i porti sono stati aperti.

Il disco rotto (e falso) di Salvini sugli sbarchi dei migranti 
che aumentano per colpa di Conte e Lamorgese

Le solite balle di Salvini sul calo di partenze e di morti
La prima cosa da dire è che i porti non sono mai stati chiusi, nemmeno quando c’era Salvini al Viminale. Perché ad eccezione dei casi in cui l’ex ministro ha fatto la voce grossa contro le navi delle ONG (ma alla fine sono stati fatti sbarcare anche quei migranti) o contro quelle della Guardia Costiera i migranti hanno continuato a partire dalla Libia e a sbarcare sulle nostre coste.  Durante la “gestione Salvini” ne sono arrivati complessivamente oltre ottomila.

Come abbiamo spiegato la prima affermazione di Salvini è falsa. Sono infatti diminuiti solo gli sbarchi mentre i morti in mare sono aumentati (anche in termini assoluti) rispetto alla gestione Minniti. Le partenze invece pur essendo diminuite non sono calate in maniera direttamente proporzionale agli sbarchi. Questo nonostante le ONG siano state fatte allontanare dalla zona delle operazioni degli scafisti e della guardia costiera libica.


Del totale degli oltre ottomila migranti che sono arrivati in Italia in questi 14 mesi Salvini ha concentrato l’attenzione mediatica sull’unico aspetto che poteva dare l’impressione di essere in grado di controllare: quelli che venivano salvati dalle ONG. Le ragioni sono semplici: si tratta di casi “simbolo” dove il Ministero e il governo poteva indicare il presunto colpevole. Poco importa che le inchieste per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a carico delle ONG siano state quasi tutte archiviate.

Perché Salvini ha fatto la guerra alle ONG e non agli scafisti?
È invece molto più difficile fermare i singoli barchini degli scafisti, anche perché c’è il problema di identificare lo scafista di turno. E agli italiani in fondo importa poco se viene arrestato, perché è un “nemico” molto meno identificabile. Le ONG sono sempre le stesse, riconoscibili da tutti e già inserite nella narrazione che le vede come complici dei trafficanti e come fattore di attrazione (in realtà non è quello il pull factor che spinge i migranti a partire perché “sanno che saranno salvati”. Ma i migranti – ha mostrato su Twitter Matteo Villa dell’ISPI – partono lo stesso anche se non ci sono le ONG.


La strategia di Salvini dietro le fregnacce sui porti aperti

Cos’è cambiato quindi quando Salvini era al Ministero dell’Interno? L’unica sostanziale novità è che è aumentato il numero di migranti intercettati dalla Guardia Costiera libica e riportati in Libia. Un paese dove per stessa ammissione di Salvini qualche giorno fa, c’è la guerra e che quindi non può essere considerato un porto sicuro. Ieri Bianca Berlinguer ha ricordato a Salvini che «gli sbarchi in questi mesi ci sono sempre stati, anche se si è parlato solo di quelli che arrivano con le navi delle organizzazioni non governative coi barchini fantasma ne sono arrivati molti di più di quanti ne sono arrivati con le navi delle ONG». Ed è vero, i migranti arrivati a bordo delle ONG da gennaio a settembre 2019 sono stati 472, gli altri 4.553 sono arrivati in altri modi. Chi a bordo di navi mercantili italiani (i vari Asso 25 e simili) o assetti della Marina Militare e della Guardia Costiera. Salvini ribatte che «non sono sbarchi fantasma, sono tutti censiti uno per uno, vengono identificati tutti e vengono messi tutti nei centri». Ed è vero che con sbarchi fantasma si intendono quelli che arrivano sulle coste e riescono a dileguarsi prima dell’arrivo delle forze dell’ordine (è successo). Ma questi “fantasmi” sono invece degli spettri che non compaiono nella propaganda della Lega (ma sono ben evidenti dai dati statistici del Viminale).

«Perché quelli arrivano e altri con donne e bambini sono dovuti restare per settimane in mezzo al mare?» chiede la Berlinguer. La risposta di Salvini lascia il tempo che trova e non dà alcuna spiegazione: «l’obiettivo è bloccare tutti quelli che vengono portati qua dagli scafisti, se poi vengono portati dalle ONG o dai singoli scafisti per me non cambia nulla». Ma in realtà cambia, perché nessuno ha mai sentito Salvini fare polemica per i barchini che arrivavano tranquillamente in porto a Lampedusa mentre la Sea Watch era alla fonda con i migranti in ostaggio della propaganda sui porti chiusi. Porti chiusi di Shroedinger, visto che gli scafisti ci potevano entrare senza problemi mentre le ONG  dovevano starsene al largo.

C’è poi un altro dato interessante che emerge dalle statistiche del Viminale: il numero di migranti “in accoglienza” sul territorio italiano. Al 31 agosto 2019 c’erano 101.540 persone; a fine 2018  erano 135.858. Non si sa che fine hanno fatto gli altri, è probabile che molti siano quelli cui è stata tolta, da Salvini, la protezione umanitaria e che quindi sono usciti dal sistema. A questo punto la domanda è d’obbligo: cosa ha fatto davvero Salvini in questi quattordici mesi al governo quando lo stipendio glielo pagavamo noi?

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