lunedì 20 aprile 2009
Polemiche alla conferenza Durban II
Polemiche alla conferenza Durban II di Ginevra per gli attacchi del presidente iraniano
Ritirato l'ambasciatore israeliano in Svizzera, protesta di studenti vestiti da clown
Ahmadinejad all'Onu: Israele razzista
I delegati Ue abbandonano il vertice
Agli Usa: "Importante apertura, aspettiamo segnali concreti". Washington non chiude: "Ma questa retorica non aiuta"
GINEVRA - Si è aperta tra le polemiche e plateali contestazioni a Ginevra la conferenza dell'Onu sul razzismo e la xenofobia "Durban II". Molti i governi che hanno deciso di disertare l'appuntamento per timore che si trasformi in un processo a Israele. Non ci sono gli Stati Uniti, l'Italia, la Germania, la Polonia, l'Australia, il Canada, l'Olanda, la Nuova Zelanda e Israele. E tutti i Paesi europei hanno abbandonato i lavori non appena il presidente iraniano ha cominciato a parlare, definendo Israele - pur non nominandolo direttamente - "un governo razzista".
Il discorso. Sul podio della conferenza di Ginevra, Ahmadinejad ha criticato l'istituzione di "un governo razzista" in Medio Oriente dopo il 1945, alludendo chiaramente a Israele: "Dopo la fine della Seconda guerra mondiale - ha detto dal palco di Ginevra - gli alleati sono ricorsi all'aggressione militare per privare della terra un'intera nazione, sotto il pretesto della sofferenza degli ebrei. Hanno inviato immigrati dall'Europa, dagli Stati Uniti e dal mondo dell'Olocausto per stabilire un governo razzista nella Palestina occupata".
Ahmadinejad ha ricevuto anche applausi dalla platea: la prima volta quando ha accusato "gli stati occidentali di essere rimasti in silenzio di fronte ai crimini commessi da israele a gaza" e la seconda volta quando ha detto che occorre "rivedere le organizzazioni internazionali e il loro modo di lavorare". Consensi al presidente iraniano sono arrivati anche quando ha parlato della crisi economica mondiale sottolineando che "continua ad aggravarsi e non ci sono speranze che possa essere superata", e ha accusato gli Usa di averla scatenata.
La protesta. Alle parole di attacco del capo dello Stato iraniano i delegati dei paesi europei e occidentali hanno lasciato la sala. Dura condanna anche da parte del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che in un comunicato ha "deplorato" gli attacchi iraniani a Israele: "Deploro l'uso di questa piattaforma per accusare, dividere e persino istigare", ha detto Ban: "Questo è il contrario di quel che questa conferenza si prefigge". Ma dall'Onu è arrivata anche una "bacchettata" ai paesi che hanno disertato la conferenza: "La migliore replica a questo tipo di eventi è di rispondere e correggere, non di ritirarsi e boicottare la Conferenza", ha dichiarato l'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani Navi Pillay.
"Il boicottaggio non è la migliore risposta", ha aggiunto.
Tre manifestanti travestiti da clown, con parrucche multicolore, appartenenti all'Unione francese degli studenti ebrei sono stati espulsi dall'aula quando hanno iniziato a urlare "razzista" all'indirizzo del leader iraniano. Uno dei giovani che si trovava in platea è riuscito a lanciare il finto naso rosso di plastica all'indirizzo del presidente iraniano prima di essere trascinato via.
La Francia, a Ginevra rappresentata da un ambasciatore che, come gli esponenti degli altri Paesi europei presenti, aveva avvertito che avrebbe lasciato la sala se Ajmadinejad pronuncerà "accuse antisemite" nel suo discorso. E subito dopo il discorso il presidente francese Nicolas Sarkozy ha avvertito che la Ue dovrà adottare una "estrema fermezza" contro gli "appelli all'odio" come quello di Ahmadinejad. Dura reazione un po' da tutti i rappresentanti Ue, tra cui la stessa Gran Bretagna che pure aveva deciso di partecipare alla Conferenza. Mentre l'Italia, che è stato il primo Paese europeo a sostenere la possibilità del boicottaggio, ha confermato: "La nostra previsione si è rivelata corretta", ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini. "Ma siamo pronti a impegnarci da subito per un'altra occasione internazionale contro il razzismo e la discriminazione".
I delegati europei lasciano l'aula del vertice mentre Ahmadinejad parla
Usa cauti. Gli Stati Uniti hanno mantenuto una posizione non intransigente: "Vogliamo un dialogo diretto con l'Iran ma l'Iran deve fare un certo numero di cose per rientrare nelle grazie della comunità internazionale", ha detto il portavoce Robert Wood. "Se l'Iran vuole relazioni diverse con la comunità internazionale deve abbandonare questa terribile retorica, inutile, controproducente e serve solo a nutrire l'odio razziale".
Il Vaticano rimane in aula. A sera è arrivata la presa di posizione della Santa Sede, che ha definito il discorso di Ahmadinejad "estremista e inaccettabile", ma ha scelto di non unirsi alla protesta dei Paesi occidentali. Ahmadinejad "ha usato delle espressioni estremiste - ha detto a radio Vaticana l'osservatore permanente all'Onu della Santa Sede, monsignor Silvano Tomasi - con le quali non si può essere d'accordo in alcun modo; ma allo stesso tempo, nel dibattito che si svolge nel contesto della comunità internazionale ci sono opinioni qualche vota radicali che non possono essere condivise ma che è necessario ascoltare perché è questo l'ambiente e la natura delle Nazioni Unite: essere il forum nel quale tutte le nazioni si esprimono". Il "punto affrontato dal presidente iraniano - ha spiegato mons. Tomasi - è quello del razzismo dello stato d'Israele verso i palestinesi, ma egli non si è espresso contro l'Olocausto, non ha negato questo fenomeno storico tragico, non ha menzionato la distruzione d'Israele o l'eliminazione di questo Stato. Per questa ragione abbiamo deciso con altri Paesi europei, tutti i Paesi dell'America Latina con la totalità dei Paesi africani e asiatici, di restare nella Sala per affermare questo diritto della libertà d'espressione che è parte della battaglia che noi abbiamo combattuto qui per cambiare il documento finale di questa conferenza di Durban II".
L'irritazione di Israele. In questo clima, subito dopo l'inizio della conferenza, il governo israeliano ha richiamato per consultazioni il suo ambasciatore in Svizzera. Una decisione presa a seguito di un incontro tra il presidente elvetico Hans-Rudolf Merz e il leader iraniano Mahmoud Ahmadinejad. ''Non è una rottura delle relazioni, ma un'espressione del malcontento di Israele per l'atteggiamento lassista della Svizzera nei confronti dell'Iran'', ha spiegato un dirigente del ministero degli Esteri dello Stato ebraico. L'agenzia iraniana Fars ha riferito che durante il colloquio il presidente iraniano ha definito Israele "la più orribile manifestazione del razzismo" e ha sostenuto che la comunità internazionale usa "due pesi e due misure sui diritti umani e la violazione degli stessi negli Usa e in Europa".
Nucleare e rapporti con gli Usa. Più tardi, nel corso della conferenza stampa, Ahmadinejad ha invece cambiato tono parlando dei rapporti con gli Stati Uniti di Barack Obama, dichiarando di "accogliere" il nuovo approccio dell'Amministrazione Usa nei confronti dell'Iran, cui il presidente democratico ha dichiarato di voler "tendere la mano" in un importante discorso alcune settimane fa. Un'apertura importante, ha detto, che va però accompagnata da "segnali concreti". "Con tutta franchezza dico no all'arma nucleare, sì all'energia nucleare", ha poi precisato il presidente iraniano sulla controversa questione dell'armamento nucleare iraniano. Per l'Iran "la questione del nucleare è un dossier chiuso... Noi abbiamo firmato la convenzione dell'Aja e intendiamo ricavarne dei vantaggi". Per Ahamadinejad la "giustizia deve essere uguale per tutti: se l'energia nucleare è utilizzata bene che sia a disposizione di tutti, quando è cattiva che sia proibita a tutti".
L'intervento di Ban Ki-moon. Delle tensioni che accompagnano il vertice Ban è pienamente consapevole, tanto che prima di dare il via ai lavori ha condannato "la negazione dell'Olocausto". Poi, nel discorso con cui ha aperto i lavori, ha difeso la contestata dichiarazione finale come un testo "attentamente bilanciato". "Sono profondamente dispiaciuto che alcuni Paesi abbiano deciso di rimanerne fuori - ha detto Ban - E spero che non lo faranno a lungo. Possiamo superare le divergenze. Rivolgo un appello a tutti i Paesi a considerare questo processo come un inizio e non una fine".
La posizione della Ue. La portavoce della Commissione europea Christiane Hohmann ha chiarito che l'esecutivo comunitario segue da vicino la conferenza dell'Onu e che il testo del documento "non è ideale ma è frutto di un compromesso". La Commissione intende comunque "reagire in modo appropriato" a eventuali "dichiarazioni inaccettabili". Dopo aver ricordato che "molti Stati membri hanno deciso di ritirarsi dalla conferenza. Ma una grande maggioranza - 23 su 27 - sono ancora impegnati nella conferenza", la portavoce ha sottolineato come Bruxelles ritenga di poter trarre qualcosa dalla conferenza e rimanga "impegnata a fare tutto il possibile".
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