"L'esperienza e la logica ci dicono che, ad Amatrice, le faglie hanno fatto tragicamente il loro lavoro. E questo si chiama destino", dice Giuseppe Saieva a Repubblica, "Ma se gli edifici fossero stati costruiti come in Giappone, non sarebbero crollati. All'ingresso del paese ho visto una villa schiacciata sotto un'enorme tettoia di cemento armato. Poco lontano c'era anche un palazzo di tre piani che aveva tutti i tramezzi crollati. Devo pensare che sia stato costruito al risparmio, utilizzando più sabbia che cemento. Cose che accerteremo a tempo debito. Se emergeranno responsabilità e omissioni, saranno perseguite. E chi ha sbagliato, pagherà".
Sono oltre un centinaio gli edifici crollati solo nel reatino. La procura dovrà verificare caso per caso se sono stati costruiti o ristrutturati male negli ultimi 15 anni, da quando cioè è in vigore il testo unico sulla normativa antisismica. A partire dalla scuola materna e elementare Romeo Capranica di Amatrice, che si è sbriciolata nonostante fosse stata ristrutturata appena quattro anni fa.
La scuola crollata e i lavori nel 2012: 700 mila euro e i fondi dell’Aquila
Quattro anni fa i lavori. Il sindaco all’inaugurazione:
«Abbiamo usato la fibra di carbonio e adeguato tutti i nuovi impianti»
Era stato «adeguato al rischio sismico» a tempo di record il complesso scolastico di Amatrice Romolo Capranica, materna, elementari e medie: tre mesi soltanto, nel 2012 con i fondi della Regione Lazio, della provincia di Rieti e anche del Comune, con i fondi stanziati dopo il terremoto dell’Aquila del 2009. I lavori erano stati affidati all’Impresa Consorzio Stabile Valori. Ora è rimasto soltanto il muro di cinta, miracolosamente dritto, con la citazione di Saint Exupéry e la scritta «Scappa, curri e va’ a la scola» che indica l’ingresso. Lì c’è ancora la targa d’ottone che ricorda la ristrutturazione. Il resto è crollato tutto e, meno male che il terremoto è stato d’estate e di notte. Altrimenti poteva essere come a San Giuliano di Puglia dove il 31 ottobre del 2002 crollò la scuola (non costruita con criteri antisismici) e morirono 27 bambini.
Norcia esempio virtuoso, senza morti né feriti grazie alla “buona ricostruzione”
Il caso del comune umbro: senza vittime, nonostante sia a soli 17 km in linea d'aria dall'epicentro del sisma che ha provocato devastazioni tra le Marche e il Lazio. Qui le case sono state ricostruite, rispettando le disposizioni antisismiche, dopo i terremoti del 1979 e 1997. Il sismologo Boschi: "In Italia si costruisce con criteri antisismici solo dopo un terremoto grave”
Case, chiese e strade danneggiate, ma nessuna vittima, né ferito a Norcia. Eppure si trova a 17 km in linea d’aria dall’epicentro del sisma, 4 chilometri di profondità nei pressi di Accumoli, che ha provocato decine di morti e devastazioni tra le Marche e il Lazio. Il piccolo borgo della Valnerina non è stato miracolato dal patrono San Benedetto, ma è salvo grazie alla “buona ricostruzione” seguita al sisma del 1997 e al più grave del 1979,
quando ci furono cinque morti e centinaia di sfollati.
Sul fronte dei terremoti “siamo ancora indietro sulla prevenzione”, ha detto il sismologo Enzo Boschi, intervistato dall’AdnKronos. La prova è Norcia: lì “dopo il terremoto del 1979 si è proceduto con interventi antisismici sugli edifici” e così “i danni provocati dal sisma di questa notte sono quasi irrilevanti”. “Purtroppo in Italia si costruisce bene, con criteri antisismici, solo dopo un terremoto grave” ha aggiunto.
“La forte scossa che ha colpito stamani anche l’Umbria ha causato danni contenuti a differenza di quanto purtroppo accaduto nelle Marche e nel Lazio. Ciò testimonia che la ricostruzione in Umbria è stata una buona ricostruzione che ha saputo garantire sicurezza per la popolazione e qualità e velocità degli interventi”, ha detto la presidente umbra, Catiuscia Marini, visitando le zone colpite. “Come Umbria – ricorda ancora Catiuscia Marini – ci siamo subito posti l’obiettivo innovativo di non limitarsi alla semplice riparazione del danno, ma di mettere in sicurezza l’intero territorio”.
Norcia ha avuto danni “contenuti” nonostante abbia registrato nel proprio territorio tutte le scosse più forti, dopo quella principale di magnitudo 6 delle 3.36: alle 4.32, di magnitudo 5.1, e alle 4.33 con magnitudo 5.4. “La città – ha riferito all’Ansa l’assessore comunale Giuseppina Perla – era piena di turisti, stavamo vivendo un’estate meravigliosa”. “Le case sono tutte antisismiche e hanno retto, però ci sono delle lesioni”, ha spiegato.
Nel corso dei controlli sono infatti emerse alcune gravi lesioni ad abitazioni private, infrastrutture e beni culturali, fra i quali la basilica di San Benedetto. Danni anche alle mura storiche e crolli a Castelluccio che, insieme a San Pellegrino, è la frazione di Norcia dove la situazione è maggiormente critica. Tuttavia si segnalano, in Umbria, solo due ricoveri, per malore, mentre si cercano due coniugi di Orvieto che si trovavano probabilmente ad Amatrice al momento del sisma. E gli ospedali sono pronti ad accogliere i feriti provenienti dalla regioni maggiormente colpite (al momento sono giunti a Terni e
Perugia un anziano di 77 anni e un bambino).
“I danni sarebbero stati probabilmente peggiori se non ci fossero stati alcuni interventi antisismici dopo i terremoti negli anni Novanta”, ha ribadito la presidente Marini. “Questo conferma – ha commentato la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, che ha sentito al telefono la collega umbra – che la prevenzione, quando è fatta in modo oculato e senza sprechi, è estremamente utile e importante”.
Ogni 4 o 5 anni c'è un sisma che colpisce la dorsale appenninica. Eppure gli amministratori non fanno prevenzione. Il risultato è che l'Italia è arretrata come il Medio Oriente: in un paese avanzato una scossa di magnitudo 6 non provoca crolli e vittime...
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