Le Carte Parlanti

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mercoledì 3 luglio 2024

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Mi occupo di Creare le vostre pagine Responsive, 
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Fornisco supporto e consulenza per realizzare Siti Internet,
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mercoledì 7 ottobre 2015

Sono Web Designer, Web Master e Blogger




Sono Web Designer, Web Master e Blogger, creo siti internet e blog personalizzati
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MIO SITO  :  http://www.cipiri.com/


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mercoledì 29 luglio 2015

Meloni e Salvini Mangiate con Noi



Una protesta scoppiata ad ora di cena. I profughi ospiti al residence Mxxxxx di Eraclea (Venezia) hanno appoggiato in strada i vassoi con il cibo, iniziando a protestare digiunando contro le Aziende
( CREATE APPOSITAMENTE ) che hanno trasformato l’immigrazione in un business,

L'obiettivo della sollevezione dei profughi era la Sxxxx che gestisce il denaro che serve a sfamare i Richiedenti Asilo ( che non possono lavorare come firmato da Maroni del Partito Lega Nord ) ed il residence di accoglienza.
REGOLAMENTO DI DUBLINO FIRMATO DA MARONI - LEGA NORD
E SCAIOLA - FORZA ITALIA
se vuoi leggi qui
 http://cipiri.blogspot.it/2015/04/regolamento-di-dublino.htmlIl regolamento Dublino II (formalmente regolamento 2003/343/CE) è un regolamento dell'Unione Europea, in tema di diritto di asilo.


Giorgia Meloni, sta davanti a facebook con il braccio destro alzato, ha pubblicato questa foto .
Giorgia, si è scandalizzata perché di fronte a un cibo giudicato immangiabile, i profughi hanno protestato.
Giorgia, che non ha mai assaggiato un cibo COSI', non sa cos'è un cibo MALSANO. I profughi, che invece l'hanno assaggiato sanno cos'è, se ne sono accorti subito. Anche perché sono richiedenti asilo, alcuni di loro laureati, e sanno che se la comunità europea paga 35 euro al giorno per vitto e alloggio, e qualcuno dà loro questo cibo , significa che qualcun'altro si è intascato I SOLDI  della loro cena.
Giorgia sopra a questa foto ha scritto "hanno lanciato i vassoi in strada". Giorgia, mente.
 I Richiedenti Asilo hanno adagiato le pietanza plastificate sull'asfalto, alcune di queste sono aperte perché il cibo prima lo hanno assaggiato, e il fatto che cibo in terra non ce ne sia rende chiaro anche il procedimento con cui questi vassoi sono stati adagiati sull'asfalto: cioè attraverso una protesta in forma di resistenza civile, che ha previsto appunto l'appoggiare i vassoi in terra, per poter essere visti e fotografati, e poi sedersi intorno. Come hanno fatto.


VOI MANGERESTE DEL CIBO
 CON L'ETICHETTA CHE TI DICE
CHE E' STATO CONFEZIONATO 1 ANNO FA ?



Non hanno urlato, i richiedenti asilo, non si sono strappati i capelli, non li hanno strappati agli operatori, non hanno spaccato il centro.  Loro no. Loro hanno protestato attraverso il digiuno.
Probabilmene se avessero avuto un ufficio stampa avrebbero mandato i comunicati stampa ai giornali e avrebbero convocato una conferenza stampa, ma non sono Giorgia Meloni del Partito Fratelli D'Italia e Matteo Salvini del Partito Lega Nord. Per fortuna sono migliori, anche se l'ufficio stampa non ce l'hanno.

PS. l'opzione "mangi questa minestra o salti dalla finestra" non è un'opzione, è un ricatto. Ricordiamocelo sempre. Esattamente come accade al lavoratore costretto dodici ore nei campi, o in fabbrica, o a tre euro l'ora in un call center, l'opzione del padrone "se non ti va bene vattene" non è un'opzione, è un ricatto. E di fronte ai ricatti resistere è un dovere, anche di chi non è ricattato.

Le 3 bufale  sulla rivolta degli immigrati

1) Lo Stato italiano spende 30 euro al giorno per ogni immigrato
La storia dei 30 euro che, secondo la vulgata di una certa parte politica, sarebbero dati ogni giorno agli immigrati, è falsa: lo Stato italiano non dà soldi agli immigrati ma agli enti incaricati di gestire i centri di accoglienza. La storia dei 30 euro nasce da una (volutamente?) errata interpretazione dei bandi delle prefetture per la gestione dei centri, che prevedono un tetto massimo di spesa di 35 euro a persona accolta. Si tratta di un bando, quindi per vincerlo le cooperative presentano progetti a costi ribassati, con una diretta ripercussione sulla qualità dei servizi. Agli immigrati non viene dato neanche un euro in contanti ma un buono o una carta prepagata per un valore di 2,50 euro al giorno (ma la cifra non può superare i 7,50 al giorno per nucleo familiare, quindi se si è in quattro si ricevono soldi per tre persone e basta). Inoltre viene consegnata una tessera telefonica da 15 euro all’ingresso nel centro. Nel resto dei 35 euro (se va bene) deve starci tutto: vitto, alloggio, pulizia, affitto dei locali, vestiario, ecc.

2) Lo Stato dà i soldi agli immigrati invece che alle famiglie italiane
Non è vero. Lo Stato non sposta fondi destinati alle famiglie italiane per darli agli immigrati. I fondi in questione sono stanziati in compartecipazione dell’Unione Europea, che prevede un finanziamento dei progetti di accoglienza. Se non ci fossero immigrati da accogliere non ci sarebbero quei soldi, quindi non potrebbero essere destinati ad altri fini i ogni caso.

3) Il 90% degli immigrati non ha diritto all’asilo politico
Un’altra bufala, grande quanto una casa: secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero degli Interni (risalenti a febbraio 2015) le richieste d’asilo accolte sono il 51% del totale. Il 49% dei richiedenti asilo non ottiene lo status di rifugiato,

Giorgia Meloni e Matteo Salvini avete assaggiato il CONTENUTO DI QUEI VASSOI ?



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mercoledì 1 maggio 2013

- LAVORO -: 1 maggio 2013 : il lavoro e' morto

1 maggio 2013 : il lavoro e' morto





Segnò una svolta nella storia della pubblicità la campagna multicolore e multietnica di Benetton, ragazzini ridenti di tutto il mondo in un melting pot al servizio delle coscienze e del commercio, che voleva accreditarsi, un po’ più equo e solidale, sullo scenario dello sfruttamento globale. Ne sono passati di anni e di spot, di messaggi ecumenici a stendere un velo su varie e feroci iniquità, di carità in sostituzione della solidarietà, di carità al posto della giustizia sociale, di sneaker indossate da indolenti adolescenti occidentali e confezionate da coetanei condannati ad essere necessariamente meno pigri e tremendamente più adulti.

Non stupisce quindi che tra le macerie di questo 8 marzo caduto in aprile – la maggior parte delle vittime erano donne – ci fossero le etichette di marchi italiani. A Dacca dove un palazzo di otto piani è crollato e sono morti almeno 381 operai, che lavoravano in assenza delle più elementari condizioni di sicurezza,,,
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giovedì 1 marzo 2012

Mafia : aziende confiscate, 90% inattive




Mafia

 1516 aziende confiscate

90% sono inattive

Roma, 22 feb. (Adnkronos) - Serrande abbassate, macchinari ricoperti di polvere, faldoni di carte caduti a terra e mai raccolti. Sono 1.516 le aziende confiscate alla mafia. Di queste, pero', solo 176 sono attive, poco piu' dell'11%. L'89% e' in 'stato vegetativo', ha chiuso i battenti o rischia di farlo a stretto giro. I numeri aggiornati al gennaio 2012, forniti all'Adnkronos dall'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalita' organizzata (Anbsc), fotografano una realta' ferma: migliaia di potenziali posti di lavoro impaludati nei lacci e nei lacciuoli di un sistema che fatica a rimettersi in carreggiata dopo essere uscito dal tunnel della criminalita' organizzata.

Delle 460 aziende ormai fuori dalla gestione della Anbsc solo 45 sono state vendute, ben 273 sono state cancellate dal Rea, 128 liquidate e 14 hanno ottenuto la revoca della confisca. Ci sono poi altre trecentosettantadue societa', precisano dall'Agenzia, la cui situazione e' in corso di aggiornamento, ovvero si sta lavorando per valutarne lo stato. La distribuzione geografica vede primeggiare la Sicilia, dove risiede il 37% delle aziende sottratte alla mafia, seguono Campania e Calabria, ma anche la Lombardia figura tra le prime della lista.

Ristoranti, bar, imprese edili, palestre, aziende di informatica e di servizi tra le tante attivita' finite sotto sigillo. Nate come aziende di copertura, in gran parte utilizzate per riciclare denaro sporco e confiscate "spesso quando sono ormai scatole nuove - spiegano dall'Agenzia - Senza contare che, una volta scattati i sigilli, vengono a mancare le commesse e le banche chiudono i rubinetti". E anche su questo punto i numeri parlano chiaro. "Il 60% dei beni ancora da destinare ai Comuni e' bloccato, inutilizzabile perche' strozzato da ipoteche bancarie", spiega all'Adnkronos Davide Pati, responsabile nazionale 'Libera' per i beni confiscati alle mafie. (segue)

MAFIA: 1.516 AZIENDE CONFISCATE, 90% SONO INATTIVE/ADNKRONOS (2)
LIBERA LANCIA APPELLO A GOVERNO, MANCANO FONDI PUBBLICI PER FARLE RIPARTIRE
(Adnkronos) - I numeri dell'Anbsc "certificano il fallimento dello Stato - secondo Pati - e sostenerlo non e' un'esagerazione. Spesso queste societa', quando erano in mano alla mafia, alla 'ndrangheta, alla camorra, alla sacra corona unita, inquinavano l'economia locale influenzando il mercato: se non si crea una rete per farle sopravvivere, per trainarle sul binario della legalita', si lasciano vincere le mafie. E' una sfida che non possiamo perdere".

Sulle aziende confiscate "bisogna investire - rimarca il responsabile di 'Libera' - mentre non ci sono fondi pubblici per aiutare le cooperative a ripartire o per farne nascere di nuove dalla gestione dei beni confiscati. Anche per questo noi chiediamo al governo Monti, che ha finora mostrato grande sensibilita', di devolvere parte delle risorse che vengono sottratte ai mafiosi e che confluiscono nel Fondo unico giustizia, nonche' parte delle risorse che provengono dai fondi europei regionali, ai progetti per supportare le cooperative nate o da avviare e non perdere potenziali posti di lavoro, tanto piu' preziosi in tempo di crisi". Tanto piu' considerando che ,"con il passaggio dalla gestione mafiosa a quella lecita - spiega all'Adnkronos Gaetano Paci, magistrato della direzione Distrettuale antimafia e sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Palermo - queste aziende perdono il sostegno, anche di natura illecita, che ne consentiva la sopravvivenza e l'accesso al credito, bancario e non". "E se le banche smettono di concedere mutui e finanziamenti - rimarca Pati, il responsabile di 'Libera' - finiscono per tagliare le gambe alle imprese confiscate: bisogna intervenire per agevolare l'accesso al credito, questa deve essere una priorita'".

MAFIA: 1.516 AZIENDE CONFISCATE, 90% SONO INATTIVE/ADNKRONOS (3)
L'ANBSC RISCHIA DI IMPLODERE, A CORTO DI PERSONALE E DI RISORSE
(Adnkronos) - Un esempio su tutti? "Il famoso Caffe' de Paris in via Veneto, Roma - denuncia Pati - Sequestrato alla cosca Alvaro, e' tornato a riaprire i battenti ma non ha piu' liquidita' nemmeno per acquistare i prodotti 'Libera Terra', nati dai territori confiscati, perche' le banche hanno tagliato tutti i fidi". La strada, per chi tenta di rimettersi in piedi, e' tutta in salita e spesso irta di ostacoli. Anche la Calcestruzzo Ericina, nel trapanese, confiscata alla mafia nel 2000 e tornata a vivere grazie a una cooperativa messa in piedi dai suoi dipendenti non naviga in buone acque "ma rischia di chiudere i battenti", avverte Pati. A far calare le commesse "anche il boicottaggio - ammettono alcune fonti della Regione Sicilia - operato dalle aziende che si fornivano in passato dalla Ericina". "Ma riportare in vita queste attivita' - sottolinea il sostituto procuratore Paci - non deve essere un'impresa disperata. Del resto gli esempi virtuosi, di realta' che alla fine l'hanno spuntata, non mancano". Le istituzioni, pero', devono scendere in campo e darsi da fare, "proprio a partire dall'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalita' organizzata: ha solo trenta funzionari - sottolinea Pati rivolgendo un altro appello all'esecutivo - e' a corto di risorse, anche per il personale. Cosi' rischia di implodere, va aiutata e potenziata". (segue)

MAFIA: 1.516 AZIENDE CONFISCATE, 90% SONO INATTIVE/ADNKRONOS (4)
LIBERA, NEL DL SEMPLIFICAZIONI L'AFFITTO DA GRATUITO DIVENTA ONEROSO
(Adnkronos) - "La fiducia nell'esecutivo Monti c'e' - assicura il responsabile di 'Libera' - anche se nel dl Semplificazioni approvato dal Cdm c'e' una svista, un errore sui beni confiscati alla malavita". Il provvedimento, in un passaggio, prevede infatti che 'i beni immobili confiscati alla criminalita' organizzata che hanno caratteristiche tali da consentirne un uso agevole per scopi turistici possano essere dati in concessione a cooperative di giovani di eta' non superiore a 35 anni'. "Ma per tali beni - spiega Pati - viene previsto il pagamento di un affitto, mentre la legge vigente prevede il comodato d'uso gratuito. Insomma, i beni vengono concessi ai giovani a titolo oneroso. L'articolo entra in contraddizione con quanto previsto dal codice antimafia e ormai da sedici anni di applicazione della legge 109/96". Un passo indietro, dunque, in una misura che non convince nemmeno il sostituto procuratore di Palermo. "Difficile individuare beni a scopo turistici - dice - e' un'indicazione, quella contenuta nel provvedimento, che non trova riscontro nella realta': di aziende cosi' non ce ne sono". Per questo, "cosi' com'e' stata fatta, rischia di restare una norma 'slogan' e nient'altro".

http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/13

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