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giovedì 17 giugno 2010

Il tesoro afgano: giacimenti minerari

Il tesoro afgano? Solo propaganda di guerra


Dietro l'annuncio della «scoperta» di giacimenti minerari in Afghanistan, in realtà noti fin dagli anni '70, c'è un'operazione mediatica Usa volta a rinvigorire il sostegno a un'occupazione militare sempre più difficile e impopolare


«Un documento interno del Pentagono» rivela che in Afghanistan sono stati scoperti «giacimenti minerari, ben superiori a ogni precedente stima», di oro, rame, ferro, cobalto e anche di diversi «minerali essenziali per per l’industria moderna come il litio con cui si fabbricano le batterie ricaricabili di cellulari e computer portatili», al punto da «trasformare l’Afghanistan nel più importante centro minerario del mondo» e «in un’Arabia Saudita del litio».
La clamorosa notizia, lanciata domenica scorsa dal New York Times e subito ripresa con grande zelo da tutti i media occidentali, ha tutta l’aria di una manovra di propaganda di guerra, di un’operazione mediatica volta a rinvigorire il sostegno interno e internazionale a un’occupazione militare sempre più difficile e sempre più impopolare sia negli Stati Uniti che in Europa.
«E’ evidente che in questo periodo le cose in Afghanistan non stanno andando andando molto bene per gli Stati Uniti, e questo – scrive Blake Hounshell, caporedattore della prestigiosa rivista Foreign Policy – mi rende sospettoso sul tempismo di questa eclatante notizia. Anche perché, a ben guardare, questa storia non è uno scoop: le scoperte minerarie di cui si parla sono di pubblico dominio su internet fin dal 2007 sul sito dell’Istituto geologico Usa, su quello del ministero afgano delle Miniere e anche sulla pagina web dell’Istituto geologico britannico».
Che il sottosuolo afgano fosse ricco di risorse minerarie, anche strategiche, l’aveva già dichiarato alla stampa l’ex ministro afghano delle Miniere, Ibrahim Adel: all’Afp nel 2008 e alla Reuters nel 2009. Ma allora, chissà perché, la notizia non venne «lanciata», perdendosi tra i mille dispacci quotidiani d’agenzia.
In realtà, sul sito internet dell’Istituto geologico britannico si possono trovare vecchie mappe geologiche che dimostrano come fin dal 1977 i sovietici fossero a conoscenza di giacimenti di litio e di altri minerali rari, come l’uranio dell’Helmand [di cui il New Yok Times si è dimenticato di parlare, forse per non disturbare i progetti americani di sfruttamento del sito minerario di Khanashin, da un anno presidiato dai Marines].
«All’inizio degli anni ‘70 vivevo a Kabul – racconta un ex ufficiale Usa alla nota rivista americana Politico – e mi ricordo che i russi erano sorpresi dalla vastità delle risorse minerarie scoperte nel paese».
Scoperte dettagliatamente descritte negli anni ’80 dal governo di Kabul in un documento pubblico ancor oggi disponibile sul sito della Camera di commercio afgana e pubblicato anche sul sulla pagina web dell’Istituto di tecnologia dell’Illinois.
«In questa difficile fase della guerra – scrive Paul Jay, giornalista dell’Huffington Post – la promessa di grandi ricchezze minerarie suona eccitante. Il motivo per cui questa storia è uscita sul Nyt proprio adesso può essere collegata al bisogno del Pentagono di offrire al pubblico nuove motivazioni per sostenere il mantenimento delle truppe Usa in Afghanistan».
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