Credo che proprio in pochi in Italia (ed anche in Europa) sappiano veramente il perché è stata chiamata Euro la moneta che da 14 anni abbiamo in tasca e che da 21 anni ne sentiamo parlare.
Ritorniamo indietro velocemente per capire la genesi di tale scelta. A Maastricht il 7 febbraio 1992 fu firmato il Trattato che modificò giuridicamente la vecchia CEE (Comunità Economica Europea) del 1957 in UE (Unione Europea) per poter creare il “mercato unico” necessario all’adozione di una moneta unica secondo l’idioma “one market, one money”. I vincoli e parametri macroeconomici a cui gli Stati firmatari si erano impegnati a rispettare, erano il presupposto per giungere alla convergenza che desse vita ad una moneta comune.
Il nome prescelto per la moneta da condividere era ECU (European Currency Unit, ovvero Unità di
Conto Europea) che si basava sin dal 1978 su un paniere ponderato delle valute nazionali europee
aderenti, il cui corso variava in funzione dei rapporti
di cambio delle valute stesse che vi partecipavano.
Credo che il nome ECU sia ancora scolpito in modo indelebile nelle menti di molti italiani che
contrassero mutui in tale valuta nei primi anni ’90 attratti da tassi inferiori rispetto a quelli in lire, indotti da banche (come al solito!) più inclini a fare i propri interessi che quelli della clientela tacendo sul ben più oneroso insito rischio di cambio. Sappiamo purtroppo come andò a finire, con il corso dell’ECU aumentato vertiginosamente rispetto alla lira e i conseguenti bagni di sangue a cui furono sottoposte decine e decine di migliaia di famiglie italiane nel pagarne il salato conto.
Ebbene in ogni caso la valuta che sarebbe scaturita da Maastricht si sarebbe dovuta chiamare ECU e
molti paesi membri, nonostante rimase di fatto sempre una divisa “virtuale”, si cimentarono già in
emissioni, riservate ai numismatici, coniando monete con tale valore.
Ma nel 1995 avvenne la “svolta”: nel Consiglio Europeo di Madrid avvenuto, il 15 e 16 dicembre 1995, fu deciso di cambiare il nome da ECU in EURO. Ma quale fu la vera motivazione di questo cambio di denominazione? Le note ufficiali si affrettarono nel dare delle spiegazioni “di comodo”, come ad esempio che la parola ECU si pronunciasse con troppo “francesismo” essendo il vecchio scudo francese. Altri dissero che essendo un acronimo inglese di European Currency Unit non sarebbe stato “gradito” a tutti e che il nome EURO fosse più direttamente riconducibile all’EUROPA.
Ma la vera realtà fu un’altra, imposta fortemente dalla delegazione tedesca capeggiata dal Cancelliere Helmut Kohl e dal suo potentissimo, inflessibile e “sopraccicliatissimo” Ministro delle Finanze Theo
Waigel (che d’allora verrà chiamato il “papà dell’euro”), che proposero ed ottennero immediatamente, il cambiamento del nome da ECU in EURO. Infatti nella lingua tedesca la pronuncia di “un ecu” si sarebbe detta “eine ecu” creando una imbarazzantissima assonanza con “eine kuh” cioè “una vacca” e che pertanto avrebbe creato ovviamente non pochi problemi ai tedeschi già fortemente “dispiaciuti” nell’abbandonare
il loro amatissimo marco simbolo del riscatto economico del paese.
Di fronte a tale evidenza, a cui non mancarono sorrisi e battutine nelle delegazioni, il Consiglio d’Europa di Madrid decretò all’unanimità di cambiare il nome in EURO, mandando definitivamente in pensione l’acronimo ECU, ma soprattutto ribadendo ancora per una volta (come se non ce ne fosse bisogno) che la Germania avesse il pieno potere di decisione su ogni cosa riguardo al nuovo ordine monetario che si stava instaurando in Europa e che avrebbe così fortemente condizionato il futuro dell’intero Vecchio Continente e con esso i destini dei paesi membri.
Viene spontaneo da chiedersi se lo stesso problema di assonanza non felice fosse stato avanzato da
altri paesi come ad esempio l’Italia, la Spagna o la Grecia, oggi la moneta che adottiamo si chiamerebbe ugualmente EURO o sarebbe rimasta con il vecchio nome di ECU?
COSA TI PORTA IL 2017 ?
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