"Vaffanculo Hamas. Vaffanculo Israele. Vaffanculo Fatah. Vaffanculo ONU. Vaffanculo UNWRA. Vaffanculo USA! Noi, i giovani di Gaza, siamo stufi di Israele, di Hamas, dell'occupazione, delle violazioni dei diritti umani e dell'indifferenza della comunità internazionale! Vogliamo urlare per rompere il muro di silenzio, ingiustizia e indifferenza, come gli F16 israeliani rompono il muro del suono; vogliamo urlare con tutta la forza delle nostre anime per sfogare l'immensa frustrazione che ci consuma per la situazione del cazzo in cui viviamo; siamo come pidocchi stretti tra due unghie, viviamo un incubo dentro un incubo, dove non c'è spazio né per la speranza né per la libertà. Ci siamo rotti i coglioni di rimanere imbrigliati in questa guerra politica; ci siamo rotti i coglioni delle notti nere come il carbone con gli aerei che sorvolano le nostre case; siamo stomacati dall'uccisione di contadini innocenti nella buffer zone, colpevoli solo di stare lavorando le loro terre; ci siamo rotti i coglioni degli uomini barbuti che se ne vanno in giro con le loro armi abusando del loro potere, picchiando o incarcerando i giovani colpevoli solo di manifestare per ciò in cui credono; ci siamo rotti i coglioni del muro della vergogna che ci separa dal resto del nostro Paese tenendoci ingabbiati in un pezzo di terra grande quanto un francobollo; e ci siamo rotti i coglioni di chi ci dipinge come terroristi, fanatici fatti in casa con le bombe in tasca e il maligno negli occhi; abbiamo le palle piene dell'indifferenza da parte della comunità internazionale, i cosiddetti esperti in esprimere sconcerto e stilare risoluzioni, ma codardi nel mettere in pratica qualsiasi cosa su cui si trovino d'accordo; ci siamo rotti i coglioni di vivere una vita di merda, imprigionati dagli israeliani, picchiati da Hamas e completamente ignorati dal resto del mondo. C'è una rivoluzione che cresce dentro di noi, un'immensa insoddisfazione e frustrazione che ci distruggerà a meno che non troviamo un modo per canalizzare questa energia in qualcosa che possa sfidare lo status quo e ridarci la speranza. La goccia che ha fatto traboccare il vaso facendo tremare i nostri cuori per la frustrazione e la disperazione è stata quando il 30 Novembre gli uomini di Hamas sono intervenuti allo Sharek Youth Forum, un'organizzazione di giovani molto seguita con fucili, menzogne e violenza, buttando tutti i volontari fuori incarcerandoni alcuni, e proibendo allo Sharek di continuare a lavorare. Alcuni giorni dopo, alcuni dimostranti davanti alla sede dello Sharek sono stati picchiati, altri incarcerati. Stiamo davvero vivendo un incubo dentro un incubo. E' difficile trovare le parole per descrivere le pressioni a cui siamo sottoposti. Siamo sopravvissuti a malapena all'Operazione Piombo Fuso, in cui Israele ci ha bombardati di brutto con molta efficacia, distruggendo migliaia di case e ancora più persone e sogni. Non si sono sbarazzati di Hamas, come speravano, ma ci hanno spaventati a morte per sempre, facendoci tutti ammalare di sindromi post-traumatiche visto che non avevamo nessuno posto dove rifugiarci. Siamo giovani dai cuori pesanti. Ci portiamo dentro una pesantezza così immensa che rende difficile anche solo godersi un tramonto. Come possiamo godere di un tramonto quando le nuvole dipingono l'orizzonte di nero e orribili ricordi del passato riaffiorano alla mente ogni volta che chiudiamo gli occhi? Sorridiamo per nascondere il dolore. Ridiamo per dimenticare la guerra. Teniamo alta la speranza per evitare di suicidarci qui e adesso. Durante la guerra abbiamo avuto la netta sensazione che Israele voglia cancellarci dalla faccia della Terra. Negli ultimi anni Hamas ha fatto di tutto per controllare i nostri pensieri, comportamenti e aspirazioni. Siamo una generazione di giovani abituati ad affrontare i missili, a portare a termine la missione impossibile di vivere una vita normale e sana, a malapena tollerata da una enorme organizzazione che ha diffuso nella nostra società un cancro maligno, causando la distruzione e la morte di ogni cellula vivente, di ogni pensiero e sogno che si trovasse sulla sua strada, oltre che la paralisi della gente a causa del suo regime di terrore. Per non parlare della prigione in cui viviamo, una prigione giustificata e sostenuta da un paese cosiddetto democratico. La storia si ripete nel modo più crudele e non frega niente a nessuno. Abbiamo paura. Qui a Gaza abbiamo paura di essere incarcerati, picchiati, torturati, bombardati, uccisi. Abbiamo paura di vivere, perché dobbiamo soppesare con cautela ogni piccolo passo che facciamo, viviamo tra proibizioni di ogni tipo, non possiamo muoverci come vogliamo, né dire ciò che vogliamo, né fare ciò che vogliamo, a volte non possiamo neanche pensare ciò che vogliamo perché l'occupazione ci ha occupato il cervello e il cuore in modo così orribile che fa male e ci fa venire voglia di piangere lacrime infinite di frustrazione e rabbia! Non vogliamo odiare, non vogliamo sentire questi sentimenti, non vogliamo più essere vittime. BASTA! Basta dolore, basta lacrime, basta sofferenza, basta controllo, proibizioni, giustificazioni ingiuste, terrore, torture, scuse, bombardamenti, notti insonni, civili morti, ricordi neri, futuro orribile, presente che ti spezza il cuore, politica perversa, politici fanatici, stronzate religiose, basta incarcerazioni! DICIAMO BASTA! Questo non è il futuro che vogliamo! Vogliamo tre cose. Vogliamo essere liberi. Vogliamo poter vivere una vita normale. Vogliamo la pace. E' chiedere troppo? Siamo un movimento per la pace fatto dai giovani di Gaza e da chiunque altro li voglia sostenere e non si darà pace finché la verità su Gaza non venga fuori e tutti ne siano a conoscenza, in modo tale che il silenzio-assenso e l'indifferenza urlata non siano più accettabili. Questo è il manifesto dei giovani di Gaza per il cambiamento! Inizieremo con la distruzione dell'occupazione che ci circonda, ci libereremo da questo carcere mentale per riguadagnarci la nostra dignità e il rispetto di noi stessi. Andremo avanti a testa alta anche quando ci opporranno resistenza. Lavoreremo giorno e notte per cambiare le miserabili condizioni di vita in cui viviamo. Costruiremo sogni dove incontreremo muri. Speriamo solo che tu - sì, proprio tu che adesso stai leggendo questo manifesto!- ci supporterai. Per sapere come, per favore lasciate un messaggio o contattaci direttamente a freegazayouth@hotmail.com. Vogliamo essere liberi, vogliamo vivere, vogliamo la pace. LIBERTA' PER I GIOVANI DI GAZA! "
(Traduzione di Chiara Baldini )
Si ripercuote e si propaga alla velocità di 4 Megabit al secondo nell'unico spazio di Gaza non ancora assediato, nel web, il cyber-urlo di rabbia di una generazione di giovani palestinesi oppressa da un nemico esterno e soffocata dentro.
Il manifesto GYBO (Manifesto dei Giovani di Gaza per il cambiamento) messo online su Facebook da un gruppo anonimo di studenti della Striscia sta suscitando clamore per l'intensa prosa polemica e insieme poetica, per la spontaneità con cui si esprimono vite accerchiate senza l'ingessatura della retorica politica e umanitaria.
Scendere in piazza è troppo pericoloso a Gaza, se non piombano bombe dal cielo, piovono manganelli da terra. Fustigati da un governo interno che soffoca i diritti civili basilari, frustrati dal collaborazionismo criminale di Ramallah che viene a patti coi massacrati d'Israele, delusi e defraudati da una comunità internazionale lassista e compiacente coi carnefici, il grido cibernetico di questi ragazzi coraggiosi sta raccogliendo sempre più consensi a livello globale, a giudicare dai commenti sulla loro pagina web che si susseguono istante dopo istante da ogni dove.
Qualcuno mi ha chiesto dall'Italia se conosco le identità degli autori de Il Manifesto. Certo che li conosco. Sono la stragrande maggioranza degli under 25 che a Gaza incontri nei caffe', al di fuori dell'università, per strada con le mani nelle saccocce vuote di soldi, di impieghi, di prospettive per l'avvenire ma gonfie di lutto e rabbia sottaciuta. Che adesso hanno manifestato.
Si chiamano Ahmed, Mahmoud, Mustafa, Yara , ma potrebbero essere i nostri Giovanni, Paolo, Antonio, Elisabetta che in queste settimane hanno combattuto pacificamente nelle piazze italiane con le armi della consapevolezza quella lotta persa dai padri per resa.
Come tutte le rivoluzioni cibernetiche, potrebbe essere neve che si scioglie al primo sole. A Gaza si è però convinti che questo è un primo solco per far dare voce a chi finora ha subito in silenzio. Qui sotto il testo del manifesto GYBO dalla loro pagina Facebook.
Vittorio Arrigoni da Gaza city
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