Rifiuti: latte materno più inquinato per chi vive accanto a discariche
Il rapporto realizzato dalla Regione Campania in collaborazione con l'istituto della Sanità e il Cnr
NAPOLI - I risultati della ricerca Sebiorec, (studio epidemiologico sullo stato di salute e sui livelli d’accumulo di contaminanti organici persistenti nel sangue e nel latte materno), hanno messo in evidenza come i livelli di inquinanti nel sangue e nel latte materno della popolazione campana siano più elevati in coloro che vivono in prossimità di sversatoi e siti di abbandono rifiuti. Ad ogni modo non vengono superati i limiti previsti dalla letteratura internazionale.
Il rapporto, realizzato dalla Regione Campania in collaborazione con l’Istituto Superiore della Sanità e il Cnr, consegna la fotografia di una regione in cui la popolazione non «è sovraesposta ad agenti inquinanti» ma, allo stesso tempo, indica zone in cui, pur restando dentro i limiti consentiti, si registrano livelli più elevati. Tra questi, si registra una maggiore presenza di arsenico rilevata nel campione della provincia di Napoli piuttosto che nel campione relativo alla provincia di Caserta.
«Lo studio », ha spiegato Fabrizio Bianchi del Cnr, «non fornisce dati allarmanti evidenti, ma ci sono informazioni utili che indicano correlazioni tra luogo di residenza della popolazione e livelli superiori di presenza di metalli o diossina nel sangue, correlazioni di cui ci si deve occupare perchè non è trascurabile il dato secondo cui tutti i pool più vicini a siti hanno parametri più alti». Lo studio ha previsto un’intervista tramite questionario con domande su abitudini di vita e ambiente, storia medica del soggetto e sue abitudini alimentari e il prelievo di reperti di sangue e di latte da donatrici primipare comprese tra la quarta e ottava settimana dopo il parto. Inoltre, per aumentare le dimensioni del campione e avere misure più stabili e affidabili, per l’analisi da laboratorio è stata prevista la costituzione di campione di pool di sangue, di siero e di latte.
In totale, l’indagine ha interessato 840 soggetti stratificati per sesso, età e collocazione geografica, per un totale di 84 pool di siero e 84 pool di sangue e reperti di latte da 60 donatrici per totali 6 pool. Per quanto riguarda le aree geografiche, sono state individuate tre aree sotto presunta pressione di degrado ambientale elevata (Zona A), media (Zona B) e nulla o bassa (Zona C). La Zona A in particolare comprende i Comuni di Acerra, Aversa, Caivano, Castel Volturno, Giugliano in Campania, Marcianise, Pianura a Napoli e Villa Literno. «Dagli esami effettuati», ha sottolineato Alessandro Di Domenico, dell’Istituto Superiore della Sanità, «non è stato rilevato un incremento dei carichi inquinanti corporei e, pertanto, la popolazione campana presa in esame non risulta sovraesposta a sostanze che spesso arrivano dagli alimenti». Uno studio che, tuttavia, ha ribadito Di Domenico «non è una ricerca sull’incidenza delle malattie in determinate aree». Gli studiosi, inoltre, hanno sottolineato l’importanza di un’azione di comunicazione alla popolazione in cui, secondo la ricerca, si percepisce alto il rischio di sviluppare malattie e in particolare il cancro (87 per cento), leucemia (78 per cento), malformazioni (62 per cento).
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2011/11-aprile-2011/rifiuti-latte-materno-piu-inquinatoper-chi-vive-agli-sversatoi--190417473818.shtml
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