Lilli Gruber, che di mestiere fa la giornalista, chiede a Salvini, con classe, quello che 20 milioni di italiani come noi si chiedono, con molta meno classe, da quest’estate: “È contento di non dover più girare in mutande in spiaggia da ministro dell’Interno?”
Fatto: oggi migliaia di bestie stanno dando vita alla solita, ennesima, squallida gogna social nei confronti della giornalista, “colpevole” di aver osato rivolgere delle domande al “capitano” e mostrata in uno scatto di anni fa mentre prende il sole al mare in topless.
Svolgimento: vedete, cari analfabeti di ritorno (e anche d’andata), Lilli Gruber è una giornalista, libera, indipendente, che non riveste alcun ruolo istituzionale, e come prende il sole al mare nel suo tempo libero è una questione che riguarda lei ed esclusivamente lei, della quale non deve rendere conto a nessuno, men che meno a quattro leghisti con la bava alla bocca. Mentre l’altro, il sedicente “capitano”, in qualità di allora ministro, non solo deve rendere conto a voi ma anche a quei milioni di italiani come noi che non lo hanno votato, né lo voteranno mai, ma che pretendono che il ministro dell’Interno del proprio Paese non faccia conferenze stampa in mutande scambiando uno stabilimento balneare per il Viminale.
Si chiama senso delle istituzioni. Si chiama decoro. E, su entrambe le cose, a Salvini non basterebbero tre vite per arrivare a un’unghia di questa meravigliosa donna e giornalista italiana.
Vi è chiara la differenza?
La truffa allo stato
con il finaziamento illecito ai partiti
con il fondo Krispa a Cipro
e in uno in Tanzania in tutto
sei milioni fottuti a noi italiani...
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